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venerdì 3 giugno 2011

L'Appuntamento - Appendice

Appendice: E Manlio?

E Manlio? Che fine ha fatto Manlio?
Manlio aveva gironzolato a vuoto tutta la sera. Si era sbattacchiato in tutti i bar che aveva trovato aperti, cercando di trasformare la propria rabbia in qualcosa di concreto che somigliasse un po' ad una... decisione.

L'Appuntamento - Epilogo

Epilogo

Appena Sabrina giunse in albergo, Ennio le andò incontro, e la fece accomodare:
- Ciao, carissima. Benvenuta!
- Ennio, ma che splendido hotel gestisci!
- Grazie. Ma perchè oggi pomeriggio non mi hai detto subito che ti serviva una stanza per stanotte? Ti avrei accompagnata qui io stesso già prima, senza che dovesse chiamarmi Gilda...

mercoledì 1 giugno 2011

L'Appuntamento - Cap. 8

Capitolo 8
Gilda era in casa da qualche ora, e ancora non sentiva quel giusto livello di silenzio che avrebbe testimoniato che i suoi due ragazzi avevano finalmente iniziato a studiare: tutto infatti era troppo calmo e silenzioso.... Il suo lavoro di insegnante la metteva in una duplice situazione: da una parte comprendeva benissimo come quei due preadolescenti preferissero di gran lunga Facebook o la Play ad un lavoro riassuntivo su epica o ad un problema di geometria; ma dall'altro la militanza in classe le consentiva di poterli capire e controllare con molta più esperienza e lungimiranza di molte altre mamme. In una parola, era sgamata per deformazione professionale.

martedì 31 maggio 2011

L'appuntamento. Cap.7

Già, la verità. Una parola, troppe emozioni. Una parola, troppi segreti.
Perchè in fondo la verità è un po' come il cibo:può essere cruda, come può essere amara o dolce.
Nonostante ciò, la verità è sempre qualcosa che ferisce perchè dietro ogni verità c'è un briciolo di segretezza e bugia.
Quante volte si chiede agli amici di dire la verità? E quante volte, inconsapevolmente, ci sentiamo raccontare bugie anzichè verità? Quanti misteri ci sono, celati dietro un briciolo di verità?
La verità può cambiare anche a dispetto delle persone prese in questione, e spesso, coloro che non si dicono la verità sono quelle legate da un legame più forte e solido degli altri.
Di solito la verità è quella più difficile da dire in un rapporto di coppia, come in un rapporto tra migliori amici.
Ed è proprio questo che a volte scioglie questi legami: la verità.
Molte persone sostengono che sia meglio una grande e cruda verità che una piccola bugia.
Ma spesso, anche e soprattutto quelle persone che lo credevano, sono le prime a pentirsi di aver detto la verità e rovinato un legame.
Proprio come quelle che vogliono sapere la verità ad ogni costo, anche a costo di una delusione e poi alla fine si rendono conto di essre stati proprio loro a deludere se stessi.
E questo è proprio il caso di Ascanio ed Ennio.
Una volta legati da una forte amicizia che era stata sciolta proprio a causa di un'altra e di una cruda verità.
Tutto era iniziato vent'anni prima o giù di lì.
Tutto era iniziato con l'arrivo di Sabrina.
Prima del suo arrivo Ascanio ed Ennio erano amici inseparabili, com'era comune alla loro età.
Dividere loro era come dividere una mela in due parti, senza la rispettiva metà, l'altro era incompleto.
E a loro sembrava bastare.Certo avevano il loro bel gruppetto di amici con il quale uscivano, ridevano e passavano i loro migliori anni.
Ma tutto cambiò con l'arrivo di Sabrina.
Lei era la ragazza nuova, ma bastò un anno neanche che era già considerata una di lì, inoltre durante quell'anno era riuscita d attirare l'attenzione anche di una persona.
Si chiamava Manlio ed era subito stato innamorato di Sabrina, dal primo momento che l'aveva vista.
All'inizio si credeva una cotta come un'altra, ma poi lui incominciò a prenderla più seriamente, specialmente quando Sabrina incominciò a manifestare il suo interesse verso Ascanio.
Manlio non aveva mai capito cosa lei trovasse in lui, erano praticamente l'uno l'opposto dell'altra.
Ma è anche vero che gli opposti si attraggono. E così fu.
Tra di loro scattò la scintilla, scintilla che portò però, oltre che un legame d'amore, anche alla distruzione di un legame di amicizia.
Infatti Ascanio dopo aver conosciuto e incominciato a frequentare Sabrina non era più lo stesso.
Era cambiato. Per lei. Per amore.
Ormai loro due passavano la m,aggior parte delle ore del giorno insieme e Ascanio di conseguenza non si vedeva praticamente più con Ennio.
Inoltre quest'ultimo non sapeva niente del rapporto dei due, benchè fosse un tipo molto sveglio; non ne sapeva niente, o meglio, in tutta franchezza, quel che sapeva teneva segreto.
Ma, per quanto una persona possa essere dura di carattere, non può imporsi di non soffrire.
E infatti Ennio confessò, confessò ad Ascanio tutti i suoi dubbi e le sue preoccupazioni alle queli Ascanio rispose con una semplice domanda:-Preferisci una piccola bugia o una cruda verità?-
E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Una domanda. Nessuna risposta. Ma mille parole.

