domenica 4 marzo 2012

L'amore proibito - Capitolo 7

La piazza era gremita di gente a tal punto da toglierle il respiro, erano ormai un paio d’anni che a volte i luoghi troppo affollati le facevano un effetto strano, era come se una morsa le opprimesse il petto e un forte dolore le trafiggesse il cuore tanto da impedirle di respirare regolarmente.

Proprio mentre cercava un varco tra la folla che la potesse portare in un luogo che non traboccasse di umanità, si sentì chiamare.

Il cuore parve voler uscire dal suo petto, quella voce le ricordò Virginia, si girò di scatto nella speranza di vederla, ma solo visi sconosciuti la circondavano. Continuò a cercarla disperatamente tra la folla ma senza alcun risultato. Ormai convinta di essersi immaginata quella voce, riprese a camminare cercando di uscire dal delirio di quella piazza, ma quella voce la chiamò nuovamente.

“ Liliana! Liliana dove sei? “

Liliana si girò e vide una bambina dai lunghi capelli scuri, raccolti in due grosse trecce che le incorniciavano il volto e con due grandi occhi color della notte, poteva avere 10 anni, correva piangendo sola nella folla.

Liliana la fermò, capì che si era persa, le disse di non aver paura e che insieme avrebbero aspettato la sua mamma che non poteva essere lontana. Mentre cercava di distrarla dal suo dolore parlandole del più e del meno sentì nuovamente quella voce chiamarla : “ Liliana, finalmente ti ho trovata! “. Liliana si girò verso la voce, il suo viso si illuminò come anche gli occhi della bambina si illuminarono. La bambina corse incontro a quella che ormai Liliana aveva capito essere Virginia la mamma di quella adorabile bambina.

“ Mamma, mamma, non sai che paura ho avuto! Non ti trovavo più! Sai questa signora mi ha aiutata e ha aspettato con me che tu arrivassi!”. Virginia era evidentemente costernata, una lacrima solcando il suo viso tradì quell’emozione che le faceva battere forte il cuore, in un solo istante aveva ritrovato la sua adorata figlia ed il suo perduto amore, e non per caso, portavano lo stesso nome.

Liliana in quel momento capì che Virginia nonostante gli innumerevoli anni passati senza incontrarsi non l’aveva dimenticata, capì anche che quello non era il momento adatto per poterle esternare tutti i sentimenti così a lungo rimasti sepolti nella sua anima, così la abbracciò come in un saluto di due amiche che non si vedono da tempo e le sussurrò in un orecchio: “ voglio vederti, ho bisogno di parlarti, fatti trovare tra un’ora ai giardini pubblici di Porta Venezia, di fronte al Planetario, ti prego non dirmi di no.” Virginia per un lungo istante rimase in silenzio, la sua anima combattuta da due forze opposte le impediva di prendere una decisione, ma alla fine il sentimento ebbe la meglio sulla ragione: “ va bene, accompagno Liliana a casa e arrivo, tra un’ora sarò li”.

Liliana iniziò a camminare verso il parco dei giardini pubblici, alzando gli occhi al cielo si accorse che un’enorme nuvola scura si muoveva velocemente sospinta dal vento verso quella porzione di cielo che la sovrastava. Noncurante di essa continuò a camminare, si sentiva come sospesa in un sogno che presto avrebbe lasciato spazio alla realtà. Un milione di parole si affollarono nella sua mente, una vita non le sarebbe bastata per raccontare a Virginia tutto ciò che aveva da rivelarle sulle recondite emozioni del suo cuore e sulla donna che era diventata in quegli anni. Ciò che più la tormentava era, come avrebbe potuto dirle che stava per partire proprio ora che finalmente si erano ritrovate? Come raccontarle che avrebbe fatto parte di quel numero di giornaliste accreditate che stavano per andare in Vietnam per poter raccontare e documentare la drammaticità di quella terribile guerra?

Quando Liliana arrivò al Planetario Virginia non era ancora arrivata, mentre aspettava si accese una sigaretta per cercare di far scivolare via l’ansia che si era presa il suo corpo. Quando la vide da lontano, un largo sorriso comparve sul suo volto, era felice di poterla osservare in quella sua camminata incerta mentre si avvicinava. Aveva ancora nella mente la ragazzina che era, ma osservandola attentamente si rese conto che ormai il corpo di Virginia si era trasformato in quello di una bellissima donna.

