venerdì 3 giugno 2011

L'Appuntamento - Epilogo

Epilogo

Appena Sabrina giunse in albergo, Ennio le andò incontro, e la fece accomodare:
- Ciao, carissima. Benvenuta!
- Ennio, ma che splendido hotel gestisci!
- Grazie. Ma perchè oggi pomeriggio non mi hai detto subito che ti serviva una stanza per stanotte? Ti avrei accompagnata qui io stesso già prima, senza che dovesse chiamarmi Gilda...
- Oh, grazie, è molto gentile da parte tua. Però non sapevo che tu fossi un albergatore...
- Ah, già. Dimenticavo...
Poi guardando la donna, e notando che non aveva con sé bagagli, domandò:
- Ma non hai una valigia, qualcosa?
- Sì, una cosa piccola, pensavo di fermarmi poco, magari un paio di giorni al massimo...
- Oh cielo! Figuriamoci! Una Signora per un paio di giorni porta con sé almeno un paio di bauli.... mando subito il facchino a prenderti i bagagli dall'auto...
E dopo aver dato istruzioni ad un giovanotto, guidò Sabrina alla sua camera.
- Ecco, Sabrina. Ti ho assegnato la 315. Vedrai, ti piacerà.
Entrarono in una stanza abbastanza ampia, con alle pareti tappezzeria dai colori caldi, e un romantico letto matrimoniale con baldacchino, che dava l'impressione di essere estremamente comodo. Sulla parete di fronte all'ingresso si apriva una spaziosa portafinestra che dava su un balconcino. Sabrina percorse estasiata i pochi metri che la separavano dal finestrone, e si affacciò al terrazzino: da lì si godeva della vista del castello, una costruzione tardo medioevale con una piccola torretta, e con un piccolo parco antistante nel quale faceva bella mostra di sé un grande ippocastano, le cui fronde superiori sfioravano quasi le eleganti sbarre di ferro battuto del balcone.
La donna era con la bocca spalancata, ed Ennio ne approfittò per mostrarle il resto della camera:
- Ecco, Sabrina: qui di fronte al letto c'è il tv ed il comando per l'aria condizionata, anche se forse di questa stagione non se ne sente ancora il bisogno. Poi qui vicino alla porta trovi l'armadio, e qui in faccia il bagno, con doccia-idromassaggio...
Sabrina era rientrata e stava ora ispezionando il bagno:
- Ma che bello: la doccia è enorme.
- Sì, si può farla in due contemporaneamente... - aggiunse Ennio ridacchiando.
Sabrina si voltò con aria interrogativa, e lo guardò severa. Ennio comprese immediatamente e si affrettò ad aggiungere:
- No, no: non mi fraintendere. Non stavo proponendo niente... Anche perchè io non sono... ecco.. ehm...
In quel momento entrò il facchino con i bagagli della donna, ed Ennio colse l'occasione per cambiare discorso:
- Oh, ecco qui le tue valigie... Mettile lì, ecco! Vicino all'armadio.
Sabrina era rimasta immobile, e si stava stringendo nel suo stesso abbracciarsi le spalle: guardava ancora Ennio con uno sguardo indagatore. Allora lui le disse:
- Senti, ora ti lascio: rinfrescati, riposati, e poi ci vediamo giù in sala da pranzo alle 20. Naturalmente stasera sei mia ospite...
Poi, mentre stava per uscire, aggiunse:
- Ah, a proposito: per prima, non ti preoccupare. Io sono... ehm.. io ho un… come dire... ho un fidanzato, ecco... Ok? A dopo!
Ed uscendo chiuse la porta alle sue spalle.

