mercoledì 16 novembre 2011

Cinque pezzi meno facili - Sliding doors - La Rabbia e la Notte-Epilogo


Epilogo

Le dita di Roberto ghermivano il collo di Martino, mentre lui cercava inutilmente con una mano di staccarsi dalla gola la presa dell'altro, e l'altra mano cercava altrettanto inutilmente di far ritornare i jeans al loro posto, in maniera da coprire le pudenda e lasciargli libere le gambe per restare in equilibrio.
Non si avvide bene da dove arrivasse, fatto sta che il primo cazzotto di Roberto lo centrò proprio sull'arcata sopraccigliare, facendogli vedere le più classiche delle stelle, e precludendogli nel contempo l'uso dell'occhio.  Il dolore si diffuse immediatamente dal capo alle ginocchia, che cedettero un po'.
Ma fu il secondo colpo quello più duro: l'impatto lacerò la pelle intorno al labbro, lasciando sgorgare copioso il sangue sul viso dell'uomo. Martino lasciò andare la sua personalissima battaglia persa con i jeans arrotolati alle caviglie, e si portò la mano al capo, per proteggersi da un possibile nuovo colpo, mentre le ginocchia si piegavano ulteriormente e la presa al collo da parte di Roberto restava l'unico punto di appiglio che ancora gli impedisse di rotolare sotto il lavello.
Roberto aveva caricato un terzo colpo, ma poi si fermò un secondo ed osservare l'amico: lo sguardo spaventato, il viso cianotico per le stretta che gli stava praticando alla gola, il sangue che gli colava lungo il viso, le gambe rannicchiate che ospitavano la sua virilità scemata, la mano tremante che tentava di riparare alla cieca il volto da un nuovo, devastante cazzotto... Gli fece schifo. E mentre lo colpiva nuovamente con un terzo ceffone, improvvisamente lo libero' dalla presa al collo o lo guardo' cadere floscio sul pavimento.
-Bastardo! Amico del cazzo! Stronzo...
Le braccia distese lungo i fianchi, Roberto decise che non voleva osservare oltre lo spettacolo disgustoso di quell'uomo rannicchiato e sanguinante che tremava ai suoi piedi seminudo sul pavimento. Perchè era in quello stanzino, in una discoteca di Lloret de Mar, e stava picchiando Martino? Il suo 'amico' Martino?

“Amico un cazzo!”

Roberto scosse un po' il capo, mentre la rabbia verso l'amico si stava trasformando in una sensazione di tremenda delusione. Vide accanto al corpo di Martino le chiavi della sua C3 azzurro cielo, e le raccolse, poi gli diede un ultimo calcio con la punta della scarpa, senza troppa convinzione, sulle gambe rannicchiate al ventre, e se ne ando' via.

Appena fuori dal piccolo servizio, la musica lo travolse insistente e rimbombante, ma Roberto uscì rapido dal locale, ed inizio' a cercare la sua auto che era parcheggiata lì fuori, da qualche parte.

La notte scintillava: il temporale estivo aveva lavato le strade e gli alberi, e tutto ora sembrava più... più nuovo. Mentre viaggiava lungo la litoranea, Roberto sentiva la rabbia che gli serrava la gola e gli ottenebrava la vista.

