venerdì 9 settembre 2011

Cinque pezzi meno facili - Cap. 4

Cap. 4

Roberto dissimulò immediatamente nei confronti di Mariciel la sua irritazione per quell'interruzione, causata dal sopraggiungere del redivivo compagno di viaggio, applicandosi sul viso un plateale sorriso che non aveva: quindi si girò verso di lui con giocosa noncuranza e cingendo con il braccio le spalle della donna, gli disse di rimando, come fosse lieto di rivederlo:
- Hei, vecchio troglodita! Ma che ca...volo ti urli, eh?!
Poi sempre tenendo un tono ed un sorriso che avrebbero meritato altre parole, continuò:
-Ti sei svegliato proprio ora, eh? Bravo... Ed adesso vai a farti un bel giro a quel paese e scompari immediatamente, eh?... Già, vai...
Martino sollevò un po' il sopracciglio, e disse:
- Ma... dove devo andare?..
E Roberto, senza perdere il finto sorriso ed il tono giocoso:
- Ma vai... affanculo, no? E magari anche subito, eh, ca-ro A-mi-co mi-o?! Ciao, eh!.. Ciao... A dopo...
Martino annuì, poi raddrizzò il suo corpo ancora ciondolante per i postumi degli stravizi, con gli occhi socchiusi e le mani ben affondate nelle tasche dei jeans tagliati al ginocchio compì un rapido giro d'orizzonte attorno per la plaza, quindi rispose:
- Ok Robi, vado: ciao... Cena alle otto?
E senza attendere risposta si avviò con passo lento e strascicato, mentre le sue orecchie sentivano l'amico che mormorava alla fantastica mora che aveva appena conosciuto qualcosa del tipo:
- Eh? Ah, no:.. lui... mio... amigo! Sì... Ma dove eravamo rimasti...?

Il caldo esterno della strada rimbombava nelle orecchie di Martino, mentre si incamminava verso l'ingresso del Museo: i raggi del sole rimbalzavano sui muri candidi, e gli ferivano le pupille con i loro bagliori. La strada era pressoché deserta, e lui pensò di ripararsi un po' nel fresco delle sale espositive, ma quando giunse sulla soglia si avvide che non indossava null'altro oltre ai bermuda, ad un paio di logore infradito in cuoio, ed ad un cappello marrone con le tese che aveva già vissuto numerose altre estati vagabonde.
Così agghindato non l'avrebbero certo fatto entrare...
Rinunciò a malincuore a ficcarsi nell'antro ombroso del Museo, che prometteva di essere davvero fresco, e si guardò intorno: i due piccioncini erano già scomparsi, nemmeno più le carabattole della pittrice erano in vista. E la torrida solitudine di quella giornata lo stava abbracciando un po' troppo stretto per i suoi gusti.
Spinse lo sguardo intorpidito verso l'altro lato della strada, e subito sul suo volto si dipinse un sorriso: c'era un baretto che sonnecchiava vuoto, mentre sotto la piccola tettoia di legno pallido due tavolini rotondi in ferro attendevano pazienti l'arrivo di un avventore.
Martino attraversò la bolla d'afa silenziosa che lo separava dal piccolo dehor, e si lasciò scivolare su una sedia rossa di metallo e plastica, proprio sotto una pala che ruotava indolente: l'uomo lasciò quindi che le sue gambe si allungassero verso la strada, e curò che ogni piccolo pezzetto della sua schiena fosse comodamente appoggiata allo schienale; infine chiuse gli occhi e reclinò all'indietro il capo fino ad appoggiarlo al muro, assaporando l'odore del mare appena fuori dal cono d'ombra in cui si era riparato.
Un ragazzetto magro e scalzo uscì dal piccolo locale, e gli si parò silenzioso a fianco, in attesa: Martino aprì solo mezzo occhio per guardare chi fosse, poi disse:
- Cerveza... por favor!
Poi richiuse quello stretto spiraglio visivo, riappoggiò il capo all'indietro contro il muro bianco, e mentre il ragazzetto stava per andare a prendergli la consumazione aggiunse:
- Ahi, cico! La cerveza...: muy... fria... intiendito?
Il bicchiere si materializzò di lì a poco sul suo tavolo: era lungo e fresco, pieno di minuscole goccioline d'acqua che rendevano diafano il vetro, mostrando il liquido in esso contenuto più ambrato di quanto in realtà non fosse; la sottile schiuma bianca sembrava interrogare Martino, esortandolo a dissetarsi: e lui rispose al suo richiamo afferrando con la mano il vetro gelato.
La birra fredda ed amara si espanse gaia nella sua bocca, mentre la lingua ne assaporò il fresco aroma, prima di lasciarla scivolare lungo la gola verso lo stomaco ancora strapazzato dalle ultime ventiquattr'ore. Un senso di disgusto lo colse all'improvviso di rimbalzo, ma Martino ricacciò indietro la sgradevole sensazione, privilegiando il fresco che la bevanda gli regalava.
Si appoggiò di nuovo allo schienale della vecchia sedia, distendendo i muscoli del dorso, mentre con la mano sinistra faceva scorrere le dita tra i suoi capelli arruffati dalla nottata; poi estrasse una sigaretta senza filtro e se la accese, aspirandone un primo ed unico tiro e lasciandola poi penzolare dalle sue dita, mentre di nuovo chiudeva gli occhi.
Il silenzio era totale, e Martino strizzò un po' le palpebre: il sorso di birra aveva disturbato il processo di normalizzazione che era in atto nel suo ventre, ed il mal di testa che appena poco prima sembrava si fosse sopito, ora tornava a martellargli le tempie.
Il giovane cercò di non pensare a quanto fosse stato male nelle ultime ventiquattr'ore, al sapore acido del vomito ripetuto, al cerchio alla testa che ancora lo frastornava, e si sforzò di svuotare il cervello: il silenzio quasi totale ed il caldo fecero il resto, mentre la falda del suo largo cappello piano gli scese sugli occhi, e la sigaretta gli scivolò dalle dita e finì di consumarsi a terra, proprio sotto la sua sedia.

