sabato 25 giugno 2011

Il Segreto dell'Ottagono - Cap. 3

Capitolo 3

Quando si risvegliò, Alessandra era sdraiata su un piccolo divanetto, con un cuscino cilindrico sotto al capo. Non riconobbe la stanzetta in cui si trovava, più piccola e più in penombra rispetto a quella in cui si trovava precedentemente: però le piastrelle erano sempre color mattone, proprio come quelle che aveva contato e ricontato prima durante l'attesa, per cui immaginò di essere ancora negli stessi locali. Lentamente mosse il capo per vedere la stanza intorno a sé: dopo il mancamento un senso di confusione ancora le annebbiava un po' la vista, e la testa le doleva quel giusto che non le faceva connettere concretamente i pensieri uno dopo l'altro.
D'un tratto una mano le strinse con delicatezza la sua, come faceva suo padre quando da ragazzina era ammalata.

La voce che sentì però non era quella di suo padre:
- Miss? .. Miss?.. Lei stare bene ora? Sì?
L'italiano era stentato, certo, ma almeno non doveva sforzarsi per parlare ancora in quella lingua straniera, al cui solo pensiero il dolore al capo già le si ingigantiva...
Girò un po' di più il capo:
- Chi mi chiama?... Chi è?... Dov'è?...
Il viso di Malakian si spostò lentamente davanti ai suoi occhi, ed il suo sguardo quasi affettuoso improvvisamente la riscaldò:
- Here I am, Miss. Do you remember me? I'm Mister Malakian.. Ehm.. Tu ricorda, io Mister Malakian... Tu scusa... Io non parla bene italiano...
Alessandra sorrise, e lasciò di nuovo cadere il capo sul cuscino:
- Si figuri: lei parla un po' d'italiano, e a me adesso va già benissimo così! Ho un gran mal di testa... cosa è successo?
Il piccolo uomo le deterse gentilmente la fronte con il fazzoletto, poi aggiunse:
- Lei, Miss... come dite?... Lei caduta! Caduta giù! Lei non parlava, non sentiva, non muoveva...
- Cioè sono svenuta...
- Venuta? No, no!.. No venuta: Lei qui, giù su terra, ferma... Come dormire!..
Alessandra voltò il capo leggermente verso l'uomo, e gli sorrise:
- Ok, io ho capito. Grazie mille, Mister Malakian...
- Mio nome: Davor! Prego Miss: chiama me Davor...
- Eh? Ah...Ok. Grazie Davor...
- Ora lei bene? Io lascia sola qui, ok?... Lei tranquilla. Io di là... altra camera... working, you know?
- Ok, ok: vuorchi pure, che io intanto mi riprendo un po', Davor. E grazie...
- Don't worry, miss. Do you wanna a cup of tea? Or something else..?
- No, no. Grazie. Sto bene così. Ora mi riposo un po', e mi riprendo....
- Ok, Miss. See you later...
- Ok. Ah, Davor...
- Ya, Miss?
- Davor: anche tu, chiamami Alessandra, ok? Please..
Mister Malakian si alzò silenziosamente dalla sedia che aveva occupato fino a quel momento, e sorrise per un'ultima volta alla ragazza, prima di dire:
- Ok, A-lesàndra!
Poi le lasciò delicatamente la mano, e si diresse fuori dalla stanzina, tornando in quello che era il suo ufficio dei microfilmati.

