Capitolo 8
Gilda era in casa da qualche ora, e ancora non sentiva quel giusto livello di silenzio che avrebbe testimoniato che i suoi due ragazzi avevano finalmente iniziato a studiare: tutto infatti era troppo calmo e silenzioso.... Il suo lavoro di insegnante la metteva in una duplice situazione: da una parte comprendeva benissimo come quei due preadolescenti preferissero di gran lunga Facebook o la Play ad un lavoro riassuntivo su epica o ad un problema di geometria; ma dall'altro la militanza in classe le consentiva di poterli capire e controllare con molta più esperienza e lungimiranza di molte altre mamme. In una parola, era sgamata per deformazione professionale.
Come una pantera, senza il minimo rumore, lasciò la cucina in cui stava stirando, e si appiattì di fianco alla porta della stanza dei ragazzi: le risatine soffocate erano un chiaro indizio di colpevolezza.
Un balzo, e fu sulla soglia: d'improvviso i due ragazzini alzarono di scatto le teste che fino a poco prima erano chinate una sull'altra davanti al notebook, e senza girarsi verso la madre assunsero un atteggiamento compunto e concentrato.
“Bravi.. - pensò Gilda - … ma non abbastanza!”
E mentre uno dei due stava mimando con grande perizia con le dita della mano uno sforzo mentale per un conto matematico senza calcolatrice, la mamma disse:
- Cos'era? Lasciatemi indovinare: Facebook, eh?
I ragazzi si girarono verso Gilda con gli occhi più stupiti ed innocenti che erano riusciti ad indossare....
- Eravamo d'accordo in un altro modo! Avevate promesso di iniziare a studiare alle 17... ed ancora non lo state facendo! Insomma, io mi fido, ma voi, eh?
Ma mentre Gilda stava per iniziare la solita filippica, suonò il citofono.
- Chi sarà? - si domandò la donna recandosi al video in corridoio - Seee?
- Gilda! Sono io, Sabrina!
- Ommiodio! Ciao! Entra, vieni!...
Pochi istanti dopo le due amiche erano abbracciate tra loro:
- Sabri, ma quanto tempo era che non ti vedevo! Stai benissimo, in perfetta forma!
- Anche tu, Gi'! Anche tu! Ci siamo sentite così tanto per cellulare e per email, ma era una vita che non ti vedevo di persona...
- Vieni, accomodiamoci in salotto!
- Ma non vorrei disturbare...
- Ma figurati! Non stavo facendo niente di importante.. Però ti aspettavo un po' più tardi... oggi ...
- Eh... Sì. Ma...
- Non si è presentato?
- Ascanio? No, non l'ho trovato.
- Sabri, mi dispiace...
- No beh... Era nelle cose possibili... Magari lui adesso è sposato, ha una famiglia...
- Sabri, mi spiace tanto, tu...
- Dai, Gi', fa niente. Oh, beh insomma....
Una piccola lacrima sciolse il leggero trucco dagli occhi di Sabrina. Gilda le si fece più vicina, e l'abbracciò di nuovo, poi disse:
- Beh, magari lui non ha potuto. Magari è stato trattenuto...
- Eh... Mah... In effetti, è crollato un ponte proprio lungo la strada che stavo percorrendo anche io e...
- Un ponte? Ma dai..?!
- Sì! Mi ha anche fatto arrivare all'appuntamento in ritardo...
*********
Ascanio osservò un po' il vecchio amico Ennio, poi si alzò sconsolato e fece per pagare il conto ed andarsene dal loro vecchio bar.
- Beh, io qui non sono particolarmente gradito, mi pare. - disse – Quanto ti devo?
Il barista lo guardò, poi guardò Ennio, che ancora li fissava entrambi con sguardo duro, ed infine disse:
- Ragazzi: sono passati vent'anni. Ora basta! Fatela finita, spiegatevi! Anzi...- e alzandosi li prese entrambi ciascuno per un braccio, poi davanti a tutti gli altri avventori proseguì ad alta voce - Fuori di qui, tutti e due! Tornate solo quando avrete chiarito i vostri scazzi! Via! E le consumazioni... oggi le offre la casa!
I due uomini si trovarono così d'un tratto sbattuti sul marciapiede, cacciati fuori dal loro bar preferito. Restarono impalati per qualche secondo, ciascuno con gli occhi lampeggianti d'ira che guardavano tutto tranne l'ex amico o il bar. Poi Ascanio decise che era ora: porse la mano a Ennio, e disse:
- Tregua?
