giovedì 22 settembre 2011

Io credo alle fate! - Capitolo 2


Mercoledì 18 febbraio 2010

Non ci riesco... è più forte di me. Cerco di applicare tutte le istruzioni che ho letto. Ho chiesto aiuto anche a Cate: lei è dimagrita di cinque chili... Ma non ce la faccio. Non mi riesce sempre di andare in bagno a vomitare subito dopo mangiato e così non riesco a buttare fuori proprio tutto... Solo ieri è stato fantastico! Vedevo i pezzi interi di pasta che ballavano nel water ed ero al top della felicità...  Oggi come al solito ho vomitato solo un po’ di frutta e il resto mi è rimasto dentro. Di questo passo ingrasso...
Per fortuna i miei non vedono.. beh, in realtà a pranzo non ci sono e a cena devo per forza mangiare sennò mio padre mi tormenta e poi cerco di scappare il prima possibile in bagno. Devo cercare di andarci prima, altrimenti l’unico risultato che provo è sentire lo stomaco che si intreccia alle costole e fa un male cane...
Le mani iniziano a rovinarsi.. devo usare un po’ di crema...
Ciao
Milla un po’ triste...


Lunedì 28 Settembre 2010

«  Come sta? »
«  Vorrei avere un certificato medico che attesti che sono pazza. »
«  Perchè? »
«  Perchè almeno riuscirei a giustificare i miei sbalzi d’umore, i miei pianti improvvisi, le mie manie, le mie ansie, la mia precisione noiosa fino alla morte. »
«  Cosa è successo? »
«  Nulla. Forse è proprio per questo che sto male. Perchè non cambia nulla nella mia vita. Tutto va avanti così da anni. Sempre la solita vita, giorno dopo giorno. Sempre la solita ansia delle responsabilità che mi porto addosso. Dalla mattina alla sera. Mi sento succhiare l’anima dagli altri. Non vivo più per me. Vivo per gli altri, per quello che rappresento per loro e per quello che per loro posso fare. Punto e basta. Se fossi pazza – con il certificato, intendo – se un giorno dicessi “Basta! Oggi penso a me!” forse gli altri si troverebbero una ragione per il fatto che io abbia smesso di pensare a loro. Invece così no, possono pretendere ogni giorno le attenzioni che ho sempre dato loro in buona fede e prendersi la mia mano con tutto il mio braccio. »
«  Perchè non ha mai fatto prima questo? »
«  Perchè? Perchè con tre figlie da crescere da sola crede sia facile, soprattutto quando il padre non c’è e rientra sempre tardi la sera, quando rientra? Gli allenamenti, i corsi serali... lui ha sempre altro da fare. Lo fa per la famiglia, per il posto “sicuro”, per garantire un certo livello di vita... ma il livello e la qualità della vita sono anche dati dalla sanità mentale, giusto? »
«  Direi di sì... »
«  Ecco... ecco perchè io vorrei essere pazza... non ce la faccio. Credo di non potercela fare più eppure ogni volta io trovo le forze per andare avanti e più vado avanti più sono stanca, non riesco mai a recuperare la mia di vita. Sono annullata negli altri. Non esisto... »
«  Ha provato a parlarne con suo marito? »
«  Non capisce.. non capirebbe... »
«  Ma ha provato? »
«  Sì, qualche volta... ma alla fine la colpa è mia... mia perchè me la prendo tanto, mia perchè con le figlie pretendo di dare e ricevere molto... è colpa mia e basta. Questo è quanto.. »
«  Chi le chiede di dare tanto? »
«  Non so... è sempre stato così. A scuola dovevo essere la migliore. All’università studiavo e basta. Non ho mai avuto molti fidanzati... ero la “secchiona”, un po’ bruttina, in fondo... l’ “amica” più che “la fidanzata”. »
«  Non si piaceva da ragazza? »
«  No, affatto. Andavo sempre in giro con enormi magliette per coprirmi il sedere, anche se, ripensandoci ora, non ero così grossa... Però invidiavo le mie amiche, quelle che potevano permettersi i jeans attillati e le magliette un po’ aderenti. Quelle che potevano tirarsi su la zip senza fare fatica, mentre io dovevo sempre mettermi stesa sul letto e stringere in dentro la pancia. »
«  Ha fatto diete? »
«  Una marea! Ma non funzionavano... poi sono dimagrita così... senza fare nulla, durante lo stage dell’agenzia dove lavoro adesso. Forse la tensione, non so. Paf! Quindici chili in meno... ed era tutt’altra storia! Mi piaceva guardarmi allo specchio, mi piaceva essere ammirata, mi piaceva quando mi fischiavano dietro. Poi mi sono sposata, ho smesso di fumare, per la gravidanza... sa..., e i chili sono tornati uno per uno. Ero disperata. Qualunque cosa io facessi non funzionava... mi ero rassegnata, ma un po’ stavo male. Non sentivo più di essere a posto con me stessa... a volte riuscivo ad accettarmi, altre volte non mi sopportavo. Non passavo più davanti allo specchio... se non fosse stato per mio marito avrei messo un telo su tutti gli specchi di casa... sa? Come si fa quando si è a lutto... o si faceva... sì, si faceva... »
«  Crede ancora che l’aspetto fisico sia importante, adesso? »
«  No... conta altro... beh, no. Sì, lo penso ancora, inutile mentirsi addosso. Io sto male per un solo chilo in più. Mi peso ogni giorno, mezzo etto mi manda in depressione. Sono capace ancora di vomitare, più per rimorso che per pancia davvero piena. »
«  E non crede che Milla lo percepisca? »
«  Spero di no... noi... non ne parliamo mai. No qualcosa sì... insomma, le ho sempre detto che quello che conta è il cervello ed i sentimenti e che anche in un fisico meno asciutto essi possono stare bene. Però non so... alzava gli occhi al cielo... mi diceva sempre che lei “non aveva problemi”... »
«  I ragazzi sono capaci di capire quando quello che gli si dice è in contrasto con ciò nel quale si crede. Hanno una sensibilità speciale, fin da piccoli...  Le menzogne puzzano al loro naso... Non ha mai provato a parlare con Milla del “suo” problema? »
«  No, assolutamente. E’ un argomento tabù. »
«  Perchè deve essere tabù? »
«  Sono sua madre. Se crollo io, crolla la famiglia. Non posso darle nessun segnale di debolezza. Io sono quella che è forte, alla quale le mie figlie devono appoggiarsi... Che esempio sarei se ammettessi i miei errori? »
«  Ma non crede che invece a Milla servirebbe capire che sua madre non è il modello perfetto? Non crede che aiuterebbe Milla sapere che può essere normale avere delle debolezze e capire da dove derivano? »
«  Lo escludo a priori, dottoressa. Io non ho debolezze. IO NON HO DEBOLEZZE. Non per le mie figlie. »

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