Quando l'uomo le lasciò la mano, Alessandra si sentì improvvisamente sola e indifesa, come sperduta in quel paese sconosciuto, e senza avere riferimenti o speranze.
Guardò la schiena di quel piccolo uomo mentre usciva dalla stanza, e si soffermò a pensare quanto fosse stata fortunata nell'incontrare una persona simile: ed un moto viscerale d'affetto le si affacciò sulle labbra, facendogliele increspare in un sorriso.
Quel Davor l'aveva già aiutata poco prima, facendo un italianissimo 'strappo alla regola', alla faccia di quel pallone gonfiato di Taylor (come l'aveva chiamato? Un Wasp!), e permettendole di consultare i registri anche se non aveva un vero e proprio appuntamento programmato...
Già, la consultazione dei registri...
Ora tutto le vorticava furiosamente in testa: la motonave, i numeri progressivi di immigrazione, il nonno ed i suoi figli, la nonna, e... E quel Franco Quagliarello...
Franco?!? Chi l'aveva mai sentito nominare prima, 'sto Franco? E chi era? Un cugino? Un fratello di papà? Ma papà non gliene aveva mai parlato. Papà non aveva fratelli, se si eccettua lo 'zio d'America' Michael...
Papà sapeva dell'esistenza di questo Franco? No, certo: in caso contrario lui gliene avrebbe parlato, glielo avrebbe confidato almeno prima che lei partisse per il suo viaggio...
Quindi papà forse nemmeno sapeva dell'esistenza di questo Franco. Magari non era un fratellino: forse era un trovatello, un orfanello con la stessa età più o meno di suo padre, che i suoi nonni si erano portati con loro in America per non lasciarlo da solo in Italia, a patire la fame...
Ma, se anche fosse andata così, come mai poi di questo Franco nessuno si ricorda più nulla, poi se ne perdono completamente le tracce? Se anche non fosse figlio loro, dopo l'arrivo in America dove poteva andare da solo un bimbo di 2 anni o poco più?
La testa riprese a dolerle, ed Alessandra rimpianse di non aver accettato quella tazza di the, poco prima, quando Davor gliela aveva offerta..
Già: Davor... Cos'è che era esattamente lui? Un Russo? No, no... Moldavo? Mah... Alessandra non ricordava più bene. Però era un uomo premuroso: si era fermato presso di lei fin quando non era stato sicuro che lei stesse meglio... L'aveva curata... Un uomo che comprende come ci si senta soli ed abbandonati in una terra che ci è straniera, senza nessuno che ci accompagni, senza sapere dove andare, o da chi andare...
Oddio, lei in realtà qualcuno dove andare l'aveva: aveva un cugino lì a New York, Dennis. E sapeva bene anche dove lui risiedesse. Però questo non le era particolarmente d'aiuto: la missiva famosa, quella delirante, era stata scritta sulla carta intestata di un Ospedale Psichiatrico, per cui...
Alessandra ripensò un po' al testo di quella missiva. L'italiano era stentato, certo, ma questo era comprensibile: Dennis aveva fatto le scuole in America, forse il poco italiano che conosceva era quello che si parlava in famiglia... Però nella lettera c'erano alcuni passaggi che avevano lasciato sconcertati tutto loro.
“Zio Roberto, anche se papà e voi non vi volete più essere fratelli, non cambia come sono andate le cose quando voi siete tornato a Italia.”
Alessandra e suo padre ci avevano pensato molto: di quali fatti parlava Dennis? Roberto ricordava che la nonna Rosaria aveva deciso di rientrare in patria, e che invece Michele voleva restare a tutti i costi in America. Già si faceva chiamare Michael, all'americana, e non ne aveva proprio voluto sapere di tornare a Napoli. Sembrava quasi che avesse una missione da compiere, qualcosa che il Fato, o qualcun altro per lui, gli avesse riservato...
Loro due fratelli si erano fronteggiati, una sera, perchè Roberto avrebbe voluto che Michele fosse tornato comunque con lui e con la mamma a casa, ma Michael inspiegabilmente fu irremovibile nella sua decisione di non abbandonare assolutamente New York; e la discussione era velocemente degenerata in una scazzottata memorabile, dove il quindicenne Roberto perse un paio di denti e Michael una madre ed un fratello.
Da allora Rosaria e Roberto non avevano mai più voluto parlare con Michele, il figlio degenere; anzi, non l'avevano mai più visto, mai più sentito, era stato addirittura cancellato dalla memoria...
Fino a quella missiva...
“Qui a New York voi avete fratello: io prima non sapeva, ma adesso voi dovete sapere che anche io so quello che voi sapete.”
Dennis evidentemente delirava: il fatto che Roberto e Michele fossero fratelli era chiaro come il sole: come altrettanto chiaro era il fatto che non avevano voluto mai più avere a che fare l'uno con l'altro.... Che significato poteva avere il fatto che adesso anche Dennis sapeva dell'esistenza di un fratello di suo padre in Italia? Michael aveva forse dei problemi economici? O magari problemi fisici, che avrebbero consigliato un rapido ricongiungimento familiare? Dopo tutto quel tempo? Naaahh... Non ci sta! Non ci sta proprio con la testa...
Però papà si era preoccupato leggendo l'ultima frase della lettera, la più oscura ed inspiegabile:
“Quindi pure se voi non volete, la famiglia tiene una storia segreto, che io so. E posso dire quando vuole.”
Sembrava una velata minaccia. Però Dennis non aveva chiesto nulla in cambio del suo silenzio; chessò, venite qui subito, mandate denaro, cose così... Per cui Roberto alla fine aveva acconsentito a che Alessandra si recasse a New York, sulle orme di quel lontano e disperato viaggio di famiglia dei primi del '900, per cercare di scoprire qualcosa in più...
Ed infatti qualcosa aveva scoperto: aveva scoperto Franco. Cosa c'entrava questo piccolo immigrato, registrato come Quagliarella e con dichiarata la stessa data di nascita di suo padre, in tutta questa vicenda? C'era una sola persona che poteva sapere qualcosa in più: sua nonna.
Se qualcuno poteva sapere qualcosa di questo Franco, quella era proprio la nonna Rosaria.