Ennio dapprima la ignorò, ma visto che Ascanio non intendeva abbassare la sua mano, finalmente si risolse a prendergliela, ed accetto' con un cenno del capo. Ascanio disse:
- Troviamo un posto per parlare tranquilli.
- Lì in fondo c'è un piccolo parco giochi, ed ha qualche panchina: andiamo lì. Prendiamo la mia auto.
- No, andiamoci a piedi: servirà a scaricarci un po' i nervi, ok?
- Ok.
E si avviarono, camminando uno a fianco dell'altro, in silenzio e con le mani ficcate nelle tasche.
Manlio, dopo essersi avveduto dell'errore (aveva scambiato Ennio per Ascanio), era rimasto ad osservare da lontano il breve scambio di battute tra l'uomo e Sabrina, non riuscendo però a carpirne nemmeno una parola. La sua infatuazione per Sabrina ardeva ancora come una volta, e dava combustibile a una grande gelosia possessiva nei confronti di lei. Erano molti anni che non rivedeva il suo Amore: e Sabrina, pur da lontano, era ancora bellissima come un tempo. E proprio come un tempo, il cuore di Manlio aveva iniziato a fare le capriole al solo vederla. Per un istante aveva preso in considerazione l'idea che anche Ennio fosse innamorato della stessa donna… Alla fine però fu rinfrancato dal fatto che i due vecchi amici si fossero salutati proprio come... due vecchi amici, con baci sulla guancia per intendersi. Se anche Ennio fosse davvero stato innamorato di Sabrina, lei l'aveva bellamente liquidato, scaricato...
Poi, quando i due si separarono, Manlio aveva seguito l'auto di Ennio invece che quella di Sabrina, ispirato da uno strano presentimento.
Ed ora era lì, a osservare non visto l'incontro tra i due ex-amici: che, dopo lo scazzo nel bar, si erano recati al parco.
Ennio si sedette per primo, ed accavallò le gambe in modo elegante; poi con affettata indifferenza cercò di levare un invisibile pelucco dalla gamba del suo jeans firmato, in attesa di qualche evento.
Ascanio era rimasto in piedi, e lo guardò per qualche secondo: l'aria imbronciata di Ennio gli ricordava quell'espressione infantile che il viso del suo vecchio amico aveva sempre quando si trovavano vent'anni prima. E represse un sorriso..
- Dunque? - domandò all'improvviso Ennio, con voce secca - Di cosa vuoi parlare?
Ascanio si sedette a fianco dell'ex-amico, si appoggiò con un gomito sulla gamba, e guardando l'altro sospirò:
- Ennio, dobbiamo parlare. Parlare... di quella roba là.
Ennio si mise i grandi occhiali scuri sugli occhi, appoggiò ostentatamente la schiena alla spalliera della panchina e sollevò un po' il mento verso l'alto; poi incrociò le braccia, e senza guardare Ascanio disse tra i denti:
- Beh? Quale cosa là? Cosa vuoi dirmi?
Ascanio raccolse tutta la sua pazienza:
- Eny, ascolta. Quella sera in cui mi hai affrontato, in cui mi hai detto tutte quelle cose di te, e di me, e di Sabrina... ricordi?
- Sì, ovviamente! Come potrei dimenticarmene...
- Ecco: di questo dobbiamo parlare! Perchè io, allora, ero innamorato perdutamente di Sabrina. Me ne sono accorto in tutti questi anni, ogni giorno che passava, non riuscivo a pensare ad altri che a lei...
Ascanio non riuscì a continuare: un groppo alla gola gli bloccava la voce. Il ricordo dei mille momenti in cui aveva desiderato rivedere Sabrina si infrangeva contro il dolore di non averla trovata quella sera all'appuntamento; dopo vent'anni di sogni e speranze, adesso la sua testa era troppo affollata di pensieri, emozioni, delusioni, frustrazioni...
- E...? - domandò tra i denti Ennio
- E quindi... L'amavo. Basta: tutto qui.
Ennio si alzò in piedi, mise le mani ai fianchi e poi si inchinò minaccioso con il capo verso il viso di Ascanio:
- Tutto qui, eh!? E' per questo che allora mi hai risposto con quella frasetta del cazzo? Eh?
Poi iniziò a camminare lentamente lì in tondo, continuando:
- Mi risuona nel cervello da vent'anni: “Preferisci una piccola bugia o una cruda verità?”. Vedo ancora la tua espressione di superiorità del cazzo, quando eri davanti a me e l'hai pronunciata!...
- Mi spiace, Eny...
- Io ti avevo appena confidato la cosa più importante della mia vita, la cosa che più ritenevo intima, che avrei confidato solo al mio migliore amico: tu!
- Eny, io...
