lunedì 17 ottobre 2011

Neko Adventure

Nota dello scrittore: lo so che è quasi un anno che le avventure di jilien non vengono pubblicate, e me ne scuso profondamente. Da oggi in poi la serie continuerà allo stesso ritmo di quando l'avevo lasciata, ovvero una nuova parte ogni due settimane, al lunedì.

XyoiaoayX

***

La Missione

Terza Parte

-Cosa è andato storto?- chiese il Gran Maestro alle sue due sottoposte

-È colpa mia, maestro- disse Crystal senza guardarlo in faccia: -Non ho voluto attenermi al piano concordato-
Il gran Maestro guardò prima una, poi l’altra figura genuflessa prima di parlare: -È la seconda volta che fallisci, Crystal. Anche se la prima volta la fortuna ti ha aiutato - disse indicando Jilien – questo intoppo è una disgrazia!-

Le urla di rimprovero rimbombarono per tutta la base sottoterra, a partire dalla sala grande per arrivare fino alla sezione degli alloggi, cogliendo tutti di sorpresa. Chi era intento a riposare venne svegliato da urla in sottofondo e chi si stava esercitando in questa o quell’altra disciplina si fermò. Ogni adepto della Setta rimase in religioso silenzio, mentre ascoltavano con attenzione quella che, dai toni, sembrava lo sfogo di chi ha tenuto dentro per troppo tempo un peso. Il fatto che la voce fosse quella del Gran Maestro stupì di più del suo volume.

Dopo qualche minuto di rimproveri, il gran Maestro si quietò, chiudendo gli occhi e respirando a fondo per disperdere anche l’ultima briciola di rabbia che gli era rimasta in corpo. Aprì gli occhi e guardò il capo chino di Crystal prima di riprendere a parlare con voce decisamente più calma: -Sai qual è la punizione per chi fallisce una missione, vero? –

La ragazza dagli occhi di ghiaccio alzò lo sguardo verso il Gran Maestro: -Conosco da sola la strada verso le segrete, grazie -. Detto ciò si alzò e si rivolse a Jilien: -Dovrò stare in cella per quindici giorni, a digiunare e a meditare su mio grave errore. Pensi di riuscire a cavartela?-. Finita la frase uscì dallo studio, chiudendo rumorosamente la porta dietro di sé.

-Tu puoi andare, Jilien- disse il Gran Maestro mentre tornava alla grande scrivania che caratterizzava quella stanza

-Io… posso andare?- chiese stupefatta la ragazza-gatto

-Sì-

-Ma… ho fallito anche io la missione, non dovrei subire anche io la stessa sorte di Crystal?-

-Dal vostro resoconto ho capito due cose di te: primo, sei capace di architettare un piano astuto e seguirlo alla lettera fino alla fine; secondo, sei troppo propensa a sacrificarti per gli altri, anche se questi hanno quasi causato la tua morte, come è successo nella missione.-

-Queste parole mi lusingano, ma rimane il fatto che insieme a Crystal non ho compiuto il compito assegnatomi…-. La sua frase venne fermata dalla mano della figura imperiosa che stava dietro la scrivania. –Puoi andare, Jilien. Non hai nulla di cui biasimarti-

La ragazza genuflessa si portò la mano chiusa a pugno sul cuore, prima di alzarsi e lasciare lo studio.

Tornata nell’alloggio che divideva con Crystal, si sdraiò sul letto e cominciò a pensare: perché con lei erano tutti così tolleranti, gentili, quasi premurosi? Perché non erano come tutti gli altri che aveva conosciuto, ovvero ostili e malfidenti? Che cosa faceva scattare in loro quel senso di compassione che spesso vedeva nei loro occhi? Il solo fatto di essere una delle due sole donne all’interno di quella setta maschile non poteva essere sufficiente, doveva esserci dell’altro.

La risposta a quella domanda le venne all’improvviso, mentre vide la sua coda muoversi: era per quello! Per quella stranezza che l’aveva accompagnata sin dalla nascita che tutti volevano ingraziarsi la cosiddetta “ragazza-gatto”! La sua condanna, la sua maledizione si stava trasformando in un dono che faceva fatica ad accettare.

Un’improvvisa sete di conoscenza le attanagliò la mente, scossa come mai prima a cercare le sue origini, il suo passato. Si alzò dal letto e si diresse verso un’ala del complesso sotterraneo che aveva visitato poche volte, ma che da allora in avanti sarebbe diventata il luogo in cui avrebbe passato la maggior parte del tempo, per lo meno per i successivi quindici giorni.

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