Furono due voci di donna a destare la sua attenzione; aprì gli occhi e da sotto la tesa abbassata riuscì a distinguere solo due coppie di piedi che attraversavano la strada: un paio di consunte infradito nere di gomma, ed un paio di mocassini in morbido cuoio scamosciato con le frange.
Le due donne erano uscite dal Museo ed ora camminavano verso il bar, chiacchierando tra loro:
- Grande questo Dalì..
- Un genio, davvero...
- Vedi che ho fatto bene a strapparti dalla spiaggia per un giorno?
- Sì sì, lo ammetto. Ora però mi serve qualcosa di fresco...
Martino sollevò solo un po' il cappello, poi fece partire uno sguardo da serpente verso le due donne: 'infradito' portava un caftano lungo ben oltre il ginocchio, color sabbia e cinto in vita, che tradiva un po' di sovrappeso nel corpo della donna. Aveva lunghi capelli crespi e bruni, che erano legati da una fascia arabescata e le ricadevano sulle spalle in una coda legata morbida; una grossa borsa tracolla, dall'intreccio di mille colori, ed un paio di occhiali da vista con le lenti fotocromatiche completavano la figura. Dimostrava una cinquantina d'anni, anche se forse ne aveva qualcuno meno..
Invece 'mocassini' sembrava più interessante: capelli biondo scuro tagliati corti, tutti pari subito sotto la base della testa, lisci ma un po' voluminosi; la pelle del viso era già abbastanza abbronzata, ed i tratti erano forse un po' spigolosi anche se nel complesso armoniosi. Gli occhi erano nascosti dietro un paio di occhiali a goccia, con le lenti non troppo scure, e sulle labbra un filo di rossetto sottolineava il suo bel sorriso. La donna portava una canottiera sportiva, elasticizzata, del tipo con le spalline intrecciate sulla schiena, che metteva in risalto le sue spalle ed il suo fisico asciutto e snello; sul petto le risaltava quasi automaticamente il seno, che le tendeva la stoffa elasticizzata del corpetto; le gambe lunghe, abbronzate e toniche uscivano dai mocassini di incerta foggia indiana, e si fiondavano in un paio di hot pant in jeans sabbia che le avvolgevano i fianchi come se le fossero stati pennellati addosso.
Il predatore aveva appena puntato la sua preda: forse lei avrebbe potuto avere anche una quarantina d'anni, ma con un fisico cosi Martino pensò che il tentativo ne sarebbe valsa la pena...
Lo sguardo dell'uomo si agganciò alla vita della bionda, e ne seguì i passi ed i dolci movimenti fino a quando le due donne non si fermarono sulla soglia del bar: mentre la sua amica continuava a parlare della mostra appena visitata, la donna con i mocassini sembrò accorgersi delle occhiate che l'uomo le riservava.
E d'un tratto un lieve rossore imbarazzato le imporporì le guance, poi subito dopo ricambiò lo sguardo un paio di volte con delle occhiate di soppiatto, cercando però di non farsi notare: era da tanto che non si sentiva osservata da un uomo in quel modo.
Anzi, in 'quel' modo. E la cosa le fece piacere...
