martedì 26 luglio 2011

La pecora nera - Cap. 4

Capitolo 4

Edgardo guardò lo schermo del piccolo computer: il cursore lampeggiava ancora sul foglio bianco tutt'ora intatto, ma dentro di sé sentiva un lieve rimescolio di emozioni, di sensazioni, di sentimenti. Forse qualcosa stava affiorando, forse di lì a poco avrebbe iniziato a scrivere.
Ripensò ad Irma: gli era simpatica quella minuscola vecchietta, ed era un po' pentito di averla trattata così bruscamente poco prima. Irma, l'instancabile, il motorino senza pause: sempre in movimento, sempre con qualcosa da fare, sempre con le piccole mani intente a muoversi veloci. Le ricordava qualcosa, o qualcuno: ecco, ora precisamente l'aveva chiaro, Irma le ricordava uno... scoiattolo: anch'egli sempre vigile, sempre in movimento.
L'uomo sorrise tra sé a quell'immagine, poi lasciò fluire i suoi pensieri. Irma... Il Maresciallo... la lettera... quel petulante nuovo arrivato...
E quasi d'incanto le dita iniziarono a ticchettare sulla tastiera: il magico flusso era finalmente arrivato, ancora una volta...

In qualche camera appena un po' più in là, Irma era amareggiata. Si alzò, ed uscì dal suo miniappartamento: come sempre camminava lungo il corridoio con il suo passo molto affrettato, quasi dovesse correre a fare chissà quali importantissime ed urgenti commissioni. Era una donna fatta cosi', sempre in movimento, sempre di fretta, ed il suo muoversi rapido contrastava con le piccole fattezze del suo corpo.
Sul suo volto gli occhi grigi adesso erano accigliati, e le labbra increspate in un broncio quasi indignato; il suo cervello intanto lavorava febbrilmente: da un lato conosceva l'efferatezze compiute in Libia ed in Etiopia dal Graziani, e non poteva esimersi certo dal condannarle.
Ma dall'altro provava una certa tenerezza per Edgardo, quell'uomo ombroso ed un po' ruvido nei rapporti umani, che però conservava pur negli anni del declino fisico un piglio distinto ed un portamento quasi elegante.
Le piaceva stare in sua compagnia, ad ascoltarlo, quelle rare volte che lui le permetteva di far parte della sua conversazione: era un uomo colto, sensibile, ed i suoi argomenti erano sempre interessanti, cosi' diversi dalle sequele di malesseri e malanni che ripetevano come infinite giaculatorie gli altri ospiti della pensione.
Per questo la infastidivano le parole e le considerazioni che quell'altro, il nuovo arrivato, riservava ad Edgardo: dopotutto lui manco lo conosceva... Eppoi, via.. Stava parlando di fatti avvenuti quando sia lui che Edgardo erano poco più che bambini...
Immersa nei suoi pensieri, scese le scale che portavano al grande spazio diurno del piano terreno, e rapidamente raggiunse la porta del grande camerone: all'interno erano radunati quattro o cinque uomini, ed un gruppetto di donne. Si soffermò per un momento sulla soglia, ed abbracciò con lo sguardo la scena: tutti gli ospiti presenti formavano un semicerchio irregolare, e ciascuno di loro era più o meno attento alla discussione che si stava evolvendo.
Riconobbe di spalle le due sorelle Mapelli, una che, in piedi, si reggeva al suo bastone completamente piegata a metà dall'artrite, e l'altra – vestita immancabilmente nello stesso modo della prima, quasi a voler sottolineare con ciò l'appartenenza alla stessa famiglia - le stava a fianco, seduta, ed ascoltava i discorsi con malcelato disinteresse.
Altre due anziane signore, le sue compagne di canasta e di pinnacola, stavano accomodate sul sofà vicino ad una delle grandi finestre della sala, l'una lavorando a maglia e l'altra sfogliando distrattamente un noto mensile scandalistico: Irma osservò come tra le due – pur distratte ciascuna nella propria attività – continuasse a svilupparsi imperterrito un flusso di chiacchiere a mezza voce, che si collocava sullo sfondo della discussione dominante, e che aveva come effetto di provocare un alternato e lento annuire del capo di quella che volta per volta stava ascoltando. La scena la fece sorridere, e divertita scosse un po' il capo.
“Ma guarda! Frequentare l'Edgardo mi fa cogliere particolari che non avevo mai notato prima!“ pensò.