lunedì 30 maggio 2011

L'appuntamento - cap. 6

La porta della Ferrari si aprì e ne scese un uomo alto e snello. Parte del viso era nascosta da un grosso paio di occhiali da sole neri. Portava jeans e scarpe sportive, probabilmente griffati entrambi. La camicia bianca, con le maniche rimboccate ai gomiti, risaltava la carnagione scura frutto, certo, di lampade o post vacanze caraibiche. A passi sicuri raggiunse l’ingresso del bar, fermandosi, di quando in quando, a salutare le persone chiamandole per nome.
Varcata la soglia, con un gesto consueto, spostò gli occhiali sopra la testa e il nero della montatura risaltò sui capelli corti e castani.
:- eccolo:- disse il barista rivolgendosi ad Ascanio :- quando si parla del diavolo……:-
Ascanio terminò il suo cappuccino con tutta tranquillità, dando l’impressione di non essere per nulla turbato né incuriosito dalla situazione nella quale, di sicuro, si sarebbe trovato da lì a poco. Il barista, infatti, il più eccitato all’idea di questo incontro, si era permesso persino di tirargli la manica della camicia, rischiando di fargli rovesciare parte del cappuccino…..e ora, con fare ancor più intraprendente, gesticolava convulsamente pronunciando frasi del tipo :- guarda chi c’è? ….Ennio…vieni, dai….:-
Ennio si avvicinò al bancone sorridendo, senza esitazione o sorpresa alcuna vedendo Ascanio lì seduto, anzi….
:- eccoti qua….e quindi ?:-
“e quindi?” Ascanio pensò che quella domanda non fosse…come dire…pertinente…insomma gli suonò parecchio strana. La prima cosa che chiedi ad una persona che non vedi da anni, di solito, è…..“come stai?.....tutto bene?....come ti va?”.
Che cos’avrebbe potuto o dovuto rispondere ad una domanda simile? O forse era solo l’imbarazzo che la faceva da padrone? In fondo si erano persi parecchi anni addietro e…non ne era passato uno, ma almeno venti…praticamente…una vita.
:- e quindi….siamo qui….come stai?:- Ascanio non riusciva ad essere “moderno”, restava affezionato ai tradizionali convenevoli
:- bene, bene….anzi molto, molto bene….ma come mai da queste parti..insomma sono anni che non ti si vede e…:- “eh..caro mio…lo so perché sei tornato, o meglio per chi, ma questa volta sarà tutto molto, molto diverso” pensava Ennio
:- beh, sai, proprio perché non ci tornavo da anni…ne ho sentito la nostalgia e …sono tornato:-
:- hai sentito del ponte?:- chiese Ennio
:-uhm…no….che è successo….:- rispose Ascanio
Il barista, dal canto suo, osservava questi due uomini parlarsi come se non avessero mai condiviso nulla nella loro vita e la cosa gli fece tristezza e malinconia.
La sua mente vagò a circa vent’anni prima quando proprio Ennio ed Ascanio abitavano il bar come fosse la loro seconda casa, chiacchieravano e ridevano e discutevano e….
Ricordò solo ora che….Ennio ed Ascanio avevano avuto un litigio per……per una ragazza, per Sabrina….ma che ne era stato poi di quel diverbio…non si rammentava. E a distanza questi due si stavano salutando come fossero semplici conoscenti!!!! Cose d’altro tempi!!!
:-ehi ragazzi:- fece il barista :- che mi dite degli altri?:-
Entrambi lo guardarono come se volessero incenerirlo all’istante, ma il barista non se ne curò e rincarò la dose:-.....sì, dai, gli altri del vostro gruppo…gli altri vostri amici?:-
Ascanio sorrise al tentativo, mal riuscito, del barista, mentre Ennio si schiarì la voce e rispose:- Quali amici? Alcune cose, dagli A MI CI, non te le aspetti, non è così?:-
Ascanio rabbrividì: il tono nella voce di Ennio era carico di rancore e risentimento…..e, forse, anche un fondo di verità.

