Una lacrima scese sul volto di
Gabriel. Gli occhi gli bruciavano. Era troppo tempo che era seduto alla
scrivania con gli occhi fissi sullo schermo del computer. Doveva staccare. Così
si alzò e passeggiò per la sua stanza andando avanti e indietro, rimanendo
talora fermo davanti alla finestra, con gli occhi fissi nel vuoto.
Non più che numeri occupavano la
sua testa. Aveva studiato fin nei minimi dettagli il rapporto di Lauren
sull’andamento dei loro portafogli e riletto più volte il commento degli analisti
della Direzione Investimenti. Il trend era in crescita da marzo, questo era
fuori di dubbio. Anche i portafogli si stavano comportando bene.
Eppure c’era
qualcosa che lo “disturbava”: l’andamento dei fondi restava ancora ben sotto la
media della categoria e i mercati sembravano essere al top di un trend
ascendente in modo stabile. Non era questo che aveva previsto: si era speso per
una ripresa, ne era stato certo a lungo, ma ora qualche dubbio si insinuava
nella sua testa. La “catastrofe” sembrava imminente e lui, come amministratore
delegato, doveva fare qualcosa per garantire alla sua società di restare a
galla, altrimenti sarebbe affondato con essa. In più, quella “catastrofe”
avrebbe voluto dire la sua smentita e questo, davvero, non l’avrebbe potuto
digerire.
I suoi pensieri fluttuavano
liberi per la stanza quando il telefono squillò.
Gabriel si portò dall’altra parte
della scrivania e alzò la cornetta.
-
The Black
Swan, sede di Boston, in linea, Mr Pleinach. Accetta la chiamata?
-
Sì, Sarah. Me la passi...
Un piccolo presentimento gli fece
formare un piccolo rospo in gola. Riusciva ad immaginare chi potesse essere, ma
non ne era sicuro. No... non poteva essere lei...
-
Buonasera, Mr Pleinach?
-
Sì, chi parla? – disse Gabriel, fingendo di non
riconoscere la voce di Evelyn.
-
Gabriel... caro! Sono Evelyn... Evelyn Porter...
Gabriel ingoiò il rospo. Dunque:
era proprio lei, ma cosa voleva da lui? Non si era fatta viva per anni. Almeno
non direttamente.
-
Ciao Evelyn. Come stai?
-
Benone... a proposito, complimenti! So che ora
sei un Amministratore Delegato...
-
Anche tu, Evelyn... ma... come mai questa
telefonata?
-
Sei sbrigativo... hai ragione. Non abbiamo tempo
da perdere. Sono a Boston. Sei libero stasera?
Gabriel rimase spiazzato, ma allo
stesso tempo lo incuriosiva quella donna. Non sapeva nè mentire, nè dire di no,
così le rispose:
-
Evelyn... sono abbastanza sorpreso di sentirti
dopo così tanto tempo, ma soprattutto sono sorpreso del tuo invito...
-
Tesoro... sono così presa in questo periodo...
perdonami!
-
So che sei venuta a Boston altre volte, ma non
mi hai mai chiamato...
-
Imperdonabile, lo ammetto... Ma allora, sei
libero?
-
Diciamo che posso liberarmi... e lo faccio solo
perchè sono curioso di sapere cosa vuoi da me... Dove ci vediamo?
-
Sapevo che avresti detto di sì... – lo sfidò
Evelyn.
-
Ah sapevi che ti avrei detto di sì? – le replicò
Gabriel. – Va bene... dove ci vediamo? Ora ho da fare devo andare...
-
Mm... ti va bene l’Espalier?
-
Sì. Prenoto io?
-
Grazie... io sono senza segretaria, mi faresti
un favore... Ti aspetto lì alle nove.
Gabriel riattaccò senza nemmeno
salutare. Che tipa! “Io sono senza segretaria”... Era insopportabile, ma se era
ancora bella come tre anni prima, le si poteva perdonare tutto. Alzò il telefono
e chiamò Sarah, chiedendole di prenotare per due a L’Espalier per le nove.
Adesso doveva soltanto dirlo a
Lauren. Non era sicuro se dirle la verità o inventarsi una balla, ma certamente
lavorare nella stessa società della sua compagna non era un vantaggio per lui.
Gli dava quasi fastidio mentire a Lauren, ma dirle la verità voleva dire
litigare, ne era sicuro. E poi, l’avrebbe fatta un po’ soffrire e questo non lo
sopportava: non si riteneva degno del fatto che una donna potesse stare male
per lui.
