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mercoledì 1 dicembre 2010

The Hunter - Conclusione

-Passando alle notizie di cronaca, un elevato numero di omicidi si sta compiendo a Las Vegas, in modalità apparentemente uguali. Le vittime, incensurate, sono state trovate quasi tutte con ferite mortali procurate, forse da scariche elettriche. La polizia sta cercando di capire come gli assassini abbiano potuto usare questo metodo. La scientifica…-

Il Cacciatore sedeva in un bar, sorseggiando del whiskey da un bicchiere poco pulito. A lui non interessava dell’igiene, in quanto era immortale, ma comunque doveva sopportare questa condizione per riuscire a sfuggire dalla serie di attentati che stavano venendo portati alla sua persone. Sembrava quasi che angeli e demoni si fossero alleati contro di lui, come se le due forse più potenti nel creato lo volessero morto… il Cacciatore allontanò quel pensiero: com’era possibile che Inferno e Paradiso si fossero alleati? Non era nel loro stile.
-Jim, un whiskey per me e uno per il signore in nero-. Un signore sulla trentina, vestito con uno sgargiante completo rosso si sedette vicino al Cacciatore
-Grazie- rispose questi prendendo il nuovo bicchiere. -A cosa brindiamo?-
Il nuovo arrivato si girò verso il Cacciatore a sorrise: -Alla tua cattura, caro il mio Cacciatore…-. Dal nulla sbucarono una ventina di rappresentati del Paradiso e dell’Inferno, che si lanciarono contro l’uomo vestito di nero. Il locale si riempì di grida, di lampi neri e di colpi, tutti indizi di uno scontro epocale in atto.
Dopo diversi minuti di lotta, solo il Cacciatore e il signore che gli aveva offerto da bere erano rimasti coscienti. Dall’ingresso si sentì la campanella che serviva al barista per capire che un nuovo avventore era entrato nel bar.
-È meglio arrendeti, Cacciatore- disse il nuovo arrivato, un signore distinto vestito di bianco: -Non vorremmo ucciderti: dopotutto, sei una risorsa indispensabile…-
Il Cacciatore guardò confuso, col fiatone, le due figure: che potessero essere chi pensava che fossero? Realmente le due entità antagonista per eccellenza nella storia si erano unite?
-Io… io sto solo facendo… quello per cui mi avete addestrato…- disse l’uomo in nero
-Lo sappiamo, ma lo stai facendo troppo bene- rispose l’uomo seduto al bancone
-E allora cosa dovrei fare? Starmene fermo mentre il mondo va in rovina?- disse il Cacciatore preso da una rabbia folle
-Certo che no- rispose l’uomo in bianco: -Ma di certo non puoi uccidere chiunque ti vada-
Il Cacciatore era confuso: come poteva stabilire l’ordine se le due potenze continuavano ad interferire? E lui, come poteva fare l’ago di questa bilancia?
-Dai, vai a riposarti. Da domani farai il tuo lavoro solo quando richiesto, non quando ti pare giusto farlo.- i due uomini si avvicinarono con calma al Cacciatore che però tese la mano aperta verso i due
-Ti sei scordato? I tuoi poteri non possono nulla contro noi due…- disse l’uomo in rosso
-Contro di voi no…- rispose l’uomo in nero, portandosi la mano aperta al centro del petto: -ma contro uno come me, sì…-
-Fermo!- urlarono insieme i vertici dell’Inferno e del Paradiso, ma non fecero in tempo a fermarlo: con un urlo il Cacciatore emise una delle sue scariche nere, uccidendosi. Il suo corpo ricadde all’indietro, accanto a un cadavere di un angelo e uno di un demone.
-Forse è giusto che sia finita così- disse Satana
-Forse… ma questo vuol dire che dovremo far attenzione, almeno per un po’ di tempo. Finchè non troveremo un nuovo Cacciatore, non potremo sbagliare- rispose Dio.
I due uscirono dal locale e si diressero in direzioni separate.
Una pioggia scrosciante si abbatté sulla città del peccato.

martedì 30 novembre 2010

The Hunter - Parte Seconda

-Chi è la vittima, questa volta?- chiese l’angelo strofinandosi gli occhi. Odiava ricevere quelle notizie, specialmente la mattina presto.