- Taci, stronzo! E tu? Che mi hai risposto? Una frasetta, sagace, divertente... se non fosse che per me era anche fottutamente tragica!
Ascanio abbassò gli occhi a terra, ed intrecciò le mani, restando appoggiato con entrambi i gomiti alle ginocchia: respirava un po' a fatica, in quella posizione, ma ugualmente disse:
- Ma, Eny... Cosa avrei dovuto fare? Io amavo Sabrina. Io amo Sabrina. Cosa pretendevi? - poi alzando un po' il capo lo guardò in viso ed aggiunse: - Secondo te avrei dovuto rinunciare a lei solo perchè tu...
Ennio si fermò di botto, e si girò verso l'amico; poi alzò le grosse lenti scure lasciando intravvedere finalmente gli occhi, rossi di pianto, e rispose puntandogli contro il dito accusatore:
- Io avevo appena fatto la cosa più difficile della mia vita, e tu avresti potuto... almeno prendermi un po' più sul serio! Eri il mio migliore amico, cazzo! Chi doveva farlo per me? Chi doveva capirmi in quel momento? Chi?! Dimmelo!!! Chi altro?! Chi?!
Ascanio annuì, tristemente, abbassando ancora il viso verso il ghiaietto sotto la panchina...
- Io, ovviamente...
- Certo! Tu, Ascanio, tu! E invece pensavi semplicemente alla tua Sabrina, mandando in malora a causa sua quasi vent'anni di amicizia tra noi...
Ascanio parlò con voce bassissima:
- Io l'amavo, Eny. Era tutto per me. E... non ho capito quello che stava accadendo. Pensavo ad uno scherzo, una sorta di gioco... Per me Sabrina era importantissima... e...
- ..ed io no. Ecco, è tutto qui... Lei era importante, ed io non lo ero!
Ennio si sedette a sua volta di fianco ad Ascanio, e si prese il viso tra le mani; poi iniziò a piangere sommessamente.
Ascanio lasciò scorrere qualche minuto, rispettando le lacrime dell'amico, poi quando vide che si era un po' calmato, gli domandò:
- Ma perchè scegliesti proprio quella sera per dirmi quella cosa?
Ennio si asciugò gli occhi con il dorso della mano, poi sbuffò e dopo un po' aggiunse:
- Tu in quel periodo eri sempre con lei, solo con lei, tutto per lei. Io, dopo tanti anni passati insieme, ero solo. Stranamente solo. Dannatamente solo. Ed avevo il cuore in pezzi...
Ennio si soffiò il naso, e represse deglutendo una nuova ondata di lacrime; poi riprese:
- In quella solitudine io ho capito quanto mi mancavi. Io ho capito che la nostra era una amicizia profonda, ma che per me era qualcosa di più. Io non solo ti stimavo, ma ero attratto da te. Ero fisicamente attratto da te: ed il dolore che ho sentito per la nostra separazione a causa di Sabrina mi ha fatto capire che la mia non era solo un' “amicizia”. E' stato lì che ho compreso la mia vera natura. E' stato allora che mi si sono aperti gli occhi, e nello stesso tempo anche la terra sotto i piedi! Avevo paura di quello che avevo capito di essere. Paura di saperlo. Paura di doverlo confessare ai miei, agli altri, a te. Ero terrorizzato: ecco perché te ne parlai, spiegandoti quello che davvero provavo per te, spiegandoti che io ti amavo! Avevo solo te per potermi confidare...
- Ed io ti ho deluso...
Ennio abbassò lo sguardo, ed annuì.
- Eny, fammi capire bene: tu in quel momento hai fatto outing, come si direbbe oggi, ed io non...
- Già!
- Cazzo, che merda!
- Già!
Manlio non riusciva a capacitarsi di quello che aveva appena origliato: silenziosamente sgattaiolò via, e si diresse all'auto.
Mentre guidava verso casa, era ancora sotto shock: Ennio non era innamorato anch'egli della bella Sabrina, ma nientepopodimenoche di Ascanio! Questa era una buona notizia: un concorrente in meno. E che concorrente!
Parcheggiò l'auto e entrò in casa:
- Ciao, amore, sono tornato!
- Ciao, caro! Siamo di qui. Vieni a vedere chi c'è?!...
Manlio entrò in salotto, e per poco il cuore non gli si fermò dalla sorpresa:
- Sabrina?!?
La donna gli andò incontro, e sorridendo gli diede un paio di baci sulle guance:
- Ciao, Manlio! Che piacere rivedervi! Stavo proprio dicendo a Gilda che avete due splendidi ragazzi...
