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sabato 9 ottobre 2010

Senza lancette - Capitolo 5

:- lo sapevo:- disse il fornaio sorridendo e fregandosi le mani per pulirle dalla farina:- sapevo che prima o poi saresti arrivato..dunque tuo nonno è….:-
:- morto…..credo proprio di sì…:- sospirai e anuii con il capo :- ma non sono triste, sento che lui è con me, che non mi ha lasciato solo in questo viaggio, e che non mi abbandonerà mai:-
:-sì …….bene, e ora dimmi Sebastian, che cosa sai dell’orologio, della bussola spaziotempo..tuo nonno ti deve aver raccontato….:-
:- purtroppo non molto….è per questo che ho deciso di intraprendere questo viaggio e scoprire il potere di questo strano orologio:-
:- beh..forse è meglio che di questo parliamo in un luogo più sicuro:-
Il fornaio guardò oltre il vetro della bottega….assicurandosi che nessuno mi avesse visto entrare….. mi fece strada e mi condusse nel retro, chiuse ben bene la porta, mi fece accomodare su un sacco di farina e poi pronunciò :- enif iam ais ic non :- ..un fascio di luce verde uscì dalla mia tasca ed arrivò alla tasca del fornaio…….i due orologi erano collegati, mentalmente uniti … si erano “riconosciuti”.
:- ma io non capisco….come? hai pronunciato una formula…un ….cosa???:-
:- ah….tuo nonno sì che le conosceva le formule….Sebastian ascoltami….questa non è una favola, ma l’avventura di un uomo di cultura infinita, che ha viaggiato avanti e indietro nel tempo, un uomo che non ha mai voluto far sfoggio del suo conoscere, del suo sapere, perché ben altra dote era nella sua anima: l’umiltà. Era solito dire che “la cultura è….:- lo interruppi e continuai :- solo per chi la vuole:- :- sì Sebastian, proprio così, non amava dimostrare quanto conoscesse, ma amava conoscere. Ci sono altre bussole spaziotemporali, si muovono nelle infinite realtà parallele e si riconoscono attraverso il quinto chakra, quello del cuore…. la luce verde che le collega, permette loro di riconoscersi:-
:- chi ha costruito le bussole? E quante ce ne sono?:-
:- Sebastian non perdere tempo a fare domande di cui conosci già la risposta:-
:- mio nonno? Ma perché?:-
:- perché altre persone potessero viaggiare come aveva fatto lui:-
:- questo vuol dire che ci sono tanti viaggiatori nel tempo quante sono le bussole costruite?:- chiesi con tutta la curiosità di cui ero capace
:-beh sì e no…qualcuno è solo il custode delle bussole, come me:-
:- tu non hai voluto viaggiare e scoprire altri mondi?:-
:- qualcuno di noi trova soddisfacente la propria esistenza al di là delle convenzioni, io sono contento della mia vita così com’è:-
:- fare pagnotte tutto il giorno, tutti i santi giorni?..strano modo di essere contenti:- dissi in tono sarcastico…..e subito mi resi conto di ciò che avevo fatto.
Il fornaio abbassò lo sguardo, aprii la porta e la richiuse dietro di sé senza dire una parola, lasciandomi solo sul sacco di farina. Non ebbi il coraggio di seguirlo , soprattutto dopo avevo offeso. Non so come mi arrivassero queste informazioni, ma temo la bussola stesse facendo il lavoro della mia coscienza. Restai così, senza pensare a niente per un po’ di tempo…non so, forse qualche ora….poi, d’improvviso, udii dei passi avvicinarsi alla porta e il fornaio comparire sull’uscio, guardarmi negli occhi e dire: - ci sono uomini che non si accontentano né di ciò che sono né di ciò che hanno e cercano sempre altro e uomini che sono contenti di ciò che sono e che hanno….tuo nonno era un uomo semplice, colto, rispettoso, amava la trasparenza nelle persone, la loro sincerità….ha sempre guardato gli altri con gli occhi del cuore e ha sempre trovato la sua verità….è nato contadino, ma ha sempre voluto sapere molto, molto altro e quando ha ricevuto questo orologio, e ne ha compresa l’importanza….ha semplicemente desiderato che altre persone, assetate di conoscere, avessero la stessa opportunità e così, nelle varie realtà che viveva, cercava sempre il modo di costruire altri orologi, donarli a coloro che avessero espresso lo stesso desiderio :-
