Elettra adorava sentir fluire dentro di se quella sensazione di leggera euforia causata dalle bollicine dello champagne, la faceva sentire bene e la spingeva a comportarsi in maniera più disinvolta di quanto fosse abituata nella vita reale.
Mentre Ludovica e Manuel passeggiavano lungo il naviglio, Elettra e Stefano si fermarono a parlare , sedendosi sui gradini del ponte che collega le vie Gola e Ascanio Sforza .
La notte era tiepida, la luna vanitosa rifletteva la sua immagine nel naviglio per poter ammirare la sua bellezza nelle acque appena increspate da un leggero alito di vento.
Elettra appoggiò per un momento il capo sulla spalla di Stefano cominciando a pensare a quante notti aveva passato in quel luogo magico e per un attimo le parve di essere tornata indietro di trent’anni quando ancora ragazzina amava passare le sue serate in un locale non lontano da lì, il “ Lento Battello”.
Le pareva di poter vedere gli aquiloni colorati appesi al muro sopra il grande specchio, li aveva regalati lei a Gian Franco, il proprietario, come ricordo di un suo viaggio in Brasile.
Elettra amava approdare di notte al Lento battello,luogo in cui sapeva di poter sempre contare sulla compagnia di qualche amico.
Quante notti passate in quel locale dopo l’orario di chiusura aspettando l’alba tra un Mohito un Daiquiri alla fragola e…
Ancora aveva negli occhi le veloci corse in macchina accompagnate dal cinguettio degli uccellini che destandosi le ricordavano che ancora una volta aveva esagerato e che i suoi genitori l’avrebbero ammazzata se si fossero accorti che il suo letto era ancora intatto a quell’ora della mattina.
Elettra adorava girare Milano sola, sulla sua 500 blu, andando alla ricerca di nuove avventure, si sentiva libera e lo era veramente.
Di quegli anni rimpiangeva quel senso di libertà e quell’indipendenza con cui andava incontro alla vita, affrontandola sempre a testa alta e senza mai scendere a compromessi con niente e nessuno, se non con se stessa.
Un velo di tristezza calò sul suo viso, Stefano colse questo particolare e passando le mani nei suoi lunghi capelli castani le diede un piccolo bacio sul capo.
Elettra alzò il suo sguardo velato di malinconia e incrociando gli occhi azzurri di Stefano non potè fare a meno di sentire un lungo brivido percorrerle la schiena.
Rimasero lunghi istanti tenendosi negli occhi.
Le loro bocche si sfiorarono per quanto erano vicine.
Elettra poteva percepire il profumo della sua pelle nelle narici, odorava di agrumi e di mandorli di Sicilia.
Si avvicinò a quel giovane per poter meglio sentire quella fragranza e senza rendersene conto lo baciò teneramente sul collo.
In quel momento Elettra era tornata ad avere diciotto anni, aveva istintivamente rimosso tutto il dolore ed il buio dei suoi quarantotto anni per ritornare ad essere quella ragazza che aveva saputo vivere i momenti che la vita le aveva offerto senza mai farsi troppe domande.
L’atmosfera ovattata di quel momento venne interrotta dalla voce di Ludovica che chiamandola la riportò alla realtà.
“ Hei, ma dove vi eravate cacciati! Pensavamo foste dietro di noi e invece vi eravate fermati ! Cosa ne dici Elettra se ci avviamo verso casa? Sono le due passate!”
Sul volto di Stefano si poteva intuire una smorfia di disappunto per essere stati disturbati proprio nel momento in cui si presagiva l’inizio di un dolce contatto con Elettra.
Anche Elettra non ne fu entusiasta,“ Ma io stavo così bene qui, riscaldata dal calore di questo giovane corpo!” pensò.
“ Va bene andiamo, ma non prima di esserci scambiati i numeri di telefono “.
Estrasse dalla sua borsa carta e penna, non si separava mai dal suo fedele taccuino azzurro cielo dove soleva annotare pensieri, piccole frasi ed a volte interi capitoli di racconti quando non aveva a disposizione il suo portatile.
Lo aprì, annotò i numeri e gli indirizzi mail di Stefano e Manuel e si congedarono con la promessa che presto si sarebbero sentiti per parlare della sceneggiatura…
“ Solo della sceneggiatura?” disse Elettra sottovoce avvicinandosi all’orecchio di Stefano.
Lui le sorrise e rispose: “ Spero di no, dolcezza!”.
Elettra e Ludovica si incamminarono a piedi lungo il naviglio, lentamente, senza fretta, in fondo ai loro cuori era custodita la voglia di godere appieno di quella fantastica ed inaspettata serata.
Quella notte sui Navigli aveva smosso nelle loro anime emozioni da tempo dimenticate.
Giunsero alla macchina e con un rinnovato senso della vita si avviarono verso casa.
Elettra guidando era stranamente silenziosa, era come se i suoi spessi pensieri la stessero avvolgendo impedendole di proferir parola.
Dopo il lungo silenzio un sorriso le illuminò il volto e le sue labbra diedero voce ad un pensiero:
“ E se invece di tornarcene a casa ce ne andassimo senza meta da qualche parte? “.
“ E se invece di tornarcene a casa ce ne andassimo senza meta da qualche parte? “
RispondiEliminaGrande Elettra!