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mercoledì 29 febbraio 2012

One Tweet Story n° 1

E lancio anche qua la sfida denominata molto originalmente dal sottoscritto One-Tweet-Story!
Le regole sono semplici: nel minuscolo spazio di un Tweet, il caratteristico messaggio di Twitter composto al massimo da 140 caratteri, bisognerà scrivere una storia. L'ambientazione, lo stile e il/la/i protagonista/i saranno decisi da altri.
Se volete contattarmi sul mio nuovissimo e fiammante account Twitter potete trovarmi a @Dystopico.



Traccia (By Pavone Bianco): Studentessa trovata morta in un'aula universitaria, con una gardenia sul petto ed un biglietto "tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta di ombre e di luce". ---- La frase è tratta da Anna Karenina.


Svolgimento: La bellezza di una vita nel fiore degli anni spezzata... Il messaggio era chiaro: l'omicida sapeva cosa avevo fatto. Sapeva del giardino.

lunedì 16 gennaio 2012

Chi è il Succube? - Parte Terza

Mi scuso ancora con i miei quattro lettori per questo ritardo.
Ecco a voi l'ultima parte di "Chi è il Succube?"

XyoaiaoyX

***

I cinque giorni della settimana che separavano il lunedì dalla domenica dell'incontro con Magda furono un crescendo di ansia per Alex. Insomma, aveva un appuntamento con una ragazza, purtroppo per lui, letteralmente da sogno che gli toglieva la possibilità di dormire in pace da quasi tre mesi. Ogni giorno Alex si addormentava e si svegliava pensando a quei capelli rossi e a quei bellissimi occhi verdi. Quella ragazza stava diventando un' ossessione non solo durante la notte, ma anche durante il giorno!

Sabato sera era arrivato, in un modo o nell'altro, e Alex era deciso ad andare a letto presto, in modo da non farsi sfuggire il caffè tanto agognato. A letto prese la sveglia e la regolò in modo che suonasse relativamente presto, così da avere tempo sia per svegliarsi per bene che per avere del tempo per dedicare al suo aspetto. Non era conosciuto al liceo come "lo sciupafemmine elegante" per niente. Finiti i bei ricordi delle sere in discoteca, Alex adagiò la testa sul cuscino e si addormentò quasi subito.

Purtroppo per lui, anche i sogni iniziarono quasi immediatamente.

Sempre la solita scena, sempre la solita ragazza. No, non una ragazza qualsiasi, ma Magda! Ne era certo, dopo averla vista da sveglio. Quella ragazza era Magda! -No, no, NO!- disse alla ragazza che entrava in camera, sapendo cosa sarebbe successo se le avesse permesso di intrufolarsi sotto le coperte. Sentendolo ribellarsi, Magda esitò un attimo e rimase a fissarlo. Alex colse l'occasione per mettersi seduto e si rivolse a lei:-Come hai fatto ad entrare?-

Un sorriso amaro si stampò sulla faccia di Magda: -Posso fare un sacco di cose che la gente comune come te definirebbe come minimo strane-

-E come peggio?-

-Innaturali, mostruose, demoniache...-

-Non ti seguo-

Magda si avvicinò al viso di Alex e gli sussurrò:-Cosa hai provato quando ci siamo baciati?-

Alex ricordò subito la strana sensazione al petto: non era come quando era agitato, no, era qualcosa di ben peggiore. Aveva sentito il battito del suo cuore rallentare, anziché accelerare per l'eccitazione. Inoltre, dopo quel bacio si era sentito fiacco, smorto, come se avesse passato una settimana a non fare assolutamente nulla, cosa, per lui, impensabile. -Cosa... cosa stai cercando di dirmi?- la voce di Alex era leggermente incrinata dalla crescente paura che stava avendo di quella ragazza

-Oh, come vorrei che le spiegazioni fossero semplici.- disse Magda sinceramente dispiaciuta: -Ma non credo di poterla mettere in un modo immediatamente comprensibile-

-Ok, mi stai spaventando ora- disse Alex. Il ragazzo tentò di allontanarsi dalla figura seduta sul suo letto ma non ci riuscì. Una sensazione, simile ad una mano che lo spingeva con forza, gli stava bloccando le spalle e le gambe. Il panico stava penetrando nella mente del ragazzo.