Ascanio era rimasto ancora un po' di tempo seduto sulla panchina a meditare: ora alla delusione di non aver incontrato Sabrina al loro appuntamento si era aggiunta la consapevolezza di cosa era davvero successo molti anni fa tra lui ed Ennio, ed il rimorso per non aver capito l'amico lo faceva stare male.
Alla fine si alzò, tornò all'auto e decise di recarsi in albergo, per rinfrescarsi un po'. L'indomani avrebbe deciso cosa fare, ma quasi certamente sarebbe tornato in città. Lì al vecchio paese per lui non c'era più nulla di buono...
Parcheggiò la Ferrari davanti al grande ingresso, ed entrò nell'hotel: e lì si bloccò rimanendo a bocca aperta.
- Ennio!? Che ci fai tu qui?
L'uomo manteneva lo stesso atteggiamento distaccato ed un po' freddo di poco prima:
- Sono qui perchè... questo è il mio Hotel!
- No! E da quando tu possiedi un Hotel? - esclamò sorpreso Ascanio osservando il lussuoso arredamento della raception.
- In realtà io non possiedo 'un' hotel...
- Ma hai appena detto che...
- ...infatti io possiedo una catena di dodici siti, tra Hotel, B&B e Resort...
- Ah! Però!
Ascanio era stupito: Ennio aveva davvero fatto fortuna, e lui ne era felice. E ne era anche un po'... come dire?... fiero, ecco.
Ennio consultò il libro delle prenotazioni:
- Vediamo un po' che camera ti hanno dato...ah, ecco. Bene, bene...
Poi prese una chiave e precedette l'ex amico verso gli ascensori:
- Seguimi, che te la mostro.
Quando le porte dell'ascensore si chiusero, Ascanio ed Ennio si trovarono di nuovo da soli e vis-a-vis. L'imbarazzo regnò sovrano tra loro, con gli sguardi che volavano dappertutto pur di non incontrarsi. Ennio alla fine chiese:
- Beh, non mi hai detto come mai sei tornato al paese...
Ascanio abbassò lo sguardo:
- E' una storia strana, quasi inverosimile...
- Prova a dirmela... - poi aggiunse con un tono un po' acido – Sempre se vuoi, naturalmente...
Ascanio finse di non aver colto la stoccatina sarcastica, uscì in silenzio dall'ascensore e seguì l'amico che gli faceva strada verso la camera assegnata. Poi mentre Ennio apriva l'uscio del locale, riprese a spiegare:
- Vent'anni fa, esattamente venti anni or sono, è stato il giorno in cui ho visto per l'ultima volta Sabrina...
- Ah, Sabrina... Ma non mi hai detto prima che l'amavi, anzi, che l'ami tantissimo?
- Ma è così!
- E non la vedi da vent'anni?!?
- Beh, quel giorno lei partì con una borsa di studio, per gli States...
Ennio guardò Ascanio con curiosità, piegando la testa un po' di lato:
- Ah, ecco... e poi? Continua...
- E' presto detto: quella volta ci siamo giurati che – se entrambi fossimo stati ancora liberi – avremmo fatto di tutto per rivederci dopo vent'anni, qui, davanti al castello, sotto lo stesso ippocastano...
Ennio sorrise, sorpreso.
- E l'hai trovata?
- No...
Ennio allora buttò gli occhi al cielo:
- E pensavi davvero che dopo vent'anni lei fosse lì, per te? Ad aspettare te?
- No! Sì!... Beh, in realtà ci speravo...
Ennio scosse la testa, con un sorriso amaro. Poi si diresse verso la grande portafinestra che dava sul castello, ed indicando fuori dai vetri aggiunse:
- Non sei cambiato, eh? Sempre il solito illuso... E l'ippocastano sarebbe questo?
Ascanio osservò il grande albero, con le fronde tutte in fiore:
- Sì, è proprio questo: oggi è ancora più bello di allora...
- Ascanio, ma come pensavi fosse possibile? Ammesso che ancora si ricordi della promessa che ti fece, ma chissà dove è oggi Sabrina...
- Eny, hai ragione, ma....
- Ma...?
- Ma noi viviamo di sogni, e lasciar svanire i sogni senza tentare di realizzarli è un po' come ucciderli...
Ennio si girò verso Ascanio, e lo guardò per qualche istante, poi aggiunse:
- Sei proprio un sognatore, come allora... Beh, Ascanio: questa è la camera, quello il bagno, qui l'armadio ed il frigobar...
- E questa porta: cosa è? Dove conduce?
- Quale? Ah, questa? Niente, è chiusa a chiave: quando mi servono due camere comunicanti, tipo genitori e figli in camere diverse ma vicine, la faccio aprire...
Poi si voltò e si diresse in corridoio: appena fu fuori dalla soglia, concluse:
- Ma ovviamente non è il tuo caso. Bene: ti lascio. Ricordati che serviamo la cena, giù al piano ristorante, alle ore 20... Ci vediamo dopo. Se vuoi.
Ed uscì dalla camera, chiudendo la porta. I suoi occhi andarono immediatamente alla targhetta attaccata sulla porta: la targhetta riportava scritto '316'.
Ennio sorrise tra sé, pensando: “A volte il destino sa essere incredibile: li ha messi in due camere vicine...” Poi lentamente i suoi occhi assunsero una espressione tagliente: “Ma a volte può essere anche crudele: loro potrebbero non scoprirlo mai...”
E così, appena arrivato al piano ristorante, chiamò il maitre di sala, dicendogli:
- Per cena, fai preparare il tavolo della 315 nella saletta privata. La Signora sarà mia ospite, e non desidero che la cena sia disturbata dagli altri commensali...

