La stanza era inondata di luce naturale che, spavalda, entrava dalle finestre aperte scostando, sinuosamente, le tende che danzavano al ritmo di quella fresca aria mattutina. L’appartamento enorme, all’ultimo piano di quell’edificio, era pieno di vasi di margherite bianche e piccole campanule, candele di varia grandezza e forma, arredavano parte dell’ambiente insieme con pile di libri in ordine confuso e, soprattutto, molto sparso, un grande divano bianco e un televisore al plasma.
Gli piaceva vuoto…il suo posto, il suo spazio, il suo mondo, gli piaceva vuoto, dannatamente, prepotentemente vuoto. Era già piena la sua vita di cose….persone…situazioni…ricordi….di tutto, ma la sua casa, il suo rifugio, lo voleva così…proprio così come si sentiva dentro: VUOTO.
La stanza da letto: un armadio con pochi vestiti tutti dello stesso identico colore, grigio, e le camice, poche e bianche, perfettamente inamidate ed ordinate….nel ripostiglio scarpe nere, non proprio il suo colore preferito, ma ….d’obbligo.
Luca si svegliò nel suo ampio letto matrimoniale ancora una volta solo. In quegli ultimi tre mesi aveva pensato spesso alla sua di situazione….al fatto che avrebbe voluto …..una compagna, una famiglia, una vita più …normale. Già, un pensiero non proprio ricorrente e che durava giusto l’attimo di un respiro, ma che gli dava un senso di casa, un senso di appartenenza, più che altro gli dava un senso. Già un pensiero, un solo pensiero….questo stupido pensiero…dava un senso alla sua vita: assurdo, ma vero.
Chiuse gli occhi, ancora una volta, ed inspirò profondamente, quasi a voler desiderare che quel pensiero potesse divenire desiderio e poi…chissà….magari una realtà…..
Poco dopo sentii la sua di realtà: le chiavi girare nella toppa della blindata e di lì a poco Ester avrebbe fatto la sua comparsa sulla porta della camera da letto, magari preceduta del profumo di caffè e pane fresco…. Ma oggi….niente profumo: forse non era giornata, non era riuscita a trovare il pane fresco e, forse, non si era nemmeno fermata al bar dell’angolo a prendergli il caffè…….-Ester? Ester…sei tu?-
-No, sono io- una voce profonda e maschile che Luca non tardò a riconoscere.
-ah, bene, ti aspettavo- rispose Luca scendendo dal letto ed avviandosi alla porta del bagno.
-eh…quindi?- chiese nuovamente la voce
- quindi…tutto fatto: è stato un gioco da ragazzi….lo sai che ho ancora un certo fascino sulle donne…-
Proprio in quell’istante…la voce di Ester….-Luca? Luca è in casa?-
- Sì Ester, sono nel bagno…esco subito-
-Ma santo cielo…possibile che ….è mai possibile che non riesca a ricordarsi nemmeno di chiudere la porta? Con tutto quello che si sente in giro…..santa pace…quest’uomo finirà per uccidermi…-
- no è che….probabilmente il mio ospite non si è ricordato di chiuderla prima di andarsene, solo questo. Stia tranquilla Ester, tutto a posto-
Ester non lo aveva visto, e questo rassicurava Luca….un problema in meno per Ester….ma come avesse fatto ad uscire lui, senza essere visto…..restava un mistero anche per uno smagato come Luca…..
-il suo ospite eh……-sogghignò Ester-beh…meno male che almeno qualche donna entra in questa casa, non le nego di aver pensato che lei avesse gusti….diciamo …ambigui-
- ma che sta dicendo Ester….nessuna donna….-
- se nessuna donna è stata qui stanotte….e la porta era aperta…..che ci fa questo passaporto di….vediamo…chi sarebbe questa Roxen Burlington???-
-chi???-
- non so…il nome è scritto proprio qui…..Roxen Burlington….però, carina-
-Ester metta giù quel passaporto, subito, ….si vede che il mio …ospite….l’ha dimenticato-
-….già…insieme con la porta…..va beh, farò finta che l’età mi abbia giocato un brutto scherzo e che mi sono sognata tutto: qui, se vuole, c’è caffè e pane…..torno più tardi per le pulizie, buona giornata…Casanova!!!-
Ester lasciò casa richiudendo la porta e Luca uscii dal bagno……raggiungendo l’ingresso: il capo si era dimenticato il passaporto….non era da lui….oppure era stato sorpreso dall’arrivo di Ester?
Comunque….missione terminata!!
Driiing….Dring ..ID sconosciuto…che il capo abbia cambiato numero..meglio rispondere…–sì, pronto-
-a me serve una cosa che hai tu e DEVI darmela-
- si, beh…divertente…..chi parla?-
Un cappello pieno di ciliege, di Oriana Fallaci
-
Avevo iniziato a leggere questo libro molti anni fa e non ero riuscita a
superare le prime dieci pagine. Adesso, forse complice un’età più avanzata
e un...
3 mesi fa
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