:- Ma tu, scusa…..se tu non hai…mai …..avuto….. lo stesso ….desidero….perchè ….hai…. la ….bussola?:- Feci attenzione a pronunciare ogni parola in modo da non lasciare intendere altri propositi che non fossero solo la curiosità dell’avere risposte….
:- Colui che vuole davvero viaggiare, conoscere, scoprire, sapere…ricevere il mezzo per farlo….io, quando ho conosciuto tuo nonno, volevo solo scappare dalla mia realtà, non per la conoscenza, ma per la paura….ho semplicemente riconosciuto e accettato il mio limite, e per tuo nonno questa è la conoscenza più importante per l’essere umano, diceva che si trattava di una qualità rara…e per questa qualità ho avuto in dono il segreto e ne sono diventato il custode:-
:- ma tu hai pronunciato una formula prima….per mettere in contatto le bussole….hai detto….non ricordo cosa:-
:- ogni “Ricettore” della bussola…deve pronunciare una frase…un pensiero che per lui ha un significato profondo…un riscontro dentro, nel cuore…ed è solo così che la bussola lo riconosce come suo possessore….:-
:- ma se la bussola viene…diciamo ceduta …come è possibile attivarla senza conoscere la frase, in pensiero di accesso di colui che la possedeva prima?:-
:- tu hai espresso un desiderio…quello di viaggiare…e già di per sé è un pensiero consono al motivo per il quale la bussola è stata costruita…man mano che comprenderai il suo potere, cosa che al momento non penso tu abbia ancora fatto, arriverà un pensiero dal cuore, pensiero che la bussola riconoscerà come “attivatore” e da quel momento in poi l’orologio risponderà solo a te, di te e per te…. Sarà il pensiero ad attivare la bussola…senza bisogno di pronunciare nulla…..lei è già collegata alla tua mente dall’atto della donazione, ogni pensiero che si forma dentro la tua mente crea un particolare collegamento ad essa, ma SOLO AD ESSA…nessun altro essere umano è in grado di “sentire” i tuoi pensieri…per questo siamo stati dotati di parole…anche se spesso vengono pronunciate a sproposito, vero?:-
Ovvio che il sarcasmo nelle parole del fornaio si riferisse al fatto che:
1 - non avevo ancora capito il potere della bussola
2 - avevo parlato troppo e ascoltato troppo poco
:-ma se non si pronuncia…..perchè hai detto quella formula…?:-
:- perché non sono un viaggiatore, ma il custode….la bussola, la mia, è solo una rivelatrice di viaggiatori null’altro…e tutti quelli che ne hanno ricevuta una, sono passati tutti da ME:-
Quell’ultima frase echeggiava ancora nel retro della bottega…alta, imperiosa, forte…..era LUI il custode, un umile fornaio custode e conoscitore de quel particolare ed importante segreto…..io ero solo uno dei tanti…mentre lui era …”IL CUSTODE”….
:- …..CHE NON CI SIA MAI FINE …:- disse il fornaio :- solo pronunciata al contrario per darmi una certa aria…importante….capisci???:- questa volta sorrise….e mettendomi una mano sopra la testa, mi scompigliò per bene i capelli….non c’era rancore nel suo cuore, non c’era mai stato….voleva solo darmi una lezione….che mi sarei ricordato per sempre: andare al di là delle apparenze….e non solo dello spazio e nel tempo…una lezione semplice e fondamentale…che non poteva non arrivare che da una persona semplice ma, in questo contesto, fondamentale.
:-Qual è il mio compito? Devo cercare le altre bussole….devo fare…….. che cosa?:-
:- Semplicemente nutrirti di sapere….ogni persona che l’ha ricevuta, l’ha ricevuta per la sua umiltà d’animo, per il desiderio di avventura, di scoprire, imparare, conoscere ….ogni bussola vive di luce propria…..certo ti capiterà di trovare altri viaggiatori e vi riconoscerete come ormai sai….ma non ci sarà mai comunicazione verbale tra di voi, solo un contatto mentale:-
:- Ma se avessi …necessità, bisogno, se mi trovassi in difficoltà che cosa posso fare …….. chi mi può aiutare?:-
:- Sebastian, non hai ancora compreso il valore dell’oggetto che tieni tra le mani….non avrai bisogno di nulla perché potrai andare ovunque tu vorrai e quando lo vorrai…è solo il tuo sapere che verrà arricchito, null’altro…..:-
:- ma quindi passerò il resto della mia vita a viaggiare? da solo? senza una famiglia, una moglie, dei figli?:-