**********

Poco dopo le venti le porte dell'ascensore al piano ristorante si aprirono, e ne uscì Sabrina. Indossava un abito molto semplice, bianco con lo scollo rotondo, e la gonna un po' svasata che si appoggiava appena alla linea dei fianchi sottolineandola; da ultimo in mano teneva ripiegato un giacchino coprispalle nero, molto corto. Il viso era rischiarato da una colorata parure di bigiotteria, molto luccicante, quasi come lo erano i suoi occhi, mentre i capelli appena mossi erano sciolti sulle spalle. Ennio la stava aspettando sulla porta della sala: indossava una giacca bianca con i reverse in raso, camicia finanziera e papillon candido. Appena lo vide Sabrina sorrise, e camminò leggera incontro a lui. Ennio ammirò il portamento che le gambe affusolate e le decolletè in tinta con l'abito donavano alla donna, poi le prese una mano e con un movimento galante ne sfiorò con le labbra il dorso delicato: il profumo di Sabrina penetrò i sensi di Ennio, dando all'uomo un fugace senso di capogiro.
- Sabrina, sei bellissima!
- Grazie, Ennio. Anche tu sei splendido... Alta uniforme stasera, eh? - scherzò la donna.
A Ennio l'idea della 'uniforme' provocò una rapida risata:
- Hahaha! Già! - poi fingendo di riprendere un tono più formale, aggiunse: - Prego Signora, mi permetta di farle strada...
E con un tocco lieve sotto al suo braccio, la guidò verso la saletta privata, apparecchiata per la cena con un solo tavolo e due coperti. In un candelabro d'argento già era accesa una lunga candela laccata di rosso, che conferiva al tutto un tono molto romantico.
Sabrina esclamò sorpresa:
- Oh, ma che bella saletta...
- E' la mia saletta migliore: E' tanto tempo che non torni qui da noi: volevo che potessi cenare tranquilla, senza il bailamme di tutti gli altri ospiti intorno..
- Grazie, Ennio: è bellissima. E da quel finestrone lì in fondo si vede quasi lo stesso panorama della mia camera da letto: il castello, e quel grande ippocastano che vi è di fronte...
Ennio rimase fermo in piedi a guardare Sabrina che guardava a sua volta fuori dai vetri: seguì così tutte le fasi che il grande albero stava provocando all'umore della donna, attraverso le quali la sua espressione variò da serena a malinconica fino a triste. Poi disse:
- Accomodati Sabrina. Vuoi un aperitivo? Ho già pensato io al menù, e se qualcosa non sarà di tuo gradimento, non dovrai fare altro che non mangiarlo...
La donna lo guardò con un misto di tristezza e di sollievo:
- Ennio, meno male che ci sei tu. Sono tornata qui al paese oggi con mille speranze, ma le cose non sono andate come speravo. Grazie per avermi ospitato in questo modo... principesco: significa molto per me, oggi, e te ne sono grata...
E mentre la donna si sedeva a tavola, sul viso di Ennio si allungò un sorriso, ma lo sguardo rimase freddo. Fu un attimo, poi aggiunse in tono affabile:
- Mia cara, ti prego di scusarmi un attimo. La sala mi chiama per gli ultimi preparativi per la cena degli altri ospiti. Arrivo in pochi minuti, Principessa...
- Sì, sì, Ennio. - rispose la donna - Capisco, fai pure. Ti aspetto....

Ascanio stava per varcare la soglia della grande sala ristorante, quando da una porta sul fondo della sala vide uscire Ennio con un grande sorriso stampato sul viso. Appena questi lo vide, il suo sguardo tornò serio e subito l'uomo si diresse verso di lui. Mentre si avvicinava, squadrò l'ex-amico: notò che vestiva un paio di jeans chiari, mocassini bruni con le nappe, e una camicia a righe azzurre sottili, con le maniche appena arrotolate. Sulle spalle poi portava appoggiato con disinvoltura un pullover di cotone color indaco, le maniche morbidamente annodate sul petto. Ennio non potè fare a meno di notare anche che l'ex-amico poteva risultare davvero attraente al gentil sesso...
- Ciao, Ascanio. Tutto bene con la sistemazione in camera?
- Ciao, Eny. Caspita, sei elegantissimo! Sì sì, tutto a posto, tutto benissimo...
- Meno male. Ti hanno già indicato il tuo tavolo?
- No, Eny. Sono arrivato in questo momento, e...
Ennio lo guardò per qualche attimo negli occhi, immobile: vide in lui un uomo sconfitto, triste e ormai rassegnato ad un destino avverso. E questo gli diede un grosso piacere, pensando a quello che stava per fare.
- Vieni, Ascanio. - disse con un tono improvvisamente lieto – Ti accompagno io al tuo tavolo...
E precedendolo di un paio di passi lo guidò fino alla porta da cui era uscito poco prima. La aprì lentamente, poi si fece da parte e con un lieve inchino gli fece cenno di entrare in una saletta privata, in cui c'era un solo tavolo apparecchiato.
E una donna già seduta al tavolo, persa ad osservare il panorama fuori dalla grande finestra.
Ascanio rimase fermo impalato, osservando stupito la sala, poi Ennio, poi la donna, poi la candela rossa accesa...
- Eny, che significa...?
Al suono della sua voce, improvvisamente la donna si voltò verso di loro, ed esclamò:
- Ascanio!
- Sabrina!
- Tu qui!? Non ci posso credere!
- Sabrina, ma.. ma.. ma...
- Ascanio! Sei proprio tu! Lasciati abbracciare... io... io...
- Sabrina! Sabrina!... Quanto tempo... Quanto tempo....
La donna buttò le braccia al collo di Ascanio, posando la testa sul suo petto, e lui di rimando l'abbracciò stretta stretta, appoggiandole il mento sul capo, mentre gli occhi gli si velavano di piccole lacrime di gioia...
Ennio ora sorrideva soddisfatto, godendosi la scena; poi silenziosamente uscì dalla saletta, chiedendo con discrezione la porta.
Appena si ritrovò nel vocio della grande sala da pranzo, dove tutti gli altri ospiti ignari stavano cenando, si diresse verso la prima cameriera che gli capitò a tiro e le disse:
- Vada su ad aprire la porta comunicante tra le stanze 315 e 316. Lasci a me il vassoio: vada subito. Adesso.

