mercoledì 6 ottobre 2010

Senza lancette - Capitolo 2

Presi l'oggetto fingendo l'ammirazione che non provavo, ed abbracciai il nonno con molta tenerezza, perchè quella volta mi era apparso chiaramente chi tra quelli del nostro paese avesse ragione sulla sua sanità di mente. Poi mi infilai lo strano orologio senza tempo in tasca, e me ne andai a casa, pieno di domande senza risposte.
Da quel giorno però il nonno incominciò a stare sempre un po' peggio, fino a che non si alzò quasi più dal letto. Tutta la famiglia si chiedeva quale fosse il motivo di quella malattia così improvvisa. Io sapevo che mi aveva donato quel suo oggetto per lui prezioso, e sospettavo che il suo deperimento fosse dovuto a quel dono, a quel suo distacco dall’oggetto; ma avevo timore di essere schernito, e così non ne avevo fatto parola con nessuno, e non avevo di certo intenzione di farlo adesso.  Già portavo il suo nome, non volevo certo che gli abitanti di Sherma pensassero che avevo preso un po' troppo da lui, che mi collegassero un po' troppo al “matto”...

Ma in un cantuccio del mio cuore il dubbio mi divorava. Un giorno quindi mi sincerai di essere solo in casa con il nonno, e mi recai da lui, tenendo l'orologio senza tempo in fondo alla mia tasca: se avessi compreso che era davvero quella la causa della sua malattia, glielo avrei senza dubbio restituito, e così il nonno sarebbe subito guarito.
:> Ciao nonno. Come stai stamattina?
:> Ciao piccolo Sebastian Ashluk. Io sto come devo stare, ma tu?
:> Sempre bene, nonno. Invece tu... mi pare che da quando mi hai fatto quel dono tu ti senta decisamente peggio ogni giorno che passa...
:> ...e tu hai pensato che fosse per il dono che ti ho fatto, vero?
:> Beh, sì. E...
:> … e ora me lo hai riportato, per farmi guarire, eh?
:> Come l'hai indovinato, nonno?
:> Non l'ho indovinato, l'ho percepito. Ce l'hai con te, l'orologio: io, dopo tanti anni passati insieme, ne ho sentito la presenza non appena hai varcato la soglia di questa casa...
:> Non capisco, nonno..
:>  Sebastian Ashluk, piccolo mio. Se vuoi conoscere, devi ascoltare. Mi pare di avertelo già raccomandato. E tu, dimmi: ascolti?
:> Io ti ho sempre ascoltato, anche se non sempre ho capito cosa dicevi.
:> Piccolo, non devi più ascoltare me. O meglio, ora che il mio tempo è venuto, che il mio destino sta per compiersi, tu devi incominciare ad ascoltare lui. Lui sa, sapeva e saprà sempre risponderti...
Probabilmente il nonno vide l'espressione sbalordita che mi si dipinse in volto, ed allora si sollevò con fatica a sedere sul letto, mi tirò a sé e iniziò a spiegarmi:
:> Caro  Sebastian Ashluk, sai quanti anni ho vissuto io? Io ho visto cose che sono successe nell'antica Roma imperiale, e cose che sono successe nell'era della colonizzazione di Marte. Tra i due periodi ci sono circa tremila anni...
:> Nonno! Hai tremila anni?!?
:> No, caro. Ne ho quasi ottanta. Ma ho visto davvero quelle cose che ti ho detto. Devi sapere che prima di arrivare qui, circa settant'anni fa, io vivevo in una differente sezione temporale del nostro universo. Ti spiego: saprai che il tempo scorre, e che nell’universo nulla si distrugge. E quindi il tempo che passa, proprio come avviene per l'acqua fresca di uno dei nostri ruscelli, arriva da un altro luogo, e se ne va verso un luogo ancore differente. Così ci sono nell'universo infinite sezioni temporali, dove vengono vissuti gli stessi attimi di tempo, ma in momenti diversi. Il tempo che viene adesso, è appena stato vissuto in un altro settore temporale dell'universo, e dopo di qui sarà nuovamente vissuto in un settore ancora differente.
:> Ma, nonno, non capisco. Cosa vuol dire che tu eri in un… altro universo, e..?!? Oh, Dio: mi scoppia la testa!
:> Non fartela scoppiare per queste cose, Sebastian Ashluk, non ne vale la pena. Ascolta invece. Quando avevo più o meno la tua età io vivevo – appunto – in un'altra sezione temporale del nostro universo. In quella sezione, settant'anni fa, il mondo era pieno di comodità: cibo in abbondanza in ogni casa, palazzi di vetro alti come montagne, astronavi che potevano circumnavigare l'intero sistema solare in poche settimane, macchine sofisticatissime che consentivano di guarire gli uomini più ammalati in pochissimi minuti, ed un’infinità di altre stregonerie di cui anche io mi sono scordato.. Ma in quei giorni il genere umano iniziò a pensare di dover assolutamente primeggiare, gli uni sugli altri: con la scusa di portare la civiltà, o la vera fede, gruppi di uomini iniziarono a uccidere altri gruppi di uomini, e pian piano distruzione e malattie decimarono la popolazione del pianeta. Una mattina, mentre stavo facendo colazione con mio nonno, anche lui  Sebastian,  udimmo un enorme boato, e da lontano una nuvola piena di fumo scuro iniziò lentamente ma inesorabilmente a venire verso di noi, uccidendo senza pietà tutti coloro che avevano la sventura di trovarsi sulla sua strada.
Allora io e mio nonno ci rifugiammo in un bosco, senza farci vedere, e lui mi diede quell'orologio senza lancette, lo stesso che ti ho regalato; era il giorno del compimento del mio decimo compleanno: e lui mi disse di desiderare. Desiderare un periodo storico diverso da quello in cui eravamo. L'orologio -  mi spiegò – è in realtà una bussola spaziotemporale, e consente ad una persona (ma una sola alla volta) di spostarsi attraverso il tempo nei vari mondi. Lui mi disse di prenderlo e di iniziare a visitare le ere già passate o quelle più avanti rispetto a quella in cui vivevamo, e quindi di scegliere un'era nella quale mi sarebbe piaciuto vivere.
Io gli chiesi perché non mi accompagnava, ma lui mi confidò che solo una persona per volta poteva usare quello strumento. Allora scoppiai a piangere, perchè capii che stavo per salvarmi dalla nube tossica, ma contemporaneamente perdenvo per sempre il mio nonno. Però alla fine mi decisi, ed iniziai a gironzolare per questi mondi paralleli nel tempo, dove vidi davvero cose che nessuno avrebbe mai potuto spiegarmi meglio. Vistai mondi del futuro e del passato, finchè non mi trovai in questo segmento ed incontrai la persona più bella che avessi mai sperato d’incontrare: Kleria, tua nonna. E così mi fermai.