Iniziò a giustificarsi dicendosi
che la storia con Lauren era iniziata da circa sei mesi, e quindi non poteva
sentirsi vincolato a lei in nessun modo. Era stato chiaro: venendo fuori da un
divorzio, l’ultima cosa che voleva era legarsi ad un’altra persona. Le aveva
detto la verità: non era mai stato capace, dopo il matrimonio, di intrattenere
relazioni più lunghe di una nottata con una donna, nemmeno quelle che lo
interessavano un po’, perchè rifuggiva l’idea stessa di legarsi a qualcuno. Era
convinto di non sapere più amare, forse di non aver mai saputo farlo. Meggie,
sua moglie, o meglio, la sua ex-moglie, glielo aveva messo in testa al punto
che se ne era convinto.
Lauren, da questo punto di vista,
non faceva eccezioni, pur rappresentando oramai per lui un piccolo punto fermo.
Però non lo convinceva il fatto di ricorrere a menzogne con lei. E poi perchè
mentire? In fondo, molte altre volte era uscito a cene di lavoro, senza dover
annunciare al mondo con chi usciva e dove andava. Lui e Lauren avevano scelto
di non vivere insieme e quindi non sarebbe stata la prima volta che ciascuno
passava la serata per i fatti propri. Contava il particolare che lui quella
sera sarebbe uscito con Evelyn? E perchè mai Lauren avrebbe dovuto sentirsi
gelosa di Evelyn?
Gabriel decise di non dare nessun
tipo di dettaglio a Lauren. La chiamò, le annunciò che aveva un impegno di
lavoro per quella sera e che quindi non sarebbe passato da lei per cena. Quando
chiuse il telefono si sentì più viscido di un verme, e si riconcentrò sul suo lavoro
per non pensarci. Quella sensazione gli dava fastidio, perchè gli dava la
certezza che Lauren stava diventando davvero qualcosa di diverso per lui
rispetto a quello che si era prefissato.
***
Alle nove in punto Gabriel
stazionava davanti a l’Espalier, al numero 774 di Boylston Street. Adorava quel
posto. Si diceva che fosse il primo ristorante di Boston ad aver importato la
“haute cuisine”, con uno stile a metà tra il New England e la Francia. Scese
dalla macchina, lasciò le chiavi al valet
ed entrò nel locale. La luce particolarmente brillante quella sera gli fece
voltare lo sguardo quasi istintivamente verso i lampadari, alcuni rotondi,
altri a forma di stella, come se volesse fulminarli con gli occhi. Un cameriere
in giacca e pantaloni grigio scuro e cravatta grigio chiaro lo accolse e si
predispose ad accompagnarlo al tavolo, quando il proprietario del locale si
accorse di lui e gli andò incontro.
-
Mr Pleinach. Quale onore, questa sera…
-
Salve Frank. Mi avete prenotato il solito posto,
vero?
-
Certo. Nella biblioteca. Ho modificato un po’ la
sala, vedrà. Non avevo molte prenotazioni e visto che lei veniva qui mi sono
permesso di allargare un po’ lo spazio tra i tavoli. Magari avrà voglia di
starsene un po’ tranquillo a chiacchierare...
-
Grazie Frank. Apprezzo la sua decisione. Aspetto Mrs Evelyn Porter di The Black Swan. La faccia pure
accomodare quando arriva.
-
Certo Mr Pleinach. Avviso subito all’ingresso.
Si accomodi. Le mando subito uno champagne “speciale” per ingannare l’attesa. Vedrà...
ho fatto una piccola scoperta della quale sono orgoglioso... mi dirà poi cosa
ne pensa...
-
D’accordo Frank – rise Gabriel, entrando nella
sala biblioteca e dirigendosi al tavolo a lui riservato.
Dopo circa venti minuti arrivò
Evelyn.
-
Scusami Gabriel. Ho avuto un contrattempo. Ho
dovuto partecipare ad una noiosissima call con un cliente.
-
Tratti così tutti i tuoi clienti? Li fai
aspettare?
Evelyn si guardò intorno, come
per sottolineare la scelta del locale.
-
Non mi pare, Gabriel...
