L’entusiasmo per la potenziale avventura al St Trop abbandonò Martino quasi con la stessa rapidità con la quale Infradito e Mocassini erano scomparse appena oltre l’angolo di strada sul quale si trovava.
Scosse il bicchiere e cominciò a pensare che quella vacanza stava andando decisamente meglio del previsto, tutto sommato. Niente maria quella sera, no davvero: voleva godersi tutte le sensazioni di quei momenti con la mente lucida il più possibile. Si sarebbe solamente concesso uno smodato consumo di alcol, ma quello non comprometteva – più di tanto – le sue percezioni.
Sì, una vacanza coi fiocchi, ed era solo all’inizio!
Era sopravvissuto sorprendentemente bene alla serata al Trottoir, si era risparmiato lo sbattimento del dividere le lunghe ore alla guida con Roberto e forse era pure riuscito a sfangare la serata. Non male, per una manciata di ore.
Mandò giù un’altra sorsata e scosse la testa, sempre con il suo sorriso sghembo dipinto sul volto.
No, davvero niente male. Soprattutto perché Roberto non sembrava minimamente curarsi di Silvia, dell’assenza di Silvia, e anzi pareva essersi messo il cuore in pace decisamente in fretta.
Del resto, rifletté, la fighetta spagnola con cui lo aveva beccato era assolutamente notevole. Ci poteva stare assolutamente che Robi non stesse lì a crucciarsi per Silvia che non rispondeva alle sue chiamate con quell’articolo per le mani.
Lui stesso non sarebbe stato molto lì a pensare a Silvia.
Martino estrasse lentamente dalla tasca dei pantaloni il suo vecchio cellulare. A differenza di Roberto, che era un Apple maniaco, Martino non aveva acquistato l’iPhone come un qualsiasi bimbominchia (così li chiamava lui), ma si ostinava ad ostentare un obsoleto Nokia dei primi anni 2000 passatogli dal padre.
Scorse l’archivio dei messaggi e si fermò sul primo tra quelli archiviati.
Recitava “Mi manchi”. E il mittente era registrato come “Silvia”.
No, in effetti neppure Martino pensava molto a Silvia. In effetti, non aveva mai risposto a quel messaggio.
Per un istante valutò che non si era comportato particolarmente bene con il suo migliore amico. Anzi, pensare a Roberto ancora nei termini di migliore amico lo faceva stare decisamente male: non puoi definirti amico di qualcuno a cui scopi la ragazza. Anche se eri ubriaco. Anche se eri fumato. Anche se lui l’aveva temporaneamente scaricata. No, allontanati – si erano allontanati, aveva detto Roberto.
Il problema è che Silvia si era avvicinata a Martino, e lui non si era tirato indietro. Né la prima sera all’Arco, né la seconda a casa del fratello di Martino, né la terza al Trottoir.
La prima volta aveva avuto, in effetti, qualche remora. Gli sembrava tutto così clamorosamente sbagliato, così oscenamente ingiusto: ma del resto Roberto non sembrava star male, voleva stare da solo e aveva qualche tensione per via della laurea e gli sembrava che fosse più concentrato sulla discussione con i professori che con quella che (forse) aveva avuto con Silvia.
Non gli sembrava distrutto.
E poi come diceva sempre Faz, il suo compagno delle superiori? Il più grande favore che puoi fare ad un tuo amico è quello di scopargli la donna, così lo metti in guardia da che razza di mignotta si stava portando appresso. Faz la sapeva lunga, e Martino era uno che prendeva appunti.
Perciò, anche gli iniziali sensi di colpa che aveva potuto covare erano spariti repentinamente. Dopotutto Silvia gli piaceva, lei e Robi non stavano più insieme (da un giorno, un mese o un anno era completamente irrilevante), e lui era libero.
Mica se la doveva sposare! La cosa poteva finire tranquillamente nel silenzio, nessuno ne avrebbe mai saputo niente – anche se Silvia e Roberto fossero mai tornati insieme.
Certo, il messaggio di Silvia era vagamente inquietante. “Mi manchi”.
Che cazzo. Mi manchi dopo un paio di scopate puzzava un po’ troppo di impegno. E gli impegni a Martino davano parecchio in testa.
Calcandosi meglio il cappello sul capo, Martino pensò che probabilmente non sarebbe mai stato meglio di così. Non doveva preoccuparsi troppo del lavoro (a differenza di Roberto), era in vacanza e tutto sommato aveva un po’ di mercato. Si accese un’altra sigaretta e ne gustò il sapore lievemente acre.
Concentrati, Tino, disse tra sé mentre svuotava definitivamente il drink e faceva cenno al cameriere che ne mettesse in pista un altro. Stasera vai al St Trop e fatti la tizia. A Silvia e Robi ci pensi un’altra volta. Del resto, continuava a ripetersi, non sembrava che Roberto avesse indossato il cilicio e stesse iniziando a mortificare la propria carne con una frusta.
Anzi, a dirla tutta aveva pure pescato un bel bocconcino. La tipa del St Trop… Sì, intrigante, carina, probabilmente un po’ sportiva (del resto non era sicuramente a chilometri zero)… ma niente di paragonabile a quella piccola Miss Agosto che Roberto stava sottoponendo a un esame panoramico del cavo orale poco prima.
Tornò a dirsi che ci avrebbe fatto un pensierino molto ma molto volentieri.
Si impose un minimo di contegno mentre pensava che non era assolutamente appropriato scopare due tipe allo stesso amico nel giro di meno di una settimana, indipendentemente dall’opinione del suo maestro Faz.
Un cappello pieno di ciliege, di Oriana Fallaci
-
Avevo iniziato a leggere questo libro molti anni fa e non ero riuscita a
superare le prime dieci pagine. Adesso, forse complice un’età più avanzata
e un...
3 mesi fa
"Chilometri zero"? "Miss Agosto"?
RispondiEliminaSiete un'associazione a delinquere voi due, non vedo l'ora di leggere il seguito...
Esame panoramico del cavo orale?
RispondiEliminaNiente male! E qualche cosa mi dice che questo è solo l'inizio!