venerdì 18 novembre 2011

Il segreto di Peter Pan - Capitolo 2 - Peter Pan?


Capitolo 2 – Peter Pan?


La camera dell'albergo era piccola, ma sufficiente per me sola. Avevo disfatto le valigie e mi ero immersa in una doccia bollente per scacciare via la stanchezza di una domenica passata a preparare cibi pronti per la famiglia, da consumare in mia assenza.

L'acqua era scivolata dolce sul mio corpo all'inizio. Poi con la pressione di un dito sul soffione aveva incominciato a picchiare duro sulla pelle, sgocciolando nel tubo di scarico le tensioni e la solitudine.

Mi ero asciugata, incremata e mi ero infine stesa nel letto sotto un caldo e soffice piumone, a fare un po' di zapping tra le televisioni inglesi. Niente di nuovo, notavo, rispetto a quelle italiane: politica, economia, Il Grande Fratello.

Ero appena approdata sulla versione di King Kong in lingua originale, quando un insistente picchiettio sul vetro mi costrinse a scuotermi dal torpore per alzarmi a controllare cosa fosse.

Scostai prima le tende pesanti di cotone grigio e poi quelle leggere bianche e feci un balzo all'indietro con il cuore che iniziava a battere forte, quando vidi due occhietti piccoli e vivaci guardarmi dall'altro lato del vetro. Cercai di non farmi prendere dal panico e misi a fuoco quello che contornava i vispi globi, saldamente puntati contro di me.


Era un omino piccolo e verde che gesticolava e dopo un primo momento in cui la sorpresa era riuscita a spalancare la mia bocca e bloccare ogni articolazione, il cervello riprese prontamente possesso delle mie gambe e mi riavvicinai alla finestra. Era bloccata, con una scatolina rettangolare sulla quale spiccava una lucina rossa accesa, che mi fece pensare ad un allarme.
-        Non posso aprirla! - mimai con le labbra e subito dopo aver pronunciato queste parole l'omino mi guiardò perplesso. Mi resi conto di essere a Londra. Forse non aveva capito? Ripetetti: - I can't open it. It's blocked. There's an alarm here - e feci segno verso la scatolina.

Io non so come fece, ma mi ritrovai in camera quell'omino. Volò come impazzito per tutta la stanza, come cercasse qualcosa e poi si fermò davanti al mio naso, galleggiando nell'aria. Mi guardò dritto negli occhi per qualche secondo e poi mi disse:
-        Non sei ancora pronta?

Di cose strane nella mia vita ne ho viste, ma questa la superava di gran lunga. Mi spinsi nel mio pensiero ripetendomi "Svegliati, svegliati" ma lui mi interruppe:
-        Oh allora, sbrigati!
Balbettai.
-        Ma... Tu... Tu... Tu sei...
-        Ce la puoi fare... - disse lui ridendo ai miei goffi tentativi di parlare - Va bene, sei visibilmente in difficoltà. Sì, sono Peter Pan.

Già. Peter Pan. Quell'esserino volante che vive all'Isola-Che-Non-C'è e perde la sua ombra perchè Trilli la nasconde nei cassetti di una cameretta da bimbi in casa Darling.
-        Non può essere! - gli dissi razionalmente - Tu... Tu non puoi esistere! Sei una favola...
-        Sono una "favola" vero? - mi disse facendo una piroetta su se stesso - e sono qui in carne e ossa. Dài, toccami! - mi sfidò - Su, avanti, non aver paura...

Paura? Toccare Peter Pan? Stavo evidentemente sognando, eppure la televisione era accesa, il letto disfatto, la camera... No, non stavo sognando.
-        Eddài. Toccami... Sono R-E-A-L-E.

Il mio dito segui il suo invito come se avesse una coscienza propria. Si levò verso di lui e gli toccai quel buffo cappello verde con la punta in avanti e la piuma rossa dietro. Era davvero R-E-A-L-E. Potevo sentirne il velluto sotto la mia pelle. Così spostai il dito verso la sua guancia e glielo passai come se volessi accarezzarlo.
-        Hey vacci piano piccola... - mi disse - potresti innamorarti di me...

Mi sedetti sul letto. Sconfitta. Lui mi svolazzò intorno ed io lo seguii con lo sguardo. Alla fine si fermò di nuovo davanti ai miei occhi.
-        Tu sei Peter Pan?
-        Oh, ci sei arrivata finalmente... Perchè è sempre difficile con voi farvi credere alle favole?
-        "Voi"?
-        Sì, voi umani. Siete così pieni di realtà che non credete più a nulla... Allora, sei pronta? Vieni con questa camicia da notte o ti metti qualcosa di più comodo?
-        Vi... Vieni dove? E "comodo" pe... Per cosa?
-        "Vieni dove"? "Comodo per cosa"? Ah....devo proprio spiegarti tutto... Sei stata selezionata tra i turisti in viaggio a Londra per fare un viaggio straordinario all'Isola che non c'è.... Ti ho visto sull'aereo... Non ricordi?
-        Sull'aereo?
-        Senti un po'... Sei capace di tuoi pensieri o ripeti solo quello che dico io?
-        Ma.... Eri tu quel puntino verde sull'arcobaleno?
-        Siiiiii.... Vedi, mi hai visto! Vengo bene sullo sfondo dell'arcobaleno, vero?
-        Oh My God! - mi lasciai prendere dallo spirito anglosassone. - perchè io? E perchè dovrei accettare? E perchè dovrei fidarmi di te? E perchè...?
-        Oh quanti perchè..... Stai diventando noiosa.... Adesso ascoltami, pensa a qualcosa di bello...
Detto questo volò sulla mia mano, la prese e mi fece alzare. Con l'altra spruzzò in aria polvere dorata e non so se fui io a rimpicciolirmi o lui ad ingrandirsi, e non chiedetemi come fu,  ma alla fine mi trovai appena fuori dalla finestra, grande quanto lui, a galleggiare nella fresca aria di Londra, mentre il Big Ben tuonava la mezzanotte.

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