mercoledì 25 maggio 2011

L'appuntamento - Cap. 3

Vidi soddisfatto la macchina fermarsi poco prima del ponte che era crollato. Un sorriso spuntò sulle mie labbra mentre vidi il conducente uscire dal mezzo e guardare con ansia ora le macerie ora l’orologio. Anche volendo, non sarebbe mai arrivato in tempo all’appuntamento. Chiusi la chiamata che avevo fatto partire qualche secondo prima.

Mi allontanai di soppiatto dal cespuglio dietro cui mi ero nascosto, continuando a guardare quell’uomo che mi aveva costretto a distruggere una proprietà statale. Non che fosse stato difficile: al giorno d’oggi chiunque può fare una piccola bomba con materiali da giardino, il problema era stato il posizionamento dell’ordigno. Quelle ore con l’acqua nelle scarpe, cercando di capire quali fossero i punti già usurati… Una rabbia cieca mi pervase, rabbia che si aggiungeva a quella che già provavo.

Ma adesso, avevo io il coltello dalla parte del manico. Adesso potevo condurre io il gioco. Adesso, Sabrina sarebbe stata mia.

Quante notti passate in bianco da giovane, pensando a lei. Quanti giorni spesi invano per poterle parlare, per poterle dire ciò che veramente provavo. Ma no, lei aveva gli occhi solo per quell’ Ascanio… non si curava più dei suoi amici, da quando quello era entrato nel gruppo. Se organizzavamo qualcosa, lei chiedeva sempre: -Può venire anche Ascanio?- BEH, CERTO CHE PUÓ VENIRE! Cosa vuoi che me importi, eh? Cosa vuoi che sia? Tanto, sono io quello che ti ha consolato quando il tuo gatto è sparito, sono io che continuava a fare di tutto pur di vedere il tuo sorriso, sono IO quello che ti AMA!

Ma non dovevo perdere la testa. No, dovevo agire con calma… Avevo già agito d’impulso una volta e avevo rischiato di perderla per sempre. Non dovevo commettere lo stesso errore di nuovo. Per questo mi allontanai con calma, al’indietro, facendo bene attenzione a non farmi vedere, finché Ascanio non sparì dalla mia vista, e dai miei pensieri.

Mi avvicinai alla macchina che avevo posteggiato apposta il più lontano possibile e vi salii, senza togliermi quel sorriso di pura felicità che avevo sulla bocca. Oh, chissà che faccia avrebbe fatto Sabrina vedendomi!Di sicuro mi avrebbe accolto a braccia aperte e mi avrebbe raccontato tutto ciò che era successo, della sua attesa, della sua disillusione, di come aveva aspettato invano… Sì, sarei diventato il suo eroe. Io, Manlio, colui che era capace di consolarla, sarei diventato la sua nuova fiamma.

Percorsi la strada che mi separava dal luogo dell’incontro senza quasi accorgermene, tanto ero assorto nei miei pensieri. Posteggiai di nuovo fuori dalla vista di Sabrina, nonostante sapessi che non avrebbe mai potuto riconoscere la mia auto perché,beh, non ci eravamo mai più sentiti dopo che avevo avuto quel piccolo diverbio fisico con Ascanio. Avevano detto che mi avevano perdonato, che non era successo niente… E invece era successo qualcosa: si erano messi insieme, lasciandomi da parte. Da quel giorno non c’erano più state uscite di gruppo, perché loro due erano sempre impegnati. Chissà come mai.

Dovevo solo pensare cosa dirle quando me la sarei trovata di fronte. Un classico: -Ti ricordi di me?- oppure un: -È molto che aspetti?- no, no, così avrebbe capito che c’entravo qualcosa. Cosa dire? Cosa dire?

E mentre rimuginavo, sentii in lontananza un’altra auto arrivare. Non riconobbi subito l’inconfondibile rombo della Ferrari, se non quando una macchia argentata mi passò accanto e svoltò, diretta verso Sabrina.

Riaccesi la macchina e avanzai qual tanto che basta per poter vedere la scena: Ascanio che usciva dalla macchina e Sabrina che gli andava incontro. Non mi trattenni più. Dopo tutto quello che avevo fatto per lei…

-QUESTA VOLTA NO!-

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