mercoledì 7 settembre 2011

Cinque pezzi meno facili - Cap. 2

Roberto esitò un istante prima di rispondere, quella chiamata non presagiva nulla di buono: “ cosa avrà mai da dirmi? Pronto…”
Dall’altro capo del filo, solo silenzio.
“ Pronto Marti, mi senti? ”
“ Si Si ci sono, o quasi, Roby scusa, ma non ho dormito un cazzo, non so come, ma ieri sera ero con degli amici dalle parti del Naviglio e mi hanno convinto a fare un salto al Trottoir, lo sai che è uno dei miei locali preferiti! C’erano i The Dragons in concerto, insomma, musica niente male, vecchi amici, belle donne e poi sai come va a finire quando sei li, una birra, un chupito, una tequila…”
Nuovamente una lunga pausa di silenzio
“ Hei Marti ci sei?”
“… e poi, un amico aveva della maria fantastica e tu sai che io non riesco a dire di no a certe cose, va beh, in poche parole sono ancora fuorissimo e non sono in grado di guidare, i casi sono due o rimandiamo la partenza a domani oppure mi vieni a prendere tu e guidi finche io non mi riprendo.”
Un smorfia di disapprovazione comparve sul volto di Roberto.
“ Fammi pensare cinque minuti e ti richiamo ,“.
Chiuse il telefono.
“ Cazzo! lo sapevo, di Martino non ci si può proprio fidare, ed ora? “
Mille pensieri passarono nella testa di Roberto, da una parte non aveva un cazzo di voglia di dover guidare da solo per un sacco di ore, e sarebbe stato sicuramente così, perché conosceva bene le serate di Martino, e sicuramente una decina di ore per riprendersi forse non gli sarebbero nemmeno bastate. D’altro canto ormai il borsone era pronto, le speranze di sentire Silvia svanite e la cosa più importante, da non sottovalutare assolutamente, era che sua madre stava per ritornare a casa e sinceramente non aveva alcuna voglia di incontrarla per sorbirsi le sue solite raccomandazioni.
Deciso.
L’indice iniziò a digitare il numero di Marti sul touch screen del suo iPhone nuovo fiammante.
333 2131443
Con un filo di voce dall’altro capo del telefono si sentì un ” siii “, che pareva arrivare dall’oltretomba.
“ Ok Marti tra meno di mezzora ti passo a prendere, fatti trovare pronto e… non addormentarti adesso, preparati, dormirai in macchina, ciao.”
“ Ok. Ciao”
Roberto prese il borsone, il giubbotto di jeans, fece un ultimo check delle cose che gli erano indispensabili per viaggiare, recuperò le chiavi della macchina e uscì.
In meno di venti minuti fu sotto casa di Martino. Lui lo stava aspettando appollaiato sul suo borsone, le sue mani sorreggevano a stento la testa che chiedeva disperatamente di potersi poggiare da qualche parte, per finalmente lasciarsi andare e cadere in un sonno profondo.
“ Ciao Marti, dai, sali dietro, così potrai dormire “
Marti biascicò un : “ Grazie Roby “.
Martino si trascinò fino alla macchina, caricò il suo borsone, che pareva pesare una tonnellata, nel bagagliaio della C3 blu cielo del suo amico e si accasciò sul sedile posteriore.
“ Hei Marti prima di perdere completamente i sensi, dimmi qual’era esattamente la meta a cui pensavi! “
Silenzio.
“ Marti‼! “
Nessuna risposta.
Roberto decise di iniziare il suo viaggio verso la Spagna e una volta raggiunto il confine spagnolo, avrebbero deciso il da farsi.
Prese il cavo dell’ IPhone e lo collegò all’autoradio.
Un viaggio non è un viaggio senza poter ascoltare della buona musica.
Martino abitava al quartiere Feltre nella zona est di Milano, così Roberto imboccò la Cassanese e si diresse in tangenziale, direzione Genova- Ventimiglia.
Da qui cominciò la loro avventura “ on the road”, alla maniera degli hobo.
Roberto da quel momento iniziò a sentirsi un po’ vagabondo, pronto ad affrontare questo viaggio con semplicità e spirito d’adattamento, alla ricerca del suo io più profondo, per capire se quello che realmente voleva era passare il resto della sua vita intrappolato in un abito scuro.
Con la musica a palla il tempo scorse velocemente e senza che se ne rendessero conto si trovarono a Ventimiglia.
