mercoledì 26 ottobre 2011

Il Cigno Nero - Capitolo 1



Questo racconto si ispira alla realtà, ma l'unica cosa reale è l'andamento altalenante dei mercati, nel periodo Marzo - Agosto 2011. Personaggi, società ed avvenimenti sono di pura fantasia. Il contesto reale è solo un'ispirazione per una storia che potrei definire di "fanta-finanza".

L'idea principale del racconto non è mia e ringrazio la "mente" che me l'ha ispirata e che ha accettato di spiegare e rivedere le parti più strettamente tecniche: una collaborazione nata per caso, tra una mente "geniale" paragonabile a quella di Evelyn o Gabriel, ed una persona come me che, al suo opposto, adora le parole.

Grazie.

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NdA. “Il cigno nero” è un bellissimo libro di Taleb Nassim N. Ne consiglio la lettura a chi volesse approfondire il “magico” mondo dell’imprevedibile

Capitolo 1
New York, 17 Aprile 2008
Evelyn era tesa. Guardava la lavagna che da bianca era diventata quasi nera, piena degli appunti sulle cose da fare per organizzare l’evento principale della sua carriera: il ricevimento per l’inaugurazione della nuova sede della società nella quale lavorava, The Black Swan, il Cigno Nero, nata dall’acquisizione da parte di BlackRisk della concorrente AlgorisQ.
Erano stati anni fervidi di lavoro, ma lei aveva saputo trarre da quella acquisizione tutto ciò che aveva ora in mano. Da responsabile della sezione Analisi Funzionale della BlackRisk era diventata Direttore Commerciale della nuova società e puntava ancora in alto.

In fondo se lo poteva permettere. “Una mente d’aquila nel corpo di una gazzella” le aveva detto un giorno il suo nuovo amministratore delegato e lei si era compiaciuta di quella definizione che rendeva al massimo l’orgoglio che provava per le sue capacità mentali e per il suo fisico perfetto. Sapeva di avere tutte le carte in regola per puntare ad una carica nell’Executive della nuova società e le avrebbe giocate tutte, fino all’ultima, per non perdere la prima occasione che le si fosse presentata.



Alzò gli occhi sulla lavagna, sorseggiando un the caldo. Il servizio di catering da contattare, l’albergo da scegliere, l’organizzazione dei voli e della sistemazione per gli invitati, l’elenco degli invitati... già, gli invitati... Riportò gli occhi sulla lista e la scorse velocemente. Quindi cercò nel mucchio di biglietti da firmare, quello indirizzato a Mr Malcom McDouglas, Amministratore Delegato della J.F. Crombie. Rimase pensierosa per un attimo, indecisa se fare quell’eccezione oppure no.  Poi aprì la busta, estrasse l’invito e rilesse il testo:
“Siamo lieti di invitarLa alla serata di inaugurazione...”

Ripensò agli occhi di Gabriel, l’unico uomo che non si fosse piegato del tutto al suo fascino. Era un’occasione imperdibile. Sì. Avrebbe fatto eccezione.

Alzò la cornetta e chiamò la segretaria. Dopo circa due minuti entrò nell’ufficio un donnone alto con una folta capigliatura riccia ed un paio di labbra appena rifatte di silicone, coperte di un rossetto fiammante.
-         Jenny, questo lo devo rifare. Subito. – disse Evelyn porgendole un biglietto.

Jenny lo guardò, lo girò dalla parte dove era segnato l’indirizzo del destinatario e infine pose gli occhi su Evelyn un po’ contrariata, un po’ perplessa.
-         Ma... cosa c’è che non va? Ho seguito la lista...
-         No no, tutto bene. Solo che ho dimenticato una persona.
-         Te ne porto un altro, allora...
-         No. Devo cambiare proprio il testo...
-         Evelyn non capisco...
-         Rimane indirizzata solo all’amministratore delegato, ma dentro devo modificare l’invito per includere anche un’altra persona...
-         Ma mi avevano detto che...
-         Evelyn, basta “ma”. Sono il Direttore Commerciale. Chi invitare lo decido io, va bene?
-         Come vuoi... ti porto un biglietto vuoto, allora... o lo scrivo io?
-         Faccio io a mano, grazie. E subito, mi raccomando!
-         Certo... certo... subito... tutto subito, sempre subito – borbottò Jenny uscendo, sicura che Evelyn l’avrebbe perdonata, dato il rapporto che avevano da lungo tempo.

Dopo circa cinque minuti Jennifer rientrò e le porse un biglietto vergine. Evelyn quasi glielo strappò di mano e la invitò ad uscire. Pescò nel cassetto della sua scrivania la penna stilografica e pose davanti a sé un biglietto di quelli prestampati che aveva già firmato, per seguirne la traccia.

