martedì 28 giugno 2011

Il Segreto dell'Ottagono - Cap. 6

Capitolo 6

“Period?!” pensò Alessandra “Period?!?”
Una rabbia cieca le risalì dal ventre, lungo lo stomaco e l'esofago, e quando raggiunse la gola e si trasformò in urlo, le guance della donna erano ormai di un rosso violento, e le sue mani tremavano leggermente.
- Period?! Cioè: punto e basta? Ma Period un cazzo!
La reazione inaspettata intimidì per un attimo Frank, che fino a quel momento aveva pensato di giocare con Alessandra come il gatto con un topolino; la donna continuò:
- Tu non hai proprio capito niente! Io sono venuta fino a qui per rispondere ad una cazzo di lettera piena di stronzate, e solo per rispetto a un sedicente 'cugino', di cui noi a Napoli prima di allora nemmeno mai avevamo sentito nominare. Volo per mezzo mondo, arrivo in questa topaia dopo un sacco di casini, e mi trovo qui da te, che con aria supponente mi dici un mucchio di frasi incoerenti senza nemmeno alzarti da quella tua cazzo di poltrona lurida; e adesso tu pretendi che io stia qui bella calmina e buonina a bermi le scemate incredibili che mi propini?!?
Frank sembrava un po' a disagio.
- Calma, nipote, che svegli tutti...
Alessandra non se ne diede per intesa, e continuò sempre urlando, quasi questo suo gridare desse finalmente sfogo a tutte le ansie e le preoccupazioni che questo viaggio le aveva fatto patire:
- No, non mi calmo!!! Io adesso VOGLIO SAPERE! Voglio sapere chi sei veramente tu! Voglio sapere chi è veramente questo Dennis, che – guarda caso – qui non c'è! Voglio sapere chi è Michele! E soprattutto – MALEDIZIONE! - voglio sapere cosa cazzo successe quasi sessant'anni fa quando tutti voi BALORDI arrivaste in America! Hai capito!?!
Frank la guardava con occhi spiritati, quasi impauriti: e mentre la ragazza – completamente paonazza - ancora ansimava per la rabbia, lui era diventato pallido e faceva dei cenni con le mani, come a invitarla a tranquillizzarsi...
Alessandra sibilò:
- Parla, Frank! Dimmi come è andata veramente!
- Ma io...
- Parla adesso! Parla, o...
Ma Alessandra si interruppe di colpo quando vide che lo sguardo di Frank era stato attratto da qualcosa alle sue spalle. Qualcosa o qualcuno, che anche lei ora ne percepiva la silenziosa presenza. Lo sguardo di Frank era a metà tra lo stupito e lo sgomento, con una vena di disperazione negli occhi: Alessandra sentì un brivido fre- o percorrerle la schiena. “Dennis?” pensò, e si spostò lentamente, a piccoli passi, all'indietro, allontanandosi da quell'uomo che puzzava di laido e di stantio, mentre contemporaneamente si girava a vedere chi o che cosa era apparso nella casa.
Sulla parete all'altro lato del corridoio si intravvedeva una porta socchiusa, ed una figura stava in penombra, osservando la scena: sembrava un mucchio d'ossa, molto male in arnese, avvolta in qualcosa che poteva essere una coperta, probabilmente vecchia e lurida.

Alessandra guardò prima la trista figura, e successivamente Frank; poi disse:
- Chi è? Dennis?
Ma il viso di Frank si addolcì, mentre a sua volta si rivolgeva direttamente alla figura in penombra, con tono rassicurante:
- Che ci fai in piedi? Torna a letto. Non è successo niente... Va’, torna a letto...
La figura rimase immobile per un periodo che a loro parve infinito, durante il quale l'unico rumore che si percepiva era lo scroscio della pioggia fuori in strada, ed il vociare sommesso della televisione che imperterrita continuava le sue programmazioni.
Frank rimase con la sua frase troncata in bocca, immobile sul sorriso incoraggiante che aveva sfoderato, e con la mano tesa in un segno di invito, un invito ad andare via, a tornare nella camera da dove era uscita.
Alessandra invece aveva gli occhi spalancati puntati sulla figura immobile, e cercava disperatamente di coglierne nella penombra dei tratti che potessero spiegarle chi avesse di fronte; dentro di sé era pronta a tutto: sia a difendersi da una possibile aggressione, sia ad affrontare una altrettanto possibile emergenza: il nuovo arrivato sembrava reggersi in piedi a stento...