Un maglio pesantissimo era appena calato nello stomaco dell'uomo, che in questo momento stava mostrando uno sguardo ebete da competizione interregionale. Scuotendosi, riuscì a biascicare:
- Grazie... Ehm... ti vedo bene...
Fu Gilda ridendo a porre fine alla scenetta:
- Per forza, Ma': ti sta diritta in piedi a mezzo metro dalla faccia! Vuoi non vederla bene?.. Dai, Sabrina, siediti. Ma', tu hai sete?
L'uomo era diventato tutto paonazzo, e si sedette imbarazzato ed ubbidiente, facendo un lieve cenno di diniego con il capo.
Sabrina si sedette a sua volta con grazia, e rispose:
- Anche io vi vedo bene...
Gilda si insospettì un po' per lo sguardo da pesce lesso di Manlio: non che fosse la prima volta, lui le guardava un po' tutte così, ma questa volta....
- Sai, Ma'? Sabrina mi ha detto che è crollato un ponte oggi pomeriggio, sulla strada che porta al castelletto...
- Sì sì, ho sentito anche io...
- Ma tu sapevi che fosse pericolante, sto ponte? Cavolo, io l'avrò fatto diecimila volte, anche con i ragazzi su in macchina, e...
- Boh? Magari l'hanno fatto scoppiare.
Gilda lo guardò stupita:
- Scoppiare? Ma sei... scemo?
Manlio si accorse della sciocchezza che aveva appena detto, e corresse:
- Mah, non so. Era una idea così per dire qualcosa.
- Ah, ecco. Forse è meglio che taci... - poi, tornando a rivolgersi a Sabrina, continuò: - Allora l'incontro dopo vent'anni è andato buco, eh?
- Eh, sì...
E mentre le due donne continuavano a conversare, Manlio stava letteralmente leccando con gli occhi le gambe ed il corpo di Sabrina: dopo la sorpresa iniziale di trovarla a casa sua, ora non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Ed immaginava anche di metterle qualcosa d'altro, addosso..
Gilda, di sottecchi, aveva colto la scena ed iniziava ad intuire qualcosa... D'un tratto disse a Sabrina:
- Allora, Sabrina: ti fermi a cena con noi?
Una scossa percorse il povero Manlio.
- No, Gi', io non vorrei approfittare oltre della tua gentilezza. Adesso andrei... devo ancora trovare un posto per la notte...
- Per dormire? Ma non c'è problema: dormi qui da noi! - propose Gilda, lanciando un'occhiata a suo marito.
Manlio non stava più nella pelle: annuiva continuamente con un sorriso che scopriva tutti i denti, e con dipinta in volto l'espressione di un bimbo che ha appena ritrovato il suo cagnolino smarrito; nella sua testa si susseguivano innumerevoli films, tutti bellissimi quanto irrealizzabili, e tutti con unici protagonisti lui, e la sua Sabrina...
Gilda guardava tutto, senza dire nulla. Sabrina però gelò le fantasie dell'uomo:
- No, grazie. Preferisco cercare una camera d'albergo. Cosa si dice di quell'Hotel giù dietro il castello?
Gilda sorrise:
- Beh, il proprietario è una vecchia conoscenza: quell'albergo è di Ennio!
Sabrina ne fu stupita:
- No! Davvero? Pensa che ho visto Ennio di sfuggita oggi pomeriggio...
- Chi? Ennio? Ma va?
- Sì! Vicino al ponte crollato! L'ho trovato bene. Ha un macchinone: una Porsche mi pare...
Manlio, che intanto aveva perso il suo entusiasmo, interloquì:
- No, una Ferrari.
Gilda lo guardò, con un sorriso sardonico. Poi gli chiese:
- E tu, Ma', come lo sai?
Manlio arrossì violentemente, poi rispose, forse un po' troppo in fretta:
- L'ho intravisto questo pomeriggio, e...
- Ma va? Dopo così tanti anni che non lo vediamo, tu l'hai intravisto proprio oggi pomeriggio? Strano...
Manlio ebbe la netta sensazione di aver detto una sciocchezza, forse una parola di troppo...
*********
Ascanio era seduto immobile e guardava per terra da diversi minuti, da troppi minuti; Ennio si stava spazientendo: era più di mezzora che si trovavano in quel dannato parco, e dopo che lui aveva rivangato la sua storia all'amico, quello non aveva fatto altro che guardare per terra, avvilito e silenzioso, ed a scuotere di quando in quando il capo, perso nei suoi pensieri. D'un tratto Ennio si alzò in piedi, e disse:
- Vabbè, Ascanio. Ora io devo andare...