Martino invece la notò. Notò che con la coda dell'occhio lo osservava, notò che poi lei si mise di schiena, forse un po' imbarazzata, quasi a difendersi da quegli occhi implacabili, ma notò pure che la curva dei suoi fianchi era decisamente molto attraente, ed allora alzò ancora un po' di più la tesa del vecchio cappellaccio, arricciando nel contempo un sorrisetto furbo: certo che se i grandi pittori avevano avuto bisogno di una musa che li ispirasse, questa donna sarebbe potuta andare benissimo...
Anzi, nel rimbambimento che gli aveva causato il sole, gli sembrava che anche a lui stesso lei ispirasse qualche idea “artistica”...
Lo sguardo da serpente si acuì, ed immediatamente dopo tese l'udito ed affilò il sorriso.
Le donne intanto stavano parlano tra loro della serata, anche se ogni tanto a 'mocassini' sfuggiva uno scatto della coda dell'occhio verso l'uomo ancora stravaccato sulla sedia.
-Insomma, stasera però basta passeggiate e telefonate a casa... - diceva 'infradito' – Stasera voglio scatenarmi, ballare, divertirmi. Servirebbe anche a te sai?
-Beh, ma sai, io... è tanto ormai che...
-Appunto! Cerchiamo un bel posticino, dai, qui sulla costa...
La donna bionda lasciò scivolare una nuova occhiata di soppiatto, mentre mormorava:
-...Mmm... In riva al mare?
-Non necessariamente. Magari sì...
-Mah.. Non so...
L'amica la prese per le spalle e le si mise di fronte, poi scrollandola leggermente le disse:
-Ma dai! Su, un po' di vita....
-Ma qui a Cadaqués... non mi pare che ci sia...
-C'è il disco-bar...
-Sì, ma...
-E allora andremo giù a Lloret, al Colossos...
Martino colse l'attimo:
-Se volete andare in disco, una buona però, beh... c'è solo il St.Trop' che merita giù a Lloret!
Le donne si voltarono verso di lui, ma Martino si era già abbassato il vecchio cappello sugli occhi, ed aveva di nuovo appoggiato la testa al muro, come fosse tornato in 'siesta'.
'Infradito' disse:
-Il St.Trop' hai detto? - poi rivolta all'amica – Beh, vedremo come è...
'Mocassini' invece stava osservando silenziosa le spalle dell'uomo, lasciando scorrere lento sui quei muscoli il suo sguardo, un po' triste, un po' no.
Subito dopo le due donne se ne andarono, camminando lente lungo la strada che portava verso il mare.
Quando fu certo che fossero abbastanza lontane, Martino si raddrizzò di poco sulla sedia, sollevò anche un po' il cappello, e prese in mano la sua birra, che ormai stava diventando calda: con lo sguardo seguiva la schiena di una delle due donne che si stavano allontanando, ma lei non si voltò mai indietro...
Mai, finchè non raggiunsero la fine del marciapiede: infatti, mentre stavano attraversando di nuovo la strada, 'mocassini' girò con fare distratto la testa verso il bar; Martino sorrise, ed in una frazione di secondo alzò il bicchiere in una specie di brindisi lontano, verso di lei.
La donna girò subito di scatto la testa dall'altro lato, ma Martino avrebbe giurato di averla vista sorridere.
“Bene!” pensò tra sé “Stasera si scende al St.Trop'! E vuoi vedere che stavolta ci divertiamo anche senza la Maria?”

(segue)

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