Invece non era pronta a sentirne la sua voce: e questa invece arrivò, lenta e sconfitta, ma contemporaneamente perentoria, senza possibilità di restare inascoltata, di essere contraddetta.
- No, Frank. - la voce era quella di una donna; una donna anziana – La nostra ragazza ha ragione. Lei ormai adesso deve sapere...
- Ma... Ma... - balbettò Frank
- Basta, Frank. E' tempo che si sappia... Tutti dobbiamo sapere...
La figura si mosse in maniera malferma, ed entrò con passo strascicato e doloroso nella sala: la luce finalmente mostrò una donna vestita di nero, e quella che sembrava fosse una coperta era invece un lungo scialle nero, che la avvolgeva quasi fino ai piedi. I capelli grigi raccolti sotto la nuca rendevano ancora più magro il suo viso smunto e pallido. Avrà potuto avere una ottantina d'anni...
Alessandra guardò il metro e quaranta per quaranta chili scarsi di ossa che le si parava dinanzi, ma er lo stupore dalla sua bocca ancora non riusciva a far uscire alcun suono.
La donna allungò lenta la mano ossuta, e mentre le sfiorava la guancia in una carezza, disse con il suo tono strascicato:
- E quindi tu saresti la figlia di Roberto... La nipote di Rosaria...
Quindi ritrasse la mano, e si diresse barcollante verso una poltroncina ancora libera, mormorando:
- Eh, già. Anche in questo lei ha avuto quello che a me è stato negato...
Alessandra finalmente si scosse dal suo stupore, e rivolta a Frank, domandò:
- Ma, lei? Chi è?
E Frank, inclinando il capo a guardare la vecchia donna, con un sorriso rispose:
- Lei è Mariella. Mamma Mariella.
Ed Alessandra si fece scivolare le mani lungo i fianchi, rimanendo ancor più sbigottita di quanto nemmeno potesse immaginare.
Gli scrosci di pioggia stavano finalmente affievolendosi, e i brontolii sordi del temporale si allontanavano indicando che anche il tempo sarebbe migliorato da lì a breve. Le tre figure erano sedute in sala, ognuna di fronte agli altri: Frank aveva fatto accomodare anche Alessandra su una seggiola presa dalla cucina, e mentre Mamma Mariella stava immobile con gli occhi appoggiati al viso di Alessandra, lui si era acceso l'ennesima sigaretta.
Fu l'anziana donna che ruppe il silenzio:
- E così Rosaria se n'è andata, eh?
- Sì, signora. Ieri notte... - disse Alessandra, con la voce appena incrinata, reprimendo nel contempo una lacrima.
- Quanti anni aveva? Vediamo... otto più di me, quindi … 88, no?
- Sì, signora. La conosceva?
La donna anziana si appoggiò allo schienale, scosse il capo, e rispose:
- Certo che la conoscevo... Benissimo, la conoscevo...
Alessandra girò gli occhi per un secondo verso Frank, che rispose al suo sguardo interrogativo con una scrollatina di spalle, seguita da un lungo tiro di sigaretta. Allora la giovane donna si sporse verso quella anziana, e con un mesto sorriso la implorò:
- Signora Mariella... Io so che il 17 aprile di quel lontano 1907 insieme a nonno Domenico ed a nonna Rosaria c'erano anche zio Michele, papà Roberto e … zio Franco. Come sono andate davvero le cose? Lei lo sa! Me lo dica! La prego...
Mamma Mariella rimase per qualche secondo muta, con gli occhi persi verso il soffitto, come se stesse decidendo se rispondere, e come.
Poi invece parve aver riorganizzato le idee, ed iniziò a raccontare:
- Mimmo Quagliariello era un uomo bellissimo. Tutte noi ragazzine al Paese lo adoravamo: alto, vigoroso, con una voce forte, e quei capelli scuri sempre ribelli. E soprattutto quel suo sorriso, così sicuro e così radioso al tempo stesso...