Alcuni uomini erano poi seduti intorno ad un tavolo: Casadei, il vecchio postino, stava sfogliando con superficialità un quotidiano: con gli occhialini da lettura appoggiati sulla punta del naso piluccava qua e là stralci di articoli e brandelli di curiosità; ogni volta poi che girava una pagina, era solito inumidirsi la punta dell'indice destro, per muovere invece il grande foglio con la mano sinistra, scuotendo la testa e mormorando invariabilmente un masticato “Eh.. Già già già!...”, come se ogni cosa nel mondo ormai fosse prevedibilmente destinata al peggio.
Intorno all'improvvisato oratore, ormai padrone assoluto del filo del discorso, c'era il Menghini, un anziano ospite che abitualmente interloquiva con chiunque stesse parlando per affermare con altre parole esattamente lo stesso concetto appena espresso dal primo...
Ad un lato del tavolo, seduti su due sedie vicine, c'era un'altra coppia di vecchietti: uno dei due, munito di occhiali, osservava la scena da dietro le sue enormi e spesse lenti, annuendo ritmicamente; il suo compare, che era quasi completamente sordo, continuava a guardare in viso ora l'uno ora l'altro dei presenti, mentre con sguardo quasi implorante ripeteva un mantra: “Eh?!.. Eh?!..”. Infine, seduto su una sedia messa d'angolo, un po' discostato dagli altri, c'era 'il dutur', un anziano signore sempre elegante nel suo abito grigio ormai liso, l'immancabile cravatta annodata ad una camicia chiara che aveva visto annate migliori, le vecchie scarpe nere lustre: in teoria l'ometto sarebbe stato pronto per uscire, ma buffamente si era assopito sulla sedia, con il cappello da passeggio ancora appoggiato sulla testa e le mani posate sul manico del bastone.
In mezzo a tutta quella eterogenea platea, Andrea stava arringando i presenti: la luce del giorno filtrava attraverso la finestra, e lo poneva in un cono luminoso.
Irma lo osservò per qualche istante, ed ebbe la netta sensazione che quell'uomo stesse parlando più a beneficio di se stesso che degli altri, quasi desiderasse convincersi maggiormente delle sue tesi... Decise così di avvicinarsi, per ascoltare le sue parole.
- … e se lo avevano chiamato 'Il Macellaio', ohè, c'era un motivo, no?
Molte teste annuirono, e Andrea continuò:
- Quel Graziani, di cui abbiamo un fiero discendente proprio qui, tra noi, non si fece scrupoli a usare l'ipirite, un gas terribile, che faceva morire gli uomini tra atroci dolori! Contro innocenti e civili, e contro soldati che avevano l'unico sacrosanto dovere di difendere la loro terra ed il loro popolo dall'invasore fascista!
- Eh, certo! - commentò il Menghini - I fascisti mica dovevano andare là a fare la guerra, eh...
- Giusto! - affermò Andrea - E lui per di più, quel maiale, ne massacrò moltissimi, tanto che si disse che la terra era divenuta rossa da quanto sangue era stato versato! E tutto questo il Graziani non l'ha mai pagato, eh!
- Eh, certo! Il Graziani non ha mai scontato un giorno di galera, neh...
- Esatto! Tutto quel sangue grida ancora vendetta: anche se quell'uomo ormai è morto e sepolto, qualcuno deve pur rispondere dei suoi orrendi misfatti!
Irma decise che era giunto il momento di intervenire:
- E quindi, Signor Cattaneo, lei vorrebbe far pagare per questi crimini il nostro Edgardo?
Le parole di Irma attirarono maggiormente l'attenzione dei presenti: anche il vecchio postino smise di sfogliare il giornale, e prestò loro ascolto.
- Ma certo, cara Signora! - rispose Andrea. Poi, rivolto al folto gruppo di astanti, aggiunse - E' o non è un diretto discendente del Macellaio, quel porco?
Mentre la platea annuiva beota, Irma si accigliò, e mise le mani sui fianchi, stringendo le labbra ed alzando un po' il capo. Poi, protendendo l'indice destro con fare lievemente minaccioso, apostrofò Andrea dicendo:
- Porco? Ma che razza di ragionamenti sta facendo, caro Signore!?!
- Io? Perchè?
- Si rende conto che sta parlando di fatti che si sono svolti tantissimo tempo fa?!?
- Ma, come...
- Fu quando c'erano le Colonie! Nemmeno più le abbiamo, noi, le Colonie! Ma come può rivangare simili eventi oggi!?!
