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domenica 20 novembre 2011

Il segreto di Peter Pan - Epilogo - Ritorno al Mondo-Che-C'è


Epilogo – Ritorno al Mondo-Che-C’è

Non so quanto tempo trascorsi all’Isola-Che-Non-C’è, ma ad un certo punto, nonostante i Bimbi Sperduti fossero dei dolcissimi bambini come quelli “reali” e nonostante Peter fosse pieno di attenzioni verso di me, dentro di me iniziai a sentire una profonda nostalgia per il mondo reale.
Così una mattina mi avvicinai a Peter, dopo che aveva aiutato un Bimbo Sperduto che si era fatto male, e gli chiesi di parlargli.
-        Voglio tornare indietro, Peter.
-        Di già? – mi guardò lui un po’ deluso.
-        Sì...
-        Ti mancano i tuoi bambini?
-        Sì. Ma non è solo questo...
-        E cos’altro?
-        Vedi, tutto questo non è... non è “reale”. Mi manca... beh, mi manca la realtà.
-        La realtà?
-        Sì. Mi manca svegliarmi tutti i giorni sapendo che non è detto che le cose vadano sempre per il verso giusto. Mi mancano le sfide con me stessa, per dimostrare che sono capace di affrontare le difficoltà. Mi mancano le mie piccole cose di tutti  i giorni, la gente che si affanna, la gente che ride, la gente che piange...
-        La gente che piange... ti manca? – mi guardava sempre più perplesso Peter.
-        Sì, Peter. C’è anche tristezza nel mondo e questo non si può ignorare giocando sempre.
-        E’ vero... – mi disse e abbassò lo sguardo – Scriverai quella storia per noi?
-        Non lo so. Peter, portami a casa, ti prego...

sabato 19 novembre 2011

Il segreto di Peter Pan - Capitolo 3 - L'Isola-Che-Non-C'è


Capitolo 3 – L’Isola-Che-Non-C’è


Guardai in basso e subito lo stomaco mi volò in bocca. La mia camera era al quinto piano dell’albergo e sotto di me avevo... il vuoto.
-        Peter... – sussurrai.
-        Non aver paura... – disse e mi prese per mano, puntando l’altra verso il cielo. Mi ritrovai nel giro di qualche secondo ben sopra il palazzo dell’albergo, con una splendida vista sul quartiere di Bloomsbury.
-        Devo prima farti vedere una cosa... poi andiamo, ok?
-        Eh? – fu l’unica cosa che riuscii a dire, con gli occhi incollati al suolo, dove la città sembrava estendersi senza confini, piena di piccoli punti luminosi che scorrevano su lunghi viali illuminati.

Non era vero. Non poteva essere vero... Eppure era Londra, ed io ci stavo volando sopra.
-        Peter guarda! Il British Museum... quella cupola verdognola è il British Museum e là... guarda là, quella è l’università... l’ho vista sulla piantina mentre venivo a Londra... e quello deve essere Regent’s Park... l’Inner Circle... avevo pensato di andarci... Oh mio Dio, ma quanto alto stiamo volando?
-        Hai visto che bello? Non hai più paura, eh?
-        No... non credo... e quel parco?
-        Hyde Park...
-        Già... ma dove mi stai portando?
-        Volevo farti vedere una cosa...
-        Sì, ma cosa?
-        Sei curiosa eh? Siamo arrivati... – disse iniziando la discesa verso il prato.
-        Hyde Park? Volevi portarmi qui, Peter?
-        Più o meno...

venerdì 18 novembre 2011

Il segreto di Peter Pan - Capitolo 2 - Peter Pan?


Capitolo 2 – Peter Pan?


La camera dell'albergo era piccola, ma sufficiente per me sola. Avevo disfatto le valigie e mi ero immersa in una doccia bollente per scacciare via la stanchezza di una domenica passata a preparare cibi pronti per la famiglia, da consumare in mia assenza.