venerdì 27 maggio 2011

L'appuntamento - Cap. 5

Immobile davanti alle macerie, Ascanio non riusciva a pensare ad altro che alla sua Sabrina.
Quelle macerie sembravano uno strano e terribile segno del destino.
Era sempre stato particolarmente superstizioso, tanto da aver quasi gioito alla notizia che il gatto nero di Sabrina fosse scomparso, e quel ponte, quel simbolo di unione crollato lo metteva in agitazione come non mai. Ammetteva che era una cosa stupida, che un vecchio ponte decide di crollare nello stesso giorno e nell’esatto punto dove doveva incontrare la donna che non vedeva e che aspettava da vent’anni era solo una coincidenza. Una stranissima coincidenza.
-Forse non è destino.- disse a sé stesso rassegnato. Aspettò ancora qualche minuto, sperando di vederla arrivare di corsa, attirata dallo stesso rumore, ma non vide altro che cielo e macerie per i minuti successivi.
Tornò a passi lenti verso l’auto e ripartì alla volta della città.
Guidava lentamente, non sentiva nemmeno gli insulti che gli rivolgevano gli altri automobilisti, o forse semplicemente non gli importava. “Non è destino” si ripeteva.
Era meglio credere che fosse stato il destino a non volerli più insieme piuttosto che pensare che fosse successo per una precisa scelta di Sabrina. Lei non poteva non essersi presentata di proposito, c’era una promessa tra loro due. Si, decisamente era colpa del destino.
Raggiunse finalmente il centro città, sempre guidando pigramente e senza voglia.
Senza pensarci raggiunse il piccolo bar dove la loro compagnia si ritrovava tutti i pomeriggi, estate o inverno, freddo o caldo, bello o brutto tempo. Loro erano sempre li, sempre tutti insieme. E se uno non poteva venire, non andavano nemmeno gli altri. Mancava qualcosa se mancava qualcuno del gruppo. O almeno fu così finché lui e Sabrina non diventarono una coppia. Allora sì, ci si trovava al bar, ma puntualmente i due sentivano l’estremo bisogno di staccarsi per un po’, di rimanere soli. E allora raggiungevano a piedi, tagliando per le viuzze strette del paese, il castello e li i loro pomeriggi correvano in un batter d’occhio.
Ascanio scese dall’auto ed entrò nel piccolo bar affollato. C’era caldo li dentro, c’era sempre caldo. Il che può far comodo in inverno, ma già da maggio lo rende poco sopportabile. Eppure la gente faceva la fila per i cappuccini e i croissant, rigorosamente da ordinare insieme. Erano ottimi davvero, Ascanio lo sapeva bene visto che Sabrina li adorava, ma non riusciva a finirli e quindi era costretto a mangiare la sua porzione più quello di lei.
Si riscosse dai suoi pensieri quando il proprietario lo salutò e gli chiese se aveva già scelto cosa ordinare. “Il solito, grazie”, che poi era quello che dicevano tutti.
Il barista tornò poco dopo e si appoggiò al bancone guardando Ascanio da sopra gli occhiali.
-Dì un po’, hai incrociato Ennio di recente?- Ascanio negò con la testa.
-Ha fatto i soldi caro mio, eh si. Ha una gran bella macchina, uguale alla tua. E non vorrei sbagliarmi, ma io non mi sbaglio mai… Comunque, secondo me ha fatto qualcosa al viso. Sarà la barba, un po’ come la tua, ma ha un naso piuttosto diverso da quello da pugile che mi ricordavo. Sai, quel naso schiacciato che gli creava quella voce irritante…- il vecchio barista continuava a parlare, mentre i pensieri di Ascanio si erano fermati al “Ha fatto i soldi”.
Che cosa aveva fatto Ennio della sua vita? Non erano rimasti in contatto e in 20 anni non si erano più incontrati.
“Buffa la vita. Torni per incontrare la donna che ami e rischi di incrociare l’uomo che la ama”. Pensava sorseggiando il cappuccino.
Si voltò verso la sua auto parcheggiata li fuori. Ora anche Ennio aveva una Ferrari.
“E la sta parcheggiando accanto alla mia!”

