martedì 29 marzo 2011

Le bianche nuvole di Kabul - Cap. 3

Uscite dal cimitero la donna e la bambina presero a destra ed io, ad una ventina di passi da loro, le osservavo cercando di trovare un segno nei gesti, un particolare nelle figure che potesse svelarmi le loro identità.
La donna, con la folta chioma rosso mogano, ondeggiava sicura su dodici centimetri di tacco “Paciotti” collezione primavera-estate ….., chiusa in uno spolverino color nocciola, la cintura stretta in vita…una taglia 36/38 al massimo. Viso per lo più nascosto da un grosso paio di occhiali da sole tartarugati…labbra spolverate da un gloss.
Un vestito blu di organza, raso, pizzi e balze, confezionava la bambina che, con calze bianche e ballerine blu ai piedi, pareva uscita da una pagina patinata di Elle Junior. Anche il viso della piccola era per lo più nascosto da un grosso paio di occhiali da sole. Tutto molto glamour, ma ….finto.... insomma roba che avrei osato definire …”per una qualche cerimonia”.
Facemmo qualche isolato così: loro, fashion, davanti ed io, molto “Sherlock” , dietro…
Ogni tanto la donna si fermava davanti ad una qualche vetrina: indicava alla, penso, figlia qualcosa all’interno ed insieme abbozzavano un sorriso sempre molto contenuto.
Presi così a buttare un occhio anche alle vetrine davanti alle quali si erano fermate loro, senza, però, perderle mai di vista:negozi di abbigliamento e calzature….nient’altro che questo.
Sentivo sulla pelle la sensazione che forse provava un ladro nel rubare …cose, identità, momenti….insomma le stavo seguendo senza permesso, le stavo derubando della loro intimità, senza invito.
La donna, ad un certo punto, si girò di scatto, attraversò nervosamente la strada e imbucò, bruscamente, un viale.
Forse si era accorta di qualcosa…qualcosa per cui non ero stata abbastanza accorta io….
Attraversai quindi anch’io la strada di corsa, per raggiungerle e non appena svoltai nella stessa strada….mi trovai faccia a faccia con la donna.
-allora?-chiese lei con tono nervoso – ci sta seguendo dal cimitero…chi è e soprattutto che cosa diavolo vuole da noi?-
Un fremito di paura mi percorse da capo a piedi: operavo, salvavo la vita alla gente, ma quella domanda, quella donna mi fecero …paura
La bambina mi guardava quasi a chiedermi – ci vuoi fare del male?-
Guardai per un attimo la punta degli anfibi, cercando una frase che potesse introdurmi alle signore e che non risultasse banale, scontata, idiota. Poi capendo che sarei riuscita solo a fare quello…sospirai e balbettai qualcosa
- mi….mi dispiace…forse l’ho confusa con un’altra persona che….pensavo di conoscere…..mi….mi scusi-
E sarebbe anche potuta chiudersi proprio così quella strana avventura, anzi…sarebbe proprio dovuta finire così…se non fosse che voltandomi per ritornare sulla strada, appena abbandonata, la foto di Pietro uscii dal libro che tenevo nella mano destra e che, nella distrazione e confusione dell’inseguimento, mi ero dimenticata di riporre nella tracolla che portavo.
Non me ne accorsi subito, ma lei, la bambina, la raccolse e – mamma ma questo è papà!!-
Mi si gelò il sangue e rimasi pietrificata all’istante. Ed ora dovevo trovare ben più di qualche parola ….sì perché la donna ora mi stava guardando con più di qualche domanda di rito…..e il suo sguardo mi stava trapassando la schiena e bruciando i vestiti che avevo addosso.
Lo sentivo perforante, cattivo, inquisitorio….che cosa avrei potuto risponderle? Quali domande mi avrebbe fatto? Come avrei potuto spiegarle che io….lui…noi….
Mi girai, pronta a tutto…..
Incontrai lo sguardo della donna nascosto dietro le lenti….se ne stava con le labbra dischiuse in atto di pronunciare una frase che, forse, le era rimasta in gola..o chissà.
Prese dalle mani della figlia la foto e me la porse con grazia e gentilezza.
-credo sia sua, prego-
Mi stava sorridendo….quella donna….mi stava sorridendo…quindi avrei potuto ..parlarle, spiegare, chiedere…..
-grazie- risposi e sorrisi anch’io.
-già………- disse lei.
Riprese per mano la figlia, si girò……le vidi allontanarsi e scomparire tra le altre persone che affollavano il marciapiede a quell’ora….
Era quindi finito tutto lì……si era trattato solo di una coincidenza….lei, la figlia, lei, la madre, io, la…..già, che cos’ero io? In tutta questa vicenda che cosa rappresentavo?
E mentre ritornavo sulla strada coi miei pensieri, sentii un’altra sirena suonare….stavano per arrivare altri soldati….altri feriti….era solo notte, era solo una delle tante notti che avremmo vissuto insieme e che mi sarei ricordata per il resto della vita.
Tra e me e Pietro c’era solo vita e morte.

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