lunedì 12 settembre 2011

Cinque pezzi meno facili - Cap. 5

Nei due giorni successivi la partenza di Roberto, Silvia era rimasta nella luce semi oscura della sua camera ed in quella, decisamente più scura, del suo animo cercando spiegazioni, giustificazioni, conclusioni, torchiando i suoi neuroni fino allo sfinimento.
Insieme da anni, pensava che almeno lui la potesse conoscere, anzi no, proprio lui la dovesse conoscere meglio di chiunque altro: la passione per la pittura non si limitava alla sola conoscenza della tela….e poi la Spagna…il suo sogno da ragazzina, da condividere proprio con il suo amore.
Roberto, invece, le aveva preferito un amico….perchè? Con gli anni era cambiata? Imbruttita, invecchiata? O le rodeva semplicemente il fatto di aver perso la sfida e che l’avesse vinta Martino? Chissà…magari se si fosse trattato di una donna…forse la disfatta sarebbe stata meno bruciante….oppure l’avrebbe colpita e devastata nella stessa misura.
Dottore in economia…..centodieci e lode….poteva fare bilanci e statistiche ad occhi chiusi…eppure non era in grado di tirare le somme del suo cuore, moltiplicare le ragioni per le quali avrebbe dovuto lasciarsi tutto alle spalle, dividere questa agonia, sottrarsi a questo amaro destino.
Era stata mollata, senza matematica alcuna, punto.
Questi pensieri si rincorrevano nella mente da troppe ore e Silvia si accorse di essere davvero stanca.
- Silvia, tesoro?....- quel sussurro oltre la porta socchiusa, e i due occhi luminosi della madre che si intravedevano in quello spazio limitato e minuscolo, la fecero rabbrividire: la stava osservando, ma da quanto? Un’ora, un giorno…. una vita? Quel viso così familiare eppure tanto inopportuno ora…..
- Mamma…..ti spiace? Non ne voglio parlare, non ancora. Cazzo…vorrei solo capire…-
- Tesoro farò finta di non aver udito le tue scurrilità….
- Mamma ho solo detto….
- Tesoro, ti prego, non lo ripetere: mi urta, lo sai-
- Sì, mamma, lo so-
- Silvia vorrei solo che non pensassi si trattasse di qualcosa legato a te: sei fantastica, dolce, intelligente, affascinante e lui è…….è un uomo. Non cercare di capire o di trovare logicità nei loro comportamenti perché non ne hanno. Ha seguito un amico, l’istinto, punto. Silvia, mentre tu stai “riflettendo”….lui...lui “vive”. Considera…questo, almeno!!-
La mamma chiuse la porta dietro la quale era rimasta durante la loro breve discussione e se ne tornò in giardino a potare le rose.
E il silenzio ovattò, nuovamente, la stanza, cicatrizzando i pensieri sulla parete.
La mamma aveva, ancora una volta ragione, cavolo, e Silvia si chiese quando e se le cose si sarebbero mai invertite, se le parti avrebbero un giorno trovato l’opposto interlocutore….insomma sarebbe mai stata lei in grado di consigliare la madre?
Un ultimo barlume di energia si impossessò della mente e del corpo di Silvia tanto, almeno quel poco, da farla scendere dal letto, raccogliere i capelli dentro ad un anonimo mollettone da spiaggia, lavarsi il viso, e, avvolta nell’accappatoio, scendere a fare colazione.
La cucina brulicava di verdura e frutta appena raccolte nell’immenso orto e frutteto dietro casa: Silvia cercò qualcosa che potesse stuzzicare l’appetito e scelse una manciata di fragole, un’ albicocca e un paio di prugne.
Terminata la frugale colazione, uscii scalza in giardino, raggiunse la piscina e si sdraiò, di nuovo, sul lettino di vimini: probabilmente la dose di energia ingurgitata, era già terminata.
Si interrogò su quanto si sentisse depressa al solo pensiero di dover riprendere in mano la sua vita sentimentale, ripulirla dalla polvere, dall’ovvietà, dalla quotidianità di quegli ultimi anni, rinvigorirla quanto bastasse per conoscere altro e ricominciare da capo.
Ma mancava qualcosa dentro, nel profondo: il pozzo della malinconia e della fragilità emotiva ….Silvia si sentiva ancora una volta prigioniera di quell’oscurità, di quella morsa, di quel dolore sottile e perdurante, pressante e quasi nauseabondo: il dolore del cuore.
Ebbe appena il tempo di vivere altri minuti in quello stato comatoso quando sentì vibrare il cellulare nella tasca dell’accappatoio: frugò velocemente, estraendolo poi con visibile disinteresse, schiacciò il primo tasto che le venne in soccorso e rispose, annoiata, un – seee?-
- Silvia, cazzo, ti ho chiamato cento volte, ma dove sei?-
- Giselle, non dire “cazzo”….c’è mia madre nei dintorni e se ti sente……
- Sì, lo so...SCUSI SIGNORA PANZERI...riferiscile che non è stato intenzionale, va bene? E adesso dimmi come stai?