Io ascoltavo rapito, ed un po' incredulo, il racconto del nonno. Davvero poteva succedere una cosa del genere? Certo, così mi spiegavo quella sua enorme cultura, quella sua conoscenza sterminata, ma.... Poi mi venne un atroce dubbio:
:> Ma nonno, come è possibile che, durante i tuoi passaggi in questi “mondi” paralleli nel tempo, nessuno dopo averti conosciuto si sia mai accorto anche della tua mancanza?
:> Oh, no. Certo che si sono accorti, sempre. Infatti c'è una regola: quando lasci una dimensione temporale, non puoi più tornare in quella che hai lasciato. Mai più, per tutta la vita. Perciò ogni volta che cambiavo sezione, io “scomparivo” misteriosamente, senza lasciare traccia.
Quella notizia mi gettò nello sconforto più grande: già stavo fantasticando di provare quella grande esperienza, conoscere mondi diversi, passeggiare in ere temporali diverse, ma non ero assolutamente pronto all'idea di perdere mamma, papà, e tutti gli altri miei amici. Per sempre…
Il nonno mi guardò, poi disse con voce seria:
:>  Sebastian Ashluk: è tempo che tu scelga quale nome vuoi tenere. Se decidi di utilizzare la bussola spaziotemporale, allora fallo, e da allora ti potrai chiamare solo Sebastian. Se invece deciderai di non tentare questa strada, e quindi restare per sempre qui – come ha fatto tuo padre – allora il tuo nome resterà solo Ashluk. Ma attento: hai poco tempo per decidere. Ti ho donato la bussola il giorno della luna nuova, entro la prossima luna nuova il tuo tempo si compirà. Se non deciderai tu, deciderà lei per te.
:> Che succederà, nonno?
:> Se non deciderai, o deciderai di non usarla, dovrai costudire la bussola per il prossimo Sebastian Ashluk della nostra famiglia.
:> E se decidessi, che ne sarà di tutti voi?
:> Tutti gli abitanti di questo spazio temporale continueranno a vivere normalmente come prima, fatto salvo che tu risulterai misteriosamente scomparso, e che io...
:> E tu, nonno?
:> Ed io morirò, ovviamente, nel momento esatto in cui tu scomparirai.  Hai ancora due giorni prima della luna nuova, Sebastian Ashluk. Due giorni per decidere cosa farai della tua vita.
Iniziai a piagnucolare:
:> Ma... E' pochissimo tempo. Perchè non me l'hai detto prima, nonno? Potevo pensarci, potevo…
:> Piccolo mio. Queste cose, se tu avessi ascoltato la bussola, le sapresti già. Lei infatti parla al cervello della persona che la possiede. Ti parlerà: a patto però che tu rimanga disponibile ad ascoltarla.
E detto questo si sdraiò, chiuse gli occhi e si addormentò con un viso sereno. Ed io mi trovai di fronte alla decisione più importante della mia vita. Chi poteva aiutarmi a scegliere?
 Me ne tornai a casa sconsolato, con un enorme peso su di me.

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