-Ora neanche te mi vuoi più!- disse singhiozzando Magda:-Ora devo tenerti con la forza, altrimenti scapperesti anche te da me, come hanno fatto tutti quelli che amo o che ho amato!-

-Ma cosa... cosa stai dicendo?- disse quasi urlando Alex

-Perchè nessuno mi ama? È per via della mia provenienza, non è così? Solo perchè sono una straniera, perchè vengo dall'Inferno, perchè condanno gli uomini a morire per amore?- la voce di Magda si era fatta sempre più cupa mentre continuava il suo monologo:-Tanto, per morire per amore non avete bisogno del mio aiuto... Io semplicemente aggiungo una ricompensa per la vostra sofferenza.-

-Smettila! Dimmi chiaramente cosa vuoi! Non ci sto capendo niente, questo sogno è troppo complicato anche da vivere!-

Alla parola "sogno" Magda si riprese e guardò Alex dritto negli occhi. Con le lacrime che le scorrevano sulle guance, la ragazza sorrise di nuovo. Un secondo sorriso, se possibile ancora più intriso di tristezza del primo, si stampò sulle labbra della ragazza:-Oh, Alex... come vorrei che tutto questo fosse solo per te un sogno. Ho provato, di certo, a renderlo piacevole, ma a che prezzo... a che prezzo...-

-Tu... vorresti che questo fosse un sogno? ma cosa...-

-Tu credi di stare sognando, non è così? Beh, mi dispiace contraddirti.-

Come un pugno nello stomaco. Quelle parole, apparentemente senza senso, stavano gradualmente acquistando significato. Se i sogni che aveva fatto non erano tali, si spiegavano le sensazioni di stanchezza e di appagamento che caratterizzavano ogni suo risveglio. Ma non aveva comunque senso che Magda fosse lì, accanto a lui, nel cuore della notte.

-Oh, come ti ho già detto, ne posso fare di cose...- rispose Magda

-Ma che diavolo...-

-Sì, hai detto bene ora. Beh, non proprio un diavolo, ma una specie di creatura infernale sì.-

Alex smise di lottare contro la misteriosa forza che lo teneva inchiodato al letto e guardò Magda:-Chi sei tu?-

La ragazza, che non aveva tolto un attimo il suo sguardo dagli occhi del ragazzo, rispose tranquillamente:-Sono una succube, una creatura infernale. Mi nutro della vita degli uomini attraverso i loro sogni. O meglio, attraverso quello che loro credono siano solo sogni.-

Alex era attonito. I suoi occhi erano spalancati dalla sorpresa, come la sua bocca.

-Sì, lo so che è impossibile da credere- continuò Magda: -ma è ciò che sono.-

-Perciò mi stai dicendo che sei una... mangiatrice di uomini?- chiese Alex

-No, no... Io non li mangio. Mi nutro della vostra energia vitale. Per esempio, se adesso io...- la frase fu interrotta dal bacio improvviso di Magda. Alex provò di nuovo quella orribile sensazione che aveva provato quasi una settimana prima, ma in maniera leggermente più accentuata. Il cuore ormai, poteva sentirlo chiaramente, rallentava, mancava qualche battito, faceva fatica a stare al passo. Quella tortura, che per Alex fu interminabile, si concluse qualche secondo dopo. Magda lo guardò come per sincerarsi delle sue condizioni ma vedendolo spossato le lacrime ricominciarono a scendere:-Ecco, è questo che faccio per nutrirmi e sopravvivere. Porto alla morte le persone.-

Alex si riprese dopo un po', sentendosi comunque ancora stanchissimo, come dopo una maratona. Con voce flebile chiese:-Ora puoi... togliere queste catene? Non credo di avere la forza di scappare, comunque.-

Magda annuì e Alex si sentì subito liberato da quel peso che lo imprigionava. Il ragazzo guardò la ragazza ed emise un debole riso. -Cosa ti fa ridere?- chiese incuriosita Magda

-L'ironia. Io sono sempre stato un bel ragazzo a cui piaceva avere il maggior numero di ragazze... Insomma, uno "sciupafemmine". Ma ora è una donna che "sciupa" me...- una altra risate uscì dalla bocca di Alex. -Ma tornando seri, di quanta... vita ti sei nutrita da me?-

Magda distolse lo sguardo e rispose a voce bassa: -Più o meno cinquanta, sessanta anni...-

-Quindi ho l'aspetto di un trentenne ma il fisico di un uomo di ottanta anni?-

-Sì e mi dispiace moltissimo per questo. Ti giuro che se io non fossi... se tu potessi...- Magda ricominciò a singhiozzare a abbracciò forte Alex, come se temesse che il ragazzo potesse volare via in qualsiasi momento

-Ehi, ehi... non è mica colpa tua, sai? Ognuno di noi è a questo mondo per un motivo. Io per fare soldi ed avere ragazze, il mio amico al bar per fare degli ottimi caffè ed aiutare le persone...-

-Sì ma io? Io non porto altro che dolore!- disse con rabbia Magda

-Tu porti una morte bellissima. Insomma, quale uomo su questo pianeta non vorrebbe morire amando?- disse con un sorriso Alex

Magda sciolse l'abbraccio e guardò il ragazzo negli occhi: -Tu lo vorresti?- disse sorpresa

-Certo. Specie se sei tu a procurarmi questa bellissima fine-

-Ma io non voglio! Io sono innamorata di te, non voglio perderti! Non voglio... Io...- la ragazza batté un pugno sul letto, lasciando un alone nero ed un improvviso odore di zolfo: -Io non so cosa fare.-

-Tu saresti disposta a farmi felice?- chiese Alex

-Ma certo che lo sarei-

-Faresti tutto ciò che ti dico?-

-Cosa vuoi dire?-

-Ormai non avrei molto tempo da trascorrere ancora su questa terra, se quello che mi hai detto è giusto-

-Non dire così, Alex-

-E la morte... beh, dopo questa sera non mi fa più così paura-

-Non costringermi a fare cose di cui ti pentiresti- le lacrime di Magda, ormai, erano incontrollabili

-Un ultimo desiderio di un condannato a morte. Lo esaudiresti?-

-Io... io non voglio...-

-Dimmi di sì. Ti prego.- Alex prese la mano di Magda e la strinse forte: -Ti prego-. Magda distolse lo sguardo per un attimo, ma tornò quasi subito a fissare gli occhi di Alex. I due rimasero così per qualche secondo finchè Magda non annuì.

