-Dio del cielo… cosa è successo?- chiese Stuart
La Signorina Smith, sentendo le voci dei sopraggiunti, si girò verso di loro con un sorriso innocente sul suo volto: -Oh, salve Stuart! E c’è anche Garreth, vedo…-
-Si… si può sapere cosa è successo?- chiese cautamente Garreth. Non era la prima volta che vedeva episodi strani e, ne era certo, quella non sarebbe stata l’ultima. Quindi decise di prendere con calma la situazione, onde evitare ripercussioni indesiderate sia su di lui che sulla paziente
-Eh? Non è successo nulla. Qua stiamo tutti bene- rispose la signorina, girandosi verso le radici dell’albero: -Tutti bene…-
-Meglio così.- rispose Garreth, avvicinandosi lentamente -Senta, potrebbe seguirci dentro? Stuart le ha consentito di uscire, ma è proprio ora di rientrare. Inoltre, è anche in ritardo con la medicina…- e dicendo l’ultima frase porse alla ragazza una pillola di colore azzurrino. La Signorina Smith sospirò e afferrò la pillola: -Se ci tenete così tanto…- disse prima di ingoiare la medicina.
-Su, entriamo- disse Garreth facendo un cenno a Stuart e alla donna e questi affiancarono la ragazza, accompagnandola dentro la struttura.
-Allora? Come sta?- chiese Garreth quando Stuart entrò nel suo ufficio mezz’ora dopo
-È calma ora. Le abbiamo fasciato le ferite che aveva sul collo. Mi chiedo come sia riuscita a procurarsele… Non aveva che le unghie a disposizione!-
-Purtroppo ci è ricascata. Aveva già provato a togliersi la vita cinque anni fa, quando tu ancora non eri stato assunto.-
-Allora avevo ragione. Questa vuole togliersi sul serio la vita.-
Garreth si alzò dalla sedia della scrivania per portarsi alla finestra che dava sull’esterno: da lì poteva vedere il cortile dove era stato poco prima e anche parte del “mondo esterno”, quello non abitato da pazzi, o almeno, non abitato da pazzi dichiarati tali: -Volevi sapere chi era il ragazzo, non è vero?-
-Beh, è sempre utile sapere quante più cosa del paziente, in modo da…-
-Non rispondermi come se fossi ad un esame!- lo interruppe seccato Garreth: -Perché lo vuoi sapere?-
-Io… sono curioso. Voglio sapere chi era il ragazzo per curiosità. Naturalmente anche per sapere se è possibile fare qualcosa per la paziente, magari inserendo elementi che possano ricordare quella sera…-
Garreth si girò verso Stuart. Questi notò che il suo capo aveva gli occhi lucidi ed impiegò un attimo a capire il perché.
-No…-
-Il ragazzo fu trovato esanime che copriva il suo stesso sangue. Aveva una ferita al collo, procurata da un arma non affilata. La lacerazione aveva interessato l’arteria carotide esterna. Non c’è bisogno che ti dica quanto tempo sia passato tra la ferita e la morte.-
-Ma…-
-Evidentemente la Signorina Smith aveva immobilizzato il ragazzo e, con le unghie, era riuscita a lacerare l’arteria. Per questo anche i suoi vestiti erano fradici di sangue-
-Dimmi…-
-La cosa che più sconvolgeva, però, non era il sangue o la Signorina Smith, lì, immobile, a cantare la stessa nenia che hai sentito prima. Erano gli occhi del ragazzo. Di un azzurro brillante, spalancati. Accusatori. Impauriti.- Garreth emise una risatina isterica: -Sembrava la vittima di uno dei racconti di Poe…-
-Ascoltami, Garreth, te ne prego…-
-Erano fissi lì, a guardare tutti, come se fosse colpa nostra. Nostra. A causa della nostra incapacità di vedere chi realmente si celava dietro quella pelle abbronzata, dietro quel vestito superbo. E avevano ragione.-
Stuart si alzò e andò incontro a Garreth. Lo prese per le spalle e lo scosse, chiamandolo per nome, in preda alla rabbia di un uomo che rimane inascoltato. Ma Garreth sembrava immerso nei ricordi, dei ricordi che non potevano più rimanere dentro di sé, che dovevano uscire in qualche modo.
-Anche quando ha tentato di togliersi la vita l’ultima volta si era fatta delle ferite: sulle braccia sulle gambe, cercando di far uscire quanto più sangue possibile. L’abbiamo trovata in tempo, nella sua camera, che canticchiava sommessamente quella nenia-
-GARRETH!- Stuart, ormai si stava sgolando per far riprendere il suo capo, il quale non poteva più nemmeno contenere la lacrime, che scendevano senza freni
-Oggi, ha tentato di nuovo di raggiungere quel ragazzo, facendo la sua stessa fine… Perché? PERCHÉ???- e, dopo un urlo di agonia, di tristezza infinita, Garreth si abbandonò alle braccia di Stuart, piangendo come mai aveva fatto in vita sua.
-Perché…? Perché…?-
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