domenica 26 giugno 2011

Il Segreto dell'Ottagono - Cap. 4

Alessandra si stropicciò gli occhi e sbadigliò. Alzò la testa e ruotò lentamente gli occhi verso la sveglia, le cui lancette fosforescenti le svelarono che era ancora notte fonda: le tre e mezza. Tese la mano verso il comodino, accese la luce e si drizzò nel letto enorme, misura King Size. Pigramente appoggiò prima una gamba e poi l'altra a terra e si mise in piedi, un po' barcollante.

Faceva molto caldo nella stanza e decise di aprire un po' la finestra. Le luci di New York brillavano sotto di lei. Poteva vedere la Statua della Libertà, Ellis Island e il mare che brillava sotto una grande luna piena. Lo aveva scelto apposta, il migliore albergo di Battery Park. Una volta tanto che andava a New York, voleva godersi lo spettacolo anche di notte, senza essere costretta ad andare in giro…

I pensieri le occuparono subito la testa, invadenti e incessanti: "Chissà com'era New York la notte che il nonno e la nonna arrivarono qui... Quante speranze avevano... Quanta gente come loro, con le valigie cariche di sogni e di dolore... Chissà cosa ti spinge a lasciare la tua casa, la tua famiglia, la tua gente e partire così, senza una meta precisa, senza un posto dove andare... Già, ma se il mistero fosse lì? Perchè erano partiti? Nonna.... " E si fermò fissando in cielo una stella più brillante delle altre. Le piaceva pensare che non fosse una coincidenza, proprio quella notte...

Una improvvisa folata di vento si infilò tra la sua camicia di seta e la pelle, regalandole un brivido intenso che la scosse. Chiuse la finestra e affrontò la sua borsa enorme alla ricerca della lettera di Dennis. Doveva esserci qualcosa dentro che non aveva colto.... Doveva fare andare il cervello, ma a quell'ora, con la stanchezza del viaggio ancora addosso, non poteva farcela e in più suo padre era talmente sconvolto dalla morte della nonna, che non le era stato affatto d'aiuto, quando lei aveva provato a raccontargli qualcosa di quello che aveva scoperto... Aveva farfugliato qualcosa di incomprensibile e poi la linea era caduta.

Così si convinse a rinviare al giorno dopo la disamina della lettera. Si infilò in bagno e aprì il rubinetto della vasca. Ebbe un attimo di incertezza se girarla verso l' o la e poi ripetendosi tra le labbra e girò decisa la manopola sull' . Nel giro di qualche secondo la stanza iniziò a riempirsi di vapore caldo. Alessandra pensò che se c'era una cosa che non le mancava di Napoli era il caldo: riscaldamento elevato, acqua bollente.

Si guardò nello specchio. Iniziò a guardare i dettagli del suo viso: i capelli castano scuro leggermente mossi che le incorniciavano il viso cadendo dritti e scalati, gli occhi nocciola, il naso fine e dritto, le labbra rosate ed il colorito olivastro, la pelle liscia e abbronzata. Era il ritratto di sua nonna, la nonna che non c'era più. La nonna dal profilo nervoso, il fisico asciutto e magro, sempre indaffarata in cucina, con il suo grembiule da cucina rigorosamente bianco, che lavava ogni giorno con il sapone di marsiglia, alla fontanella del cortile di casa, appena aveva finito di cucinare. Sembrava impossibile che potesse avere un segreto quella piccola donna... Proprio lei che le diceva sempre che le donne non sanno tenere i segreti… Glielo diceva sempre, quando le leggeva negli occhi qualcosa che le era successo, che Alessandra non voleva raccontarle: “'A fémmena nun sape tené tre cìcere 'mmocca”. Lei sì che ne aveva mantenuti di segreti… tre ceci… tre figli…

Sorrise allo specchio, si sfilò le spalline della camicia e rimase nuda. Aveva quasi pudore a guardarsi nello specchio e distolse lo sguardo, voltandosi verso la vasca che stava quasi per traboccare acqua sul pavimento. Si infilò con la pelle che le inviava una calda sensazione di abbraccio, man mano che il suo corpo attraversava la superficie dell'acqua ed il calore ammantava la pelle.

Quando entrambe le gambe furono nella vasca, si inginocchiò e piano piano si sedette, continuando poi ad immergersi, finché anche la testa non fu sotto l'acqua. Sentiva i suoi capelli galleggiare, il mondo lasciato fuori e i suoi pensieri che le correvano da una parte all'altra del cervello, sbattendo contro le pareti. Fece su e giù un paio di volte, finché appoggiò la testa e le mani al bordo, mantenendo gli occhi chiusi.

Il cervello a volte funziona in modo strano. Quando cerchi una soluzione non la trovi e poi improvvisamente due pensieri apparentemente slegati si collegano e ti offrono il risultato della fusione su un piatto d'argento. "Forse c'era un motivo per cui erano andati via..... Mia nonna era molto magra.... Non sembrava avere avuto due figli, figurarsi due gemelli....." E se lo zio Franco non fosse il gemello di mio padre? Non è possibile.... Oddio... Tecnicamente sarebbe possibile che fosse il gemello, che fosse un fratello?... Oh.. Beh se fossero nati uno il 1° gennaio ed uno il 31 dicembre magari sì.... Ma se non lo fosse? Chi era? Non potevano averlo trovato lì sulla nave… Sicuramente il bambino era stato portato via dall'Italia... E se fosse un figlio illegittimo? Nonno Mimmo.... Bel furbacchione... Si fa il figlio con un'altra donna e poi vengono in America per lasciarlo qui, forse ne avevano abbastanza delle maldicenze..."

Si rese conto di essersi addormentata nella vasca solo quando sentì insistentemente bussare alla porta. Uscì di fretta dall'acqua, si infilò un asciugamano, guardò l'orologio che segnava le dieci e andò ad aprire.

- Chi è?
- Miss A-lesandra...

Che ci faceva Mister Malakian fuori della sua porta?

- Buongiorno... Mi scusi ma stavo facendo un bagno...
- Mi scusi lei Miss... Ma deve parlare collei...
- Chi deve parlare con me?
- Io.. Scusi non so italiano bene.. Ricordi??
- Oh sì sì… Vuole un the? Lo ordino...
- Grazie miss... Lei così...nice.... Well..

Alessandra andò a vestirsi mentre il cameriere arrivava con i due the caldi. Quando il cameriere uscì dalla stanza, Alessandra si sedette pronta ad ascolare

- Io ho alcuni amici che lavorano.. Oh.. ecco, io ho chiesto di fare una piccola... search... Ecco...well... Ho trovato Franco, Franco Quagliarello...
- z.. Zio Franco?
- Well.... Non si chiama più così... Ora si chiama Frank... Ha changed il nome nel 1920.... La richiesta è authorized da Michele Quagliarello.. Ha cambiato il suo... il suo nome di famiglia, Miss.
- E qual è?
- ... Non si legge bene Miss... It's something like Coolman... I don't know... Non capisce bene...
- Frank Coolman... Ma il suo amico non può cercare ancora?
- Oh sì sta cercando... Volevo dirlo a te subito Miss..... E Dennis Quagliarello è trovato invece.... È qui a New York lui, sai? I've got the address... Indirizzo?
- Anche… Ah sì… e qual è? – cambiò tono Alessandra facendo finta di non saperlo.
- Oh… ecco… - temporeggiò cercando nelle tasche della giacca prima e del pantalone poi. Finalmente trionfante aprì un pezzetto di carta unto e lesse:
Dennis Quagliarello, Vernon Boulevard…
- E’ a Blackwell Island, per caso?
- Come dice? Blackwell Island? Oh ma non chiama più così oramai… è Welfare Island, Miss… non chiamare più Blackwell. Brutti ricordi…
- Perché?

Mr Malakian fece segno con un dito sulla tempia e sorrise sussurrando “insane” e le raccontò la storia del Lunatic Asylum, il manicomio di Blackwell Island e della giornalista che si infiltrò per fare un reportage sulle condizioni di vita dei malati di mente nell’ospedale.

- Ma è ancora lì l’ospedale psichiatrico, no?
- Ah – rise di gusto Mr Malakian – no no no Miss… è chiuso da tanto! Fu convertito in ospedale alla fine del secolo scorso ed ora …

Mr Malakian fu interrotto dal telefono. Alessandra rispose e piuttosto perplessa gli disse:

- E’ per te… ma chi sa che sei qui?

Mr Malakian sorrise, afferrò la cornetta che gracchiò qualche parola. Mr Malakian la richiuse e sorrise nuovamente ad Alessandra.

- Frank Goodman, Vernon Boulevard 18. Buffo! Good-man… buon uomo? In italiano è così… è giusto?
- Franco buon uomo… Ehi Mr Malakian, non sai l’italiano ma sei un genio! – disse Alessandra e lo baciò sulla guancia con suo immenso stupore.

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