Un cameriere si avvicinò
discretamente al loro tavolo ad un piccolo segno di Gabriel e prese le
ordinazioni. Il Wine Director si avvicinò al loro tavolo insieme ad un cameriere,
che versò immediatamente a Evelyn lo stesso champagne che “frizzava” nel
bicchiere di Gabriel e poi declinò le opzioni dei vini più consigliati per
quella serata, sulla base del menu scelto da Gabriel. Poi si allontanò,
lasciando i due in un imbarazzato silenzio.
Gabriel decise di giungere subito
al dunque.
-
Perchè siamo qui, Evelyn?
-
Come corri... Gabriel... Avevo voglia di
vederti... Non è lecito? Del resto, siamo in affari, no? E non solo... –
aggiunse strizzandogli l’occhio.
-
Sai benissimo come la penso. La scelta del
vostro software ci è imposta dalla vostra posizione di monopolio, ma non la
condivido. Del resto non ho alternative al momento e non posso neanche forzare
una scelta di sviluppo interno, pur avendo ben in mente tutte le
caratteristiche del modello da sviluppare. Alla fine però una società del
nostro calibro non può assolutamente esporsi verso la clientela: dobbiamo avere
dati di rischio universalmente riconosciuti, cioè i vostri.
-
E’ un dato di fatto, siamo i migliori. Non ho
mai capito i tuoi dubbi, Gabriel, sinceramente.
-
Mia cara, in questi anni vi abbiamo corretto la
metodologia segnalandovi quelli che secondo noi erano errori del modello...
forse non ricordi?
-
Ho presente, Gabriel... ma non era per
convincerti che siamo i migliori che ti ho invitato a cena. Pensavo ad altro...
-
Sai che potendo vi manderei a casa nel giro di
un anno. Per me, utilizzare un software avanzato di rischio fatto in casa
darebbe alla nostra azienda un vantaggio competitivo notevole. Se sbagliate
voi, sbagliate su tutti... questo lo sai?
Evelyn si sentì nuda davanti a
Gabriel. Si chiese se avesse intuito qualcosa. Lui era capace di fiutare
l’errore solo guardando per pochi secondi una tabella di dati. Le prove che
avevano fatto utilizzando il prototipo in produzione sulla clientela reale,
prove non autorizzate delle quali solo in pochi in The Black Swan erano a conoscenza, avevano provocato sul mercato
degli effetti molto particolari ed era sicura che Gabriel avrebbe potuto
accorgersene. Eppure gli ammontari in ballo non erano così significativi... Nel
dubbio, decise di riportare quanto prima la conversazione sul personale.
-
Gabriel, so perfettamente come la pensi. Ma
avresti bisogno di una software house che non hai. Gente in gamba a pensare e
sviluppare.
-
Ho la gente che pensa. Mi manca quella che
sviluppa e il placet della
Capogruppo.
-
Beh, fino ad allora dovrai “sorbirti” noi... ma
cambiamo argomento...
-
La vostra prova sarà il mercato. Secondo me nel
giro di qualche mese il trend tornerà a decrescere. Vedremo come vi
comporterete...
Evelyn sussultò
impercettibilmente, percependo una sfida che non voleva accettare. Non con
Gabriel. Quell’uomo l’aveva sempre attratta. Il suo saper essere così distante
da lei, in ogni situazione tranne che quando erano a letto, l’attraeva
profondamente. Voleva sfidarlo. Era uno dei pochi che non si era innamorato di
lei. Uno dei pochi che l’aveva trattata per quello che era: una bella ed
affascinante donna di quarant’anni da portarsi a letto e godere per alcune ore.
Questo la faceva imbestialire e qualcosa in lei aveva fatto partire la sfida assurda di farlo
innamorare. Qualcosa che conosceva bene: la confessione di Lauren che lei e
Gabriel stavano insieme.
-
Ascolta, non è per questo che ti ho invitato. Se
vuoi parlare di lavoro, fissa un appuntamento con la mia segretaria. Domani
riparto per New York ma tra un mese sarò di nuovo qui per vedere alcuni
clienti. Vengo nel tuo ufficio e mi delucidi tutti i dubbi che hai sul nuovo
modello...
-
Evelyn – la interruppe Gabriel – ne ho solo uno:
non è trasparente. Il resto dei bug continueremo a segnalarteli, stai
tranquilla. Ma voglio che rendiate pubblico il modello e la sorgente dei dati
perchè siate controllabili. La vostra posizione di monopolio dovrebbe rendervi
tranquilli sul fatto che pur dando disclosure
nessuno vi possa spiazzare...