Il ragazzo sospirò ed un sorriso gli si stampò in viso. Ormai quello che aveva fatto era tutto ciò che desiderava aver fatto nella vita. Non aveva troppi rimpianti ma aveva un unico dispiacere: non aver detto a Seth cosa stava succedendo.

-Baciami un'ultima volta, Magda...-

The End

mercoledì 28 dicembre 2011

Chi è il Succube? - Parte Seconda

Alex impiegò un attimo a capire di cosa stesse parlando Seth. Insomma, era completamente assurdo che una ragazza immaginaria si materializzasse di fronte a lui. Eppure, contro ogni logica, girandosi verso l'entrata del bar, Alex vide proprio ciò che lo aveva fatto svegliare per più e più notti. Una ragazza snella, poco più alta della media, completamente vestita di nero, con capelli che ricordano il fuoco vivo e occhi così verdi che pochi pittori sarebbero riusciti a copiarne il colore. Il viso era completamente rivolto verso quello di Alex e quegli occhi penetranti stavano scavando in quelli dell'uomo assonnato che cercava di trovare una spiegazione a ciò che stava guardando.

-Scusa, è che tu... mi ricordi molto una persona che... che conosco- disse timidamente la ragazza con un sorrisetto. Alex si riscosse e le rispose scuotendo la testa:-Scusami tu, non è molto educato da parte mia fissare una ragazza, anche se devo dire, è ben difficile non notarti-

-Ecco l'Alex che conosco...- disse Seth sottovoce portando una tazza grande in cui si poteva vedere una schiuma bianca

-Come ha detto, scusi?- disse la ragazza al barista

-Io? Ho detto che il cappuccino è pronto, signora...- disse Seth. La ragazza sorrise al barista ma tornò subito con lo sguardo verso Alex, il quale notò Seth fargli il gesto universale del "ti tengo d'occhio".

-Allora... tu abiti qua in zona?- chiese di punto in bianco la ragazza

-A dirla tutta... sì, abito qua a due passi e...- uno sbadiglio interruppe la frase: -Scusa, è un periodaccio per il mio riposo-. La ragazza si fece seria per un istante, come se quell'affermazione l'avesse sorpresa in modo negativo, ma il sorriso le ritornò quasi subito:-Vedrai che è solo un momento, ne sono sicura. Magari lavori troppo e...-

-Vorrei che fosse per colpa del lavoro, ma non credo sia quello il problema- rispose sconsolato Alex:-Ma non parliamo di discorsi così tristi a mattina presto, poi ti rovinano il resto della giornata!-. La ragazza sorrise a denti stretti, come se si fosse pentita di aver fatto quell'osservazione. Notandolo, Alex chiese:-Tutto bene? non ti devi preoccupare per me...-. La ragazza disse qualcosa sottovoce, che Alex riuscì a malapena a sentire:-Forse dovrei...-

-Come scusa?- chiese piuttosto incredulo il ragazzo

-Eh? No, niente, lascia stare. Credo che io debba... debba andarmene, ora- disse la ragazza alzandosi di scatto. Lasciò cadere un paio di monete sul bancone, accanto al cappuccino che non aveva nemmeno sfiorato e aprì la porta del bar. Alex la prese per un braccio e disse:-Aspetta! Ma tu chi sei?-

Lei non si girò, ma pronunciò una sola parola:-Magda- e uscì dal locale, lasciando un uomo assonnato e confuso e un altro, al di là del bancone, preoccupato più che mai

