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lunedì 12 dicembre 2011

Neko Adventure

L'attesa
Quarta Parte

La convalescenza di Jilien durò un giorno intero, in cui fu proibito alla ragazza di uscire dalla sua stanza. Questo ordine del Maestro curatore, però, fu disatteso da Jilien per un paio di volte, in cui fu sorpresa a girovagare per i corridoi. Dopo che per la seconda volta la ragazza fu portata a forza a letto, un membro della setta fu messo di guardia alla porta, in modo da evitare ulteriori “fughe”. –È per il tuo bene, fidati.- disse il Maestro curatore mettendo a letto Jilien per la seconda volta:-Ostinarsi a credere di stare bene non ti gioverà in alcun modo. Non voglio ricorrere ad alcun sonnifero ma, se continui a comportarti così, ti dovrò far ingurgitare a forza una delle pozioni che tu stessa crei e credimi- disse con tono improvvisamente cupo:-so come farlo-. Rassegnata e un po’ spaventata, la ragazza-gatto si stese sotto le coperte, entrando nel suo stato di dormiveglia che, per lei, sostituiva il normale sonno. Sfortunatamente per lei, questo non la esonerava dall’avere incubi.

Un uomo e una donna. Lei bellissima, lui con i segni della fatica sul volto. Guardavano Jilien con affetto, nonostante un velo di paura si percepisse in entrambi. Ma si voltano, girano le spalle alla ragazza, salutandola con una mano. Perché se ne stavano andando? Non stavano abbandonando la ragazza, no, lei sapeva che sarebbero tornati… Allora perché era così triste? Li avrebbe rivisti tra poco, ne era sicura.
Ma non voleva correre il rischio. Li inizia ad inseguire, ma sono già spariti nel buio. È tutto scuro intorno a lei, tutto. Niente luna, niente stelle, niente luci provenienti dalle case… Ma non c’erano nemmeno le case!
Dove sono finiti tutti? Dove? Non c’è più nessuno, solo Jilien! Solo lei! Lei e il suo monile d’argento.

La pietra blu e Jilien.

Solo Jilien, Jilien…

-JILIEN!-
L’urlo fece sobbalzare la ragazza, che si mise seduta, in posizione di guardia, preparandosi per un attacco. Ci mise qualche istante a capire chi erano le tre figure che la stavano fissando con aria preoccupata. Il Maestro del refettorio, quello che tutti i giorni spuntava il suo nome dalla lista, aveva le mani sulle spalle della ragazza ed aveva gli occhi sbarrati. Poco dietro di lui stava ritto il Maestro curatore, con la bocca aperta dallo shock. Infine, sulla soglia della porta della stanza, stava il Gran Maestro.

-Che… che succede?- chiese spaventata la ragazza-gatto

-Questo lo vorremmo chiedere a te, dannazione!- rispose il Maestro curatore

Il Maestro della mensa si staccò dalla ragazza, si avvicinò al Gran Maestro e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, dopodiché se ne andò. –Tu poi andare- disse il Gran Maestro e l’uomo con la tunica azzurra si voltò, portò la mano chiusa a pugno al petto nel saluto rituale e varcò la soglia della camera, sparendo dalla vista di Jilien.

-Posso sapere cosa sta succedendo?- chiese preoccupata la ragazza

-Stavi avendo una visione. Possono sembrare degli incubi, ma è così che a noi mortali appaiono i voleri della Dea Aura…-

-Potrebbe anche spiegare i suoi voleri in forme più comprensibili- sbottò Jilien

-Comunque sia, quello che vedi durante queste crisi può essere importantissimo. Può essere un avvertimento per il futuro o un consiglio a vedere al passato…-. La frase criptica del Gran Maestro rimase in sospeso, perché fu interrotto da qualcuno che bussò alla porta: -Avanti!- disse contrariato il Gran Maestro. Alla soglia comparve un affiliato col fiato corto che disse, senza badare al saluto rituale: -È Crystal, signore. Era sdraiata sul pavimento della cella quando improvvisamente è diventata rigida, sembrava non respirasse più. Era pallida, come… come un morto e aveva gli occhi sbarrati. L’abbiamo svegliata dopo qualche minuto, mentre continuava a ripetere qualcosa riguardo ad una pietra blu…-

Il Gran Maestro guardò Jilien con uno sguardo incredulo, mentre la ragazza stringeva tra le mani il suo ciondolo d’argento al cui centro era incastonata una pietra blu sferica.