giovedì 26 maggio 2011

L'appuntamento - Cap. 4

Da lontano vidi Ascanio scendere dalla sua scintillante Ferrari, era cosi argentea da parer cromata.
Potevo intuire il suo volto e sensazioni da tempo dimenticate affiorarono dalla mia memoria.
Ancora non potevo credere che lui fosse proprio li, davanti a me.
Come in un film in quei pochi istanti che mi separavano da lui ripercorsi le emozioni felici che quell’uomo mi aveva fatto provare.
Come dimenticare i momenti passati insieme in questo luogo tanto amato della nostra gioventù.
Come dimenticare i suoi occhi dal colore azzurro cangiante, proprio come il cielo che spesso ho guardato cercandone disperatamente il riflesso.
Come dimenticare quel primo tenero bacio dato all’ombra di quell’immenso ippocastano, dalla corteccia bruna e i fiori appariscenti, che si ergeva proprio davanti al castello dove adoravamo rifugiarci, per poter stare soli, lontani dal mondo e dove amavamo portare alla luce il nostro io più profondo e offrirlo all’altro come fosse il dono più prezioso.
Come dimenticare l’isola felice che ognuno dei due rappresentava per l’altro.
Come dimenticare i suoi sapidi baci e il sapore della sua pelle sulle mia labbra bramose d’amore.
Come dimenticare che la vita ad un certo punto mi mise davanti ad un bivio e quel pomeriggio sotto al nostro albero, con le lacrime agli occhi e con il cuore in pezzi, dovetti dirgli di aver vinto una borsa di studio e che entro breve tempo sarei dovuta partire per l’America.
Non avrei potuto fare altrimenti, troppi sacrifici aveva fatto la mia famiglia per mantenermi agli studi, un’occasione così non mi sarebbe mai più capitata, io avrei voluto rinunciarvi, ma così facendo avrei spezzato il cuore ai miei genitori!.
Mi ricordo nitidamente gli ultimi istanti passati insieme a lui in aeroporto.
Sotto il tabellone delle partenze, tenendoci per mano e con i visi rivolti verso l’alto, cercando di capire il gate del mio volo, lui cercava di sdrammatizzare la situazione, tipico del suo carattere, cercava sempre di vedere il lato positivo delle cose.
Quella volta però, ma questo lo intuii solo più tardi, l’espressione del suo viso tradiva le parole che a ruota libera uscivano dalla sua bocca, si poteva intuire che in realtà stava solo cercando di convincere se stesso che in fondo quella partenza era una buona cosa per entrambi, per me avrebbe significato un futuro con una brillante carriera, mentre per lui…già… per lui invece cosa avrebbe significato? Beh, sicuramente il potersi concentrare nuovamente agli studi, visto che ultimamente l’amore per Sabrina l’aveva notevolmente distratto.
Quando giunse il reale momento del distacco, Ascanio a stento riuscì a trattenere le lacrime e mentre cercando di non piangere mi disse che non mi avrebbe mai dimenticata, mi abbracciò con tutta la forza che aveva, trasmettendo al mio corpo quel senso di benessere che solo lui era in grado di darmi.
E fu proprio in quel momento, mentre ci stringevamo in quell’ultimo abbraccio, che mi fece promettere che tra 20 anni, se ancora avessi pensato a lui, ci saremmo dovuti rivedere.
L’appuntamento era per il venti maggio, alle ore 17.30 nel luogo dove tanto avevamo amato nasconderci dal mondo e che fu testimone del nostro primo bacio, il castello.
Come poter dimenticare che negli anni a venire non passò un sol giorno senza che in qualche modo la mia mente non volasse a lui, alle sue labbra, al suo modo di sorridermi e di stringermi tra le sue braccia dopo aver fatto l’amore.
Mai lo dimenticai.
Ed ora ero lì a pochi passi da lui, stavo per raggiungerlo, finalmente potevo vedere più nitidamente i lineamenti del suo viso, ero felice, spontaneamente gli sorrisi, di un sorriso radioso che il mio volto solo a lui sapeva donare.
Lo guardavo avvicinarsi, non lo ricordavo così magro, il tempo pareva averlo consumato e che dire dei suoi lunghi capelli color castano ora portati cortissimi e con una tonalità molto più chiara rispetto al passato e a guardarlo bene anche la statura mi pareva diversa: “ Ma cosa sto dicendo, come è possibile! Probabilmente i venti anni passati senza vederlo mi stavano giocando un brutto scherzo!. “
Ora era a pochi passi da me, potevo quasi toccarlo.
Senza sapere il perché, il sangue mi si gelò nelle vene, ero come pietrificata, nulla riuscivo a riconoscere della persona che mi stava di fronte, niente di familiare nelle sue sembianze, nessuna emozione, nessuna vibrazione.
Con il passare degli attimi guardandolo bene qualche ricordo riaffiorò improvviso nella mia mente, se non fossi stata così vicina a lui in quel momento non avrei mai potuto riconoscerlo…
Si era proprio lui.
“Ennio!…
Ma cosa ci fai tu qui?”.