La giornata di Alex continuò come sospesa, come se tutti i sogni che doveva fare in quelle notti insonni che aveva passato si fossero trovati improvvisamente nel suo cervello e volessero materializzarsi contemporaneamente. Sebbene fosse chiuso in casa sua, sdraiato sul divano, vedeva strade familiari, della sua città, dipanarsi come dedali di un labirinto infinito. Ad ogni incrocio, però, c'era sempre lei: Magda. I suoi capelli rossi lo tormentavano, come un incubo dal quale era impossibile svegliarsi. Erano di fronte a lui o no? No! erano passati a destra! Ora a sinistra! Per un secondo sparivano, poi ricomparivano in un altro luogo! E lui, povero Alex, che continuava a rincorrerli ovunque, non importava quanto era lunga la strada o da quanto lui fosse stanco... così stanco...
La sveglia suonò precisa alle 6.35 della mattina, facendo sobbalzare un impreparato Alex. Com'era possibile? Si era addormentato, questo era evidente, ma credeva di averlo fatto in salotto, davanti alla televisione, come era suo solito fare ogni lunedì. In ogni caso, quel lunedì non sarebbe arrivato al lavoro poco dopo dell'orario, ma in perfetto orario grazie a... già. Grazie a chi? O a che cosa? In ogni caso, lo avrebbe ringraziato a tempo debito.
Dopo essere riuscito ad arrivare in agenzia prima del solito, tra lo stupore del suo capo e dei suoi colleghi, Alex sentì il morale che andava migliorando ora dopo ora. Quando il turno di otto ore passato dietro ad un monitor finì, non poteva sentirsi meglio.
Camminando quei dieci minuti che lo separavano da una tazza di tè bollente fatto in casa Alex si sentì come non si era sentito da due mesi: perfettamente. Non era stanco, non era triste, non aveva ossessioni riguardanti strani sogni contemplanti una ragazza dai capelli rossi che a quanto pare si chiamava

-Magda?-

La ragazza, che stava proprio davanti al portone del condominio dove viveva Alex, si girò verso di lui, come se lo stesse aspettando da molto:-Ciao Alex-

-Tu, ma tu, ma sei... Tu!- disse balbettando Alex

-Sì, lo so, mi sono comportata malissimo ieri, ma andavo veramente di fretta e...- Magda si interruppe per un istante con uno sguardo insolito, come aveva detto Seth il giorno prima: "ti ha piantato gli occhi addosso, neanche stesse per mangiare e tu sia la portata principale". In effetti uno sguardo affamato lo aveva, ma non era normale che lo avesse rivolto verso di lui! Dopo qualche, inquietante secondo Magda riprese scuotendo la testa, come a scacciare un pensiero:-Scusa, stavo pensando... ad altro. Dicevo che volevo farmi perdonare, il problema è che ultimamente ho ben poco tempo libero e non credo di poter organizzare una cena come vorrei. Ti va bene anche un caffè insieme? Non come ieri... più tranquillo-

Alex non sapeva cosa dire. La proposta lo allettava da morire, ma lo spaventava anche. Dopotutto, era a causa di quel viso che non riusciva a dormire bene. Era anche vero che, se la ragazza con cui stava parlando era quella del sogno, poteva chiederle qualche delucidazione.

-Va bene. Facciamo domenica prossima? Come te non ho molto spazio e il mio unico giorno libero è-

-Va benissimo, non ti preoccupare.- rispose in fretta Magda:-Ora devo scappare: ci vediamo domenica.- e passò accanto ad Alex, ma si fermò subito dopo. -Scusami...-

-Sì?- chiese Alex voltandosi. Magda si avvicinò ed improvvisamente lo baciò. Appassionatamente, in modo travolgente. Con una strana sensazione che proveniva dal petto. Alex sentì che il suo cuore mancava un battito o due, prima che Magda si staccasse da lui. Il ragazzo, confuso ed impaurito, vide solo gli occhi verdi della ragazza colmi di lacrime e lei che fuggiva via.

"Perchè ho accettato il suo invito?" si chiese il ragazzo.

martedì 27 dicembre 2011

Chi è il Succube? - Parte Prima

Alex si svegliò di soprassalto, sudato e spaventato. Guardò l'ora sulla sveglia che era sul suo comodino: le 4.30. Fortunatamente la settimana lavorativa era finita, perciò la perdita di preziose ore di sonno non avrebbe influito sulle sue prestazioni lavorative. Se fosse stato sorpreso a schiacciare un altro riposino sul lavoro i suoi colleghi si sarebbero seriamente preoccupati.

Sempre il solito sogno, sempre la solita faccia, sempre il solito risveglio. Erano ormai due mesi che questa tiritera lo perseguitava ogni settimana notte. Rassegnato all'ennesima notte in bianco, Alex si alzò e si diresse verso il bagno. Accese le luci e fece scorrere l'acqua prima di lavarsi la faccia. Specchiandosi si vide come si era già visto altre volte: sudato, rosso in viso e con l'acqua che gli gocciola dal mento. Scosse la testa per eliminarsi dalla vista quell'immagine di uomo stanco che si sentiva più vecchio di quanto non dicesse la carta d'identità. Perché un uomo di venticinque anni, tutto sommato di buon fisico e senza problemi di salute eccettuati i classici raffreddori invernali non può crollare dalla stanchezza alle nove di ogni sera e svegliarsi puntualmente in ritardo la mattina successiva. O almeno, questo nelle notti in cui non era ossessionato da quel maledetto volto...