Quindi iniziò a scrivere:
“Siamo lieti di invitare Lei e Mr Gabriel Pleinach alla serata di inaugurazione...”
***
New York, 17 Aprile 2008

Gli occhi di Gabriel attraversavano la vetrata dell’hotel e si appoggiavano voluttuosi sulla Statua della Libertà. La fiaccola brillava alta e spiccava luminosa in quella notte stellata. Nella mano sinistra reggeva un bicchiere di champagne, Pol Roger Réserve Spécial e lo sorseggiava piano, degustando ciascuna goccia in bocca prima di deglutirla e perderla per sempre.

Era stato invitato a quella serata di festeggiamenti per la fusione tra AlgorisQ e BlackRisk, i due principali competitor di software per l’analisi di rischio nel settore dell’Asset Management, in cui lui lavorava da anni. 
Era stato Malcom a delegargli quell’incombenza: l’amministratore delegato era un uomo schivo, allergico a qualsiasi evento mondano, ed era convinto che a Gabriel piacesse girare, conoscere nuove persone, trotterellare per quei party pieni di soldi e di donne, dove se andava male riusciva comunque a flirtare con qualcuna.

Quarantun anni appena compiuti, un divorzio alle spalle ed una carriera onorata erano in poche parole il bilancio della sua vita fino ad allora. Si preparava ad una svolta. Prima o poi Malcom sarebbe andato in pensione e nulla avrebbe ostacolato la sua ascesa verso una carica che sarebbe stato più che degno di presiedere. Portò in alto la sua coppa di champagne e brindò sottovoce a se stesso.

In quello stesso istante, una voce lo colse alle spalle:
-         Gabriel, sono onorata di averti tra di noi, stasera. Anche se non hai scelto me, l’ultima volta che ci siamo visti... ma ti ho perdonato!

Riconosceva la voce. L’aveva già vista aggirarsi per l’immensa sala ricevimenti, elegante e sexy come sempre, ma si era ben guardato dal cercarla e salutarla, pur sapendo che l’invito era stato scritto di suo pugno: ne aveva riconosciuto la calligrafia.

Da quanti anni non la vedeva? Almeno tre, si disse. Ricordava l’ultima cena con lei, nel privé di un piccolo ristorante di Boston. Le aveva comunicato che avevano scelto il suo principale competitor per il nuovo applicativo di gestione del rischio e per consolarla era finito a letto con lei.

Si girò, sfoderando il suo bianco sorriso e le disse:
-         Evelyn, tesoro...

La baciò sulla guancia. Lei rimase ferma per un attimo, per poi spostarsi con discrezione sul lobo del suo orecchio, mordicchiandolo appena.
-         Dunque, volente o nolente, lavoreremo insieme... almeno ad alto livello... Adesso so che sei Responsabile del Risk alla J.F.Crombie... mentre io sono Direttore Commerciale... – gli disse.
-         L’ho saputo... Congratulazioni! Confessa... Alla fine, visto che non riuscivate a batterlo, lo avete comprato... – la stuzzicò Gabriel.
-         E’ stato un buon affare. Prendiamo i loro dati – nessun dubbio che siano migliori dei nostri – e ci facciamo girare il nostro modello. Non abbiamo rivali adesso...
-         Una posizione da monopolista è un’ottima posizione per fare carriera... – commentò Gabriel.
-         ...fintanto che rimani nella società che ha il monopolio, sì, direi di sì... – gli rispose Evelyn. – Ma vieni, non parliamo di lavoro... hai voglia di fare due chiacchiere? C’è un piccolo séparé di là...
-         Okay... ma qualcosa devo proprio chiedertela... anche se di lavoro...
-         Beh... pagherò il pegno! – gli sorrise Evelyn.

Si spostarono in una piccola saletta a lato della sala ricevimenti.

La vista sul mare era sempre splendida e la Statua della Libertà si intrufolava ancora dalla finestra, rammentando a Gabriel i pensieri che stavano occupando la sua mente, prima che Evelyn lo cogliesse alle spalle. Si sentì quasi irritato per quella interruzione e questo lo indispose un po’ verso la donna.
-         Sei sempre splendido, sai Gabriel? – gli sussurrò in un orecchio Evelyn, prima di sedersi ad un tavolino vicino la finestra, apparecchiato con una tovaglia in fine lino bianco, due bicchieri di champagne ancora frizzante ed una candela appena accesa.
-         E’ omicidio colposo, lo sai?
-         Che intendi? Non capisco... – disse Evelyn percependo che l’incontro con Gabriel non era cominciato nel migliore dei modi.
-         Intendo dire... hai preparato tutto questo solo per me? Io sono già tuo cliente adesso, ti faccio notare... – rispose Gabriel accendendosi una sigaretta.