:- beh io sono solo il custode dell’orologio, ho una moglie, dei figli, faccio una vita “normale” e sono contento così. Ora se il tuo desiderio è quello di viaggiare, conoscere, sapere…..beh…:-
Ed eccoci alla verità….era accaduto tutto troppo in fretta….avevo solo dieci anni….mi rendevo conto solo ora di non essere pronto…di aver bisogno di altro tempo.
:- mi spiace per quello che ho detto prima..non sono pronto, sono troppo giovane, voglio il nonno….voglio….tornare indietro….:-
:- bene, Sebastian, fa la tua scelta e seguila…:-
:- come saprò di aver fatto la scelta giusta?:-
:- nessuno di noi lo sa….facciamo continuamente delle scelte, a volte quelle sbagliate, ma sono quelle che ci corrispondono effettivamente nel momento in cui le facciamo….. se pensi che il tuo tempo non sia ancora giunto allora esprimi la tua volontà e va nel tempo che più a te si conviene….tuo nonno non avrà rancone verso di te, ma soprattutto non averne tu nei tuoi confronti….buona fortuna:-
Chiusi gli occhi e mi trovai in un vortice di energia…aria…acqua….terra….fuoco……sentivo scorrere vita e vite dentro il mio sangue…. poi tutto si quietò….e udii in lontananza la voce di mamma….
:- forse si sveglia…ha avuto una forte febbre…speriamo solo che ….non potrei sopportare …:-
:- Asire non dire nulla…..:-
Li vedo, mamma e papà … ricurvi su di me…e ora provo ad aprire gli occhi perché ......
:- è vivo:- dice mamma rivolta a papà :- starai bene tesoro mio:--
:- ma…ma …mamma ….il nonno è …..morto?:- chiesi a mamma con tutto il fiato che ancora mi restava
:- certo, caro:-
:- ma è…….è morto per colpa mia…:- Mamma mi guardò con aria interrogativa…..
:- Sebastian, caro, tu non hai mai conosciuto il nonno…..è morto prima che tu nascessi….:-
Qualcosa non tornava nei miei conti….e sì che in matematica ero piuttosto bravo….pensarono al delirio e mi costrinsero a letto per un mese….avevo sfiorato la morte, almeno questo quello che diceva mamma…ma ero tornato e avevo deciso di vivere….
Non ebbi notizie in merito al nonno se non dal babbo:- mio padre è morto prima che tu nascessi….e lo abbiamo seppellito sotto questo ciliegio…
Quando ebbi potuto rivestirmi ed uscire per una passeggiata….andai sotto al ciliegio…sentii qualcosa di strano in tasca e così misi la mano dentro….estrassi l’orologio, senza lancette e senza ore….non sapevo, non capivo più che cosa mi stava accadendo….
Una cosa era certa…il nonno sarebbe tornato per spiegarmi tutto….perchè di una cosa ero sicuro: non era morto
Una notte feci un sogno…..in realtà sentivo solo parole….tante frasi….ma non ne comprendevo il significato….poi vidi una luce bianca venire verso di me….mi immobilizzò….ed entrò nella testa, nel cuore…nella “comprensione”…..
Non hai bisogno né di tempo né di spazio…né di altre realtà……l’amore non è nel tempo, né nello spazio…ma nel cuore….e ogni volta che cercherai nel cuore, mi troverai sempre lì ad aspettarti…il nonno è ovunque tu vuoi che sia, ma principalmente è nel tuo cuore…quindi io non ti perdo… non mi perdi perché io sono stato, sono e sarò sempre….sono orgoglioso di te…anche se non sono partito?Ognuno di noi è artefice del proprio destino…io ti ho dato una possibilità, ma stava a te coglierla oppure abbandonarla….ma se un giorno decidessi di…..la bussola è nelle tue mani, ti è stata donata, è tua…..se il tuo desiderio un giorno cambierà…beh sai ciò che hai…fanne buon uso.. Ora devo….io devo…Sì, lo so, buon viaggio…nonno
Dal sogno mi ridestai sereno, e appena aprii gli occhi vidi lo sguardo di mio padre su di me, incuriosito
:- il nonno ti ha dato la bussola vero?:- mi chiese
:- sì, sei arrabbiato?:-
:- e perché mai….ha fatto tante cose buone nella realtà che aveva qui….:-
:- il nonno è davvero….:-
:- morto??? Sì…e no….:-
Qual è il valore del tempo?
Qualcuno ha pensato di poterlo controllare, e ne è stato sopraffatto, qualcuno ne ha avuto troppo….qualcuno troppo poco….forse il tempo è solo l’adesso….eppure qualcuno vive solo di passato, oppure di futuro....siamo viaggiatori anche noi …troppo stanchi per partire e troppo delusi per restare….