Alex si trascinò verso il salotto per tentare di trovare un modo per ammazzare il tempo, almeno fino alle sei, orario in cui il suo bar preferito apriva i battenti. Si buttò sul divano e, seppur controvoglia, iniziò a fare zapping tra i vari canali della televisione alla ricerca di qualcosa di interessante. Tra b-movie d'azione in cui fiumi di succo di pomodoro inondavano autostrade e improbabili televendite, Alex fu attirato da un canale in cui un ometto con gli occhiali rotondi parlava di creature fantastiche e mitiche. In parte perché era l'unico programma minimamente decente, in parte per sincero interesse, Alex alzò un poco il volume per sentirlo parlare di lupi mannari, vampiri e demoni che, sempre secondo il conduttore, vivrebbero ancora nelle nostre città.

Tra strane ricostruzioni in 3D e sfocatissime immagini di cellulare, le descrizioni di quegli esseri erano stranamente piene di dettagli. Contrastanti e contraddicenti, certo, ma comunque avevano qualcosa con cui riempire lo spazio concesso al programma. Grazie a questo interessantissimo programma, comunque, Alex riuscì a tirare le 6.10. Quando, guardando l'orologio che aveva al polso, si rese conto che poteva uscire senza rischiare di passare mezz'ora da solo in mezzo alla strada, prese il telecomando. Sembrava che anche il programma fosse in chiusura perché l'ometto stava ringraziando l'ultimo ospite e stava finendo annunciando l'argomento del prossimo episodio:-Grazie a chi ci a seguito stanotte. A settimana prossima, in cui una puntata speciale si occuperà degli esseri definiti succ...- la frase fu spezzata da Alex che spense la televisione.
Dopo essersi vestito in fretta, Alex scese in strada. Come si aspettava, ben poche persone erano già sveglie a quell'ora e sulla strada, illuminata in parte dal sole che sorgeva e in parte dai lampioni ancora accesi, passavano poche auto. Si diresse sbadigliando verso il "Bar 05", un locale dove era possibile gustarsi uno dei caffè più buoni della città e essere rassicurati e sollevati dal gestore, un uomo quasi sempre serio ma capace di ascoltare come pochi di nome Seth. Lui e Alex erano amici di lunga data e non era un caso se erano finiti a vivere nella stessa città: Alex era agente immobiliare e Seth si era rivolto a lui per trovare il locale in cui ospitare il suo bar.
Entrando nel "Bar 05" la prima impressione che Alex ebbe e aveva sempre avuto era di modernità: i divanetti erano squadrati ma comodissimi e il loro colore, nero, contrastava col resto dell'ambiente, dominato da colori come il bianco e il beige. Alex si avvicinò al bancone e con un gesto della mano attirò l'attenzione di Seth, il quale lo salutò subito calorosamente: -Alex! Ma cosa ci fai qua a quest'ora? Oggi non è il tuo giorno libero?-

-Ciao Seth. Sì, oggi è il mio giorno libero, ma avevo una voglia matta di un tuo caffè che ho puntato la sveglia presto e sono venuto qui-

Seth si fece serio mentre preparava il caffè e, porgendo la tazzina ad Alex, gli chiese:-Ancora quel sogno?-

-Non ti si può nascondere nulla, eh?- disse Alex con un sorriso amaro:-Sì, ancora quel sogno.-

-Alex, sai che non voglio fare l'allarmista né altro, ma dovresti seriamente iniziare a pensare a che cavolo può voler dire. Io posso dare una controllatina a cosa c'è qui dentro- disse portando l'indice sulla tempia di Alex:-ma non posso farcela se non mi dici niente. Tutto ciò che so è che da tempo non dormi bene a causa di un sogno riguardante una ragazza.-

-È tutto ciò che hai bisogno di sapere- disse Alex prima di bere d'un fiato il caffè

-È tutto ciò che tu vuoi dirmi, maledizione! Se non vuoi essere aiutato, fai pure, ma non devi farmi preoccupare, intesi? E sai benissimo che per non farmi preoccupare devi dirmi esattamente ciò che ti frulla per la testa-

Alex sospirò: sapeva che prima o poi doveva dire a Seth perché un sogno lo angosciava tanto, ma non aveva voglia di sentirsi stupido:-Ok, hai vinto. Il sogno è sempre lo stesso e riguarda una ragazza-

-Dimmi qualcosa che non so- lo interruppe subito il barista

-Sei impaziente come al tuo solito, Seth...-

-E preoccupato come la mio solito, Alex-. Alex sorrise: poteva fidarsi ciecamente di quel burbero barista preoccupato quasi più degli altri che di sé stesso: -Il sogno riguarda una ragazza: lei entra in camera mia, mi guarda, poi si avvicina. Arrivata al capezzale del mio letto si piega e mi bacia, dopodiché si spoglia, sale sul letto e... beh, questa parte del sogno è privata-

-Capisco, capisco. E cosa succede dopo che... beh, dopo la parte privata del sogno?-

-Mi sveglio, sudato e spaventato. Sudato per via dell'atto che ho compiuto nel sogno, spaventato per via della ragazza-

-Tu... spaventato da una ragazza sognata?- disse Seth con mezzo sorriso

-Non c'è niente da ridere-

-Non sto ridendo, ma pensando a quanto ironica questa cosa sia. Te, sciupa femmine di prima categoria, spaventato da una ragazza. L'ho sempre detto, io: esiste una qualche forma di...-

-...di equilibrio cosmico, sì, l'hai detto milioni di volte.-

-Sono così prevedibile? Mah. Comunque, dimmi: com'è questa ragazza?-

-Bella da morire. Vestita sempre di nero, con un maglione a collo altro e pantaloni attillati, ma il particolare più strano sono i capelli: rossi come il fuoco-

Si sentì il campanello della porta, segnale che un nuovo cliente era entrato nel bar e Seth, dopo aver dato un'occhiata, fece segno al nuovo avventore di aspettare, poi disse in fretta ad Alex:-Vestita di nero, capelli rossi, occhi verdi e labbra che dicono "baciami, stupido"?-

-Hai avuto anche te questo sogno?- chiese incredulo Alex

-No, ma Miss Intrusione Onirica è appena entrata e ti ha piantato gli occhi addosso, neanche stesse per mangiare e tu sia la portata principale-.

lunedì 12 dicembre 2011

Neko Adventure

L'attesa
Quarta Parte

La convalescenza di Jilien durò un giorno intero, in cui fu proibito alla ragazza di uscire dalla sua stanza. Questo ordine del Maestro curatore, però, fu disatteso da Jilien per un paio di volte, in cui fu sorpresa a girovagare per i corridoi. Dopo che per la seconda volta la ragazza fu portata a forza a letto, un membro della setta fu messo di guardia alla porta, in modo da evitare ulteriori “fughe”. –È per il tuo bene, fidati.- disse il Maestro curatore mettendo a letto Jilien per la seconda volta:-Ostinarsi a credere di stare bene non ti gioverà in alcun modo. Non voglio ricorrere ad alcun sonnifero ma, se continui a comportarti così, ti dovrò far ingurgitare a forza una delle pozioni che tu stessa crei e credimi- disse con tono improvvisamente cupo:-so come farlo-. Rassegnata e un po’ spaventata, la ragazza-gatto si stese sotto le coperte, entrando nel suo stato di dormiveglia che, per lei, sostituiva il normale sonno. Sfortunatamente per lei, questo non la esonerava dall’avere incubi.

Un uomo e una donna. Lei bellissima, lui con i segni della fatica sul volto. Guardavano Jilien con affetto, nonostante un velo di paura si percepisse in entrambi. Ma si voltano, girano le spalle alla ragazza, salutandola con una mano. Perché se ne stavano andando? Non stavano abbandonando la ragazza, no, lei sapeva che sarebbero tornati… Allora perché era così triste? Li avrebbe rivisti tra poco, ne era sicura.
Ma non voleva correre il rischio. Li inizia ad inseguire, ma sono già spariti nel buio. È tutto scuro intorno a lei, tutto. Niente luna, niente stelle, niente luci provenienti dalle case… Ma non c’erano nemmeno le case!
Dove sono finiti tutti? Dove? Non c’è più nessuno, solo Jilien! Solo lei! Lei e il suo monile d’argento.

La pietra blu e Jilien.

Solo Jilien, Jilien…

-JILIEN!-
L’urlo fece sobbalzare la ragazza, che si mise seduta, in posizione di guardia, preparandosi per un attacco. Ci mise qualche istante a capire chi erano le tre figure che la stavano fissando con aria preoccupata. Il Maestro del refettorio, quello che tutti i giorni spuntava il suo nome dalla lista, aveva le mani sulle spalle della ragazza ed aveva gli occhi sbarrati. Poco dietro di lui stava ritto il Maestro curatore, con la bocca aperta dallo shock. Infine, sulla soglia della porta della stanza, stava il Gran Maestro.

-Che… che succede?- chiese spaventata la ragazza-gatto

-Questo lo vorremmo chiedere a te, dannazione!- rispose il Maestro curatore

Il Maestro della mensa si staccò dalla ragazza, si avvicinò al Gran Maestro e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, dopodiché se ne andò. –Tu poi andare- disse il Gran Maestro e l’uomo con la tunica azzurra si voltò, portò la mano chiusa a pugno al petto nel saluto rituale e varcò la soglia della camera, sparendo dalla vista di Jilien.

-Posso sapere cosa sta succedendo?- chiese preoccupata la ragazza

-Stavi avendo una visione. Possono sembrare degli incubi, ma è così che a noi mortali appaiono i voleri della Dea Aura…-

-Potrebbe anche spiegare i suoi voleri in forme più comprensibili- sbottò Jilien

-Comunque sia, quello che vedi durante queste crisi può essere importantissimo. Può essere un avvertimento per il futuro o un consiglio a vedere al passato…-. La frase criptica del Gran Maestro rimase in sospeso, perché fu interrotto da qualcuno che bussò alla porta: -Avanti!- disse contrariato il Gran Maestro. Alla soglia comparve un affiliato col fiato corto che disse, senza badare al saluto rituale: -È Crystal, signore. Era sdraiata sul pavimento della cella quando improvvisamente è diventata rigida, sembrava non respirasse più. Era pallida, come… come un morto e aveva gli occhi sbarrati. L’abbiamo svegliata dopo qualche minuto, mentre continuava a ripetere qualcosa riguardo ad una pietra blu…-

Il Gran Maestro guardò Jilien con uno sguardo incredulo, mentre la ragazza stringeva tra le mani il suo ciondolo d’argento al cui centro era incastonata una pietra blu sferica.

-Crystal…-

lunedì 28 novembre 2011

Neko Adventure

L'attesa
Terza Parte

Jilien si svegliò dal pesante sonno in cui era caduta. Si prese un attimo per cercare di capire dove fosse senza muovere più di tanto la testa, dato che le sembrava che le scoppiasse. Si rese conto che era sotto una pesante coperta e che sulla testa qualcuno le aveva appoggiato una pezza bagnata con un’acqua di qualche fiore con proprietà mediche, a giudicare dall’odore.

Sentì che alcune persone stavano parlando con voce sommessa vicino a lei e spostò la testa in quella direzione. Vide il Maestro alchimista che stava parlando con un membro della setta che Jilien non aveva mai visto: era piuttosto alto, con i capelli molto corti e una tunica decisamente diversa da quella che indossava lei o che aveva indossato nel suo periodo di apprendistato: era azzurra.

Quando tentò di mettersi seduta, in modo da vedere meglio la scena, sentì che la sua testa non seguiva con esattezza i suoi movimenti e una sensazione di nausea la prese, facendole scappare un lamento. Sentendo che la ragazza era sveglia, i due maestri si avvicinarono al suo capezzale. Quello con la veste azzurra prese dolcemente ma con fermezza le spalle di Jilien e la fece rimettere in posizione sdraiata:-Non sei nelle condizioni di poterti muovere e, a giudicare da ciò che il mi è stato riferito- disse volgendo lo sguardo al Maestro alchimista –Avrai questi sintomi per ancora qualche ora, forse un giorno-. Jilien guardò il Maestro con la tunica azzurra e chiese con voce flebile:-Chi è lei?-

-Io? Io sono colui che rimedia agli incidenti di percorso come il tuo, Jilien. Sono il curatore della setta e mi occupo degli errori che vengono compiuti, principalmente durante l’utilizzo del reparto di alchimia-

Jilien passò lo sguardo sul Maestro alchimista e chiese:-Cosa ho sbagliato? Il dosaggio era un po’ inferiore al normale, ma non capisco…-

-Hai usato un ingrediente sbagliato- rispose con tranquillità:-Il fungo che serve per estrarre l’olio è molto simile ad un altro, che però è molto più pericoloso. Il fungo di cui sto parlando è capace di far compiere azioni insensate anche al più saggio degli uomini e tu, Jilien, ne hai assunto un po’. Fortunatamente hai assaggiato solo una minima parte del composto, e questo ti ha solo causato una forte allucinazione.-

Jilien capì: in preda alla rabbia per l’infruttuosa ricerca che stava portando avanti da giorni aveva confuso due specie di funghi simili tra loro, ma diversi nell’effetto:-Ho forse fatto del male a qualcuno? Ho causato danni?- chiese con aria dispiaciuta

-Fortunatamente, a quell’ora il laboratorio era deserto e tu ti sei accasciata quasi subito, quindi non ti devi preoccupare di nulla-. Sentendo che il suo errore non aveva causato danni, Jilien si sentì sollevata.

-Ora ti lasciamo riposare e quando ti sentirai meglio potrai tornare alle tue ricerche- disse il curatore. La ragazza-gatto annuì e si mise a fissare il soffitto, pensando.

Quando sentì che i due Maestri avevano lasciato la stanza in cui era, Jilien si lasciò scappare una lacrima. Non per il dolore che provava, quello era inesistente, ma per la sequenza di disavventure che le stava capitando. Erano passati meno di sei mesi da che aveva incontrato per la prima volta Crystal, meno di quattro da che era diventata un’ affiliata a tutti gli effetti della Setta del Loto Nero e meno di una settimana fa aveva compiuto, o meglio fallito, la sua prima missione. Successivamente aveva provato a cercare notizie del suo passato, ma non aveva avuto successo. Ed ora, anche quando pensava di stare facendo una delle cose più facili, non era riuscita a preparare nemmeno un banale unguento…

Le lacrime silenziose di rabbia, di frustrazione, di paura, di tutte le emozioni che aveva tenuto represse fino a quel momento, le iniziarono a sgorgare lungo le guance.

lunedì 14 novembre 2011

Neko Adventure

L'attesa
Seconda Parte

La ricerca durava ormai da una settimana e i fogli che Jilien aveva riempito con descrizioni, disegni e teorie sull’origine della collana che indossava cominciavano ad accatastarsi in maniera confusa sul tavolo della biblioteca. Nonostante la mole di informazioni a sua disposizione, Jilien era riuscita solo a rintracciare l’area di provenienza grazie alla pietra centrale della collana. Quella piccola sfera era originaria di una regione a nord-est rispetto Mohrsen, una parte del regno celebre per le opere orafe. Questo voleva dire tutto e niente: il gioiello poteva essere un lavoro su commissione, quindi essere un pezzo unico e facilmente associabile ad un gioielliere, oppure una semplice replica acquistabile per poco in ogni mercato.

“Sembra che il Fato non voglia che io scopra la mia origine…” pensò la ragazza-gatto mentre chiudeva l’ultimo libro che aveva consultato. Guardandosi intorno vide che solo lei ed il Maestro addetto alla biblioteca erano rimasti lì dentro, quindi decise di concludere per quel giorno la ricerca. Raccolse tutti i suoi appunti, li mise nella borsa e lasciò quel luogo di cultura per andare verso la parte della struttura dedicata all’alchimia.

Quel miscuglio di odori, alambicchi e fiamme avevano un effetto incredibilmente rilassante, come se creare sostanze letali la facesse stare meglio. Senza indugiare si diresse verso il Maestro alchimista e chiese di poter usare uno dei mortai:-Cosa devi creare?- chiese il Maestro

-Sinceramente non saprei, vorrei solo fare qualcosa per passare il tempo e distrarmi- ammise Jilien. Aveva già provato a mentire al Maestro bibliotecario quando aveva iniziato la sua ricerca sulla collana, ma era stata smascherata subito, come se avesse detto esplicitamente che stava inventando una scusa. –Non devi mai temere le tue motivazioni- le aveva detto il Maestro con un sorriso.

Il Maestro alchimista annuì e indicò alla ragazza la postazione di lavoro più vicina al mobile dove erano rinchiusi gli ingredienti. Jilien si avvicinò al grande mobile in legno e passò in rassegna con lo sguardo tutti i cassetti: ognuno di loro conteneva materiali, piante e anche parti animali che, presi singolarmente, erano innocui o poco tossici, ma se mescolati sapientemente potevano creare delle tossine che uccidevano in meno di un giorno.

La ragazza-gatto cominciò prendendo un erba comune, il cui colore e consistenza assomigliava a quello del fieno, e una manciata di foglie larghe provenienti da una pianta dal potere lenitivo. Aveva deciso di non dedicarsi a niente di mortale, ma di rifornirsi di un unguento che, se applicato sulle ferite, evitava che queste si infettassero. Aveva un odore piuttosto pungente, ma sopportare quella piccola punizione era di certo migliore del dolore derivante da una ferita infetta.

Jilien portò il tutto verso il mortaio e cominciò a pestare quelle erbe, concentrandosi solo sul colore che il composto stava assumendo. Quando vide che le foglie e l’erba erano ben sminuzzate, allungò la mano verso una delle bottiglie che erano presenti sul tavolo. Era una bottiglia contenente un’acqua particolare, importata dalle regioni orientali, il cui effetto sulla pelle era di ringiovanimento. Ne versò un poco nel mortaio e continuò a pestare, finchè il composto non aveva l’aspetto di una poltiglia informe e non certo beneodorante. Per concludere il processo che avrebbe portato all’estrazione dell’olio, mancava un fungo che avrebbe favorito l’estrazione di tale sostanza. Jilien si diresse quindi verso l’armadio degli ingredienti ed estrasse qualche fungo dal gambo tozzo e dal cappello bianco. Le lamelle presenti sotto al cappello lo rendevano difficile da confondersi con altre specie. La ragazza rimase un po’ delusa dalle dimensioni di quegli esemplari, più minuti rispetto al solito, ma non ne fece un cruccio: l’unguento sarebbe venuto fuori anche con una dose ridotta di quel fungo. Mise anche quest’ultimo ingrediente nel mortaio, lo sbriciolò e versò il contenuto nel filtro posto lì accanto. Mentre l’olio gocciolava nella boccetta che Jilien aveva posto al di sotto, la ragazza si rimise a rimuginare sulla collana che aveva al collo, sulla sua provenienza, sulla…

“No!” si disse “È inutile continuare a pensare a ciò che non posso sapere. Meglio concentrarsi sul momento, se poi potrò sapere la mia origine, ne sarò lieta”. Vedendo che la boccetta era ormai colma, la tolse dal supporto del filtro e mise una goccia dell’unguento sulla punta di un dito: assaggiandolo avrebbe dovuto avere un sapore dolciastro, altrimenti voleva dire che aveva sbagliato gli ingredienti.
Appena messa in bocca, il sapore fu decisamente diverso da quello che si aspettava. Il sapore decisamente amaro le fece capire di aver sbagliato qualcosa.

Quasi subito sentì una forte nausea e la pelle del viso diventarle rossa, come se stesse bruciando. “Ho sbagliato qualcosa… ma cosa? Cosa mi succederà ora?” pensava, presa dal panico. Sentì un paio di braccia afferrarla mentre cominciava a sentire l’ambiente circostante più vicino a sé, come se i suoi sensi fossero stati liberati.

Mentre era preda delle allucinazioni, ricordò solo di essersi sdraiata, poi più nulla.