Giovedì 21 Ottobre
2010
«
Milla, mi senti? »
Milla aprì gli occhi con fatica e
cercò di spostare il collo, ma sua madre le fece cenno di non farlo. Quella
flebo infilata direttamente nella vena sul collo aveva bisogno che Milla stesse
ferma, o quanto meno non si muovesse più di tanto. Anche quello aveva dovuto
subire la sua piccola... era a riuscita a svuotarsi persino le vene pur di
dimagrire!
Non riconosceva più il viso di
sua figlia. Gli occhi erano infossati in un blu che sapeva di morte. Gli zigomi
erano prepotentemente sporgenti sul suo viso, ne indurivano le fattezze e ne
inasprivano lo sguardo, che era sempre sembrato sorridente. Eppure lei non
aveva capito quando quel sorriso si era spento... Il mento spuntava alla base
del viso come una vetta di roccia, aspra e essenziale nei suoi lineamenti.
Il collo era un groviglio di vene
e nervi che si infilava nelle spalle cave. Le ossa spuntavano dal camicione
bianco che Milla doveva indossare. Si intuivano i muscoli sfatti e il profilo
sottile sotto la pelle. Il lenzuolo stendeva un velo sul resto. Milla non aveva
mai voluto guardare sotto quel lenzuolo. Quando c’erano le infermiere, lei
usciva. Non voleva avere pietà di sua figlia. Non voleva avere pietà di se
stessa. E i sensi di colpa le stavano già scuoiando ogni centimetro di pelle.
«
Milla, tesoro mio... come ti senti? »
Milla non parlava. Non ne aveva
la forza. Nonostante l’alimentazione forzata, il suo corpo era incapace di
reagire. Nè gli occhi riuscivano a trasmettere altro che una totale apatia.
Dov’era la sua voglia di vita?
Dov’era il suo entusiasmo ed il
suo sorriso?
Cominciò a piangere. Appoggiò la
testa sul lenzuolo, intuendo la mano di Milla lì sotto, da qualche parte,
piccolo mucchio di ossa e tendini messi insieme ancora per miracolo. I suoi
singhiozzi rimbombavano nel silenzio della camera. C’era solo Milla, anche se
la sua presenza si limitava ad essere fisica. Non
sapeva nemmeno quanto Milla potesse capire di ciò che le accadeva intorno.
C’era in lei una resistenza spaventosa verso la vita e non ne capiva il motivo.
Le cose in fondo non andavano così male: era una bella ragazza, era dimagrita,
aveva anche un fidanzato! ...quel Billo al quale aveva fatto il filo per un
mucchio di tempo... la ricordava radiosa...
«
Dove sei, piccolina? Dove ti stai rifugiando? »
Milla la guardava con occhi
assenti.
«
E’ colpa mia? Vero? »
Milla forse era altrove o forse
no... i suoi occhi erano diretti verso gli occhi della madre, ma nessun
pensiero li illuminava o li intristiva. Non era nemmeno sicura che la sentisse.
«
Alla fine lo capirò... ma tu non devi morire
Milla... Non puoi morire perchè io capisca. Ho sbagliato... mi dicono così...
“deve” essere così... Mio Dio, cosa ho fatto? Cosa ti ho fatto? Mi hai mai
sentito vomitare? Ti ho forse mai detto che dovevi dimagrire? Dimmi... ti
prego, dimmi... dove ho sbagliato? Cristo! Io non lo capisco... Io non
volevo... ma è un gioco nel quale ci
sono anche io. No, non è giusto che sia tu
a perdere... »
Milla sollevò appena le dita
della mano. I singhiozzi si fecero più forti.