venerdì 8 ottobre 2010

Senza Lancette - Capitolo 4


Detta la parola magica, mi sentii come risucchiato da una forza invisibile mentre intorno a me tutto si faceva buio. Tentai di gridare ma ero talmente spaventato che non riuscii ad emettere alcun suono. Davanti a me vidi un bagliore, una luce che sembrava stessi raggiungendo a velocità inimmaginabile. Con tutto me stesso sperai di non schiantarmi contro quello che doveva essere il terreno e pregai che in qualunque luogo (o in qualsiasi tempo) stessi andando, non ci fossero pericoli.
Mano a mano che mi avvicinavo a quella luce vidi che in quel bagliore era presente l’epoca in cui stavo andando e non mi piaceva affatto: vidi enormi castelli e battaglie colossali. Sembrava una delle epoche con più pericoli… meno male che volevo un po’ di pace, almeno per il mio primo viaggio!
Continuai ad andare verso quel bagliore finchè la luce si fece fortissima e dovetti chiudere gli occhi per non accecarmi. Quando li riaprii, ero disteso in un prato e sentivo solo in lontananza il fragore della battaglia.
Mi misi a sedere, cercando di capire dove mi trovassi, ma non vedevo punti di riferimento che conoscevo. Prima di ogni altra cosa, cercai l’orologio: per fortuna era caduto accanto a me, così non fu difficile trovarlo. Una volta che mi fui assicurato che tutto fosse a posto, mi alzai e iniziai camminare verso ciò che sembrava un villaggio poco distante, in direzione opposta a quella che sembrava una battaglia.
Mentre mi avvicinavo, vedevo che le case erano di un epoca alla quale non appartenevo: erano di gente povera, ma lo stile era diverso rispetto alle case che avevo visto finora. Alte fino a quattro piani, di legno e con tante finestre su ogni lato. Sembrava fossero anche molto pericolanti, e facilmente infiammabili.
Camminai per le vie della città, stupito per ciò che vedevo ogni volta che giravo un angolo, ma ad un certo punto mi resi conto che avevo fame, dato che non avevo fatto colazione quella mattina, preso com’ero dall’eccitazione.
Mi ricordai di aver visto quello che sembrava un negozio in quella città, così tornai sui miei passi, seguendo le strade che avevo appena percorso finchè non lo trovai. Era una piccola costruzione, in mezzo a due case uguali. Sembrava abbastanza vecchia a giudicare dal colore dei muri che, a differenza delle case che la circondavano, erano di mattoni.
Aprendo la porta, sentii un campanello che annunciava al proprietario che un cliente aveva varcato la soglia del suo negozio. Guardando dentro, vidi che, nonostante le dimensioni ridotte, quel negozio aveva una scelta piuttosto ampia di prodotti, a partire da quelle che sembravano verdure fino a vari tipi di carne, passando per delle pagnotte che sembravano appena uscite dal forno, a giudicare dall’odore.
Proprio quelle pagnotte attirarono la mia attenzione, così ne presi una e andai verso il bancone dove era esposta la carne.
-C’è nessuno?- chiesi a voce piuttosto alta e un signore mi rispose da quella che doveva essere la stanza col forno -Solo un momento!-. Dopo qualche secondo, un signore sulla quarantina, con addosso una camicia bianca con un taschino e un grembiule che copriva un paio di pantaloni un po’ vecchi, sbucò dall’altra stanza, pulendosi le mani con una pezza piuttosto sporca: -Allora, cosa vuoi ragazzo?- mi chiese con un sorriso che, mi possa cadere il cielo in testa, io pensai di aver già visto
-Io… io vorrei comprare questa- dissi un po’ intimorito
-Quella? Va bene. Fanno cinque…- lasciò la frase a metà, vedendo una strana luce provenire dalla mia tasca -un momento… e quello cos’è?-
Guardai verso la tasca e notai che l’orologio aveva ricominciato a emanare strane luci, come se fosse impazzito. Noncurante dello sguardo incredulo dello sconosciuto, lo tirai fuori dalla tasca e vidi che i raggi di luce convergevano in un punto: il petto dell’uomo che stava di fronte a me. -Non è possibile…- disse con voce flebile il fornaio e, senza staccare gli occhi dall’orologio, mise una mano nel taschino della sua camicia e tirò fuori un oggetto. Quando vidi meglio che cos’era, non potei far altro che emettere un gemito di sorpresa.
Quando il signore aprì la mano, rivelò un orologio uguale a quello che avevo appena tirato fuori dalla tasca, solo che era leggermente più pulito, sembrava quasi nuovo.
Deglutendo un paio di volte prima di parlare, il fornaio mi chiese con voce tremante: -Come ti chiami, figliolo?-
-Sebastian, signore…- risposi ancora incredulo
-Non è possibile…-