mercoledì 25 maggio 2011

L'appuntamento - Cap. 3

Vidi soddisfatto la macchina fermarsi poco prima del ponte che era crollato. Un sorriso spuntò sulle mie labbra mentre vidi il conducente uscire dal mezzo e guardare con ansia ora le macerie ora l’orologio. Anche volendo, non sarebbe mai arrivato in tempo all’appuntamento. Chiusi la chiamata che avevo fatto partire qualche secondo prima.

Mi allontanai di soppiatto dal cespuglio dietro cui mi ero nascosto, continuando a guardare quell’uomo che mi aveva costretto a distruggere una proprietà statale. Non che fosse stato difficile: al giorno d’oggi chiunque può fare una piccola bomba con materiali da giardino, il problema era stato il posizionamento dell’ordigno. Quelle ore con l’acqua nelle scarpe, cercando di capire quali fossero i punti già usurati… Una rabbia cieca mi pervase, rabbia che si aggiungeva a quella che già provavo.

Ma adesso, avevo io il coltello dalla parte del manico. Adesso potevo condurre io il gioco. Adesso, Sabrina sarebbe stata mia.

Quante notti passate in bianco da giovane, pensando a lei. Quanti giorni spesi invano per poterle parlare, per poterle dire ciò che veramente provavo. Ma no, lei aveva gli occhi solo per quell’ Ascanio… non si curava più dei suoi amici, da quando quello era entrato nel gruppo. Se organizzavamo qualcosa, lei chiedeva sempre: -Può venire anche Ascanio?- BEH, CERTO CHE PUÓ VENIRE! Cosa vuoi che me importi, eh? Cosa vuoi che sia? Tanto, sono io quello che ti ha consolato quando il tuo gatto è sparito, sono io che continuava a fare di tutto pur di vedere il tuo sorriso, sono IO quello che ti AMA!

Ma non dovevo perdere la testa. No, dovevo agire con calma… Avevo già agito d’impulso una volta e avevo rischiato di perderla per sempre. Non dovevo commettere lo stesso errore di nuovo. Per questo mi allontanai con calma, al’indietro, facendo bene attenzione a non farmi vedere, finché Ascanio non sparì dalla mia vista, e dai miei pensieri.