-Nessuno di importante, ma era comunque un demone- rispose l’uomo che stava in piedi di fronte a lui. L’angelo sospirò nuovamente prima di replicare: -E con questo a quanto siamo? Ventuno? Ventidue?-
-Ventidue- confermò l’uomo: -e solo in una settimana-. L’angelo guardò il ponte, transennato dalla polizia che cercava una spiegazione per quello strano alone creatosi sulla strada. Un poliziotto stava raccogliendo le testimonianze di vari cittadini che parlavano di un fulmine caduto lì, un fulmine che li aveva fatti scendere in strada per vedere se ci fossero danni.
-Non capiranno mai cos’è- continuò l’uomo, guardando la scena e scuotendo la testa: -Non lo hanno capito le altre volte, non lo capiranno nemmeno ora-
-Sai, Asmo- disse l’angelo: -sto iniziando a pensare di metterci una taglia sopra-
Asmo spalancò gli occhi dalla sorpresa. Prese una pillola dal contenitore mezzo vuoto che aveva in tasca, riportante la scritta “Cardiocalm”, e la deglutì. Si girò verso l’angelo con uno sguardo incredulo: -Avvisami prima di dire certe cose!- disse ancora sconvolto da quell’affermazione: -Si può sapere cosa ti è successo, Raphael? Di è dato di volta il cervello? Tu vorresti sul serio che tutti, e intendo tutti, gli esseri si ambo le fazioni si mettano a braccare, in una caccia senza sosta né quartiere, il Cacciatore?-. Raphael guardò l’uomo dritto negli occhi quasi perfettamente camuffati, ma che avevano ancora un leggero contorno del color del fuoco, ben diverso da quello azzurro dei suoi, prima di annuire lentamente e con decisione. Asmo iniziò a guardare intorno a lui, quasi cercando una via di scampo da quella situazione che, suo malgrado, cominciava a sembragli sensata: -Va bene- disse tendendo la mano all’uomo vestito di bianco di fronte a lui: -Do la piena collaborazione degli Inferi a questa vostra… no, questa nostra vendetta-.
Raphel sorrise compiaciuto stringendo la mano dell’altro. Sapeva che, da quel momento in avanti, per la prima, e forse ultima, volta nella storia, inferno e Paradiso avrebbero unito le forze per uno scopo comune.
Finita la stretta di mano, le due figure, bianca e, molto più appariscente, rossa, si divisero, ognuna diretta verso il quartier generale posto in quella città del peccato conosciuta come Las Vegas.
Raphael arrivò in una delle tante case sobrie presenti nella periferia della città e, dopo aver aperto la porta con la chiave, entrò. La luce lì presente lo fece sentire a casa, nonostante fosse in una città che ben poco aveva a che fare con l’eterna salvezza. Senza perdere tempo, entrò nel suo studio e alzò la cornetta del telefono. Compose un numero di sette cifre e poco dopo una voce gli rispose.
-Pronto, Michael? È fatta. Abbiamo la loro collaborazione. Sì, anch’io penso che fosse ora. Bene, inizia a spargere la voce: il Cacciatore è diventato preda-.
Contemporaneamente, Asmo era entrato da poco nel suo ufficio all’interno del casinò che gestiva, in perfetta armonia con il suo ruolo: tentatore e corruttore. Prese il telefono e premette tre volte lo stesso numero, aspettandosi la voce profonda e spaventosa che non tardò ad arrivare: -Salve, Berito. Ho appena accettato la loro proposta… come previsto, anche loro iniziano a preoccuparsi. Riferisci che la caccia è cominciata-.

***

-Andiamo… non ti sarai offeso, vero?-. L’uomo vestito di nero avanzò lentamente, senza rispondere

-Dai…- dissel’angelo a terra mentre cercava disperatamente di uscire strisciando da quella stanza in cui lui stesso aveva teso, o almeno aveva provato a tendere, la sua trappola al nuovo ricercato numero uno.
-Lasciami andare, te ne prego… In fondo, noi due siamo uguali, no?-
Il Cacciatore si fermò a rispondere: -Una cosa ci distingue-
-Cosa?- chiese impaurito l’angelo. Un leggero ronzio si sentì nella stanza mentre la mano del Cacciatore si stendeva aperta verso l’essere a terra: -Io ho un vestito più bello-
Una scarica nera si sprigionò dalla mano dell’uomo verso il cuore dell’angelo che, spalancando la bocca per urlare, non ci riuscì.
Il Cacciatore si sistemò la cravatta e uscì dalla stanza, lasciando un cadavere alato dietro di sé.

lunedì 29 novembre 2010

The Hunter - Parte Prima

Spero di non urtare la sensibilità religiosa di nessuno: i temi trattati in questa brevissima serie contengono riferimenti religiosi che potrebbero non essere graditi al pubblico più sensibile in questo senso.