-Crystal…-

lunedì 28 novembre 2011

Neko Adventure

L'attesa
Terza Parte

Jilien si svegliò dal pesante sonno in cui era caduta. Si prese un attimo per cercare di capire dove fosse senza muovere più di tanto la testa, dato che le sembrava che le scoppiasse. Si rese conto che era sotto una pesante coperta e che sulla testa qualcuno le aveva appoggiato una pezza bagnata con un’acqua di qualche fiore con proprietà mediche, a giudicare dall’odore.

Sentì che alcune persone stavano parlando con voce sommessa vicino a lei e spostò la testa in quella direzione. Vide il Maestro alchimista che stava parlando con un membro della setta che Jilien non aveva mai visto: era piuttosto alto, con i capelli molto corti e una tunica decisamente diversa da quella che indossava lei o che aveva indossato nel suo periodo di apprendistato: era azzurra.

Quando tentò di mettersi seduta, in modo da vedere meglio la scena, sentì che la sua testa non seguiva con esattezza i suoi movimenti e una sensazione di nausea la prese, facendole scappare un lamento. Sentendo che la ragazza era sveglia, i due maestri si avvicinarono al suo capezzale. Quello con la veste azzurra prese dolcemente ma con fermezza le spalle di Jilien e la fece rimettere in posizione sdraiata:-Non sei nelle condizioni di poterti muovere e, a giudicare da ciò che il mi è stato riferito- disse volgendo lo sguardo al Maestro alchimista –Avrai questi sintomi per ancora qualche ora, forse un giorno-. Jilien guardò il Maestro con la tunica azzurra e chiese con voce flebile:-Chi è lei?-

-Io? Io sono colui che rimedia agli incidenti di percorso come il tuo, Jilien. Sono il curatore della setta e mi occupo degli errori che vengono compiuti, principalmente durante l’utilizzo del reparto di alchimia-

Jilien passò lo sguardo sul Maestro alchimista e chiese:-Cosa ho sbagliato? Il dosaggio era un po’ inferiore al normale, ma non capisco…-

-Hai usato un ingrediente sbagliato- rispose con tranquillità:-Il fungo che serve per estrarre l’olio è molto simile ad un altro, che però è molto più pericoloso. Il fungo di cui sto parlando è capace di far compiere azioni insensate anche al più saggio degli uomini e tu, Jilien, ne hai assunto un po’. Fortunatamente hai assaggiato solo una minima parte del composto, e questo ti ha solo causato una forte allucinazione.-

Jilien capì: in preda alla rabbia per l’infruttuosa ricerca che stava portando avanti da giorni aveva confuso due specie di funghi simili tra loro, ma diversi nell’effetto:-Ho forse fatto del male a qualcuno? Ho causato danni?- chiese con aria dispiaciuta

-Fortunatamente, a quell’ora il laboratorio era deserto e tu ti sei accasciata quasi subito, quindi non ti devi preoccupare di nulla-. Sentendo che il suo errore non aveva causato danni, Jilien si sentì sollevata.

-Ora ti lasciamo riposare e quando ti sentirai meglio potrai tornare alle tue ricerche- disse il curatore. La ragazza-gatto annuì e si mise a fissare il soffitto, pensando.

