Alessandra era ferma in aeroporto, seduta, immobile, davanti al tabellone degli arrivi. Gli occhi erano fissi sulla scritta «ROME». Erano passati tre giorni da quando si era recata in Vernon Boulevard ed ora che aveva chiaro cosa fosse successo, doveva solo trovare le parole per parlarne a suo padre. Aveva fatto tutte le verifiche presso gli archivi di Ellis Island e grazie a Malakian erano state molto proficue anche le ricerche anche presso l’anagrafe.
Non era convinta che suo padre non sapesse nulla… Quando gli aveva telefonato e gli aveva accennato di aver conosciuto lo zio Frank e la donna che lo aveva cresciuto, Mariella Bonsignore, suo padre aveva taciuto. Sapeva sicuramente qualcosa, ma non capiva perché non gliene avesse parlato prima che lei partisse per New York.
Una hostess annunciò con voce ferma che l’aereo da Roma era atterrato. Alessandra aspettò all’uscita più di un’ora, prima che i passeggeri del volo incominciassero ad uscire. Era ferma, vicino ad una colonna, ogni tanto ergendosi in punta di piedi, quando un po’ di gente le passava davanti.
Infine lo vide. Sembrava un uomo stanco, dimostrava ben più dei suoi sessant’anni. Gli si avvicinò lentamente e gli prese la valigia di mano, l’appoggiò a terra e lo abbracciò.
- Mi spiace per la nonna, papà… E mi spiace di non essere stata lì con te…
- Alessandra, a volte le persone lontane sono anche quelle più vicine. Non ti ho mai sentita distante. Eri qui per un motivo importante, non potevi scegliere…
- Papà… dobbiamo andare in un posto. Devo parlarti, raccontarti tutto e tu dovrai raccontare tutto a me… non lo hai fatto finora, vero?
- Hai ragione… ho taciuto qualcosa, ma avevo paura. Paura del mio passato, del passato di mio padre… E poi avevo giurato a mia madre che non avremmo più parlato di questa storia… Guarda, lì c’è una pasticceria. Ho fame, non ho mangiato nulla in volo. Ci sediamo lì e parliamo…
Alessandra prese la valigia e gli offrì il braccio. Percorsero circa cento metri e si sedettero ad un tavolino d’acciaio, coperto da una tovaglia a quadretti bianca e rossa. Il cameriere prese l’ordinazione non appena si furono seduti e poi scomparve all’interno della pasticceria. Non appena fu un po’ distante, Alessandra incominciò…
- Nel 1907 sono sbarcati Domenico Quagliarello, con i suoi tre figli, Michele, Roberto e Franco, e sua moglie Rosaria Castorino. Sai papà come è organizzato l’archivio di Ellis Island?
- No… non capisco cosa c’entri…
- L’archivio è organizzato in ordine alfabetico, ma l’ordine di sbarco è stato mantenuto, perché così è stato possibile ricostruire nel tempo le famiglie.
- Perché mi stai dicendo questo?
- Adesso te lo dico… non avere fretta…
Alessandra prese un biglietto dalla tasca dei jeans. Il cameriere si portò dietro di lei e le lasciò una tazza di the ed una fettina di torta alle mele; quindi si spostò dietro Roberto e gli porse un caffè ed una fetta di cheese cake. Alessandra lo congedò con un sorriso, poi schiarendosi la voce con qualche colpetto di tosse, più che altro per riottenere l’attenzione del padre, iniziò a leggere:
- Regia Motonave Città di Napoli – Domenico Quagliarello, 9432. Michele Quagliearello, 9434. Roberto Quagliarello, 9435. Franco Quagliarello, 9436.
- E la nonna?
- Manca il 33: Rosaria Castorino, 9433. Sono in ordine alfabetico, ricordi? Ed in ordine di sbarco…
- E quindi? Vieni al dunque… non mi sei simpatica quando temporeggi in questo modo…
- Annunziata Bonsignore, 9437. Mariella Bonsignore, 9438.
- Zia Nunziella?
- Già papà… vedo che la conosci…
- Era la moglie di zio Pinuccio, il fratello del nonno. La conobbi quando rientrammo a Napoli, perché la madre stava male e lei voleva tornare, ma morì durante il viaggio… non ricordo perché…
- E Mariella era sua sorella più giovane di qualche anno. Sai la storia, papà? Ma stavolta dimmi la verità, per favore… tanto io so tutto. Non devi proteggermi da nessun passato.
- Ti sembrerà strano, ma me l’ha raccontata nonna Rosaria la notte che è morta.
- Cosa sai?
