Storia di una donna che si perse in un blog
Vivienne era nata con il sangue blu. Non quello che scorre nelle blasonate vene di antichi nobili. Il sangue blu di Vivienne era del tipo che scorre misto al sangue rosso delle emozioni più sfrontate, quello che si versa sulla carta bianca esponendo al pubblico il mondo interiore, lasciando trapelare le debolezze, le sofferenze, le pene che sono racchiuse nel profondo dell’anima.
Vivienne aveva iniziato a scrivere da adolescente, riempiendo diari che ora stagionavano come vino buono nella cantina della sua casa. All’inizio erano semplici frasi, perdute tra ritagli di giornali, foto e disegni. Poi erano diventate poesie, raccolte in un quaderno di quelli con la copertina rigida, ordinatamente trascritte con la data, come a voler sistemare le sue emozioni etichettandole una per una. Alla fine erano pezzi di vita raccontata brutalmente, così come veniva fuori nel pieno della tempesta di dolori e gioie. Aveva aperto una sola volta quelle scatole piene di parole e quel piccolo gesto le aveva riportato intatti tutti i sentimenti che aveva provato, soprattutto i dolori che se ne stavano sopiti dentro di sé, indisturbati.