In quel momento Davor rientrò nella camera:
- Ohi, Alesàndra! Come vai?
La donna si alzò a sedere sul divanetto, e decise di sforzarsi di conversare in inglese:
- Tutto meglio, grazie, Davor!
- Ah, ora parli di nuovo inglese. Bene, vuol dire che stai meglio.
- Già, grazie a te. Senti, Davor: ho riflettuto un po' sulla mia vicenda, su quello che abbiamo scoperto prima...
- Ah, il famoso Franco Quagliariello...
- Beh, famoso.. Noi non lo conosciamo. Però forse nonna sì. Devo andare in albergo, e fare una telefonata intercontinentale a Napoli...
Davor sorrise, poi fece un cenno con il capo e disse:
- Puoi telefonare dall'ufficio. Una intercontinentale a carico del destinatario.. Però adesso in Italia è quasi notte...
- Devo provarci lo stesso... E' importante...
Davor la aiutò ad alzarsi in piedi, e la condusse nel locale attiguo, dove in effetti poco prima loro due avevano consultato i microfilmati.
Poi l'ometto gentile si occupò di stabilire una chiamata intercontinentale, spiegando pazientemente ai vari operatori che era tutto molto urgente, e che la chiamata sarebbe stata a carico del destinatario.
Dopo qualche minuto d'attesa, finalmente passò la pesante cornetta nera in bachelite ad Alessandra, dicendo con un sorriso:
- Ecco: credo sia in comunicazione casa tua...
- Pronto? Pronto? Papà?
Un discreto ritardo della voce nella comunicazione intercontinentale fece temere alla donna che la connessione fosse caduta, poi d'un tratto dall'altro capo della linea una voce conosciuta rispose:
- Lessie, tesoro! Meno male che hai chiamato!
- Ciao Papà!
- E' il Cielo che ti fa chiamare, Figliola cara...
- Eh, dai Papà: addirittura il Cielo...
- Oh, come stai?
- Bene! Papà, ho una strana notizia da darti, e poi devo chiedere a..
- No, no, tesoro! Aspetta tu che prima devo dartene una più importante io! Nonna Rosaria...
- Nonna Rosaria.. cosa?
- Lessie: era anziana assai... Stanotte è morta ...
(segue)

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