– Pronto? Javier sei tu? Ma dove sei?..pronto?-
Doveva essere caduta la linea, forse, perchè alla mia voce rispondeva solo il suono continuo e marcato della cornetta a conversazione finita.
Dannazione! Questa proprio non ci voleva!..ma che cosa voleva dire con quel: non c'è più tempo?
E poi...Javier? Perchè diamine mi avrebbe dovuto telefonare proprio lui? Lui, che, secondo quel che sapevo, sarebbe dovuto essere con Stefano.
Ok, ricapitolando : tante idee e pure confuse!! Strepitoso!
L'unica cosa di cui ero certa è che dovevo andarmene da quell'ospedale...e in fretta, anche.
Soffermandoci un attimo sulla considerazione che avevo già fatto, ribadisco che amo il cinema e per questo dico che, se in questo momento ci fosse un regista ad organizzare il continuamento delle mie azioni , credo che sarebbe J.J.Abrams in “Mission Impossible:II”.
Raccattai velocemente le mie cose dopo essermi tolta i dannati tubicini che mi tenevano attaccata a quel sacchetto contenente chissà quale sostanza. Troppe cose, pensai.Devo decidermi a sitemare un po' in questa borsa.
E fu così che me ne uscii da quella stanzatta del cavolo. Con una borsa e un bel po' di fifa.
Naturalmente calcolai che non mi avrebbero mai fatto uscire dall'ospedale in queste condizioni, si capiva che ero una paziente; mi serviva un camuffamento.
Percorsi così velocemente i corridoi, cercando di dare il meno possibile nell'occhio. Certo che una verniciata a sto' posto no? I muri avevano colori così deprimenti e sbiaditi, che sembravano urlare . Per favore datemi una botta di vernicie!!
Ma, bando all'arredamento casa, il caso volle che in quel momento all'angolo del corridoio spuntò una donna in camice sui trentacinque, altina e con un registro di non so che in mano.
E va bene, sono questi i momenti in cui bisogna prendere delle decisioni, quindi ora o mai più!! Ora!
Non appena l'infermiera mi passò di fianco l'afferrai per un braccio e glielo piegai dietro la schiena in modo che mi dasse le spalle e lì, con la mano libera, le appoggiai sulla bocca e sul naso un asciugamano che avevo trovato in bagno e tenni premuto finchè non sentii il suo peso cadere tra le mie braccia.
OK, lo ammetto, era la prima volta che “ narcotizzavo” qualcuno ( per modo di dire) e ammetto che in quel momento stavo quasi per dare di stomaco oltre al fatto che ero nel panico più totale.
Io , Roxen Burlington, ero in mezzo ad un corridoio di un edificio pubblico, con il 98% di probabilità che quelcuno mi vedesse, ma soprattutto con il corpo di una donna che giaceva tra le mie braccia. E ammetto che l'unica cosa che riuscii a pensare fu : Merda!!!
Per mia fortuna, dopo circa 30 secondi di esame di coscienza riuscii a focalizzare meglio il posto in cui mi trovavo e addocchiai una stanzetta che faceva proprio al caso mio.
Mi avvicinai furtivamente verso la camera e piano piano aprii la porta. All'interno era vuoto e buio.
Non ci pensai due volte. Presi il corpo e lo appoggiai sul pavimento all'internodella stanza, dopodichè tolsi alla donna il camice che indossava e lo appoggiai sopra i miei vestiti abbottonandomi bene fino a che i vestiti che indossavo sotto si vedessero il meno possibile.
Poi richiusi velocemente la porta e sgattaiolai velocemente verso la prima uscita che vidi.
Spinsi il portone a spinta e mi gettai all'aria di città che mi attendeva fuori.
Si!! Missione compiuta!!
Corsi in fretta e furia verso la strada e quasi non fui investita da una taxi..si! Un taxi! Ecco cosa mi serviva!
-Oh! Signora! E faccia attenzione!-mi urlò il taxista.
-Scusi, scusi ma mi servirebbe un passaggio-dissi mentre mi dirigevo verso gli sportelli posteriori dell'auto.
Il viaggio non durò molto e la persona molto sgarbata che siedeva davanti a me si rivelò essere invece un ottimo appassionato di musica di.. come dire.. d'altri tempi.
Infatti il nostro tragitto fu accompagnato da Edvard Grieg con “Il Mattino”. Che, ammetto, era stupenda come musica.
Tempo conque minuti ed ero sotto il portico di casa mia.
Attesi qualche secondo a scendere, mentre l'ansia e la paura si impossessavano sempre di più di me.
Presi un bel respiro, pagai e scesi.