Audience is advised.

-Non crederai che così finisca tutto, vero?-

Il demone, trasfigurato nella sia forma originaria, sputò del sangue nero, viscoso, prima di sentire un’altra fitta di dolore sovrannaturale nel petto. Urlò finché il fiato glielo permise, poi tornò a guardare l’aguzzino che lo sovrastava. Da terra, a causa di un lampione, poteva vederne soltanto il contorno, nero, ma conosceva benissimo il suo volto.
La lancia fu estratta bruscamente dalla sua gabbia toracica, procurandogli altro dolore. Sentendo la carne bruciare, il demone emise un lamento a bocca chiusa, almeno per cercare di non dare altra soddisfazione al suo assalitore: -Ultimamente ti sei rammollito- disse -Cento o duecento anni fa mi avresti ucciso dopo una chiacchierata del genere…-. L’essere sovrumano rise di gusto, nonostante la sua condizione.
-Sai- disse l’aguzzino con voce calma, pacata: -hai ragione. Mi sono rammollito ma, vedi, ormai non trovo più un motivo per uccidere esseri come te-.
Il demone sorrise e si mise in ginocchio a fatica. Sentiva il sangue uscirgli dal buco che la lancia aveva fatto nel suo petto, ma era sopravvissuto a punizioni del suo padrone ben peggiori: -Questo vuol dire che mi lascerai andare?- chiese un po’ sorpreso mettendosi in piedi
-Certo!- disse amichevolmente l’uomo con la lancia -Perché dovrei ucciderti? In fondo mi hai detto tutto ciò che sapevi, perciò ti lascio vivere. Diciamo che è una ricompensa per i tuoi servigi-. Detto ciò si spostò di poco, in modo da non essere più in controluce. Se non avesse avuto una lancia lunga due metri in mano, lo si sarebbe potuto scambiare per un distinto uomo d’affari: completo gessato, cappotto trequarti aperto, camicia e cravatta, tutto rigorosamente nero. Il volto aveva un’espressione calma e serena, come se si fosse appena svegliato da un sonno ristoratore, nonostante di fronte a sé ci fosse un essere alto due metri dall’aspetto spaventoso che perdeva sangue da una profonda ferita sul petto. Il viso, per quello che il demone poteva constatare, era bello, come solo un angelo poteva essere.
-Allora io vado, eh?- disse l’essere immondo incamminandosi con passo incerto lungo il ponte, deserto a quell’ora di notte.
-Oh, mi stavo dimenticando- disse l’uomo con la lancia
-Eh?- chiese stupito il demone. Si sentì un tuono sopra di loro e le nuvole, cariche di pioggia, arrivarono poco dopo. L’uomo col completo buttò l’arma nel fiume prima di riprendere a parlare: -Stavo mentendo, prima-.
Gli occhi del demone si spalancarono per un terrore assoluto, quello che una creatura immortale può provare vedendo un uomo che può ucciderla: -NO!- urlò e, spalancate le ali, si alzò in volo.
Si sentì crepitare tra le nuvole mentre l’essere alato si allontanava lentamente. L’uomo si voltò verso la figura in cielo sorridendo. Puntò l’indice e il medio verso il suo bersaglio, chiudendo le altre dita a pugno. Una volta presa per bene la mira, mosse verso il basso le due dita.
Il demone non fece in tempo che a sentire sopra di sé un fragore diverso da quello di un normale fulmine. Un istante dopo, una scarica di color nero pece colpì l’essere in volo, vaporizzandolo.
-Illuso- disse sottovoce l’uomo. Si girò nella direzione opposta rispetto a quella presa dalla sua vittima e si incamminò con passo calmo.
Una pioggia fine cominciò a scendere.