giovedì 7 ottobre 2010

Senza lancette - Capitolo 3

Quella notte feci uno strano sogno. Ero in campagna, a giocare con i vermi della terra, il mio passatempo preferito. Li prendevo, li spezzavo con un rametto e godevo della vista dei loro umidi corpi che continuavano a camminare e ad arrotolarsi ancora nonostante il sezionamento. Dopo un po’ perdevano vigore e rimanevano lì, cibo pronto per uccelletti di campo. Mi divertivo così nel tempo libero che passavo da solo, quando i miei amici erano occupati in altre faccende. Ero alle prese con la vittima di turno, quando ad un certo punto dalla terra si alzavano dei raggi di luce. Sembrava di essere in una delle favole che mio nonno era solito raccontarmi prima di dormire: mille raggi di luce che si alzavano verso il cielo, ciascuno circondato di un fascio luminoso pieno di piccoli brillantini sospesi nell’aria. E tutti i raggi partivano da un unico punto della terra, per spargersi poi verso il cielo, a formare strane forme geometriche.


Mi svegliai che il sole era appena spuntato in cielo ed i mille colori dell’alba avevano iniziato a colorare il paesaggio fuori dalla mia finestra. Stropicciai gli occhi ripensando al sogno che avevo fatto, ripercorrendone ogni istante. Finchè capii: i raggi che avevo visto brillare verso il cielo partivano da un solo punto della terra, proprio sotto l’albero di ciliegio dove mio nonno mi aveva regalato l’orologio e i disegni in cielo ripercorrevano esattamente quelle strane figure che avevo visto sulla scatola di legno bianco che custodiva l’orologio.


Non persi tempo quella mattina: quel sogno non era capitato lì per caso. Mi lavai velocemente, evitai di mangiare per fare presto e corsi sotto il ciliegio. Non ricordavo esattamente dove fosse il punto dove mio nonno aveva scavato e così iniziai a rimestare la terra un po’ dovunque, come un cagnolino che non trova più il suo osso e scava con le sue zampette un po’ dovunque, rimescolando la terra di continuo. Ero disperato per la scarsa attenzione che avevo prestato a quel momento così importante per la mia vita: mio nonno non sarebbe stato orgoglioso di me! Alla fine mi accorsi che un po’ di terra era più umida dell’altra e i primi raggi del sole la stavano illuminando, facendo brillare come piccoli diamanti le gocce di rugiada che su di essa si erano posate. Immaginai fosse quello il punto e con le mani e le unghie già intrise di terra nera, iniziai a tirar via quella poltiglia di fango, fino a scoprirne qualcosa di bianco e duro: la scatola.