La cena volò via in un battito di ciglia: mentre le portate e le diverse bevande erano servite da un cameriere in livrea ma pressochè invisibile, Ascanio e Sabrina si raccontarono vent'anni di separazione, di nostalgie e di ricordi.
Finalmente al termine della cena, il cameriere li esortò a prendere il dessert accomodandosi sul piccolo balcone fuori dalla portafinestra.
Ascanio prese delicatamente la mano di Sabrina, e la guidò fuori, fin davanti al tavolo rotondo in ferro battuto; poi le scostò la sedia e la aiutò ad accomodarsi, prima di prendere posto a sua volta.
Le lunghe frasche dell'ippocastano si estendevano fino al piccolo terrazzino, coprendolo in parte come un fresco tetto verde.
- Guarda Ascanio: l'ippocastano... Il nostro ippocastano... arriva fino qui, sopra le nostre teste...
- E' vero: pare di essere seduti sulla nostra panchina, come vent'anni fa...
- E' anche meglio: adesso è tutto fiorito, vedi? E da qui sembra che ci stia offrendo i suoi fiori, tutti per noi...
- Che bello....
In quel momento il cameriere servì in due coppe dello Champagne millesimato, perfettamente raffreddato, e poi lasciò la bottiglia debitamente immersa nella glacette, appoggiando il recipiente su un tavolino basso lì a lato.
Sabrina stava ancora osservando la splendida visuale del castello, illuminato a giorno da decine di fari posizionati strategicamente.
- Ascanio, non credevo davvero di reincontrarti....
- Neppure io, sai? .. O meglio, ci speravo, come un bimbo spera che Babbo Natale arrivi la notte del 25 dicembre... ma non ci credevo!
- Sono troppo felice...
- Anche io, Sabrina.
Brindarono con un lieve tocco di calici, poi Sabrina sospirò:
- Guarda, non c'è quasi nessuno stasera qui al castello...
- E' vero, c'è solo quella persona laggiù... sembra quasi che Ennio ci abbia riservato tutto lo spettacolo per noi, solo per noi due...
Sabrina si voltò verso di lui, e disse:
- Sai, ora che mi hai raccontato di Ennio, e del perchè avevate litigato, lo capisco molto di più...
- Sì, anche io. Deve esserci rimasto davvero molto male quella sera: si è sentito tradito da me, cieco alle sue esternazioni perchè troppo preso nelle mie cose, insensibile al suo dramma perchè troppo intento a vivere la mia gioia...
Sabrina si avvicinò con lentezza e infine posò le labbra su quelle di Ascanio, quindi gli diede un lungo tenero bacio, il primo dopo tanti anni...
Quando entrambi riaprirono gli occhi, la persona seduta nel parchetto davanti al castello non c'era più, ed Ascanio disse:
- Ecco, ora davvero la sera è tutta per noi due.
- Sì. Sai, Ascanio, pensavo: chissà se Ennio tornerà ad essere tuo amico, se riuscirà mai a perdonarti...
Ascanio non sapeva cosa rispondere, e si piegò verso la bottiglia per riempire daccapo i bicchieri. Mentre levava la bottiglia, intravvide un biglietto bianco sotto la glacette, e prendendolo lo lesse.

BENTORNATI A CASA, AMICI MIEI!
SIATE FELICI! E.

Ascanio guardò Sabrina e disse:
- Ennio perdonarmi? Mi sa che l'ha già fatto...



(continua ?)

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