Il padre volse lo sguardo verso l’ingresso, poi lo portò sulla volta di legno della pasticceria ed infine posò lo sguardo sulla forchetta di Alessandra, che nell’attesa aveva deciso di addentare un pezzo di torta. Fingeva solo di distrarsi, perché richiamò subito il padre alla sua domanda:
- Allora? Cosa sai?
- La nonna mi ha detto che Mariella era stata violentata da zio Pinuccio quando aveva appena diciotto anni. Zio Pinuccio e zia Nunziella erano già sposati all’epoca. Zia Nunziella lo cacciò di casa e lui se ne andò. Non ne hanno saputo più nulla, fino a quando dopo la seconda guerra mondiale non arrivò un dispaccio militare che annunciava la sua morte. Mariella era giovanissima quando successe il fattaccio: aveva solo diciotto anni e il nonno per riparare al torto commesso da zio Pinuccio, prese con sé Mariella e il bambino, quando partì per l’America. Il bambino aveva la mia età, solo qualche mese più grande, e si chiamava Francesco.
Roberto si fermò. Non sapeva in fondo cosa aspettarsi da Alessandra. Un rimprovero per aver taciuto, un sorriso per aver compreso il suo disagio nel parlare di quella storia che apparteneva ad un passato che lui non ricordava. Alessandra non mostrava però alcuna espressione. Sembrava solo ci tenesse a fare la cronaca puntuale dei fatti, come se il punto non fosse quello, come se volesse portarlo su qualche altro discorso e quel racconto fosse solo la strada per arrivarci, non il cuore in sé della storia. Non riusciva ad immaginare cosa ci fosse al di là e iniziava ad essere curioso.
La musica iniziò a riempire il locale. Luci soffuse si piegarono sugli avventori con un dolce abbraccio ed una voce di donna intonò una famosa canzone Jazz. Alessandra istintivamente guardò l’ora. Era tardi, avevano appuntamento con Frank circa dopo un’ora...
La voce del padre la scosse.
- Allora? E’ tutto qui?
- No, no. E’ tutto corretto quello che dici. Mariella mi ha raccontato che il nonno aveva un senso dell’onore molto forte e aveva giurato di mantenere Francesco, zio Frank, fintanto che le forze glielo avessero consentito. Il nonno andava sempre a trovarli, lo sapevi?
- No… ma adesso capisco perché il nonno e la nonna litigavano ogni domenica… pensavo fosse solo perché il nonno non voleva venire a Messa, mentre la nonna era molto religiosa.
- Già… Beh, per farla breve, quando Michele fu maggiorenne, il nonno gli raccontò tutto e gli fece giurare di prendersi cura di zio Frank. Per questo, quando lui morì e la nonna Rosaria decise di rientrare in America, zio Michele scelse di restare. La nonna Rosaria non ne voleva sapere né di Mariella né di Francesco. Zio Michele e la nonna litigarono a lungo, ma credo che tu questo lo sappia…
- Quello che so, è che li vedevo litigare, ma non avevo mai capito di cosa parlassero… Ma… zio Frank sa che è mio cugino e non mio fratello?
- Papà… zio Frank… beh, anche lui ha scoperto di non essere tuo fratello solo ora… Mariella aveva sempre taciuto la verità, perché non avrebbe cambiato l’evidenza. Una sofferenza inutile, ha detto, visto che poi tanto zio Frank le voleva bene lo stesso e la considerava sua madre…
- E Michele, che fine ha fatto?
- Michele è morto. E’ morto qualche anno fa.
- Ah… e come è morto?
- Un infarto, papà… mi spiace.
Alessandra scrutò il padre. La notizia della morte di Michele sembrava rattristarlo parecchio, ma lei non riusciva a capire come poteva turbarlo la morte di un fratello che per più di trent’anni non aveva mai nemmeno sentito. Poteva avere ricordi, certo, in fondo lui aveva quindici anni quando erano partiti dall’America. Ma cosa sono quindici anni, di fronte ad una vita intera? Non sapeva cosa dirgli, quando Roberto la guardò dritta negli occhi:
- Bene. Questo è l’antefatto… vieni al dunque.
- Cosa intendi papà?
- Lo sai Alessandra, non giocare con me. Sarò vecchio – e in fondo non troppo – ma non sono stupido. Manca ancora una pedina…
- Dennis…
- Brava… dunque?
- Dennis è il figlio di Michele.
- Lo hai incontrato?
- No, papà. Abbiamo appuntamento con lo zio Frank. Andiamo insieme a trovarlo…
- Perché? Dov’è?
- Questo non me lo ha detto, papà. So solo che la lettera è stata scritta da zio Frank, non da lui.
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