Alessandra volò con il pensiero alla foto sbiadita del nonno che tenevano in casa, là al Paese, e cercò di immaginarselo giovane ed aitante. Immediatamente le vennero in soccorso tutte le foto di suo padre, Roberto, quando anch'egli era giovane... L'anziana donna continuò:
- Quando si fidanzò con Rosaria, molte donne scossero il capo: non li vedevano bene insieme, quei due. Ma la cosa andò diversamente: tra un litigio e l'altro, Rosaria gli diede due figli. Però...
- Però... - rispose Alessandra
- … però ne ebbe anche un terzo...
- Michele! - precisò Frank
L'anziana donna lo guardò, poi disse:
- Lasciami parlare, Frank. O non si capisce...
Frank aspirò un altro lunghissimo tiro di sigaretta, e poi si produsse in un'altrettanto lunga tosse espettorante: il suo nervoso era pari solo al suo disappunto, ma il rispetto per l'anziana donna stava comunque avendo in lui il sopravvento.
Donna Mariella continuò:
- Il fatto di avere un figlio illegittimo a quei tempi non era cosa insolita tra i signorotti. Ma Mimmo era un giovane spiantato, ed il Paese (come anche Rosaria) non gliela perdonò: così dopo qualche tempo dovette andarsene... E venne qui, in America. E si portò con sé tutti e tre i figli.
La donna fece un cenno, e Frank immediatamente si trascinò sciabattando in cucina alla ricerca di un bicchiere d'acqua. Lei intanto continuò a narrare ad Alessandra:
- Quando la nave attraccò, ed i Quagliariello sbarcarono, ci furono delle... complicazioni. Dopo alcuni giorni fu chiaro che Mimmo e Rosaria non sarebbero riusciti a far crescere tutti e tre i figli: così decisero di affidare uno dei tre a qualcuno che potesse occuparsi di lui. Qualcuno di fidato, del paese ma che fosse anch'esso in America. Quel qualcuno fui io: Frank fu affidato a me.
Alessandra era esterrefatta: ma come aveva potuto una madre – di più: come aveva potuto sua nonna – lasciare un figlio ad un'altra persona? Donna Mariella sembrò cogliere tanto sbalordimento, e continuò:
- Beh, cara mia, erano tempi molto duri: ognuno doveva badare prima di tutto e se stesso, a sopravvivere; e poi – ma solo poi - ai suoi familiari. Mimmo dovette cedere, e dopo qualche tempo prese a lavorare per un malvivente siciliano: la sua imponenza fisica lo fece diventare presto una figura importante tra gli esattori della mafia. Il suo era un lavoro pericoloso, ma non si è mai dimenticato una sola domenica di venire da Frank, e di portargli qualcosa di speciale; si è sempre curato di lui. Sempre.
Mariella prese il bicchiere che Frank le porgeva, poi bevve un lungo sorso. Alessandra allora domandò:
- Ma Rosaria, Roberto, Michele? Mai una volta sono venuti a trovare Frank?
Frank rispose per la donna:
- No, carina. Mai una volta Rosaria mi ha cercato, e nemmeno Roberto! Capisci perchè prima non mi sono poi così disperato se quella donna era morta? Cosa è stata per me? Niente! Mi ha abbandonato...
L'anziana donna riprese a parlare:
- E' esatto. Solo Michele, negli ultimi tempi, aveva scoperto per caso dove vivevamo, e l'ultimo anno veniva qualche volta a trovarci, a passare un po' di tempo con Frank... Lo conosci Michele? No? Mai visto? - poi rivolgendosi a Frank – Frank, vai a prendere di là le nostre foto, con Michele e gli altri, che gliele facciamo vedere a lei...
- E' terribile – mormorò Alessandra.
- No, Tesoro: la cosa terribile è stata quando Mimmo fu ucciso in quello scontro a fuoco, nel 1920. A tua nonna Rosaria, ma anche a noi, quel giorno cadde il cielo in testa. L'unico uomo, l'unica nostra fonte di sostegno, non c'era più.
