venerdì 3 giugno 2011

L'Appuntamento - Appendice

Appendice: E Manlio?

E Manlio? Che fine ha fatto Manlio?
Manlio aveva gironzolato a vuoto tutta la sera. Si era sbattacchiato in tutti i bar che aveva trovato aperti, cercando di trasformare la propria rabbia in qualcosa di concreto che somigliasse un po' ad una... decisione.

Aiutato dall'alcool, iniziò a visualizzare il problema con aspetti sempre più inquietanti, e ben presto la vicenda prese le sembianze della decisione madre di tutte le decisioni.
Inspiegabilmente, più ci si arrovellava, più beveva. E più beveva meno i contorni della vicenda gli apparivano definiti: in conclusione, più ci si arrovellava, più lontana gli risultava la soluzione da adottare...
Mentre spezzoni di frase del tipo '...la vita è la mia...' e '… a quarant'anni nessuno può dirmi cosa devo fare...' gli vorticavano poderosamente nella testa annebbiata, e si scontravano con frasette tipo '...non vorrai buttare via tutto adesso...', l'uomo era finito davanti al castello si era accasciato su una panchina con la schiena rigidamente appoggiata allo schienale, e la testa pericolosamente all'indietro.
E da lì si accorse che vedeva anche l'albergo di Ennio, dietro al grande ippocastano.
E da lì vide due fortunati commensali uscire sul balconcino, accomodarsi al tavolo e brindare alla loro felicità.
Ma fu solo quando i due si baciarono che Manlio comprese chi fossero, e fu in quel momento che tutto il vorticare di idee e propositi che si affastellavano senza logica apparente nel suo cervello caddero giù come aquiloni senza vento.
Così Manlio decise il da farsi, e se ne tornò a casa.
Quando infilò, non senza un discreto sforzo di concentrazione, la chiave nella toppa di casa, l'uomo ancora non sapeva cosa avrebbe detto alla moglie.
Il chiavistello girò liberamente, la maniglia si abbassò, e la porta si aprì... ma solo per 5 centimetri!
Mia moglie ha lasciato il bloccaporta di sicurezza inserito all'interno! Ma dove ha la testa, quella donna!?”
Manlio scosse la testa, poi disse attraverso la fessura:
- Gilda?... Gilda, mi senti?... Gilda! Ha lasciato il bloccaporta, cavolo!..
Nessuna risposta provenne dall'interno della casa.
Dorme! Dormono tutti!”
- Gilda, cazzo! Svegliati! Sono bloccato fuo...
E su quella parola la voce gli si spense in gola: una luce stava trapanando le nebbie della sua sbornia, e man mano che il tempo passava, la luce diventava un faro accecante per Manlio.
Era stato volutamente chiuso fuori!
Fuori da casa sua!
L'uomo iniziò a temere per il peggio: provò a bussare, poi a suonare il campanello, poi unì le due cose insieme, battendo sulla porta mentre restava attaccato al campanello, ed intanto non cessava di chiamare la moglie:
- Gilda!... Gilda!... Apri, Gilda! Per favore.... Gilda!
Finalmente la donna aprì un poco la porta, ma senza levare il bloccaporta, e disse:
- Che vuoi?
Manlio, nel vederla, scoppiò in lacrime...
- Gilda! Gilda! Io non volevo... Io... Gilda!...
- Ah... Tu non volevi...
- Gilda! Ti prego... Mi spiace tantissimo, io...
- Tu?
- Io sono stato uno sciocco...
- Un fesso!
- Sì si, ecco. Un fesso! Ma adesso...
- Adesso ti trovi un altro letto dove dormire...
- No no, Gilda! Non hai capito.. Io...
- No Ma'! Semmai sei tu quello che non ha capito!
L'uomo restò senza parole per qualche secondo, poi definitivamente sconfitto ammise:
- E' vero, Gi'... E' vero... E' vero...
E iniziò a piangere sommessamente, in piedi, con la testa appoggiata alla porta e le braccia inerti distese lungo il corpo.
Dopo un periodo di tempo che a Manlio apparve lunghissimo, Gilda richiuse la porta, e sbloccò il bloccaporta.
Manlio abbassò la maniglia, e la porta si aprì: sua moglie era ad un paio di metri da lui, dritta in piedi, e lo guardava con il viso impassibile e le braccia incrociate sul petto.
L'uomo fece un passo avanti nella penombra, e poi un secondo, un po' titubante sul come affrontare la situazione con la moglie.
Fu un lampo!
Un violento ceffone lo colpì alla guancia e lo fece traballare un paio di metri di lato; Gilda sibilò:
- Questo è per come ti sei comportato stasera, quando te ne sei andato!
Manlio si raddrizzò, con la mano che copriva la sua guancia un po' gonfia e dolente, poi tornò a guardare la figura in penombra della moglie.
- Gilda... Ti chiedo scusa... Io...
Però non finì la frase, perchè intravvide l'altro braccio della donna muoversi, ed istintivamente si piegò di lato alzando a sua volta un braccio a protezione per un possibile secondo ceffone...
Ma la mano di Gilda si posò delicatamente su di Manlio, ed altrettanto delicatamente lo tirò verso di sé, in un abbraccio:
- E questo invece è perchè poi hai capito, e sei tornato...
Manlio ricambiò l'abbraccio, e nella precisa sensazione che quella notte a lui era andata davvero di lusso, abbozzò un timido sorriso.

(fine)

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