L'acqua era scivolata dolce sul mio corpo all'inizio. Poi con la pressione di un dito sul soffione aveva incominciato a picchiare duro sulla pelle, sgocciolando nel tubo di scarico le tensioni e la solitudine.

Mi ero asciugata, incremata e mi ero infine stesa nel letto sotto un caldo e soffice piumone, a fare un po' di zapping tra le televisioni inglesi. Niente di nuovo, notavo, rispetto a quelle italiane: politica, economia, Il Grande Fratello.

Ero appena approdata sulla versione di King Kong in lingua originale, quando un insistente picchiettio sul vetro mi costrinse a scuotermi dal torpore per alzarmi a controllare cosa fosse.

Scostai prima le tende pesanti di cotone grigio e poi quelle leggere bianche e feci un balzo all'indietro con il cuore che iniziava a battere forte, quando vidi due occhietti piccoli e vivaci guardarmi dall'altro lato del vetro. Cercai di non farmi prendere dal panico e misi a fuoco quello che contornava i vispi globi, saldamente puntati contro di me.

giovedì 17 novembre 2011

Il segreto di Peter Pan - Capitolo 1 - Quello strano punto verde sul viola del tramonto


Sono una persona normale, con un lavoro normale, una famiglia normale.

Eppure non è vero che la normalità appiattisce i sogni. Basta saper cogliere nella normalità lo straordinario, quando accade.

Capitolo 1 – Quello strano punto verde sul viola del tramonto

L’aereo si apprestava al decollo, fermo sulla pista con i motori roboanti.

Il mio naso era schiacciato contro il finestrino. E’ incredibile quanto fascino abbia per me l’aereo, ogni volta che lo prendo. L’idea che basti abbassare una piccola leva per volare mi tiene attaccata a quel piccolo pezzo di vetro posto tra me ed il cielo, per inquadrare nella mia memoria l’istante in cui qualche non precisato comandante abbassa la cloche (o la alza?) e si impenna verso il cielo.

Domenica scorsa ero in aereo. L’aereo viaggiava già tra le nuvole ed io non riuscivo a staccare gli occhi dal paesaggio che si figurava fuori. Un mare tempestoso di nuvole, in movimento con le sue onde fatte di piccole gocce d’acqua e a partire da un punto lontano nell’orizzonte i sette colori dell’arcobaleno partivano verso il blu dell’universo, uno dopo l’altro, come la citazione di un dizionario che spiega cosa sia davvero un arcobaleno: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. E poi il blu profondo della notte. Non avevo mai visto tramonto più bello di quello e la mia mente si fondeva nei vari colori, associando un pensiero a ciascuno di essi.

«Rosso». La passione. Quanti amori vissuti, quanti amori sognati, quanti amori persi.
«Arancione». La cartella della scuola elementare. Quella rettangolare con il bordo arrotondato verso il manico, le cinghie dietro per portarla a spalla.
«Giallo». La luce. Le mattine d’estate che si colorano presto di una immensa luminosità che regala calore e gioia. Le passeggiate in pineta, con i raggi che iniziano a riscaldarti la pelle per poi bruciarti a mezzogiorno.
«Verde». I prati. I prati inglesi, con le immense distese sulle quali correre a perdifiato finchè non ce la fai più.
«Azzurro». Il cielo sopra il mare, il cielo sopra le montagne innevate. L’acqua perfetta che ti scivola sulla pelle regalandoti un brivido intenso.
«Indaco». Il mondo oltre i cinque sensi. L’essenza del pensiero, della immaginazione, della fantasia. Il voler volare senza paura di cadere.
«Viola». L’inizio dei colori. La fine dei colori. Tutto ciò che si trasforma, cresce, ti avvolge e ti trascina via.
«Verde»? Cosa ci fa un punto verde sul viola?
Cercai di aprire gli occhi per vedere meglio quel piccolo punto verde che sfrecciava sullo sfondo dell’arcobaleno? “Un momento, sto sognando?”