In qusto momento la colonna sonora della mia vita era accompagnata dagli Hurts con “Sunday”.
Aspettai mentre il buio della notte arrivava sempre più incombente.
Dopo un po' però un sospetto incomnciò a prendere parte della mia mente: Javier aveva detto “ a casa tua”, quindi tecnicamente dovevo salire in casa.
In fondo l'avevo sempre saputo, ma ignorato per la troppa paura.
Con coraggio mi fiondai verso il mio pianerottolo facendo gli scalini a due a due.
Una volta arrivata mi bloccai, la porta era aperta e da dentro arrivava solo una flebile luce.
Deglutii.
Spinsi la porta cercando di non fare rumore ed entrai.
Camminai lentamente verso il salotto, quando sentii un rumore.
Mi voltai di scatto.
Stefano.
Stefano era in piedi di fronte a me con una pistola in mano puntata verso il mio viso.
Poco più distante vidi il corpo di Javier a terra, inerte e ricoperto di sangue.
Piccoli fremiti incominciarono a percorrermi la schiena mentre una solitaria lacrima mi rigava il volto.
-Ciao, Roxen- sogghignò Stefano.
Non risposi.
-Umm.. come siamo sgarbati.. adesso non si salutano nenache più i datori di lavoro?-continuò.
Era buio nella stanza il suo corpo era illuminato dalla piccola lampada poco più distante da lui.
Guardai Javier e non potei fare a meno di chiedere :
-Perchè?-
-Perchè? Oh, bè..il perchè è piuttosto semplice. Lui ti amava. E questo era un ostacolo.Ma adesso potrò portare a termine il mio piano...-
Caricò la pistola.
-...senza inconvenienti-
-Ultime parole?-disse.
-Vorrei solo sapere perchè-
-Bè vedi, Roxen, in tutti i tuoi anni di lavoro hai saputo davvero tante cose. Troppe cose. Quindi sei da eliminare. Mi spiego? E comunque tu e quel Luka non sareste mai potuti stare insieme, sai.. lui aveva altri progetti per te.. progetti che non posso dire. D'altronde però c'era anche qualcuno che cercava di sbarazzarsi di lui. Vedi.. è come una grande catena, un po' a effetto domino. Tutti volevano qualcosa da te Roxy cara...ma adesso, tu morirai-disse- Non saprai mai il perchè di tutte queste azioni, quindi.. bye bye Roxen.-
E premette il grilletto.
Driiiiiiiiiiiiinnnnn.
La sevglia.Odio la sveglia. Di solito. Ma non oggi.
Oggi no perchè mi ha fatto risvegliare da uno di quegli incubi strafabtasiosi che non stanno né in cielo né in terra.
Stanotte ho sognato di morire, di finire in un ospedale, di avere un capo porco, di piacere ad un amico...
Troppe cose da digerire il giorno della partenza per le Hawaii. Infatti oggi partirò per le Hawaii per una nuova indagine.. non vedo l'ora!!
Se dovesse succedere qualcosa credo che impazzirei.
A farmi svegliare ancora di più è la canzone che hanno messo alla radio che ho appena accesso, è una di quelle che ascoltano i giovani d'oggi: si chiama “Hey baby” di Pitbull ft. T-Pain.
La cosa negativa è che il sogno mi frulla ancora in testa. Ma è ridicolo! Io non ho frequentato nessuno negli ultimi tempi!
Sono proprio fusa.
Tanto per essere sicura di avere tutto il necessario per partire però , incomincio a controllare nella mia borsa e.. questa che roba sarebbe??
Tiro fuori una bustina arancione mai vista prima. La apro. Dentro c'è un ciondolo a forma di.. mondo??
Che diamine sarebbe?
Ma non è finita. C'è anche un bigliettino. C'è scritto:”è molto più di quel che tu credi...” Poi c'è anche una citazione :
”Sai quel luogo?Quello tra il sonno e la veglia,
in cui ricordi ancora cosa stavi sognando.
Quello è il posto dove ti aspetterò e ti amerò
per sempre.
James Matthew Barrie, Peter Pan”
Il tutto è firmato da : Javier.
Succede tutto molto in fretta: prendo la rubrica e compongo il suo numero.
Aspetto. Aspetto. E poi una voce.
-Pronto, Roxen?-
-Javier? Ciao, senti volevo solo dirti che... dobbiamo parlare-
Un cappello pieno di ciliege, di Oriana Fallaci
-
Avevo iniziato a leggere questo libro molti anni fa e non ero riuscita a
superare le prime dieci pagine. Adesso, forse complice un’età più avanzata
e un...
4 mesi fa