mercoledì 30 marzo 2011

Le bianche nuvole di Kabul - Cap.4

Non sapevo più cosa pensare, quella donna..la bambina..Pietro..tutto si offuscava nella mia mente. Ma mai avrei potuto dimenticarlo, con quei capelli rossicci e ribelli che gli cadevano sul volto, quegli occhi scuri carichi di dolore per le sofferenze che dovevamo guardare ogni giorno, che come gli dicevo sempre, stonavano con il colore vivace e acceso dei suoi capelli. Ma quello era il passato, il presente era solo una verità che non voleva andarsene, una verità troppo ovvia per non poterci credere...avevo davvero trovato un collegamento con lui?Una qualsiasi speranza che mi portasse a sapere come stava, se era felice, ma soprattutto se non mi aveva dimenticata. Ma se quella donna era davvero sua moglie perchè non mi aveva domandato come facessi a conoscerlo?Perchè non aveva insistito sul perchè la seguissi quando ha visto la foto? No.Troppe domande.Devo calmarmi e ragionare. E quale posto è meglio per prendersi una pausa se non un bar?Mgari uno di quelli dive fanno un caffé buonissimo che ti rallegra un'intera giornata? Per mia fortuna vivevo a Roma da una vita e di cafè così ne conoscevo a migliaia, ma uno era il mio preferito:il Royal Café,e già il nome dice tutto. Percorsi velocemente il marciapiede opposto a quello del cafè, poi(da vera romana) senza aspettare il verde attraversai la strada correndo, anche se ammetto che sono sempre stata una che rispetta le regole. Ma avevo bisogno di risposte.E ne avevo bisogno adesso. Spinsi velocemente la porta girevole e mi ritrovai in un locale piuttosto affollato,ma molto chick. Gli interni erano d'orati con rifiniture in marmo bianco e c'erano dei quadri di pittori impressionisti come Renoir, Monet, Degas, ma il migliore per me era il più grande in fondo al locale. Era una riproduzione del Viandante sul Mare di Nebbia, di Caspar David Friedrich. Dopodichè mi spostai verso il bancone e incominciai a seguire il notiziario trasmesso sulla piccola tv ai bordi della cassa. -Buongiorno signora-la voce che mi sorprese apparteneva d un cameriere. Era alto circa 1,80 m, sui ventisette, capelli castano chiari con qualche spruzzatina di dorato, colore che riprendeva perfettamente l'ocra chiaro degli occhi. -Buongiorno- -Sta aspettando qualcuno o desidera ordinare?- -Sono da sola, grazie.E credo proprio che prenderò..un caffè macchiato!- -Benissimo, arriva subito- E mentre aspettavo il mio buonsissimo caffé macchiato mi concentrai sul giornale poggiato sul tavolino di fronte a me.Era di oggi. Gli articoli non mi interessavano molto, specialmente quelli di cronaca nera, invece ce n'era uno che attirò la mia attenzione; soprattutto quando mi accorsi che la stessa notizia la stavano dando sul notiziario. <<...impressionante struttura quella che risiede ancora oggi in Perù e che grazie al contributo di più di 50.000.000 di persone si espanderà e sarà in grado di aiutare ancora più feriti. Ad inaugurare la struttura prossima all'espansione sarà uno dei maggiori esponenti di questa organizzazione...>> E in quel momento apparì sullo schermo, non era cambiato, forse gli anni erano stati più clementi con lui perchè lo rividi lì come lo vedevo una volta. Pietro.

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