Quando sentì che i due Maestri avevano lasciato la stanza in cui era, Jilien si lasciò scappare una lacrima. Non per il dolore che provava, quello era inesistente, ma per la sequenza di disavventure che le stava capitando. Erano passati meno di sei mesi da che aveva incontrato per la prima volta Crystal, meno di quattro da che era diventata un’ affiliata a tutti gli effetti della Setta del Loto Nero e meno di una settimana fa aveva compiuto, o meglio fallito, la sua prima missione. Successivamente aveva provato a cercare notizie del suo passato, ma non aveva avuto successo. Ed ora, anche quando pensava di stare facendo una delle cose più facili, non era riuscita a preparare nemmeno un banale unguento…

Le lacrime silenziose di rabbia, di frustrazione, di paura, di tutte le emozioni che aveva tenuto represse fino a quel momento, le iniziarono a sgorgare lungo le guance.

lunedì 14 novembre 2011

Neko Adventure

L'attesa
Seconda Parte

La ricerca durava ormai da una settimana e i fogli che Jilien aveva riempito con descrizioni, disegni e teorie sull’origine della collana che indossava cominciavano ad accatastarsi in maniera confusa sul tavolo della biblioteca. Nonostante la mole di informazioni a sua disposizione, Jilien era riuscita solo a rintracciare l’area di provenienza grazie alla pietra centrale della collana. Quella piccola sfera era originaria di una regione a nord-est rispetto Mohrsen, una parte del regno celebre per le opere orafe. Questo voleva dire tutto e niente: il gioiello poteva essere un lavoro su commissione, quindi essere un pezzo unico e facilmente associabile ad un gioielliere, oppure una semplice replica acquistabile per poco in ogni mercato.

“Sembra che il Fato non voglia che io scopra la mia origine…” pensò la ragazza-gatto mentre chiudeva l’ultimo libro che aveva consultato. Guardandosi intorno vide che solo lei ed il Maestro addetto alla biblioteca erano rimasti lì dentro, quindi decise di concludere per quel giorno la ricerca. Raccolse tutti i suoi appunti, li mise nella borsa e lasciò quel luogo di cultura per andare verso la parte della struttura dedicata all’alchimia.

Quel miscuglio di odori, alambicchi e fiamme avevano un effetto incredibilmente rilassante, come se creare sostanze letali la facesse stare meglio. Senza indugiare si diresse verso il Maestro alchimista e chiese di poter usare uno dei mortai:-Cosa devi creare?- chiese il Maestro

-Sinceramente non saprei, vorrei solo fare qualcosa per passare il tempo e distrarmi- ammise Jilien. Aveva già provato a mentire al Maestro bibliotecario quando aveva iniziato la sua ricerca sulla collana, ma era stata smascherata subito, come se avesse detto esplicitamente che stava inventando una scusa. –Non devi mai temere le tue motivazioni- le aveva detto il Maestro con un sorriso.

Il Maestro alchimista annuì e indicò alla ragazza la postazione di lavoro più vicina al mobile dove erano rinchiusi gli ingredienti. Jilien si avvicinò al grande mobile in legno e passò in rassegna con lo sguardo tutti i cassetti: ognuno di loro conteneva materiali, piante e anche parti animali che, presi singolarmente, erano innocui o poco tossici, ma se mescolati sapientemente potevano creare delle tossine che uccidevano in meno di un giorno.

La ragazza-gatto cominciò prendendo un erba comune, il cui colore e consistenza assomigliava a quello del fieno, e una manciata di foglie larghe provenienti da una pianta dal potere lenitivo. Aveva deciso di non dedicarsi a niente di mortale, ma di rifornirsi di un unguento che, se applicato sulle ferite, evitava che queste si infettassero. Aveva un odore piuttosto pungente, ma sopportare quella piccola punizione era di certo migliore del dolore derivante da una ferita infetta.

