Epilogo – Ritorno al Mondo-Che-C’è
Non so quanto tempo trascorsi all’Isola-Che-Non-C’è, ma ad un certo punto, nonostante i Bimbi Sperduti fossero dei dolcissimi bambini come quelli “reali” e nonostante Peter fosse pieno di attenzioni verso di me, dentro di me iniziai a sentire una profonda nostalgia per il mondo reale.
Così una mattina mi avvicinai a Peter, dopo che aveva aiutato un Bimbo Sperduto che si era fatto male, e gli chiesi di parlargli.
- Voglio tornare indietro, Peter.
- Di già? – mi guardò lui un po’ deluso.
- Sì...
- Ti mancano i tuoi bambini?
- Sì. Ma non è solo questo...
- E cos’altro?
- Vedi, tutto questo non è... non è “reale”. Mi manca... beh, mi manca la realtà.
- La realtà?
- Sì. Mi manca svegliarmi tutti i giorni sapendo che non è detto che le cose vadano sempre per il verso giusto. Mi mancano le sfide con me stessa, per dimostrare che sono capace di affrontare le difficoltà. Mi mancano le mie piccole cose di tutti i giorni, la gente che si affanna, la gente che ride, la gente che piange...
- La gente che piange... ti manca? – mi guardava sempre più perplesso Peter.
- Sì, Peter. C’è anche tristezza nel mondo e questo non si può ignorare giocando sempre.
- E’ vero... – mi disse e abbassò lo sguardo – Scriverai quella storia per noi?
- Non lo so. Peter, portami a casa, ti prego...