venerdì 2 marzo 2012

L'amore proibito - Capitolo 5

Liliana aprendo gli occhi quella mattina si guardò intorno disorientata, per alcuni istanti fece fatica a capire dove si trovava.

Il fresco profumo di sapone di Marsiglia delle lenzuola appena lavate a contatto con la sua pelle le parlarono di casa e fecero emergere nella sua mente immagini per lungo tempo dimenticate. Quella fragranza le ricordò la sua adorata nonna mentre faceva il bucato nella stanza dove tempo addietro tenevano i mastelli e le assi per lavare. Liliana adorava quel profumo di pulito e rammentava che da piccola non riusciva ad addormentarsi se non annusava le sue candide lenzuola, quell’odore nelle sue narici faceva da calmante ai suoi bui pensieri.

“ Sono a casa “ pensò Liliana mentre gli occhi ed il viso le si illuminarono di una luce intensa e radiosa come solo alle persone felici soleva accadere.

Appena alzata il ricordo di Virginia riempì nuovamente la sua mente e come fosse diventata una consuetudine in quei momenti, estrasse il suo quadernetto nero ed i sentimenti cominciarono a fluire attraverso l’inchiostro imprimendo le pagine bianche del flusso di parole liberate dalla sua coscienza e dai suoi pensieri.

Liliana era diventata brava a giocar con le parole, ma di questo si renderà conto solo con il passar del tempo.

Liliana era felice di essere finalmente tornata a vivere con i suoi genitori, ma il pensiero di Virginia continuava a farle pulsare le tempie dal dolore, doveva scoprire cosa ne era stato di colei a cui aveva dedicato la maggior parte dei suoi pensieri negli ultimi tre anni.

Si alzò e dopo essersi vestita frettolosamente decise di inseguire i suoi sogni.

“ Mamma, scusa se non faccio colazione ma devo assolutamente andare a vedere cosa ne è stato della mia amica Virginia! Sai quella ragazza di cui ti ho parlato tante volte e che incontrai il pomeriggio prima di partire, ora devo andare a cercarla, ma torno presto non preoccuparti per me. “

La baciò sulla guancia , scese di corsa le scale saltando i gradini di due in due e si ritrovò in strada proprio mentre stava passando il tram che da Crescenzago portava alla Stazione di Porta Venezia.

Senza un attimo di esitazione saltò sul “ predelin “ e facendosi poi largo tra la gente raggiunse il bigliettaio per pagare le quattro lire del biglietto.

Liliana poteva percepire le storie celate dietro a quei visi che la circondavano, poteva sentire il dolore, intuire i patimenti causati dalla fame, immaginare le loro storie d’amore , le piaceva soffermare la sua attenzione su quei volti, ne studiava i tratti, li seguiva nei loro movimenti e immaginava una storia, dalla quale poi sarebbe nato un racconto. Non poteva farne a meno, era come se quegli estranei si introducessero nella sua anima guidandola verso il loro essere più profondo e Liliana sentiva la necessità di farsi possedere da quelle anime sconosciute per poter dare voce alle loro storie, alle loro vite, e renderle finalmente visibili e immortali al mondo.

Un improvviso silenzio raggelò l’aria quando il tram, giunto in Piazzale Loreto costeggiò il distributore di benzina alla cui tettoia solo poche settimane prima, i corpi senza vita di Mussolini e della Petacci erano stati appesi per i piedi.

Gli occhi di Liliana parevano poter vedere la folla che infliggeva le sue barbarie a quei corpi ormai resi inermi dalla morte, poteva percepire l’odio ed il rancore di cui ancora era intrisa quella piazza, perché anche se quell’episodio segnò l’epilogo di quella sanguinosa guerra, ancora lasciava una ferita aperta nella popolazione che non poteva dimenticare gli orrori passati davanti ai suoi occhi.

Liliana decise di cancellare dalla sua mente quelle tristi immagini per tornare a fantasticare sull’incontro da lei tanto atteso, si trovò così ad immaginare la gioia che avrebbe provato nel rivedere la fanciulla che aveva ispirato tanti suoi racconti, poteva intuire il calore del suo corpo sprigionarsi dal forte abbraccio che avrebbe suggellato quel loro incontro e si ritrovò ad arrossire pensando alle morbide e carnose labbra di Virginia che sperava potessero posarsi sulle sue in un lungo e appassionato bacio.

Ardito pensiero questo suo ultimo.

Liliana, faceva fatica ad accettare certi suoi pensieri ma aveva imparato a conviverci, anche perché, quella in definitiva era l’ineluttabile realtà, erano quelli i sentimenti più segreti che si sprigionavano dal suo cuore.

Dal tram, che ora stava percorrendo Corso Buenos Aires, vide la casa dove abitava Virginia, per un istante il suo cuore mancò un battito, rimase come paralizzata, la mente le si offuscò, non sapeva più se realmente desiderava incontrare quella dolce creatura, eroina, forse idealizzata di mille suoi pensieri.

Aveva paura che la realtà potesse distruggere per sempre quel suo perfetto sogno d’amore.

Un triste presagio la pervase, ma nonostante ciò, Liliana andò incontro con indomita fierezza a quella che intuiva sarebbe stata una pugnalata in pieno petto.

Fu così che scoprì, in quella tiepida mattinata di Maggio, dai racconti della vecchia portiera del palazzo, che Virginia in seguito alla morte della madre due anni prima, se ne era andata da quella casa senza lasciare nessuna traccia dietro di se.

Un indicibile dolore si impossessò del suo corpo.

Liliana iniziò a camminare senza meta, il suo cuore gonfio di dolore sembrava esploderle nel petto, le lacrime uscivano come fiumi in piena dai suoi grandi occhi scuri, il dolore che provava era straziante, non poteva credere di aver perduto per sempre colei che aveva rasserenato per così lungo tempo le sue tristi giornate donandole il sorriso anche nei momenti più disperati.

Dopo un lungo vagare si ritrovò seduta su di una panchina nei Giardini Pubblici di Porta Venezia.

Alzando i suoi occhi verso il cielo alla ricerca di conforto, Liliana incrociò il suo sguardo con un albero dalla bellezza silenziosa, le sue foglie erano splendidamente colorate di porpora scuro, macchiato di rosa e rosso vivo e senza comprenderne il motivo la sua anima si rasserenò per un istante di fronte alla bellezza di quel grande albero.

E fu così che, mentre un raggio di sole, filtrando attraverso i rami del grande albero, illuminava il suo volto , Liliana estrasse il fedele quadernetto e cominciò a scrivere…

4 commenti:

  1. Ma, cavolacci!
    La cerca per tanto tempo, e poi non la trova?
    Cattiva!
    Meno male che ci sono i parchi, e gli alberi...
    Brava, bello bello. Ma devo aspettare fino a lunedì, adesso?

    RispondiElimina
  2. Sembra di essere là, a quei tempi....

    RispondiElimina
  3. Bart hai ragione!ci sono rimasta per il mancato incontro,ma me lo sentivo...
    Bellissima la frase: si alzò e dopo essersi vestita frettolosamente decise di inseguire i suoi sogni.
    Da ricordarla tutte le mattine!
    Laura

    RispondiElimina