Era vero. Evelyn non aveva bisogno di nessuna messa in scena per conquistare Gabriel:  era già nel portafoglio clienti di AlgorisQ. Ma come uomo sì, aveva bisogno di qualcosa di davvero speciale, perchè Gabriel sapeva essere sfuggente, quando lo voleva. Ti attraeva a sé e poi scompariva e lei non sopportava di essere lasciata. Così come non sopportava quelli che dopo essere stati lasciati, la pregavano. Doveva in qualche modo attirarlo nella sua tela. Stette al suo gioco, dunque, lasciando l’argomento sul lavoro ma infilandogli piccole stoccate qui e là per portarlo dove voleva lei.
-         Sei stato il mio peggior cliente... avrei dovuto accoglierti in un hotel infimo del Bronx. Invece ti riservo una delle migliori stanze del Ritz-Cartlon di Battery Park e tu mi tratti in questo modo? Non è proprio rimasto niente da allora, Gabriel?
-         Dimmi una cosa...
-         Quello che vuoi... pur di farti felice...  – accondiscese, affilando le sue armi - anche se pensavo desiderassi qualcos’altro di me... non solo le mie parole...

Gabriel provò ad ignorare quell’invito esplicito. Non capiva perchè Evelyn insistesse tanto: tre anni prima erano stati insieme, ma era stata una serata come un’altra, che non gli aveva lasciato alcun segno. Decise di schivare il colpo, finchè poteva e alla peggio... beh, alla peggio se la sarebbe di nuovo portata a letto: non aveva proprio nulla da perdere.
-         Sarà sempre una black box?
-         Oh... hai sempre in mente il lavoro tu... e sia! Sì, sarà sempre una black box. Abbiamo i dati migliori del mondo e un modello che non ha eguali. Perchè dovremmo cambiare la nostra politica?
-         Per essere trasparenti, no?
-         La trasparenza... roba da educandi delle banche centrali, Gabriel, lo sai benissimo. In questo mondo ci si muove solo se hai la proprietà indiscussa di ciò che vendi e te la tieni stretta. E’ stato provato che il nostro modello funziona, perchè dovremmo renderlo pubblico? Per farcelo fregare da qualche artista da strapazzo pagato da un nostro competitor? Cosa ci resta, senza quello?

Gabriel sentiva di stare andando alla grande. Perciò continuò ad insistere. In fondo l’impossibilità di conoscere il modello matematico alla base dei calcoli sul rischio dei portafogli che la sua società gestiva era qualcosa che lo interessava più di ogni altra triste scopata in un hotel seppur a molte stelle di New York. Se l’avesse avuta vinta, avrebbe potuto già immaginare sotto il suo nobile deretano la sofficezza della poltrona di Malcom.
-         Beh... ma al cliente serve capire alla fine qual è il modello. E’ questione di poterlo riprodurre in casa, verificarlo... Noi avevamo scelto AlgoRisQ per quello... ricordi? Siamo disponibili a firmare non-disclosure agreement se necessario. Ma per noi è fondamentale... Potreste pensarci... o non tenete in considerazione quello che vi chiedono i vostri clienti ora che non avete più competitor?
-         So io cosa serve al cliente... chiudiamo qui il discorso... ho argomenti migliori stasera... perchè “tu” sei il “mio” cliente e voglio soddisfare tutti i tuoi desideri stasera... posso svelarti la “mia” black-box – disse Evelyn sfiorandosi sensualmente il vestito nero aderente con le dita, seguendo la traccia dal collo attraverso i suoi seni, giù dritto fino all’ombelico.

Quindi si alzò, si fermò proprio davanti a Gabriel e iniziò a sfilarsi le spalline del vestito, lasciando che lui ammirasse sornione le sue spalle abbronzate ed il suo intimo di seta. Poi si sfilò il vestito completamente, e si carezzò le gambe chiuse in autoreggenti, portando le sue mani dalle cosce verso l’alto. In ultimo, si spostò verso la parete, si appoggiò ad essa dando le spalle a Gabriel, e mimò qualche mossa erotica con il suo corpo. In ultimo, le sue mani sfiorarono alcuni pulsanti, immergendo la piccola stanza in una luce soffusa e riempiendola di una musica jazz di sottofondo.

Gabriel la vide togliersi anche quei pochi centimetri di seta e nylon che aveva ancora addosso, prima di stendersi sul divano. Capì che si sarebbe dovuto arrendere, con la speranza che un giorno Evelyn gli avesse potuto concedere qualcosa del segreto industriale. In ogni caso, Evelyn era talmente bella che quello spettacolo lo aveva allontanato dalla sensazione di astio che aveva provato, seppur per poco, verso di lei.
“Chisseneimporta delle black-box adesso... Ci penseremo dopo...” pensò tra sé e sé. Si alzò e si diresse verso di lei, sciogliendosi il nodo della cravatta.

Ricordava l’ultima volta che avevano fatto l’amore e iniziò a crescere in lui la voglia di ripercorrere quel corpo selvaggio, di lasciar scorrere le sue labbra sulla sua pelle morbida, di accarezzarla con le mani, di stringerla tra di esse e di vibrare dentro di lei. Sì, quella sera era pronto a rivivere l’avventura con una delle più straordinarie amanti che avesse mai conosciuto. E prima di sdraiarsi accanto a lei, si sorprese a sussurrare tra sé e sé “Evelyn... Evelyn Porter...”

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