«
Non so cosa devo fare, a questo punto. Non ti ho
insegnato nulla.. ti ho sempre ripetuto che la forza di un uomo non sta nel suo
fisico, ma devo essermi comportata in modo diverso, perchè tu percepissi dentro
di te che non era così... No? Ti prego... fammi un cenno... Vuoi punirmi,
allora? Ricordi che ti dicevo che in fondo se mangi e vomiti, è solo che c’è
qualche altro problema... la fame non è fame... c’è qualche vuoto che vuoi
riempire, ma non si riempie mai... e butti giù quello che trovi, non ti
interessa cosa sia, perchè non ti interessa il gusto! Anzi... più è stomachevole
meglio è... ti aiuta a vomitare dopo... perchè il dopo arriva... quando il tuo
fisico dice basta ancora prima della tua mente, arriva il punto in cui tutto
ciò che è dentro di te fuoriesce. Ed è la libidine... lì senti che hai il
potere sul tuo corpo, ti senti onnipotente, senti dentro di te la forza che
altrove non hai, senti di poter vincere il mondo. Quando in realtà... mi sto
accorgendo che è il mondo che ha preso te. E’ il mondo che ti ha tolto
fiducia... ed io ho fatto le sue veci... Mio Dio, piccola mia... dobbiamo
trovare la forza per uscirne... Ti
prego. Reagisci. Fatti alimentare. Non cedere. Giuro... giuro sull’amore
che ti voglio che ci facciamo aiutare. Non voglio essere perfetta, se non ho
te. Non voglio avere il controllo su niente, se non ci sei tu qui con me.
Mandiamo il mondo a ‘fanculo se sarà necessario. Ci riprendiamo tutto: io mi
riprendo la mia adolescenza e la mia vita. Tu ti riprendi la tua... l’hai
appena iniziata. Ti prego... »
Milla chiuse gli occhi. Era
stanca. Troppo stanca anche di ascoltare sua madre che si piangeva addosso.
Martedì 23 Novembre
2010
«
Ciao Milla. Sono qui. »
Milla voltò gli occhi verso sua
madre. Oramai era diventato un gesto quasi meccanico. La sua voce era l’unico
stimolo al quale ancora reagiva. Glielo aveva detto il primario proprio quella
mattina. “Continui a parlarle” le aveva detto. E lei lo faceva.
Oramai non sapeva più di cosa
parlarle. Le aveva raccontato la sua vita, la sua adolescenza difficile, la
voglia di rivalersi sul mondo intero, soprattutto quello maschile, che per anni
l’aveva ignorata. Le aveva raccontato di come le era piaciuto essere
“apprezzata” dagli uomini, di come si fosse per anni lasciata andare, perchè
sentiva che qualcosa che non aveva avuto da ragazza, in fondo le era “dovuto”.
Le aveva raccontato i suoi errori. Era un po’ come essere davanti al
confessionale. Dietro la grata non c’è un prete: ci sei tu, c’è la tua
coscienza. Così dietro gli occhi di Milla, c’era la coscienza sporca di una
madre debole e insicura, che si raccontava implorando il perdono.
«
Io credo di averne “azzeccate” solo tre, nella
vita... te e le tue sorelle. Sono le uniche cose che della mia vita io non
rinnego. Non vi voglio perfette. Già lo siete. Siete perfette con i vostri
pregi ed i vostri difetti. A me non importa cosa diventerete. A me non importa
se farete soldi o andrete in giro per il mondo. A me importa che siate felici,
dentro, come io non sono mai stata. Milla, non puoi essere felice su questo
letto. Sei diventata uno scheletro buono solo per la facoltà di Medicina. Sei
ossa da vivisezionare. Io non volevo ridurti così... »
Domenica 19 Dicembre
2010
«
Perchè mi ha fatto chiamare dottore? E’ successo
qualcosa a Milla? »
«
Milla sta reagendo, Signora. Ci vorrà ancora
molto, molto tempo. E’ estremamente debilitata. La sua mente l’ha spinta oltre
lo sforzo fisico di non mangiare. Era arrivata al punto da non assimilare più
nulla. Eppure da un mese e mezzo circa le cose sono cambiate... »
«
Mio Dio... mi dica che non è una bugia... »
«
Le avevo accennato che avevo capito che a Milla
faceva bene la sua presenza. Le avevo chiesto di continuare a parlarle. Sono
passato ogni giorno. Ho visto che lei ha trascorso qui quasi tutto il suo
tempo... »
«
Beh, non tutto... ho altre due figlie... »
«
Quello che ha fatto lei è straordinario. Quello
che sta facendo per sua figlia è straordinario. Io non so – e non voglio
saperlo, non ora almeno – quello che lei dice a sua figlia. Ma sua figlia ha scelto di
reagire e le assicuro che i benefici che stiamo vedendo non dipendono dalla
terapia farmacologica. Lei sta curando la mente di sua figlia. Vada avanti, non
si stanchi. Ci vorrà molto, molto tempo ancora, eppure lei sta aiutando sua
figlia più delle medicine e di noi tutti. »
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