Sesto capitolo
Tom aprì la porta di casa e vide Kelly vicino alla finestra del balcone. Era vestita di un abito bianco. Era magra, molto magra, ultimamente. Era preoccupato per lei, forse aveva ripreso a non mangiare. Doveva farglielo notare con discrezione. Sapeva che quello era un tasto pericoloso e dolente. Eppure era bella e quella bellezza lo accecava di gelosia.
- Ciao. Dove sei stata? E’ da ieri sera che ti sto cercando…
- Lo sai, no? Dal tuo amico editore…
- Devi smettere di vederlo. Oramai non serve più. O te ne sei innamorata?
- Non scherzare Tom…
- Beh, non serve più Kelly. Dagli il ben servito. Tra un po’ ci sposiamo. Non voglio che si chiacchieri in giro di mia moglie. Già ci sono abbastanza chiacchiere sui tuoi festini…
- Ti dà fastidio adesso, vero? Prima non ti dava fastidio…
- Certo che mi dà fastidio. Primo, perché nuocciono alla mia immagine. Sapere che la mia fidanzata si fa di coca e frequenta festini dove l’orgia è la cosa più sana che si possa citare mi dà fastidio. Non devi più frequentarli. E secondo perché sarai mia moglie e ti voglio tutta per me. Sapere che ti hanno scopata in dieci l’ultima volta non mi è piaciuto. Hai esagerato…
- Primo, perché nuocciono alla “tua” immagine? Secondo perché “mi vuoi per te”? Ma io non conto? Eh, non conto? Quello che provo io non t’importa? Non t’importa sapere che mi faccio di coca per dimenticare quello che succede a quei festini dove “tu” mi mandi… eh, te lo sei scordato? Te lo sei scordato, vero??... «Kelly, cara, Marco ti ha notata…. Mi ha detto che se vai stasera al party che ha organizzato forse mi lascia una pagina in bianco tutta per me sull’edizione di settimana prossima… che ne dici tesorucci, lo fai per me?»«Kelly, amore… è in città l’editore al quale ho spedito il libro… non possiamo perdere questa occasione»
- Ma l’ho fatto per te, tesoro… lo sai, quando il libro avrà scalato anche l’ultima classifica, denunceremo insieme che lo hai scritto tu… vieni qui…
- No che non vengo… ed ho deciso che vado oggi stesso dal tuo amico editore a dirgli tutto…
- E’ la tua parola contro la mia…
- Oh mi crederanno… so a memoria ogni frase di quel libro. So quante volte l’ho scritta e modificata… vuoi che non mi credano?
- Vieni qui, non fare la stupida…
- Lasciami in pace, Tom. Stavolta è finita. Hai abusato di me fin troppo ed io sono abbastanza cieca e stupida dal venirti dietro, non so nemmeno perché. Non mi piaci più. Sei solo un debole, un egoista, pensi soltanto a te stesso e me lo hai appena dimostrato. Scordati che io ti sposi… faccio le valigie oggi stesso e me ne vado.
- Tu non vai da nessun’altra parte, stronzetta da quattro soldi… senza di me non sei nulla!
- Questo lo credi tu… -
Non fece in tempo a finire la frase, che la raggiunse un pugno in pieno viso. Il buio le chiuse gli occhi e sentì il cervello galleggiare, come quando al mare da bambina giocava con suo fratello a restare sott’acqua, ad occhi chiusi, cercando di sentire soltanto il proprio corpo immerso nel liquido. Stavolta però, si rendeva conto di quanto fosse faticoso riemergere.
Tom rimase immobile di fronte al corpo di Kelly che si accasciava al suolo. Si sporse su di lei e la chiamò, senza ottenerne risposta. Cercò di rianimarla come gli avevano insegnato alle lezioni di Pronto Soccorso. Poi spostò il corpo vicino ad un armadio, intinse il dito nel sangue che era colato dal viso di Kelly e ne sporcò un angolo. Stava componendo il numero del Pronto Intervento, quando un dito sul telefono interruppe la comunicazione.
- Bravo Tom… Bravo davvero. Bel copione ti sei preparato… Una litigata, un involontario movimento e accidenti! Povera Kelly, ha sbattuto la testa ed è morta…
- Chi sei?
- Non ti riguarda… Vengo dal tuo passato e resterò nel tuo passato. Mi interessa solo che tu abbia il giusto compenso per come hai trattato questa ragazza… sai, ho imparato una cosa da lei: mai farsi dei film mentali sugli altri. Vale sempre la pena di conoscerli davvero, anche quando come, nel tuo caso, si rischia di avere una brutta sorpresa. Kelly era una ragazza bella e intelligente. Se lo avessi scoperto a suo tempo, forse le cose oggi sarebbero diverse… tu l’hai sottovalutata, sfruttata ed ora le rendi questo bel servizio…
Tom sgranò gli occhi quando vide che la donna stava avanzando verso di lui, con in mano una pistola. Il suo braccio si levò all’altezza del suo viso.
- Dimmi chi sei?
- Te l’ho detto. Non ti riguarda. Decidi tu cosa vuoi fare adesso della tua vita. Ti aspetta la galera, fidati! Parecchi anni di dolore… ho registrato tutta l’ultima conversazione che hai avuto con Kelly... Oppure puoi aprire quella finestra e catapultarti giù. Un attimo, un dolore per un infinitesimo di istante e poi non sentirai più niente… Scegli, tesoro…
Eva avanzava. Aveva portato tutte e due le due mani sull’impugnatura della pistola e quando Tom si era fermato, spalle alla finestra, si era fermata anche lei ed aveva caricato il colpo. Lo vide aprire la finestra. Tremava, lo si poteva capire guardando la mano che cercava di girare la maniglia dal senso sbagliato. Non ne ebbe alcuna pietà. Tom uscì sul balcone e salì sul parapetto in pietra. Guardava lei, con terrore, ma non guardava giù.
Mentre sosteneva il suo sguardo, appoggiò la pistola sul tavolino vicino al divano.
Il tempo di guardare di nuovo verso Tom ed Eva sentì lo sparò frusciarle nelle orecchie. Vide Tom indietreggiare e rimanere un attimo sospeso nel vuoto, prima di cadere, lo sguardo pieno d’orrore. Eva si girò e vide il corpo esanime di Kelly riverso per terra appena dietro di lei. Sorrideva. E di rimando sorrise anche lei. Poi aprì la porta, scese nell’atrio del palazzo, attraversò la strada e si fermò dal lato opposto a guardare le luci dell’ambulanza, la gente che si era accalcata, la polizia che cercava di montare un cordone per isolare il corpo di Tom.
Alzò gli occhi al cielo, si fermò e sospirò: «Lassù ti crederanno, Kelly, contaci!»
Nessun commento:
Posta un commento