Mi avvicinai alla macchina che avevo posteggiato apposta il più lontano possibile e vi salii, senza togliermi quel sorriso di pura felicità che avevo sulla bocca. Oh, chissà che faccia avrebbe fatto Sabrina vedendomi!Di sicuro mi avrebbe accolto a braccia aperte e mi avrebbe raccontato tutto ciò che era successo, della sua attesa, della sua disillusione, di come aveva aspettato invano… Sì, sarei diventato il suo eroe. Io, Manlio, colui che era capace di consolarla, sarei diventato la sua nuova fiamma.

Percorsi la strada che mi separava dal luogo dell’incontro senza quasi accorgermene, tanto ero assorto nei miei pensieri. Posteggiai di nuovo fuori dalla vista di Sabrina, nonostante sapessi che non avrebbe mai potuto riconoscere la mia auto perché,beh, non ci eravamo mai più sentiti dopo che avevo avuto quel piccolo diverbio fisico con Ascanio. Avevano detto che mi avevano perdonato, che non era successo niente… E invece era successo qualcosa: si erano messi insieme, lasciandomi da parte. Da quel giorno non c’erano più state uscite di gruppo, perché loro due erano sempre impegnati. Chissà come mai.

Dovevo solo pensare cosa dirle quando me la sarei trovata di fronte. Un classico: -Ti ricordi di me?- oppure un: -È molto che aspetti?- no, no, così avrebbe capito che c’entravo qualcosa. Cosa dire? Cosa dire?

E mentre rimuginavo, sentii in lontananza un’altra auto arrivare. Non riconobbi subito l’inconfondibile rombo della Ferrari, se non quando una macchia argentata mi passò accanto e svoltò, diretta verso Sabrina.

Riaccesi la macchina e avanzai qual tanto che basta per poter vedere la scena: Ascanio che usciva dalla macchina e Sabrina che gli andava incontro. Non mi trattenni più. Dopo tutto quello che avevo fatto per lei…

-QUESTA VOLTA NO!-

martedì 24 maggio 2011

L'appuntamento - Cap. 2

Ascanio voltò la testa di scatto. Aveva sentito il boato dietro di sé, ma non riusciva a vedere nulla, né il fumo di uno scoppio, né altro di anomalo che potesse fargli capire cosa fosse successo al di là della collina sulla quale si trovava. Mancava ancora del tempo all’incontro con Sabrina e decise di rimettersi in macchina e ripercorrere la strada indietro verso il torrente.

Entrò nella sua Ferrari grigio antracite. Accese il motore e dopo una breve retromarcia partì velocemente lungo la strada di campagna. Non aveva nemmeno guidato per cinque minuti quando fu costretto ad inchiodare. Quello che i suoi occhi riuscivano a vedere era solo l’azzurro del fiume misto al grigio del cemento ed un vuoto spaventoso dove prima c’era il ponte, il ponte sul torrente San Marino. Ricordava una diatriba di qualche tempo prima sul rischio dei crolli di quel ponte, ma mai avrebbe immaginato che sarebbe stato l’unico spettatore di quell’incubo.

Il suo pensiero immediato non si volse alla gente che poteva essere deceduta, alle macerie che potevano nascondere corpi o all’acqua che in alcuni punti tentava di scorrere indifferente a quel disastro. In fondo, quell’area sembrava deserta e forse fortunatamente nessuno si era trovato a passare di lì in quel momento. Il suo pensiero fu per Sabrina. Lei sarebbe probabilmente arrivata per quella strada. Era ancora viva? E se era viva, come avrebbe fatto a raggiungerlo, ammesso che avesse deciso di raggiungerlo? Il suo cuore era in tumulto.

Il loro era un appuntamento che non aveva alternative. «Ci vediamo qui, tra vent’anni, se saremo ancora tutti e due liberi. Alle cinque e mezza in punto.». In realtà, pensò ripetendosi tra le labbra quelle parole, non era nemmeno sicuro che lei arrivasse. Magari era sposata, era a casa sua in quel momento, a curare suo marito ed i suoi figli … Adesso non avrebbe mai saputo se Sabrina aveva scelto deliberatamente di non andare o se era rimasta bloccata al di là della riva di quel maledetto ponte.

