Mercoledì 18
febbraio 2010
Non ci riesco... è più forte di me. Cerco di applicare
tutte le istruzioni che ho letto. Ho chiesto aiuto anche a Cate: lei è
dimagrita di cinque chili... Ma non ce la faccio. Non mi riesce sempre di
andare in bagno a vomitare subito dopo mangiato e così non riesco a buttare
fuori proprio tutto... Solo ieri è stato fantastico! Vedevo i pezzi interi di
pasta che ballavano nel water ed ero al top della felicità... Oggi come al solito ho vomitato solo un po’
di frutta e il resto mi è rimasto dentro. Di questo passo ingrasso...
Per fortuna i miei non vedono.. beh, in realtà a pranzo
non ci sono e a cena devo per forza mangiare sennò mio padre mi tormenta e poi
cerco di scappare il prima possibile in bagno. Devo cercare di andarci prima,
altrimenti l’unico risultato che provo è sentire lo stomaco che si intreccia
alle costole e fa un male cane...
Le mani iniziano a rovinarsi.. devo usare un po’ di
crema...
Ciao
Milla un po’ triste...
Lunedì 28 Settembre
2010
« Come
sta? »
« Vorrei
avere un certificato medico che attesti che sono pazza. »
« Perchè?
»
« Perchè
almeno riuscirei a giustificare i miei sbalzi d’umore, i miei pianti
improvvisi, le mie manie, le mie ansie, la mia precisione noiosa fino alla
morte. »
« Cosa
è successo? »
« Nulla.
Forse è proprio per questo che sto male. Perchè non cambia nulla nella mia
vita. Tutto va avanti così da anni. Sempre la solita vita, giorno dopo giorno.
Sempre la solita ansia delle responsabilità che mi porto addosso. Dalla mattina
alla sera. Mi sento succhiare l’anima dagli altri. Non vivo più per me. Vivo
per gli altri, per quello che rappresento per loro e per quello che per loro
posso fare. Punto e basta. Se fossi pazza – con il certificato, intendo – se un
giorno dicessi “Basta! Oggi penso a me!” forse gli altri si troverebbero una
ragione per il fatto che io abbia smesso di pensare a loro. Invece così no,
possono pretendere ogni giorno le attenzioni che ho sempre dato loro in buona
fede e prendersi la mia mano con tutto il mio braccio. »
« Perchè
non ha mai fatto prima questo? »
« Perchè?
Perchè con tre figlie da crescere da sola crede sia facile, soprattutto quando
il padre non c’è e rientra sempre tardi la sera, quando rientra? Gli
allenamenti, i corsi serali... lui ha sempre altro da fare. Lo fa per la
famiglia, per il posto “sicuro”, per garantire un certo livello di vita... ma
il livello e la qualità della vita sono anche dati dalla sanità mentale,
giusto? »
« Direi
di sì... »
« Ecco...
ecco perchè io vorrei essere pazza... non ce la faccio. Credo di non potercela
fare più eppure ogni volta io trovo le forze per andare avanti e più vado
avanti più sono stanca, non riesco mai a recuperare la mia di vita. Sono
annullata negli altri. Non esisto... »
« Ha
provato a parlarne con suo marito? »
« Non
capisce.. non capirebbe... »
« Ma
ha provato? »
« Sì,
qualche volta... ma alla fine la colpa è mia... mia perchè me la prendo tanto,
mia perchè con le figlie pretendo di dare e ricevere molto... è colpa mia e
basta. Questo è quanto.. »
« Chi
le chiede di dare tanto? »
« Non
so... è sempre stato così. A scuola dovevo essere la migliore. All’università
studiavo e basta. Non ho mai avuto molti fidanzati... ero la “secchiona”, un
po’ bruttina, in fondo... l’ “amica” più che “la fidanzata”. »
« Non
si piaceva da ragazza? »
« No,
affatto. Andavo sempre in giro con enormi magliette per coprirmi il sedere,
anche se, ripensandoci ora, non ero così grossa... Però invidiavo le mie
amiche, quelle che potevano permettersi i jeans attillati e le magliette un po’
aderenti. Quelle che potevano tirarsi su la zip senza fare fatica, mentre io
dovevo sempre mettermi stesa sul letto e stringere in dentro la pancia. »
« Ha
fatto diete? »
« Una
marea! Ma non funzionavano... poi sono dimagrita così... senza fare nulla,
durante lo stage dell’agenzia dove lavoro adesso. Forse la tensione, non so.
Paf! Quindici chili in meno... ed era tutt’altra storia! Mi piaceva guardarmi
allo specchio, mi piaceva essere ammirata, mi piaceva quando mi fischiavano
dietro. Poi mi sono sposata, ho smesso di fumare, per la gravidanza... sa..., e
i chili sono tornati uno per uno. Ero disperata. Qualunque cosa io facessi non
funzionava... mi ero rassegnata, ma un po’ stavo male. Non sentivo più di
essere a posto con me stessa... a volte riuscivo ad accettarmi, altre volte non
mi sopportavo. Non passavo più davanti allo specchio... se non fosse stato per
mio marito avrei messo un telo su tutti gli specchi di casa... sa? Come si fa
quando si è a lutto... o si faceva... sì, si faceva... »
« Crede
ancora che l’aspetto fisico sia importante, adesso? »
« No...
conta altro... beh, no. Sì, lo penso ancora, inutile mentirsi addosso. Io sto
male per un solo chilo in più. Mi peso ogni giorno, mezzo etto mi manda in
depressione. Sono capace ancora di vomitare, più per rimorso che per pancia
davvero piena. »
« E
non crede che Milla lo percepisca? »
« Spero
di no... noi... non ne parliamo mai. No qualcosa sì... insomma, le ho sempre
detto che quello che conta è il cervello ed i sentimenti e che anche in un
fisico meno asciutto essi possono stare bene. Però non so... alzava gli occhi
al cielo... mi diceva sempre che lei “non aveva problemi”... »
« I
ragazzi sono capaci di capire quando quello che gli si dice è in contrasto con
ciò nel quale si crede. Hanno una sensibilità speciale, fin da piccoli... Le menzogne puzzano al loro naso... Non ha mai
provato a parlare con Milla del “suo” problema? »
« No,
assolutamente. E’ un argomento tabù. »
« Perchè
deve essere tabù? »
« Sono
sua madre. Se crollo io, crolla la famiglia. Non posso darle nessun segnale di
debolezza. Io sono quella che è forte, alla quale le mie figlie devono
appoggiarsi... Che esempio sarei se ammettessi i miei errori? »
« Ma
non crede che invece a Milla servirebbe capire che sua madre non è il modello
perfetto? Non crede che aiuterebbe Milla sapere che può essere normale avere
delle debolezze e capire da dove derivano? »
« Lo
escludo a priori, dottoressa. Io non ho debolezze. IO NON HO DEBOLEZZE. Non per
le mie figlie. »
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