"Bastardo! Stronzo!" continuava a ripetere come un mantra, mentre non riusciva a levarsi quella cosa dalla testa.
"Stronzo! Il mio migliore amico! Bastardo!" 
Il temporale appena passato stava ancora brontolando sul mare, e le sue nubi oscuravano la sera.
"Bastardo! Lui e quella stronza di Silvia!"
Roberto ormai guidava quasi a passo d'uomo, un occhio alla strada ed un occhio al mare imbronciato, senza che nessuno dei due vedesse veramente quello che il suo cervello rimuginava.
"Stronzo! Cos'è, gli tirava? Con tutte le donne che ci sono, proprio Silvia? Bastardo!"
I lampi continuavano a scoccare tra le nubi, rievocando i giochi di luce più festosi di uno spettacolo pirotecnico che si rifletteva sulla superficie del mare scuro.
"E lei, via! Plaf, gliela sbatte li', su un piatto d'argento, senza problemi! Cazzo, che stronza, anche lei" urlo' nell'abitacolo vuoto Roberto mentre assestava un pugno rabbioso sul volante.
"E lui... Cazzo, le è subito saltato addosso, senza problemi... Due stronzi!"
Un lampo più luminoso rischiaro' per un istante un paio di barche ferme nel nero della rada, ed un tuono tardivo invase d'improvviso le orecchie di Roberto, facendolo trasalire. Lo spettacolo del temporale che si stava allontanando verso il mare aperto si stava facendo più suggestivo, e lui finalmente se ne avvide per la prima volta.
"Stronzi... Bastardi..."
Poco più avanti vide uno slargo sulla litoranea, che gli consenti' di fermare l'auto fuori dalla carreggiata stradale: in quel luogo la costa un po' rocciosa era a strapiombo sul mare, senza costruzioni che impedissero la visuale. Roberto spense il motore, e scese dall'auto, poi si avvicino' al parapetto ancora umido di pioggia, e guardo' il vuoto.
La massa scura di nubi impunturata di luci lampeggianti si allontanava piano, brontolando in sottofondo. L'uomo guardo' quelle luci, poi segui' la linea bianca della spiaggia che partiva li' a sinistra e si allargava lenta verso nordest: altre luci di locali in lontananza gli ricordarono l'estate, la vacanza, dov'era... I segnali di allegria che si stava consumando a poche centinaia di metri da lui gli presero pian piano il cuore, che si incupi' pensando per la prima volta quella notte a Mariciel.
"Stronzi...."
La immagino' seduta, mentre lentamente il tempo le stava confermando che il suo nuovo amico l'aveva subito bidonata... D'un tratto trasali': non si era ricordato di farle neanche una telefonata, nemmeno un avvertimento...
"Che stronzo..."
Ripenso' a tutta quella vacanza. Partita come l'ultimo atto di una mitica completa liberta' prima della vita vera, adulta e lavorativa, senza una Silvia, solo con un Martino, all'avventura, senza vincoli...
Ed era partita male, era andato tutto storto, fin dall'inizio. Con Martino, con Silvia, ed ora anche con Mariciel...
Roberto inizio' a pensare di aver sbagliato qualcosa: vabbe' stronza Silvia che gliel'ha offerta, vabbe' stronzo Martino che se l'è presa a cuor leggero, pero' anche lui...
Insomma... 
Aveva trovato Mariciel, ma troppo preso dai suoi cazzi, l'aveva subito messa in secondo piano...
Guardo' lo smartphone. "La chiamo?"  Ma un senso di sconforto lo pervase, al pensiero d'averla già perduta.
Appoggio' il cellulare al parapetto in pietra, poi si sedette abbracciandosi le gambe raccolte al petto, e si impose di svuotare il cervello.  Guardo' ancora una volta le nubi, i lampi, il mare... E finalmente un raggio di luna, timido, si fece largo, tuffandosi nella pece attorno alle barche immobili.
Roberto sorrise: quel temporale che si allontanava adesso simboleggiava esattamente le cose andate storte, che finalmente si allontanavano dalla sua vacanza, mentre invece la luna...

D'un tratto in lontananza risuonarono mille sirene, mille mezzi di soccorso stavano muovendosi tutti insieme, giu a Lloret.
Roberto non voleva abbandonare quella visione felice, non voleva tornare alla cruda realtà, ma a poco a poco un tarlo si insinuo' nella sua testa.
"E' successo qualcosa, giu a Lloret. Qualcosa di grave. Meno male che io me ne sono gia' andato..."
E non fini' il pensiero che era già scattato verso l'auto!
-Martino! Cazzo, lui è rimasto la', da solo, tramortito, senza auto, ferito...
Innesto' la marcia e fece una brusca inversione a U, poi spinsela sua C3 ben oltre i limiti di velocita', di nuovo verso il St.Trop'.
-Cazzo! Martino... speriamo che non gli sia successo niente...
L'auto correva lungo la strada bagnata, e l'eco delle sirene si faceva sempre più vicino, più minaccioso.
-Devo trovarlo! Cazzo, se gli è successo qualcosa... io....
La paletta del poliziotto sbucò quasi per incanto all'improvviso dal nero della notte, e l'auto si dovette accostare al ciglio della strada...