-
Gabriel ti prego...
-
Va bene. Ceniamo adesso. – le accordò Gabriel a
malincuore.
La serata trascorse in tutta
tranquillità. Evelyn raccontò a Gabriel la sua ascesa all’interno della società
e Gabriel fece altrettanto. Parlarono delle responsabilità crescenti,
dell’impossibilità di avere una vita privata decente e si confessarono le reciproche
storie, quella di Gabriel con Lauren e quella di Evelyn con Dick.
Alla fine della cena, Evelyn
insistette per pagare, con la scusa che avrebbe scaricato tutto sulla società,
ma Gabriel fu ostinato più di lei e saldò personalmente il conto. Quando furono
fuori, Evelyn lo sfidò:
-
E’ una bella serata. Che ne dici di andare a
fare un giro sul fiume?
Gabriel accettò. Del resto una
passeggiata non avrebbe cambiato i suoi scrupoli verso Lauren. E poi fino ad
allora era riuscito a tenersi lontano da Evelyn come Lauren avrebbe voluto.
Si diressero lungo Exeter Street
e Storrow Drive. Imboccarono il Dr Paul Dudley White Bike Path e si fermarono a
chiacchierare sulla Charles River Esplanade.
Quella sera la luna si rifletteva
magicamente sul fiume Charles River. Fu Evelyn che ad un certo punto prese
l’iniziativa e mentre camminavano afferrò la mano di Gabriel e se la portò
lungo i fianchi e all’altezza della vita, accostandosi a lui. Gabriel finse di
ignorare un certo imbarazzo e sentì una vecchia eccitazione ripercorrergli il
corpo, dal basso verso l’alto. La strinse sulla vita e la portò verso di sé e
da lì a spingersela di fronte e baciarla il passo fu davvero breve. Rimasero
fermi a baciarsi per lungo tempo. A Evelyn non sembrava vero quello che stava
accadendo e Gabriel cercava di scacciare dalla sua mente il fantasma di Lauren,
sola a casa che lo immaginava immobilizzato in un ristorante ad una noiosissima
cena di lavoro.
Fu Evelyn a staccarsi per prima:
-
Sono al Mandarin. Vuoi passare da me?
Gabriel la baciò per esprimere il
suo consenso e tornarono a piedi verso l’albergo, avvolti dalla luce argentea
della luna e da una strana consapevolezza che quello che stava per succedere
tra loro fosse inevitabile.
***
La porta si aprì senza che
nessuno si annunciasse bussando e Lauren entrò. Si diresse verso di lui,
assonnato, con una tazza di caffé bollente davanti a sé, pose entrambe le mani
sulla scrivania. Poi alzò lo sguardo impassibile dal piano della scrivania ai
suoi occhi: Gabriel percepì una strana tensione in lei e iniziò a sentirsi in
colpa. Era sicuro che Lauren sapesse tutto. Come avesse fatto, non riusciva ad
immaginare.
Lauren lo guardò negli occhi in
modo diretto:
-
Come hai potuto?
-
Cosa?
-
Come hai potuto? Sai che non sopporto quella
donna...
-
Di chi parli?
-
Lo sai benissimo... Evelyn, Evelyn Porter...
-
Che ha fatto Evelyn?
-
So tutto, Gabriel... ho parlato con Sarah al
caffè stamattina. Mi ha detto che ieri hai prenotato a L’Espalier per due.
Sempre ieri sera mi ha detto che Evelyn ha chiamato l’ufficio perchè non riusciva
a rintracciarti e voleva solo avvisarti che sarebbe arrivata in ritardo. Ho
solo fatto due più due.
Gabriel non disse nulla. Si alzò,
chiuse la porta e prese tra le braccia Lauren, ma lei non ricambiò l’abbraccio,
anzi, si discostò da lui quasi con ribrezzo e se ne uscì silenziosamente come
era entrata, pronunciando le tre parole che non avrebbe mai voluto sentire
pronunciare da lei:
-
Mi fai schifo!
Gabriel si sentì trafiggere il petto. Non l’aveva previsto. Non aveva previsto che Lauren sapesse, aveva cercato di calcolare l’imponderabile. I suoi modelli di rischio non funzionavano con Lauren e la cosa in qualche modo gli faceva male. Non voleva che Lauren fosse una storia importante. Dunque, dove aveva sbagliato, se si sentiva così?
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