Prima Parte
-No, no, no NO!-. Le urla di frustrazione riempirono la sala di lettura della biblioteca. Diversi suoni che intimarono al rispetto del silenzio si levarono dai maestri più anziani, coloro che meno sopportavano la noncuranza delle regole. Jilien chiese scusa a bassa voce e appoggiò, frustrata, la testa sul tavolo.
Una decina di tomi enormi circondavano il capo della ragazza e uno le faceva da cuscino, aperto sulla descrizione di un uccello particolare, albino, con piume lunghe e che, a quanto sembrava, riusciva a essere paziente e comprensivo con i suoi simili. Questa caratteristica, però, non era condivisa dalla ragazza-gatto.
Erano due giorni che Jilien stava percorrendo in lungo e in largo quella stanza piena di libri, accumulando sul tavolo al quale era seduta un numero impressionante di libri. A partire da quelli che parlavano di animali particolare, passando per miti e leggende fino ad arrivare ad antichi scritti in cui si parla dei predecessori della razza umana. Tutto ciò per avere delle risposte, per cercare di capire da dove provenisse, ma era stato tutto inutile.
Era vero che aveva visitato appena un quarto del vasto spazio occupato dalle librerie, ma non essere riuscita ad ottenere nemmeno uno stralcio di indicazione su una possibile origine di quella coda che la caratterizzava era particolarmente sfiduciante. Spesso aveva chiesto ai membri più anziani della Setta se avevano sentito di persone come lei, ma ogni volta il diniego era la risposta. L’unica persona a cui non aveva chiesto niente era il Gran Maestro, ma aveva il sospetto che in quel momento una sua visita sarebbe stata inopportuna.
Sentendosi esausta, Jilien si alzò dal tavolo su cui aveva appreso tantissime informazioni su ogni creatura tranne che su se stessa e si avviò verso il refettorio. In quel momento erano presenti una ventina di adepti, sparsi per la grande sala in gruppi da tre o quattro, più il maestro dedito all’appello giornaliero. Vedendo che un paio di uomini erano posizionati di fronte a lui, Jilien capì che doveva essere mattina. Non si era ancora abituata del tutto alla vita sotterranea e, a parte quando veniva imposto l’orario del sonno, non aveva idea delle ore che fossero. Si mise in fila e, dopo qualche minuto, si trovò faccia a faccia col Maestro che teneva il grande libro contenente il nome di ogni adepto.
Si presentò a lui con la formula rituale: -Sono Jilien, pronta al servizio-. Il Maestro la fissò negli occhi e subito quella sensazione sgradevole avvolse la mente della ragazza. Fortunatamente Il duro addestramento supervisionate da Crystal comprendeva anche tecniche di concentrazione atte ad evitare un possibile attacco mentale come quello del Maestro. Perciò, al sorgere della sensazione, Jilien focalizzò la sua concentrazione su un oggetto che le apparteneva, il suo ciondolo, in modo da non farsi prendere dalla paura per quell’assalto che le veniva portato. Il Maestro, dopo qualche secondo, abbassò lo sguardo, scorse col la piuma che teneva in mano la lista di nomi e, accanto a quello della ragazza, fece un segno.
Una volta completato il rito mattutino, Jilien si diresse verso uno dei tavoli liberi e iniziò a mangiare una mela che aveva conservato nella sua sacca. Mentre mangiava, il suo pensiero si diresse ancora verso il ciondolo che aveva usato poco prima: era d’argento, con una forma ellittica ma frastagliata, come se fosse consumato. Al centro era posizionata una piccola pietra blu circolare. Quell’unico gioiello che portava era con sé da che aveva memoria. Non riusciva a ricordare se fosse uno dei suoi primi furti o se fosse un regalo da parte di amici, di partenti di…
Un’idea balzana la fulminò. E se fosse quell’ornamento la chiave per il suo passato? Tanto valeva fare una prova.
Si alzò di scatto e tronò in biblioteca.
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