martedì 3 aprile 2012

Il dono di Iemanjà - Capitolo 2

Dalla finestra aperta della stanza si avverte lo scroscio dell’acqua che si infrange sull’asfalto. Dorme, ma il suo sonno è agitato. Improvvisamente un lampo illumina la camera, svegliandosi intuisce una presenza al suo fianco, cerca di mettere a fuoco quell’immagine ma rimane sfocata nella sua mente e mentre disperatamente prova ad allontanare la sensazione di quella mano, che alzando il candido lenzuolo bianco di lino finirà in mezzo alle sue cosce, un tuono irrompe con il suo fragore in quella stanza senza tempo.

Didi si svegliò di soprassalto nella sua stanza nell’Hotel Iberostar a Rio de Janeiro che si trovava a Copacabana, sull’Avenida Atlantica. Il suo cuore batteva all’impazzata, il suo négligé color perla era madido di sudore e l’immagine di quella presenza era ancora così reale, che Didi, guardandosi intorno con lo sguardo spaurito di un bambino che è stato violato, istintivamente coprì le sue parti intime con il lenzuolo. Quando si rese conto di aver solo sognato, si rincuorò, ma quella sensazione era stata così forte che il suo corpo ne era ancora pregno, tanto da decidere di farsi una lunga doccia calda per far scivolare via per sempre la vergogna dalla sua pelle color del cioccolato. Si ritrovò a pensare, sotto al caldo getto dell’acqua, che riuscì ad intiepidire il suo corpo ma non il suo cuore, che forse non sapeva più distinguere ciò che era reale da ciò che era illusorio. Seppur a memoria di donna avrebbe potuto giurare che mai nella sua vita nulla di simile le fosse accaduto, quella sensazione di profanazione del suo corpo era stata talmente reale da faticare ad allontanarla dalla sua anima. Terminata la doccia Didi si sentiva ancora un po’ agitata. Per cercare di alleviare la tensione, aprì il grande armadio per decidere cosa avrebbe indossato per scendere a fare colazione con Viola e quel semplice gesto le restituì la gioia di sempre, allontanando quella strana sensazione da cui era stata avvolta. Didi in quel momento avvertiva dentro di sè il forte bisogno di sentirsi femmina e così decise di indossare un tailleur rosa e blu di Chanel con una camicetta di seta bianca, accompagnato da un cappellino a tamburello dello stesso colore rosa dell’abito e naturalmente un sandalo vertiginosamente alto della stessa nuance del tailleur.

Didi si presentò nella salle à manger, come lei adorava chiamarla, per la prima colazione, avvolta nel suo elegante tailleur rosa pallido. Quel suo incedere regale, anche se a tratti un po’ forzoso, la faceva apparire una diva d’altri tempi.

Facendo colazione Didi avrebbe voluto raccontare a Viola quel suo strano sogno, ma lo sguardo di Viola pareva assente, come immerso nel lago nero dei ricordi. Reminiscenze dolorose, ancor troppo vicine all’accaduto per poter essere allontanate dalla sua mente, portavano Viola a chiudersi in un nero silenzio senza confini. Fecero colazione senza dirsi una parola. Ai loro occhi era stato sufficiente incrociare gli sguardi per alcuni secondi per poter intuire cosa giacesse nel fondo dei loro cuori e questo era bastato per poter sopportare quel silenzio.

Didi e Viola si trovavano a Rio già da alcuni giorni. Avevano deciso di passare qualche giorno da sole, concedendosi un soggiorno tranquillo in un albergo di lusso, lontane dal bailamme del parentado che le avrebbe sicuramente asfissiate con le loro curiose domande.

Quelle che Didi e Viola stavano per vivere a Rio, erano giornate particolari. I festeggiamenti per accogliere il nuovo anno erano iniziati già da alcuni giorni e si sarebbero conclusi in uno scenario magico che difficilmente un’anima sensibile avrebbe potuto dimenticare. Milioni di persone vestite di bianco si sarebbero riversate per le strade, la musica in ogni angolo della città, avrebbe accompagnato con i suoi ritmi adrenalinici i festeggiamenti per il nuovo anno, insieme ai botti delle bottiglie di champagne. In ogni bar o appartamento di Rio una festa avrebbe rallegrato l’atmosfera, mentre gli edifici e gli alberghi posti sull’Avenida Atlantica sarebbero stati illuminati a giorno per degnamente salutare quel nuovo anno. Solamente verso le 23 la gente si sarebbe riversata nelle strade chiuse al traffico per l’occasione, dirigendosi verso le spiagge, e quasi tutti avrebbero indossato abiti e scarpe bianche come la tradizione vuole.

Quanti ricordi nella mente di Didi legati a quella notte incantata che venti anni prima le fece incontrare Viola.

***

Didi non poteva dimenticare la Copacabana di quella notte, illuminata da migliaia di candele poste nella sabbia, come non poteva obliare il ricordo dell’eccitazione negli occhi di quella gracile fanciulla, dalla pelle color del latte, con cui fece amicizia quella notte, sulla spiaggia. Ancora poteva ricordare quel candido fiore bianco di palma nella mano di lei e quella meravigliosa rosa rossa nella sua, ed il momento in cui prendendosi per mano raggiunsero con un po’ di timore il buio oceano per offrir in dono quelle meraviglie della natura, a Iemanjà, dea del mare, chiedendole protezione per l’anno che stava per iniziare.

I mille colori dei fuochi d’artificio salutando il nuovo anno, illuminarono a giorno quell’oscura distesa d’acqua, rivelando agli occhi della Dea le meravigliose collane formatesi dai fiori di coloro che credendo in lei le avevano donato.

Quelle due piccole anime erano felici, sapevano in cuor loro di essersi meritate le grazie di quella Dea vanitosa, ma quando quella stessa sera Didi e Viola non riuscirono a cavalcare le sette onde, che secondo una tradizione importata dagli schiavi africani avrebbe dovuto portar loro fortuna, sentirono quella certezza venir meno.

Quello fu il primo segno della sventura che si sarebbe scagliata con violenza sulle loro giovani vite.

Quel presagio portò con sé il buio della notte e quelle giovani anime sognarono la luce sperando di potersi salvare dall’oscurità.

2 commenti:

  1. Dopo un po' di titubanza dovuta al distacco con il racconto precedente,posso dire che con questo capitolo sto entrando nella storia...emotivamente mi sento ancora un po' distante da Didi e Viola,ma è cresciuta la curiosità di leggere come vanno le cose! Quindi,aspetto domani:)

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  2. Come sempre ci riservi uno stupore legato a qualcosa che non conosciamo. Leggere a bocca aperta sta diventando pian piano un desiderio. Ed ora?

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