Si sedette su un masso a vedere le macerie che avevano sommerso in parte il torrente. L’acqua pian piano stava trovando la sua strada per scorrere verso il mare. Magari anche Sabrina avrebbe trovato un’altra strada, sì, era così… doveva essere così…

Ascanio aguzzò gli occhi per scorgere qualche dettaglio in più, qualche segno particolare, ma l’aria era immobile. Sembrava davvero che nessuno nel raggio di chilometri fosse presente. Allora si mise a ripensare alla sua vita: quante amanti aveva avuto? Non ne ricordava nemmeno tutti i volti. Se avesse voluto contarle, probabilmente ne avrebbe perse molte: storie insignificanti di una notte o di una settimana, donne che erano riuscite ad appropriarsi del suo letto, ma non del suo cuore. Nessuna che fosse valsa la pena di un solo pensiero di matrimonio. Nessuna, perché il suo cuore aveva scritto solo un nome. Il suo nome. Sabrina. Lettere che avevano scavato, dolorosamente, un solco profondo che lo aveva tenuto lontano dalla vita, in attesa di un giorno, di vent’anni dopo, quando forse, l’avrebbe rivista.

Era assopito nei pensieri, con il sole che gli accaldava il viso. Gli occhiali scuri gli nascondevano lo sguardo che vagava sulle dolci colline. Quelle stesse colline dove era corso durante la sua infanzia e la sua adolescenza. Dov’erano tutti i suoi amici? Si era perso nel tempo e credeva di avere perduto tutti i ricordi, ma ora riconosceva quei profili, riconosceva alcune case, notava il vuoto di fattorie che non c’erano più e odiava il cemento che aveva occupato i prati liberi dove avevano giocato tutti insieme, dove avevano conosciuto l’amore, la gelosia, la rabbia: Manlio, Ennio, Sabina, Gilda e lei, Sabrina. Le fotografie dei loro volti gli si costruivano davanti agli occhi, lentamente, uno dopo l’altra, con un misto di caratteri dei loro visi di bambini e adolescenti.

All’improvviso il filo dei pensieri si interruppe. Si infilò la mano nel taschino della giacca ed estrasse il vecchio orologio d’oro a cipolla che gli aveva regalato Sabrina per il suo diciottesimo compleanno. Erano le cinque e trentasei. Ora poteva iniziare a preoccuparsi davvero. O a disperarsi














lunedì 23 maggio 2011

L'Appuntamento - Incipit

Incipit

La natura tutta intorno era così verde e bella da stordire i sensi. Morbide colline si susseguivano davanti ai suoi occhi quasi fossero onde di un mare placido ma non immobile: però il loro colore era verde, un verde intenso e vitale come solo la primavera inoltrata sa regalare. L'entroterra marchigiano aveva da sempre avuto il potere di accarezzare la sua anima, di coccolarla e di guarirla dalle fatiche di quella vita tanto convulsa e sincopata che ormai si era costretti a fare nella grande metropoli in cui lavorava solo per sopravvivere.
Il suo sguardo accarezzava le dolci forme collinari, e si rilassava nel constatare che nulla era cambiato dall'ultima volta: le stesse placide e solide case coloniche, quella antica stalla isolata e guarnita da un filare di pini marittimi, gli appezzamenti coltivati suddivisi per diverse tinte di verde e marrone, che sembravano disegnati con un tiralinee, la bianca strada polverosa che solcava imperterrita da secoli il paesaggio, il vecchio stagno luccicante nel punto più basso del vallone...
I suoi pensieri volarono leggeri e rapidi come aquiloni alla persona che amava, che sarebbe arrivata tra qualche ora, quella sera stessa, insieme con le tiepide tinte del tramonto. Era parecchio che aspettavano il momento di rincontrarsi, era davvero tanto tempo stavolta...
Un moto d'ansia si impadronì del suo stomaco: non vedeva l'ora che il tempo passasse, non sopportava più che quell'aria immobile, quella quiete assordante, quei lenti voli di uccelli ignari scandissero pur nella loro bellezza gli attimi che li separavano dall'incontro imminente.
Mentre gli uccelletti tutt'attorno cinguettavano ciarlieri e sereni, e l'aria era immobile e troppo calda per non essere anche pigra, alle 15 e 17 di quel pomeriggio, d'improvviso un enorme boato proruppe inopinatamente, scuotendo tutto e tutti, investendo la tranquillità di quel luogo, e dilatando dietro di sé un silenzio innaturale.

(continua)