- Sto, punto. E’ partito con Martino per la Spagna, ma anche tu che cazzo di domande fai??-
- Ma non hai detto che c’era tua madre nei paraggi??
La mamma di Silvia era disturbata perennemente dal linguaggio poco “fine ed educato” che sempre più spesso, sentiva usare dalla ragazze ….e non perdeva occasione per far notare, a chiunque, la cosa, tanto che tutte, o quasi, le amiche di Silvia ne erano spaventate. Ogni volta che si trovavano in casa, infatti, nessuna osava pronunciare “parole senza perdono”, pena punizione di mamma Panzeri!!!
- Sì, l’ho detto -
- Allora notizie del chico? -
- Ha chiamato cinque o sei volte, ma non…-
- Ma non mi avevi detto che lo aveva fatto. Se ti ha chiamata vuol dire che ancora ti pensa e, comunque, non ti ho chiamato per sentirti piagnucolare: ho una proposta...-
- A quest’ora della mattina penso si possa definire indecente -
- Sì, beh…decente o indecente non ha importanza: vengo subito da te, non ti muovere.
- Ma certo, capo, agli ordini -
Silvia riattaccò velocemente il telefono e lo appoggiò al tavolino che aveva proprio di fianco al lettino.
Avrebbe atteso Giselle proprio lì, a bordo piscina, e nel frattempo si sarebbe appisolata, o avrebbe finto, giusto per non iniziare inutili discussioni in merito all’argomento ricorrente delle ultime quarantotto ore.
Una decina di minuti più tardi Giselle faceva il suo ingresso dal vialetto che dalla villa portava alla piscina fermandosi, naturalmente, a salutare mamma Panzeri al roseto, per poi proseguire, più spedita, alla volta dell’amica.
- Dai, Silvia, dammi un abbraccio -
Giselle era così….espansiva,spesso, fino all’eccesso.
- Allora, qual è questa proposta di cui non potevi accennarmi al telefono? - rispose Silvia con non curanza
- Ti ricordi Lisa? -
- La cugina che vive in Irlanda? -
- Sì proprio lei….beh..adesso non vive più in Irlanda, comunque sì, lei….ebbene si è appena trasferita in Spagna-
- Ma non mi dire, che culo!! -
- Guarda che ti ho sentita, tesoro!!! -
Mamma Panzeri aveva ottimi padiglioni auricolari, non c’era alcun dubbio…..
- Sì, mamma, scusa -
- Ma come cazzo fa? - sussurrò Giselle alle orecchie di Silvia
- Allora…che stavi dicendo di tua cugina? -
- Sì, beh, si è appena trasferita in Spagna e ha invitato me e la mamma ad andarla a trovare. Ora, sai che mamma non sopporta l’aereo, per non parlare del treno, della macchina, della moto, la bicicletta…. insomma non ne vuole sapere di spostarsi dalla sua ridente Brianza e così mi ha detto che, se per te va bene, ci pagherebbe lei il viaggio in aereo e poi…..ci sistemiamo da mia cugina per qualche settimana. Ora sì, lo so che forse preferiresti un’altra meta o, quantomeno, un altro compagno di viaggio, ma ….beh…io sono qui e..se dovessi pensare che la cosa sia fattibile….potremmo partire anche domattina. Che ne dici? -
Silvia osservava esterrefatta Giselle, incredula della possibilità che le stata prospettando : la Spagna e Roberto nello stesso momento!!
Nel suo cuore, ora, c’era paura e, allo stesso tempo, novità, conoscenza, adrenalina pura.
- …Se, però, hai altri progetti….non c’è problema-
- No, cara, non ne ha altri - Mamma Panzeri aveva gridato il suo benestare da dietro il roseto…e come avesse fatto ad udire la loro sommessa discussione….restava un mistero!!!
Le due ragazze si guardarono dritte negli occhi e scoppiarono a ridere.
- Beh…mi pare sia ora di fare la valigia, allora - disse Giselle
- Sì la valigia. Ah,di grazia,dove risiede la fanciulla? - chiese Silvia cercando di imitare i toni e le movenze della madre.
- Tesoro so benissimo che mi stai prendendo in giro, ma tua madre ti vuole bene comunque!!-
- Codaqués -
- Codaquès? Musei, Dalì...?-
- Sì, Codaqués, musei….Dalì, le tue tele, la cultura…..basta solo che mi fai stare qualche ora in spiaggia e in acqua..insomma anche un po’ di divertimento-
Giselle si ricordava di tutte le altre vacanze trascorse insieme a Silvia: musei, chiese, conferenze, teatri e la sera……beh…la sera a nanna presto!!
- Con la sfiga che ho….trovo Roberto abbracciato a qualche spagnola sulla spiaggia infuocata dal sole…….ma poi, scusa, mi ha mollata lui e io sto a farmi tutte ste menate per quello stronzo? -
- Uno stronzo di cui sei ancora innamorata, vogliamo dirlo? - chiese Silvia
- E diciamolo…….dai, Gi, andiamo a fare queste valigie prima che la mummia cambi idea…- rispose Silvia
- Non stai parlando di me, vero tesoro? - chiese mamma Panzeri
- No, mamma, no, stai tranquilla!!!

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