Jilien portò il tutto verso il mortaio e cominciò a pestare quelle erbe, concentrandosi solo sul colore che il composto stava assumendo. Quando vide che le foglie e l’erba erano ben sminuzzate, allungò la mano verso una delle bottiglie che erano presenti sul tavolo. Era una bottiglia contenente un’acqua particolare, importata dalle regioni orientali, il cui effetto sulla pelle era di ringiovanimento. Ne versò un poco nel mortaio e continuò a pestare, finchè il composto non aveva l’aspetto di una poltiglia informe e non certo beneodorante. Per concludere il processo che avrebbe portato all’estrazione dell’olio, mancava un fungo che avrebbe favorito l’estrazione di tale sostanza. Jilien si diresse quindi verso l’armadio degli ingredienti ed estrasse qualche fungo dal gambo tozzo e dal cappello bianco. Le lamelle presenti sotto al cappello lo rendevano difficile da confondersi con altre specie. La ragazza rimase un po’ delusa dalle dimensioni di quegli esemplari, più minuti rispetto al solito, ma non ne fece un cruccio: l’unguento sarebbe venuto fuori anche con una dose ridotta di quel fungo. Mise anche quest’ultimo ingrediente nel mortaio, lo sbriciolò e versò il contenuto nel filtro posto lì accanto. Mentre l’olio gocciolava nella boccetta che Jilien aveva posto al di sotto, la ragazza si rimise a rimuginare sulla collana che aveva al collo, sulla sua provenienza, sulla…

“No!” si disse “È inutile continuare a pensare a ciò che non posso sapere. Meglio concentrarsi sul momento, se poi potrò sapere la mia origine, ne sarò lieta”. Vedendo che la boccetta era ormai colma, la tolse dal supporto del filtro e mise una goccia dell’unguento sulla punta di un dito: assaggiandolo avrebbe dovuto avere un sapore dolciastro, altrimenti voleva dire che aveva sbagliato gli ingredienti.
Appena messa in bocca, il sapore fu decisamente diverso da quello che si aspettava. Il sapore decisamente amaro le fece capire di aver sbagliato qualcosa.

Quasi subito sentì una forte nausea e la pelle del viso diventarle rossa, come se stesse bruciando. “Ho sbagliato qualcosa… ma cosa? Cosa mi succederà ora?” pensava, presa dal panico. Sentì un paio di braccia afferrarla mentre cominciava a sentire l’ambiente circostante più vicino a sé, come se i suoi sensi fossero stati liberati.

Mentre era preda delle allucinazioni, ricordò solo di essersi sdraiata, poi più nulla.

martedì 1 novembre 2011

Neko Adventure

L'Attesa
Prima Parte

-No, no, no NO!-. Le urla di frustrazione riempirono la sala di lettura della biblioteca. Diversi suoni che intimarono al rispetto del silenzio si levarono dai maestri più anziani, coloro che meno sopportavano la noncuranza delle regole. Jilien chiese scusa a bassa voce e appoggiò, frustrata, la testa sul tavolo.
Una decina di tomi enormi circondavano il capo della ragazza e uno le faceva da cuscino, aperto sulla descrizione di un uccello particolare, albino, con piume lunghe e che, a quanto sembrava, riusciva a essere paziente e comprensivo con i suoi simili. Questa caratteristica, però, non era condivisa dalla ragazza-gatto.

Erano due giorni che Jilien stava percorrendo in lungo e in largo quella stanza piena di libri, accumulando sul tavolo al quale era seduta un numero impressionante di libri. A partire da quelli che parlavano di animali particolare, passando per miti e leggende fino ad arrivare ad antichi scritti in cui si parla dei predecessori della razza umana. Tutto ciò per avere delle risposte, per cercare di capire da dove provenisse, ma era stato tutto inutile.

Era vero che aveva visitato appena un quarto del vasto spazio occupato dalle librerie, ma non essere riuscita ad ottenere nemmeno uno stralcio di indicazione su una possibile origine di quella coda che la caratterizzava era particolarmente sfiduciante. Spesso aveva chiesto ai membri più anziani della Setta se avevano sentito di persone come lei, ma ogni volta il diniego era la risposta. L’unica persona a cui non aveva chiesto niente era il Gran Maestro, ma aveva il sospetto che in quel momento una sua visita sarebbe stata inopportuna.

