giovedì 14 aprile 2011

Lo scrittore

Quinto capitolo

Eva si accese una sigaretta. Era pensierosa. Non si aspettava quel racconto da Kelly. Non era stato affatto appagante stare ad ascoltarla, udire quello che aveva passato e scoprire che dall’altra parte degli occhi blu e delle trecce bionde c’era tanta sofferenza. Si aspettava un resoconto di cose sprezzanti, di pensieri umilianti. Si immaginava che Kelly ridesse ancora di lei. Invece aveva davanti una donna che aveva vissuto un inferno ed era stata tanto forte da uscirne. Se l’avesse saputo all’epoca, forse le avrebbe offerto un pezzo della sua focaccia o le avrebbe dato il suo panino intero. Magari sarebbero anche diventate amiche e avrebbero affibbiato loro qualche soprannome indecente.

Si girò e la vide riposare. Il viso rilassato, ma il corpo in posizione fetale, quasi come se solo in quella posizione di difesa Kelly si sentisse tranquilla. Erano passate due ore. Accese le luci nel box e la chiamò. Doveva ricominciare. Sapeva di non poterla trattenere ancora a lungo.

- Kelly, svegliati. Devo farti un’altra domanda. Kelly? Kelly?

Kelly aprì gli occhi. Rimase un po’ perplessa prima di ricordarsi dove fosse.

- Eva, perché mi tieni qui? Fammi uscire… se vuoi parlare con me, parliamo lo stesso, non devi per forza tenermi segregata. Ti prego…

- Tom. Tom Crawford.

- Che c’entra Tom? Non capisco… Ti ha chiesto lui di portarmi qui? Quel bastardo…

- Tom. Parlami di Tom.

- Eva, per favore, liberami… te ne parlo ma liberami…

- Parlami di Tom.

- Tom mi è sempre piaciuto, ma se avessi saputo allora com’era davvero dentro, non penso che gli avrei fatto così il filo… Te lo ricordi, no? Piaceva a tutte… Lui, il bel ragazzo di buona famiglia, con il caschetto biondo e gli occhi verdi e i denti bianchi e la pelle liscia e morbida… A chi non piaceva? Forse solo a te! Gli ho sempre fatto il filo… seguivo le sue partite di calcio, passavo sotto casa sua centomila volte sperando di incontrarlo per caso. Lui, invece, non mi filava per niente. Mi diceva: «Bionda, gira al largo… a me piacciono le brune!» e poi me lo trovavo sotto casa a sbaciucchiarsi con Andreas, che aveva i capelli più biondi dei miei. Mi sentivo presa in giro, umiliata davanti ai suoi amici, eppure morivo per quegli occhi…

- Mi prendevi in giro, pensavi non mi interessasse nessuno dei ragazzi e mi dicevi che ero lesbica… ricordi? Era umiliante per me, soprattutto davanti a Tom…

- Era Tom che voleva così…

- Tom?

- Sì… mi minacciava di affidarmi a dei suoi amici che mi avrebbero fatto perdere la verginità se non facevo quello che mi diceva… e poi non mi avrebbe più voluto perché non ero vergine… io ci tenevo a lui…

- Senti che storie… a me una volta aveva detto che ti aveva scopato a tredici anni…

- No! No che non è vero…

- Oh sì… e quella volta entrò anche in spiacevoli dettagli…. “spiacevoli” per me, ovviamente… tutte cose che invece sembravano aver fatto piacere sia a lui… che a te!

- Non è vero niente… lui mi teneva alla larga. Un giorno, quando eravamo adulti, mi disse che si comportava male perché gli facevo paura… aveva paura di innamorarsi di me perché gli piacevo troppo e così mi teneva lontano o mi faceva fare delle cose strane così rideva di me invece di innamorarsi...

- Che stupidi gli uomini a volte… e come ci sei finita insieme?

- Una sera, quando avevo diciotto anni mi baciò e dopo una settimana eravamo fidanzati…

- E lo siete ancora…

- Non ho mai avuto il coraggio di lasciarlo… Adesso mi ha chiesto di sposarlo… ma io non voglio e non so come dirglielo… in questi anni si è rivelato ancora di più un uomo debole, vigliacco dalla cima dei capelli all’ultimo dito del piede. Egoista fino all’osso…

- E perché dovresti lasciarlo? Adesso è anche famoso… ha i soldi…

- Dovrebbero essere miei quei soldi…

- E perché carina? Perché “lo hai ispirato”? Nelle lunghe notti di sesso o in qualcuna delle orge che frequenti?

- Mi ha venduto, Eva… mi tratta come una puttanella di primo pelo. Mi ha mandato in giro per delle feste terribili dove mi hanno fatto di tutto…

- Beh, perché ci andavi allora, se erano così orribili…?

- Perché lo amavo… o credevo di amarlo e di fargli piacere… e poi perché minacciava sempre di dire tutto alla mia famiglia… mio padre ne sarebbe morto…

- Cosa sperava di ottenere lui, scusa?

- Voleva che gli accaparrassi un editore, uno di quelli che per il mio bel faccino, ma soprattutto per il mio bel culetto accettasse di pubblicargli il libro… il mio libro, poi!

- Come sarebbe il tuo libro?

- Quel libro l’ho scritto io… si sente fin dalla prima pagina che è scritto da una donna e quegli stronzi dei critici giù a dire che «Tom Crawford è riuscito a tirar fuori la parte femminile di sé». Mi ha minacciata quasi perché io non dicessi nulla…. Si è anche inventato che mi ama alla follia e mi vuole sposare. Tutto quello che ha, ma soprattutto l’idea di tutto quello che potrebbe avere gli ha dato alla testa e pensa di gestirmi come una qualunque cosa che gli appartenga…

- Come fai a dire che il libro è tuo? Chi vuoi che ti creda? Eh?

- Lo scrivevo nelle sere in cui ero a casa, con il cuore che faceva male… quelle nelle quali pensavo di lasciare lui e quella vita… Beh… io conosco ogni parola scritta ed ogni parola non scritta di quel libro… Lo … lo hai letto?

- No…

- E’ la storia di un omicidio nel mondo delle modelle… il giallo è solo una scusa per guardare dentro quel mondo di paillettes … c’è tanta sofferenza dentro e tutti dicono che traspare in un modo molto lirico… lui non ce l’avrebbe mai fatta a scriverlo… chi lo conosce lo sa… tutti i suoi amici sanno che non sarebbe stato capace di scrivere nemmeno la parola “The End”!

- Ma vedi un bel po’ il bel Tom Crawford di cosa è capace…. Ed io poi che pensavo che fossi diventata solo una puttanella di alto borgo e ti divertissi per quattro soldi a scopare con gente dell’età di tuo nonno!

- Se non lo facevo erano botte e minacce. Mi imbottivo di coca per non ricordarmi cosa succedeva in quelle serate. Me ne facevo un casino. Una volta sono finita perfino in ospedale… per tirarmi fuori Tom ha pagato una multa che non so nemmeno dove abbia preso i soldi…

- Non sei messa bene, mia cara…

- Cosa te lo faceva pensare?

- Idee da bambina, o ideali di donna che ho tentato di distruggere in questi anni. Mi hai aiutato ad avere successo, sai?

- Io? E in che modo?

Le rispose il silenzio, con l’eco del buio.

Non seppe dire quanto tempo rimase seduta, con quell’ultima domanda che riecheggiava nella stanza. Quando la luce tornò, Eva era seduta sul bordo opposto del divano. La guardò: era sfatta, grossa, con la pelle macchiata dal fumo, ma aveva due occhi vivi che non ricordava in lei.

- Mi hai aiutato a combattere. Dovevo dimostrare a me stessa di valere di più della piccola Kelly, che non doveva fare altro che sbattere gli occhi per avere quello che tutto ciò che io desideravo e non avrei mai avuto. Avevi un corpo da favola, avevi Tom. Ti ho seguita nella vita, sai? Avevi conoscenze, eri sui giornali… Non avrei mai immaginato cosa ci fosse dietro tutto questo. Ma non hai diritto di farti trattare in questo modo. Devi ribellarti…

- Lo so.. ma è difficile dimostrare che il libro l’ho scritto io… anche se quel libro è dentro di me, è la mia storia… In fondo è la mia parola contro la sua… è la parola di una puttana contro la parola di un giornalista stimato e ricercato da giornali di tutto il mondo. Vuoi che credano a me? A me che vendo io mio corpo?

- Torna a casa, Kelly. Al resto ci penso io, fidati.

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