Il poliziotto si avvicinò, osservò la targa anteriore dell'auto, poi raggiunse il finestrino e, senza levarsi gli occhiali pur essendo in piena notte, disse:
-Hola, Italiano! ¿Mucha fretta, eh?
Poi si avvicinò al viso di Roberto ed aggiunse:
-¿Milano, eh?
-Sì. Perchè?
L'agente si rialzò, e sghignazzando si rivolse al suo collega:
- Hahaha! El hombre llega desde ... Monza! Y conduce muy rápido!
Poi tornando a Roberto, con massima calma, aggiunse:
-Muéstrame los documentos...
-Ma devo andare! Facciamo presto..
-Mantener la calma... Yo no tengo prisa, aquí...
-Lei non capisce: ho un amico laggiù, e forse è in pericolo!
-Yo también tengo un monton de amigos en Lloret, pero no creo que ellos están en peligro...
-Ma lui forse è ferito...
-Per questo stava... ¿como decis? … corendo.?!?.
-Certo!
-Bien! ¿Y... dónde está tu amigo ahora?
-No sé..
-¿Y no lo puedes llamar? Telefonino, intiende...
Roberto rimase un attimo interdetto, poi rispose:
-Beh, sì, ma....
-Entonces llamalo! Ahora... Forza, Monza! Llama!
Roberto annuì, scese dall'auto e mise una mano in tasca per prendere il suo Hi-Phone, e...
-No! Cazzo! Il telefono! E' rimasto là, sulla scogliera!!!! Noooo, minchiaaaa!!!!!
Il poliziotto lo guardò un po' di traverso, poi sollevò gli occhiali scuri e con uno sguardo di ghiaccio gli disse:
- Forza, Monza! Ahora tu vienes conmigo... "

Era passata da qualche minuto mezzanotte quando finalmente Roberto era riuscito a rientrare in albergo, a Cadaques. Naturalmente nessuna traccia dell'Hi-Phone sul parapetto della litoranea.
In compenso le chiavi della camera non erano depositate in reception, segno che il povero Martino era già riuscito a rientrare in albergo; ma nessuno rispondeva nemmeno alla porta, segno inequivocabile che poi lui si era cambiato, ed era uscito di nuovo dimenticandosi di depositarle di nuovo.
Tra l'altro aveva provato a comporre il suo numero da un telefono pubblico (lo ricordava benissimo a memoria, era una sua qualità), ma l'apparato era irragiungibile: ovviamente Martino aveva di certo finito il credito...
Quello che non ricordava assolutamente era invece il numero di Mariciel, l'unico che gli sarebbe davvero interessato avere lì adesso: incominciava ad averne davvero abbastanza di questa vacanza...
Forse era giunto il momento di fare la valigia e tornarsene a casa.
Però doveva aspettare che Martino si facesse vivo.
Prima o poi.
Meglio, molto meglio se sobrio....
Mentre seguiva questi pensieri, scorse nella rastrelliera delle chiavi dell'Hotel, proprio dove avrebbe dovuto travarsi la loro, un fogliettino piegato.
Si allungò, e lo prese.
“X Robi”
La scrittura era di Martino.
Lo aprì.
“Ciao, pirla!
Ho visto la tua amichetta, e le ho già spiegato tutto.
Ti aspetta, in piazza, davanti al museo, come stamattina.
M”
Roberto si trasfigurò in un ampio sorriso, poi lasciò cadere il foglietto e scappò via, verso la piazza.
Era talmente felice che non riuscì a leggere l'ultima, piccola frase in fondo:
“PS. Oh, ma che cazzo di suoneria hai messo su sto cazzo di I-Fon?
Ogni volta che suona, ululano i cani!!”

2 commenti:

  1. Il riscatto di Martino... In fondo non era poi così male quel ragazzo? Ma soprattutto finalmente Mariciel riesce a coronare il suo sogno (noi eravamo state molto più cattivecon lei, poveretta :) )
    Bravi...

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  2. Ma chi ti ha detto che Mariciel aveva proprio 'quel' sogno? Magari il sogno era di Roberto...
    Hahahaha...
    Mi sono vergognato come un ladro quando Martino, alla fine, ha scritto di aver persino ritrovato anche l'Hi-Phone del suo amico!
    Ma d'altronde Marti è così: Esagerato ed imprevedibile...

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