Ascanio alzò a sua volta lentamente la testa, e guardò in volto Ennio: gli occhi di Ascanio erano tristi, anche se nessuna lacrima era stata versata. Ennio continuò:
- Ti fermi qui al paese, stanotte?
- Si, Eny. Ho preso una camera all'albergo, quello dietro il castello.
- Ah, lì? Bene, bene...
- Lo conosci?
Ennio sorrise, e decise di non rivelargli nulla.
- Sì, direi proprio che lo conosco bene...
Ascanio lo guardò con aria interrogativa, quasi volesse domandargli molte altre cose, ma non formulò nessuna frase.
- Beh, Ascanio. Io vado, il lavoro mi attende... Ci si rivede, uno di questi giorni, eh?
- Aspetta, Eny! Io...
- Sì?
- Io... volevo chiederti scusa. Quella sera... insomma, io non avevo... cioè...
Ennio si voltò verso l'amico, e rispose:
- Basta così, Ascanio. Quello che è stato è stato. Passiamo avanti, che è meglio...
- Ma... allora...
- No, amico. Non ti ho perdonato, non così in fretta. Non ho ancora dimenticato quello che mi hai fatto....
Poi si voltò dirigendosi verso il cancello d'uscita, e parlando senza girarsi a guardare l'amico, aggiunse:
- ...Però ci sto provando... Vedremo!... Addio, Ascanio. Bentornato a casa.
In quel momento una chiamata lo raggiunse sul cellulare, ma Ascanio non riuscì già più a capire le parole dell'amico che si allontanava.
**********
Gilda chiuse la comunicazione, e disse:
- Ok, Sabrina. Ennio mi ha detto che ti ha trovato una buona camera nel suo albergo. Ti sta aspettando, e ti ha già riservato un tavolo per la cena. Con lui.
- Grazie Gilda: sei stata davvero troppo gentile!
- Oh, dai: per così poco?
- Beh, sì. Allora arrivederci a domani. Ciao Manlio! Piacere di averti rivisto!
- Ciao, Sabrina! Anche per me è stato un piacere... - rispose Manlio
- A domani! Buona serata, e buona notte... - le augurò Gilda.
E non appena l'ospite se ne fu uscita, Gilda guardò dritto negli occhi il marito. La sua mascella si indurì, poi toccò allo sguardo a farsi serio, e d'un tratto la donna spinse con entrambe le mani l'uomo in cucina, chiudendosi la porta alle spalle per non farsi sentire dai figli: infine gli si pose davanti con fare minaccioso e gli sibilò:
- Gran pezzo di cretino, credi forse che io non me ne sia accorta di come guardavi la mia amica?
- Cosa, Gi'?
- Si vedeva benissimo che te la stavi mangiando con gli occhi! Ma cosa credi? Eh? Che io sia scema? O Cieca?
- No, ma non è vero! Io...
- Non è vero ?!? Ma se era imbarazzata anche lei per come la stavi radiografando!!!!
- Ma... Ma...
Gilda gli mise la punta dell'indice premuto minacciosamente contro il petto, e così spingendo ripetutamente l'uomo, scandì:
- Manlio, capiscimi bene! Tu non hai più quindici anni!
La pressione del dito gli causò un lieve dolore nel petto, e Manlio d'un tratto decise che aveva sopportato abbastanza: così reagì.
- Tu non capisci nulla, non hai mai capito nulla! Di me, di come sono fatto, di cosa voglio! Nulla!...
- No, no: io capisco benissimo: tu sei un fesso...
- Non ti permetto di insultarmi!
- Ah, no? E cosa dovrei fare allora? Restare qui bella e tranquilla ad aspettare che tu faccia i tuoi comodi, e poi quando finalmente tornerai a casa la sera, ti faccia anche trovare la cena pronta?!? Te lo scordi, mio caro! Eppoi ho visto con che occhi da merluzzo la guardavi, eh?
- Ma non è vero...
Gilda perse la pazienza, e colpì con uno schiaffo ben assestato la guancia sinistra di Manlio. L'uomo rimase gelato dalla sorpresa per qualche attimo, poi divenne nuovamente paonazzo:
- Basta, Gilda: questo è troppo! Io.... me ne vado!
- Ecco, bravo: vattene fuori da questa casa.
E mentre l'uomo come una furia infilava la porta d'ingresso ed usciva in strada, Gilda aggiunse:
- E torna indietro solo quando avrai deciso da che parte stare: o con me o con lei! Fesso!
Ma l'uomo non si voltò più indietro: scese in strada, avviò l'auto e partì sgommando, profondamente ferito ed umiliato, e decisamente un po' confuso.
(continua)
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