Ad Alessandra parve che sul viso di Mariella fosse spuntata una lacrima, ma lasciò continuare il racconto della donna:
- Reagimmo in modo diverso, io e Rosaria: lei decise di raccattare i pezzi distrutti della sua famiglia, e di rientrare in Italia; io decisi di rimboccarmi le maniche, e di continuare a sopravvivere qui. Michele, che nel frattempo aveva iniziato a fare lo stesso lavoro del padre, giurò di vendicarne la morte, e si rifiutò di tornare in Italia con la madre...
Poi la donna abbassò lo sguardo su Alessandra: era uno sguardo sconfitto, ma sereno. Poi continuò:
- O per lo meno: quello era ciò che aveva detto a tutti, a tua nonna per prima. Io però ho sempre pensato che lui si sentisse un po' responsabile per noi, per me e per suo... fratello Franco.
In quel momento arrivò Frank, con in mano un polveroso album di vecchie foto:
- Michele non era mio fratello!
L'anziana donna lo guardò:
- Frank, certo che lo era. Siete entrambi figli di Domenico, voi due: di questo io ne sono certa.
Nel frattempo Alessandra stava guardando l'album di fotografie: ce ne erano diverse, soprattutto di Franco con Mariella, e altre con Domenico. L'anziana donna continuò:
- Dopo il fattaccio, Michele venne da noi, e ci disse che voleva sistemare lui le cose. Disse proprio così: 'sistemerò io le cose che papà ha lasciato a metà'. Quindi ci informò che avrebbe fatto cambiare nome a Franco, cosicché – diceva - i sicari della mafia non lo avrebbero potuto collegare con il povero Domenico, e non si sarebbero potuti vendicare su di lui. E così fece, mantenne la promessa: Michael sistemò le cose...
Improvvisamente Alessandra si bloccò: tra le tante foto di questa strana famiglia, ne vide una in cui era raffigurato suo padre Roberto, insieme a Frank, con in braccio un neonato. La foto le sembrò strana, perchè ritraeva suo padre che aveva apparentemente venticinque-trent'anni.
- E questa? - chiese mostrandola alla anziana donna.
- Vedi quanto somigliava a Mimmo? - rispose Mariella.
- Beh, sì. Sapevo che papà fosse il ritratto del nonno... Ma come fate ad avere questa foto, se con papà non vi siete più visti da quando lui aveva... vediamo... due anni?
Mariella e Frank sui guardarono negli occhi, l'una imbarazzata, l'altro con fare interrogativo.
Poi Frank disse:
- Ma quello non è Roberto. Quello è Michele!
Ad Alessandra cadde l'album di mano: aveva appena avuto una folgorazione...

Dopo qualche secondo di assoluta immobilità, girò il capo verso l'anziana donna, e scandendo bene le parole, le domandò:
- Quindi lei, signora, ha cresciuto questo ragazzino tutta da sola...
- Sì, è vero. Mi hanno aiutato un po' il povero Mimmo, ed i seguito anche un po' Michael, ma ho cresciuto Frank da sola... come fosse figlio mio...
- Ecco perchè lui la chiama 'Mamma'...
L'anziana donna ebbe improvvisamente un moto di delusione sul volto, e chinò il capo... Ma Alessandra continuò:
- E mi dica ancora una cosa: dato che immagino che ci fosse anche lei sulla Motonave Città di Napoli, quel lontano 1907... qual è il suo cognome?
Fu però Frank a rispondere:
- Lei si chiama Mariella Bonsignore. Ma questo cosa c'entra?....
L'anziana però alzò lentamente la testa, e finalmente un lieve sorriso si dipinse sulle sue labbra emaciate. Fuori dalla finestra le nubi si erano finalmente squarciate, e qualche stella stava iniziando a risplendere nel cielo della grande metropoli.
(segue)

Nessun commento:

Posta un commento