Ogni tanto Martino alzava il capo mugugnando qualche cosa e facendo dei lunghi sorsi d’acqua, ( si sa che la “ resaca “ causa mal di testa e una gran sete!), per poi tornare a schiantarsi come senza vita sul sedile posteriore.
Superato il confine con la Francia abbandonarono la A10 per immergersi nel dolce panorama della costa meridionale francese, lungo la N113, arrivando così all’interno, verso Arles.
Quando vide il cartello stradale che indicava Arles, Roberto, non potè fare a meno di pensare a Silvia.
Silvia adorava Van Gogh e sicuramente passando per quei luoghi le sarebbe piaciuto fermarsi in questo paese che fu fonte d’ispirazione per alcuni dei suoi quadri più belli e senza ombra di dubbio avrebbe voluto che la portassi a vedere il famoso ponte di Langlios.
E che dire de “i Girasoli” che oltre ad essere uno dei quadri di Van Gogh che amava di più, erano anche i suoi fiori preferiti.
“ Ma perché diavolo stò pensando a lei!”
Parlando a voce alta si disse:” Dai Roby lo sai, è ormai un capitolo chiuso! Che t’importa di lei!”
Da Arles proseguirono lungo la A54 fino a raggiungere Nimes dove si immisero sulla A9 che porta direttamente al confine spagnolo.
Visto che Martino ancora non era resuscitato dal suo coma profondo, Roberto dovette prendere una decisione… proseguire poi sulla A7, che li avrebbe condotti direttamente a Barcellona? O cambiare rotta verso la costa, in direzione Roses, per arrivare alla mitica Cadaques?
Cadaques magico paesino sul mare, un mix tra un villaggio di pescatori e un ritrovo per edonisti. Qui decise di vivere per lunghi anni Salvador Dalì e come lui lo scelsero per soggiornarvi altri grandi artisti tra i quali Picasso, Mirò e Garcia Lorca.
Roberto decise di proseguire verso la Costa Brava, direzione Cadaques, per potersi immergere nel mistero di quella affascinante e ridente cittadina affacciata sul mare.
In quell’esatto istante un velo di malinconia pervase i suoi sensi, la colonna sonora che aveva fino ad ora accompagnato il suo viaggio con musicisti del calibro degli Who o di Jimi Hendrix, iniziò a renderlo un pochino nervoso, tanto da decidere di spegnere, per affidarsi alla famosa stazione radiofonica Cadena Ser.
Poca musica e tante parole, ma ciò non dispiacque a Roberto che così potè dare una rinfrescata al suo spagnolo, rendendosi ben presto conto di capire veramente pochissimo, sopratutto quando parlavano velocemente e in catalano.
Le ore passarono veloci, il tramonto era vicino e Roberto voleva assolutamente essere a Cadaques nel momento in cui il sole si sarebbe tuffato nel mare.
Ormai erano vicini alla meta.
Nell’esatto istante in cui arrivarono a Cadaques, dalla radio partirono le note di una canzone che Roberto conosceva perfettamente, era la voce di Luz Casal che cantava “ un ano de amor ”, la prima volta che la sentì nella colonna sonora di un film di Almodovar, forse Tajones Lejanos, gli rimase nel cuore per qualche recondito motivo.
Concentrato sulle parole della canzone sbagliò strada e si ritrovò su di un promontorio.
Fermò la macchina, cercò di svegliare Martino ancora inerte sul sedile posteriore: “ Marti io vado un po’ più in la a godermi il tramonto, se ne hai voglia, raggiungimi.”
Martino neanche rispose.
Un sentiero contornato da bianchi oleandri, attirò la sua attenzione.
Lo imboccò.
Sentì sprigionare dalle piante incontrate lungo il cammino i loro profumi intensi e selvatici, che fanno riconoscere la presenza di una particolare pianta senza neppure vederla, come capita con l’elicriso, il timo, la lavanda selvatica.
Improvviso un forte odore di salsedine.
I profumi della natura si miscelarono tra loro pervadendo il suo corpo.
La sua anima venne scossa dal ricordo di lei che riaffiorò violentemente nella sua mente.
Il suo corpo venne lacerato dalla passione che in quel momento non trovava dimora.
Troppo forte il desiderio.
Troppo forte la voglia di lei e delle sue calde mani che sapientemente sapevano sfiorare il suo corpo, provocando piaceri indescrivibili.
Troppo forte il dolore.
Meraviglioso il ricordo di lei.
In quel momento il sole si tuffò nel mare ed il cuore di Roberto rimase muto.

2 commenti: