giovedì 26 maggio 2011

L'appuntamento - Cap. 4

Da lontano vidi Ascanio scendere dalla sua scintillante Ferrari, era cosi argentea da parer cromata.
Potevo intuire il suo volto e sensazioni da tempo dimenticate affiorarono dalla mia memoria.
Ancora non potevo credere che lui fosse proprio li, davanti a me.
Come in un film in quei pochi istanti che mi separavano da lui ripercorsi le emozioni felici che quell’uomo mi aveva fatto provare.
Come dimenticare i momenti passati insieme in questo luogo tanto amato della nostra gioventù.
Come dimenticare i suoi occhi dal colore azzurro cangiante, proprio come il cielo che spesso ho guardato cercandone disperatamente il riflesso.
Come dimenticare quel primo tenero bacio dato all’ombra di quell’immenso ippocastano, dalla corteccia bruna e i fiori appariscenti, che si ergeva proprio davanti al castello dove adoravamo rifugiarci, per poter stare soli, lontani dal mondo e dove amavamo portare alla luce il nostro io più profondo e offrirlo all’altro come fosse il dono più prezioso.
Come dimenticare l’isola felice che ognuno dei due rappresentava per l’altro.
Come dimenticare i suoi sapidi baci e il sapore della sua pelle sulle mia labbra bramose d’amore.
Come dimenticare che la vita ad un certo punto mi mise davanti ad un bivio e quel pomeriggio sotto al nostro albero, con le lacrime agli occhi e con il cuore in pezzi, dovetti dirgli di aver vinto una borsa di studio e che entro breve tempo sarei dovuta partire per l’America.
Non avrei potuto fare altrimenti, troppi sacrifici aveva fatto la mia famiglia per mantenermi agli studi, un’occasione così non mi sarebbe mai più capitata, io avrei voluto rinunciarvi, ma così facendo avrei spezzato il cuore ai miei genitori!.
Mi ricordo nitidamente gli ultimi istanti passati insieme a lui in aeroporto.
Sotto il tabellone delle partenze, tenendoci per mano e con i visi rivolti verso l’alto, cercando di capire il gate del mio volo, lui cercava di sdrammatizzare la situazione, tipico del suo carattere, cercava sempre di vedere il lato positivo delle cose.
Quella volta però, ma questo lo intuii solo più tardi, l’espressione del suo viso tradiva le parole che a ruota libera uscivano dalla sua bocca, si poteva intuire che in realtà stava solo cercando di convincere se stesso che in fondo quella partenza era una buona cosa per entrambi, per me avrebbe significato un futuro con una brillante carriera, mentre per lui…già… per lui invece cosa avrebbe significato? Beh, sicuramente il potersi concentrare nuovamente agli studi, visto che ultimamente l’amore per Sabrina l’aveva notevolmente distratto.
Quando giunse il reale momento del distacco, Ascanio a stento riuscì a trattenere le lacrime e mentre cercando di non piangere mi disse che non mi avrebbe mai dimenticata, mi abbracciò con tutta la forza che aveva, trasmettendo al mio corpo quel senso di benessere che solo lui era in grado di darmi.
E fu proprio in quel momento, mentre ci stringevamo in quell’ultimo abbraccio, che mi fece promettere che tra 20 anni, se ancora avessi pensato a lui, ci saremmo dovuti rivedere.
L’appuntamento era per il venti maggio, alle ore 17.30 nel luogo dove tanto avevamo amato nasconderci dal mondo e che fu testimone del nostro primo bacio, il castello.
Come poter dimenticare che negli anni a venire non passò un sol giorno senza che in qualche modo la mia mente non volasse a lui, alle sue labbra, al suo modo di sorridermi e di stringermi tra le sue braccia dopo aver fatto l’amore.
Mai lo dimenticai.
Ed ora ero lì a pochi passi da lui, stavo per raggiungerlo, finalmente potevo vedere più nitidamente i lineamenti del suo viso, ero felice, spontaneamente gli sorrisi, di un sorriso radioso che il mio volto solo a lui sapeva donare.
Lo guardavo avvicinarsi, non lo ricordavo così magro, il tempo pareva averlo consumato e che dire dei suoi lunghi capelli color castano ora portati cortissimi e con una tonalità molto più chiara rispetto al passato e a guardarlo bene anche la statura mi pareva diversa: “ Ma cosa sto dicendo, come è possibile! Probabilmente i venti anni passati senza vederlo mi stavano giocando un brutto scherzo!. “
Ora era a pochi passi da me, potevo quasi toccarlo.
Senza sapere il perché, il sangue mi si gelò nelle vene, ero come pietrificata, nulla riuscivo a riconoscere della persona che mi stava di fronte, niente di familiare nelle sue sembianze, nessuna emozione, nessuna vibrazione.
Con il passare degli attimi guardandolo bene qualche ricordo riaffiorò improvviso nella mia mente, se non fossi stata così vicina a lui in quel momento non avrei mai potuto riconoscerlo…
Si era proprio lui.
“Ennio!…
Ma cosa ci fai tu qui?”.

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