Le signore anziane avevano anche loro smesso il loro febbrile lavoro di ciarle, e stavano ora attente a Irma, come tutti gli altri. Andrea si sentì al centro dell'attenzione di tutti, e incalzò:
- Ah, cara Signora! Lei lo difende, eh? Minimizza i fatti, eh?!? Ma tutti quei morti, dove li mettiamo? Eh?!? Dove?
Irma rispose a muso duro, per quanto fosse possibile indurire i tratti del viso di quella simpatica donnetta:
- Ma come ragiona lei?!? Ma lo sa che quando Graziani commise quei fatti, lui era in guerra? E lo sa che in guerra si devono eseguire gli ordini? Eh?
La platea beota ora stava annuendo silente alle parole della donna. Andrea incrociò le braccia al petto, e si appoggiò allo schienale della sedia. Poi con un sorriso sornione rispose:
- Bene bene. Abbiamo un avvocato difensore, qui...
Poi si alzò, e camminando lentamente in tondo con le braccia dietro la schiena, e guardando verso l'alto come se stesse riflettendo ad alta voce, disse:
- Ma se è vero che in guerra si devono eseguire gli ordini, è pure vero che qualcuno questi ordini li ha dati, non le pare?
- Beh, certo. Ma...
- Ora, se il nostro Macellaio era, come era, uno dei Capi di Stato Maggiore dell'esercito, gli ordini li dava lui...
- Eh, certo. - interloquì il Menghini – Se lui era il Capo, il Capo era lui, eh!
Irma non levava gli occhi da quelli di Andrea, che invece continuava a sorridere sornione; allora lei aggiunse con impazienza:
- E quindi?
- Quindi, se è stato lui a dare l'ordine di usare il gas mostarda, lui è colpevole!
- Se davvero lo ha dato lui...
Andrea si girò verso la donna, e si appoggiò con le mani al tavolo guardandola con occhi spiritati, quindi concluse quasi esultante:
- E visto che nessuno ha mai pagato per quelle stragi, è giusto che qualcuno finalmente paghi per lui!
- Eh, certo! - chiosò Menghini – Quello che è giusto, è giusto...
Irma si sentì ribollire:
- Ma cosa c'entra Edgardo, eh?
- C'entra, cara Signora, c'entra! - e poi rivolgendosi alla improvvisata platea, aggiunse: - E' o non è il suo diretto discendente? Eh? E' o non è lui?!?
Il gruppo di anziani era un po' disorientato, e nessuno adesso aveva intenzione di rispondere; il vecchio postino riprese a piluccare il quotidiano, e solo Menghini si sentì in obbligo di precisare:
- Eh, ma se è lui, è lui! Eh, certo!
Una punta d'odio verso Andrea indurì per un attimo lo sguardo dell'anziana donna; poi però con voce più conciliante, riprese:
- Signor Andrea, veda una cosa: capirei se lei volesse incolpare il povero Graziani, buonanima, di quello che a lui lei attribuisce. - poi continuò con tono più deciso - Ma non capisco perchè mai dovrebbe essere Edgardo a pagare per un fatto che ha commesso un suo antenato...
- Oh, Signora: ma come faremmo a far pagare al Graziani, che è morto...
- Eh, certo! - inesorabile interloquì il Menghini - Se è morto, è morto...
- Ma andiamo! Lo dice anche la Bibbia, Signor Andrea! Non ricadano sui figli le colpe dei padri! Su! Figuriamoci poi, qui si tratta addirittura di nipoti....
Andrea, un po' a corto di argomentazioni, si irritò:
- Ah, cara Signora! Lei lo difende anche, eh? Quel... Quel...
- Certo che lo difendo! Lui non ha mica fatto niente, sa?
- E che ne sa lei? Se è discendente di quel Macellaio, chissà, magari anche lui ha compiuto i suoi orrori, e...
- Ma, via! Non dica sciocchezze, Signor Andrea!
- Con lei non si può discutere!
- E' lei che non ragiona!
Andrea divenne tutto rosso, poi si avviò verso la porta che conduceva alle scale delle camere, e disse:
- Grazie a gente come lei, cara Signora, quelle vittime resteranno per sempre tali! E quell'uomo non sarà mai punito! Ecco...
Ma mentre stava per entrare nel vano della porta, una figura alta ed elegante gli si parò di fronte: fra le mani teneva nervosamente un piccolo fascio di fogli appena stampati dal suo computer, ed i suoi occhi apparivano tristi e determinati allo stesso tempo.
Fermo sulla soglia, Edgardo osservò un istante la sala, poi disse:
- Ho sentito che alzavate la voce. Stavate forse parlando... di me?

(segue)

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