Sentendosi esausta, Jilien si alzò dal tavolo su cui aveva appreso tantissime informazioni su ogni creatura tranne che su se stessa e si avviò verso il refettorio. In quel momento erano presenti una ventina di adepti, sparsi per la grande sala in gruppi da tre o quattro, più il maestro dedito all’appello giornaliero. Vedendo che un paio di uomini erano posizionati di fronte a lui, Jilien capì che doveva essere mattina. Non si era ancora abituata del tutto alla vita sotterranea e, a parte quando veniva imposto l’orario del sonno, non aveva idea delle ore che fossero. Si mise in fila e, dopo qualche minuto, si trovò faccia a faccia col Maestro che teneva il grande libro contenente il nome di ogni adepto.

Si presentò a lui con la formula rituale: -Sono Jilien, pronta al servizio-. Il Maestro la fissò negli occhi e subito quella sensazione sgradevole avvolse la mente della ragazza. Fortunatamente Il duro addestramento supervisionate da Crystal comprendeva anche tecniche di concentrazione atte ad evitare un possibile attacco mentale come quello del Maestro. Perciò, al sorgere della sensazione, Jilien focalizzò la sua concentrazione su un oggetto che le apparteneva, il suo ciondolo, in modo da non farsi prendere dalla paura per quell’assalto che le veniva portato. Il Maestro, dopo qualche secondo, abbassò lo sguardo, scorse col la piuma che teneva in mano la lista di nomi e, accanto a quello della ragazza, fece un segno.

Una volta completato il rito mattutino, Jilien si diresse verso uno dei tavoli liberi e iniziò a mangiare una mela che aveva conservato nella sua sacca. Mentre mangiava, il suo pensiero si diresse ancora verso il ciondolo che aveva usato poco prima: era d’argento, con una forma ellittica ma frastagliata, come se fosse consumato. Al centro era posizionata una piccola pietra blu circolare. Quell’unico gioiello che portava era con sé da che aveva memoria. Non riusciva a ricordare se fosse uno dei suoi primi furti o se fosse un regalo da parte di amici, di partenti di…

Un’idea balzana la fulminò. E se fosse quell’ornamento la chiave per il suo passato? Tanto valeva fare una prova.

Si alzò di scatto e tronò in biblioteca.

lunedì 24 gennaio 2011

Neko Adventure

La Missione
Seconda Parte

La strada che portava in città era popolata da sparuti gruppi di uomini intenti a portare a Mohrsen merci su carri, muli o a mano. Il sole, alto nel cielo, irradiava tutta la regione con un sole tiepido, tipico delle giornate primaverili. Se si guardava in lontananza, dalla parte opposta alla città, si potevano vedere le montagne delimitanti i confini della nazione, il confine settentrionale, tanto il cielo fosse limpido. Jilien e Crystal, nelle loro divise nere, non suscitavano molta attenzione tra i passanti in quanto non diedero loro motivo per destarne. Muovendosi con passi sicuri e con il cappuccio caratteristico sul volto intimavano a tutti coloro che le guardavano rispetto e paura.
-Allora- disse ad un tratto Jilien -vuoi spiegarmi esattamente cosa dobbiamo fare?-
-Entriamo in città. Troviamo il luogo in cui il bersaglio alloggia. Studiamo un piano. Eliminiamo il bersaglio. Rientriamo alla base-
Il tono lapidario di Crystal non lasciava spazio ad una conversazione ma Jilien era in vena di parlare con colei che era stata sua maestra: -Non essere così fredda quando parli con qualcuno. Sai, non a molti potrebbe piacere un tono del genere-
Crystal non accennò ad una risposta
-Almeno raccontami un po’ di come sei entrata nella Setta… so che sei figlia del Gran Maestro, ma non mi hai mai parlato di tua madre-
Crystal si bloccò di colpo, come se fosse stata colpita da una mano invisibile. Jilien, preoccupata si mise di fronte alla compagna di viaggio e la guardò negli occhi glaciali. Due occhi di ghiaccio che, però, la guardavano senza vederla, in quanto la mente di Crystal era altrove.
Era in una stanza, con sua madre sdraiata sul letto. Crystal era ai piedi del giaciglio, suo padre era seduto accanto alla donna sul letto e le teneva la mano. Sua madre disse qualcosa con voce fioca, qualcosa che Crystal non riuscì a capire. Il petto della donna ebbe un sussulto, poi la mano cadde dal palmo di quella di suo padre. Gli occhi della donna si chiusero e l’uomo seduto cominciò a piangere.
-Crystal, tutto bene?-
La voce di Jilien la fece tornare alla realtà. Maledicendosi per quell’attimo di debolezza, si voltò e si asciugò una lacrima che era scesa lungo la sua guancia. Con tono rude disse: -Non c’è niente da dire. Mia madre è morta e io sono stata allevata solo da mio padre che ha voluto fare di me un adepto fedele.- si girò verso Jilien, la guardò per un istante e, a passo deciso, continuò a camminare, superando la ragazza.
Jilien, sconfortata dalla reazione della sua maestra, le si avvicinò per scusarsi, ma qualunque cosa dicesse sembrava che non venisse sentita. Dopo qualche tentativo, demorse e rimandò la questione a più tardi.
Entrate dalla porta della città, le due ragazza si diressero verso una locanda vicina alle mura. Un locale nascosto, adatto a chi non vuole farsi trovare. Proprio per questo motivo la clientela era una varietà di ricercati e criminali che potevano contare sul silenzio dell’oste in quanto anch’egli era un criminale. Entrando dalla porta formata da assi di legno ormai rotte, l’inconfondibile odore di birra fu la prima cosa che Jilien sentì, seguito a ruota dalle imprecazioni dei giocatori di dadi e dal rumore di una piccola rissa scatenatasi in un angolo della sala. Crystal, senza fari distrarre da inezie come queste, era andata avanti e, dopo aver detto qualcosa all’uomo dietro al bancone che Jilien non riuscì a sentire, lasciò un sacchetto all’interlocutore, dopodiché ritornò vicino a Jilien.
-L’obiettivo è dall’altra parte della città, in una casa sorvegliata da almeno dieci guardie. Non sarà facile- Jilien si immaginava un lavoretto semplice e pulito, non un’azione di massacro. Riferiti i suoi dubbi a Crystal, questa rispose senza battere ciglio: -Che problema c’è? Uno, dieci, mille… non fa differenza. Dopo un po’ ci fai l’abitudine, tutto qui.-
Detto ciò, le fece cenno di seguirla e, evitando gli avventori ai tavoli, le due ragazze salirono al piano superiore, quello adibito alle stanze. Crystal aprì la prima porta a destra che trovarono e la richiuse subito dopo che anche Jilien fu entrata.
Di certo, era ben diversa da quella in cui la ragazza-gatto alloggiava di solito: il letto pulito era diventato un pagliericcio maleodorante; il bagno, un catino d’acqua; la finestra, un buco mal coperta da una lastra di vetro rotta: -Non è molto invitante…- disse Jilien, rimpiangendo il bagno caldo che aveva trovato l’ultima volta che era entrata nella taverna.
Crystal si era già tolta la casacca ed aveva disteso una pergamena sul pavimento, sul quale si era seduta, insieme ad una penna ed un calamaio: -Se non ti sta bene, puoi tornare al piano di sotto insieme a quegli adorabili signori- disse cinica. Jilien si rassegnò con un sospiro e si tolse anche lei la casacca, mettendosi di fronte a Crystal che aveva già tracciato uno schizzo con gesti rapidi e precisi, senza lasciare macchie d'inchiostro. La pianta dell’edificio in cui alloggiava il bersaglio era comparsa sotto ai loro occhi.
-Ora dobbiamo trovare il modo di entrare senza farci vedere.-
Un silenzio scese tra le due, impegnate a capire come procedere.