La portai in casa e la pulii con delicatezza con il panno che mia mamma era solita usare per i mobili. Pulii ciascun intarsio con un bastoncino di legno che mi ero procurato fuori in giardino e dopo circa un paio d’ore la scatola era perfetta, quasi nuova! Adesso potevo studiare quel magico disegno, che nel sogno era stato proiettato in cielo, andando ad aderire perfettamente nei vertici su ciascuna stella che la volta celeste offriva alla mia vista. “Una costellazione! Certo…” mi dissi “ma quale?” e così andai a prendere il libro di astronomia che mio padre teneva in bella vista sul camino. Mi ero spesso chiesto cosa ci facesse quel libro in casa di un umile contadino, ma non ero riuscito mai a trovare una risposta. Adesso forse non avevo una risposta, ma iniziavo a capire. Sfogliai con attenzione pagina dopo pagina, finché riconobbi tra le decine di costellazioni che vi erano rappresentate una forma familiare: la costellazione dell’Orologio. Sicuramente aveva attinenza con la storia di mio nonno, ma non capivo ancora come, perché quella costellazione non contiene alcuna stella luminosa, a parte α Horologii. E dunque? Scorsi velocemente la descrizione di quella costellazione finchè lessi che per individuare l’Orologio ci si poteva aiutare con la costellazione di Eridano, a partire dalla sua stella più brillante, Achernar. Ripercorsi avanti e indietro il libro per cercare qualcosa su Eridano e lessi con avidità tutte le sue caratteristiche, fino a ripetere tra me e me i nomi delle stelle principali della costellazione: Achernar, Cursa, Zaurak, Acamar, δ Eridani, ε Eridani.. e come un rito magico ripetevo, ripetevo, ripetevo… Achernar, Cursa, Zaurak, Acamar, δ Eridani, ε Eridani… Achernar, Cursa, Zaurak, Acamar, δ Eridani, ε Eridani… Achernar, Cursa, Zaurak, Acamar, δ Eridani, ε Eridani : “ACZA δ ε”.

Ebbi appena finito di pronunciare quella parola magica, formata dalle iniziali dei nomi delle stelle di Eridano che sentii un forte calore alla gamba. Qualcosa bruciava e istintivamente misi la mano in tasca, ricordandomi che vi avevo messo l’orologio. Era quasi bollente, lo estrassi e rimasi incantato: lo schermo era blu notte ed in esso migliaia di stelle brillavano, finchè alcune più delle altre si illuminarono, dando vita alla forma che oramai potevo riconoscere ad occhi chiusi. Improvvisamente delle immagini cominciarono a scorrere velocemente, immagini di tempi e luoghi diversi: piramidi, castelli, guerre, paesaggi desertici, astronavi, chiese romaniche, chiese gotiche, immagini lunari. Una dopo l’altra si proponevano scene di vita diverse, distanti l’una dall’altra nel tempo e nello spazio.

Capii. Capii che era arrivata l’ora di decidere: potevo fermare quell’orologio su uno di quei teatri ed essere risucchiato lì o potevo richiudere per sempre l’orologio nella scatola, aspettando che il cielo illuminasse Eridano per gli occhi di un altro Sebastian. Chiusi gli occhi e pronunciaii la parola magica mentre nella mia mente si figurava una sola possibilità: “ACZA δ ε”…

(segue)

mercoledì 6 ottobre 2010

Senza lancette - Capitolo 2

Presi l'oggetto fingendo l'ammirazione che non provavo, ed abbracciai il nonno con molta tenerezza, perchè quella volta mi era apparso chiaramente chi tra quelli del nostro paese avesse ragione sulla sua sanità di mente. Poi mi infilai lo strano orologio senza tempo in tasca, e me ne andai a casa, pieno di domande senza risposte.
Da quel giorno però il nonno incominciò a stare sempre un po' peggio, fino a che non si alzò quasi più dal letto. Tutta la famiglia si chiedeva quale fosse il motivo di quella malattia così improvvisa. Io sapevo che mi aveva donato quel suo oggetto per lui prezioso, e sospettavo che il suo deperimento fosse dovuto a quel dono, a quel suo distacco dall’oggetto; ma avevo timore di essere schernito, e così non ne avevo fatto parola con nessuno, e non avevo di certo intenzione di farlo adesso.  Già portavo il suo nome, non volevo certo che gli abitanti di Sherma pensassero che avevo preso un po' troppo da lui, che mi collegassero un po' troppo al “matto”...

martedì 5 ottobre 2010

Senza lancette - Capitolo 1

Vivevamo in una fattoria poco lontano dal villaggio di Sherma....dividevamo la casa con mio nonno, Sebastian, la nonna, Kleira, la mamma, Asire, il babbo, Ashluk ed io, Sebastian Ashluk. Mio padre era un contadino, lo era mio nonno e il padre di mio nonno, ed il padre del padre di mio nonno....e sei figlio di un contadino....prima o poi finisci per fare il contadino anche tu.
Da bambino passavo i pomeriggi nei campi, vicino a mio nonno e ascoltavo le sue storie fantastiche sulle stagioni, sulla semina, il raccolto, la vigna, gli animali della fattoria...storie normali che lui sapeva rendere speciali, accattivanti, sorprendenti, strane, le corollava di mostri, draghi, principesse, astronavi, cavalieri...insomma era un misto di storia e fantasia...e se non stavi ben attento ti confondeva e non distinguevi più l'una dall'altra.
Chissà perchè ho sempre pensato che mio nonno non....non fosse reale....sì, insomma, a volte raccontava di un passato, non sempre il suo...non proprio il suo.
Al villaggio lo definivano "matto"....e mia nonna diceva che benchè buono, era un pò "andato di testa"....quando a lui chiedevo:- ma nonno, si che cosa mi ha detto il droghiere??:- lui abbassava la testa, ridacchiava e rispondeva :- eh, caro mio, c'è qualcuno che sa, che ne sa sempre di più, e qualcuno che è convinto di sapere e ...la differenza...è...la differenza è tutto:- e poi iniziava o continuava la sua storia perchè il giudizio degli altri, a suo dire, beh...era degli altri e non suo!!!
Per me era un insegnante con i fiocchi: conosceva geografia, storia, matematica, italiano...e mio nonno non era mai andato a scuola ...raccontava di formule chimiche, di leggi della fisica...e non era mai andato a scuola...a dirla tutta, non lo avevo mai visto leggere o scrivere, guardare la tv, sfogliare un giornale....e, per me, continuava ad essere un contadino solo in apparenza...
Di soldi in casa non ne ho mai visti tanti...anzi non ne ho mai visti proprio: i vestiti che indossavo erano quelli dismessi del babbo che, con premura, mamma adattava alle mie di misure...e i libri su cui studiavo erano di seconda mano.
In occasione del mio decimo compleanno, non so come, arrivarono pochi, ma nuovi regali: mamma mi regalò un paio di pantaloni, il babbo il romanzo dei "Tre moschettieri" e la nonna mi fece la mia torta preferita, il nonno....
Una settimana dopo, di ritorno dalla scuola, il nonno mi chiamò e mi disse che mi doveva il regalo di compleanno. Gli risposo che non era necessario e che, comunque, il compleanno era già passato...lui non volle sentire ragioni e mi rispose:- se vuoi imparare non devi parlare, ma ascoltare....non ti ho comperato qualcosa di nuovo, non ti serve il "nuovo"...voglio donarti qualcosa di vecchio, qualcosa che ti farà pensare a me, sempre...:-
Quindi andammo sotto al ciliegio in campagna e il nonno iniziò a scavare con le mani fino a raggiungere una piccola scatola di legno bianco, finemente intarsiato con strani disegni geometrici. Il nonno si sedette appoggiando la schiena al tronco del ciliegio e si guardò intorno con aria furtiva per sincerarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi...accarezò con delicatezza la scatola e dalla tasca dei pantaloni, tirò fuori una piccola chiave dorata. Aprì la scatola e ne estrasse una specie di orologio da taschino vecchio e malconcio..dalla forma alquanto strana e, soprattutto, senza lancette nè numeri.
:- funziona a meraviglia:- disse il nonno quasi a volermi rassicurare del gioiello che mi stava donando
:- nonno ma mancano le lancette e i numeri:-
Non era un comune orologio, me ne accorsi immediatamente, e non svolgeva le solite funzioni dell'orologio :- è un orologio senza tempo, per questo non ha lancette nè numeri...ma ti può portare ovunque tu voglia...indietro ed avanti nel tempo...perchè per chi vuole conoscere..il tempo non esiste.