Le nuvole scure lassù nel cielo avevano portato il buio ed il silenzio intorno a loro, le mamme con i bambini e gli anziani che a quell’ora del pomeriggio popolavano il parco erano scappati via per la paura di quell’imminente temporale che incombeva sulle loro teste. Liliana e Virginia si sentirono al sicuro avvolte da quell’improvvisa atmosfera irreale che si viene sempre a creare prima di un acquazzone. Liliana prese per mano Virginia e la portò sotto il grande albero, voleva che anche lei potesse ammirare la fierezza e la bellezza di quel manto di foglie color porpora macchiate di rosa che rivestivano il grande faggio tricolore. Virginia rimase senza fiato e proprio mentre osservava, con il viso rivolto verso il cielo, il grande albero, una goccia le bagnò il viso. Le parole che poco prima affollavano la mente di Liliana scomparvero di fronte alla bellezza e alla profondità di quegli occhi che sapeva appartenerle. Le mille parole lasciarono spazio all’intensità dei loro sguardi. Liliana si appoggiò al grande albero mentre la pioggia cominciava a scivolare sui loro visi.

Liliana accarezzò il volto bagnato di Virginia con le sue lunghe dita sottili e dopo un breve istante la attrasse a sé appoggiando dolcemente le sue labbra morbide su quelle di lei. I loro corpi ora aderivano perfettamente in quell’abbraccio appassionato. Liliana poteva percepire attraverso i vestiti i turgidi seni di Virginia premere contro i suoi ed anche i loro sessi ormai così vicini provocarono ad entrambe un’esplosione di piacere che nemmeno il freddo della pioggia che inumidiva i loro abiti pote’ fermare.

Virginia sciolse l’intreccio dei loro corpi, si era fatto tardi per lei, a casa la stavano aspettando, doveva andarsene. “ Ti prego lasciami andare, non dovrei essere qui, mi aspettano a casa! So cosa mi vuoi dire, leggo il dolore nei tuoi occhi e so che devi partire, leggo sempre i tuoi articoli sul Corriere, in tutti questi anni mi hai regalato la gioia di poterti stare accanto attraverso ciò che scrivevi e mi hai dato la possibilità di riscattare la mia vita attraverso la tua. Sono fiera di te, della donna che sei, della libertà che hai saputo conquistare. Sei ciò che avrei voluto essere, anche io sai, amo scrivere ma non ho mai trovato dentro di me la forza di ribellarmi a ciò che il destino mi aveva designato. Segui il tuo cammino ma non dimenticarmi, io non lo farò, ti lascio l’indirizzo della biblioteca dove lavoro. Scrivimi, io ti risponderò.”

Virginia prese la mano di Liliana, le poggiò sul palmo un bigliettino, poi stringendola forte gliela chiuse a pugno e attraendo nuovamente il suo corpo verso di se le diede un bacio sulla guancia e scappò via sotto il rumore della piaggia scrosciante.

Liliana rimase lunghi istanti ancora appoggiata al grande albero, la pioggia cadendo sul suo viso andava a mischiarsi con le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi mentre il suo cuore sanguinava dolore.

Quella volta neanche la magia delle foglie color porpora seppero alleviare il suo sordo dolore.

4 commenti:

  1. Chi voleva un simil "lieto fine", è accontentato! Una frazione di secondo per capire che era tutto vero, era tutto condiviso, era proprio così: e poi si deglutisce amaro, perchè la parentesi si è già chiusa, che neanche un grande albero taumaturgico riesce a guarire le ferite...
    La realtà a volte non riesce ad essere amara quanto una la finzione!
    E adesso, si vola in Vietnam?
    Wow.

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  2. A proposito: ma il grande albero esiste davvero? Giardini di Porta Venezia?
    (Bart Curioso)

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  3. Faggi, Ippocastani,Aceri... questi sono solo alcuni degli alberi che possiamo trovare nei giardini di Porta Venezia.

    E come diceva Platone...
    Conosci il mondo della natura del quale fai parte e sarai te stesso, senza pensieri ne sforzi.

    :)

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  4. ....appassionante..sembra quasi di essere li presenti nell incontro tra Liliana e Virginia... e ti dirò ad un certo punto sono pure arrossita mi sembrava di essere un terzo incomodo...mi sembrava di essere li....emozionante...ciò racchiude il vero senso dell amore che ascolta solo il rumore di due anime che si sfiorano!....

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