martedì 30 novembre 2010

The Hunter - Parte Seconda

-Chi è la vittima, questa volta?- chiese l’angelo strofinandosi gli occhi. Odiava ricevere quelle notizie, specialmente la mattina presto.

-Nessuno di importante, ma era comunque un demone- rispose l’uomo che stava in piedi di fronte a lui. L’angelo sospirò nuovamente prima di replicare: -E con questo a quanto siamo? Ventuno? Ventidue?-
-Ventidue- confermò l’uomo: -e solo in una settimana-. L’angelo guardò il ponte, transennato dalla polizia che cercava una spiegazione per quello strano alone creatosi sulla strada. Un poliziotto stava raccogliendo le testimonianze di vari cittadini che parlavano di un fulmine caduto lì, un fulmine che li aveva fatti scendere in strada per vedere se ci fossero danni.
-Non capiranno mai cos’è- continuò l’uomo, guardando la scena e scuotendo la testa: -Non lo hanno capito le altre volte, non lo capiranno nemmeno ora-
-Sai, Asmo- disse l’angelo: -sto iniziando a pensare di metterci una taglia sopra-
Asmo spalancò gli occhi dalla sorpresa. Prese una pillola dal contenitore mezzo vuoto che aveva in tasca, riportante la scritta “Cardiocalm”, e la deglutì. Si girò verso l’angelo con uno sguardo incredulo: -Avvisami prima di dire certe cose!- disse ancora sconvolto da quell’affermazione: -Si può sapere cosa ti è successo, Raphael? Di è dato di volta il cervello? Tu vorresti sul serio che tutti, e intendo tutti, gli esseri si ambo le fazioni si mettano a braccare, in una caccia senza sosta né quartiere, il Cacciatore?-. Raphael guardò l’uomo dritto negli occhi quasi perfettamente camuffati, ma che avevano ancora un leggero contorno del color del fuoco, ben diverso da quello azzurro dei suoi, prima di annuire lentamente e con decisione. Asmo iniziò a guardare intorno a lui, quasi cercando una via di scampo da quella situazione che, suo malgrado, cominciava a sembragli sensata: -Va bene- disse tendendo la mano all’uomo vestito di bianco di fronte a lui: -Do la piena collaborazione degli Inferi a questa vostra… no, questa nostra vendetta-.
Raphel sorrise compiaciuto stringendo la mano dell’altro. Sapeva che, da quel momento in avanti, per la prima, e forse ultima, volta nella storia, inferno e Paradiso avrebbero unito le forze per uno scopo comune.
Finita la stretta di mano, le due figure, bianca e, molto più appariscente, rossa, si divisero, ognuna diretta verso il quartier generale posto in quella città del peccato conosciuta come Las Vegas.
Raphael arrivò in una delle tante case sobrie presenti nella periferia della città e, dopo aver aperto la porta con la chiave, entrò. La luce lì presente lo fece sentire a casa, nonostante fosse in una città che ben poco aveva a che fare con l’eterna salvezza. Senza perdere tempo, entrò nel suo studio e alzò la cornetta del telefono. Compose un numero di sette cifre e poco dopo una voce gli rispose.
-Pronto, Michael? È fatta. Abbiamo la loro collaborazione. Sì, anch’io penso che fosse ora. Bene, inizia a spargere la voce: il Cacciatore è diventato preda-.
Contemporaneamente, Asmo era entrato da poco nel suo ufficio all’interno del casinò che gestiva, in perfetta armonia con il suo ruolo: tentatore e corruttore. Prese il telefono e premette tre volte lo stesso numero, aspettandosi la voce profonda e spaventosa che non tardò ad arrivare: -Salve, Berito. Ho appena accettato la loro proposta… come previsto, anche loro iniziano a preoccuparsi. Riferisci che la caccia è cominciata-.

***

-Andiamo… non ti sarai offeso, vero?-. L’uomo vestito di nero avanzò lentamente, senza rispondere

-Dai…- dissel’angelo a terra mentre cercava disperatamente di uscire strisciando da quella stanza in cui lui stesso aveva teso, o almeno aveva provato a tendere, la sua trappola al nuovo ricercato numero uno.
-Lasciami andare, te ne prego… In fondo, noi due siamo uguali, no?-
Il Cacciatore si fermò a rispondere: -Una cosa ci distingue-
-Cosa?- chiese impaurito l’angelo. Un leggero ronzio si sentì nella stanza mentre la mano del Cacciatore si stendeva aperta verso l’essere a terra: -Io ho un vestito più bello-
Una scarica nera si sprigionò dalla mano dell’uomo verso il cuore dell’angelo che, spalancando la bocca per urlare, non ci riuscì.
Il Cacciatore si sistemò la cravatta e uscì dalla stanza, lasciando un cadavere alato dietro di sé.

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