giovedì 28 aprile 2011

Le due parti dell'altalena - Cap. 3

Stuart stava consultando alcune carte che gli aveva portato un’infermiera, quando vide che la Signorina Smith si alzò e se ne andò in giardino. Disse all’infermiera di tenerla d’occhio mentre lui era da Garreth e poi la rincorse con una scatola di medicine in mano.

- Signorina Smith – la interruppe Stuart – allora vuole prendere questa pastiglia?
- Uff! Stuart, che noiosi che siete. Sì sì la prendo… però sia chiaro! Io adesso vado a fare un giro in giardino e rientro solo tra un po’... avrò pure il diritto di godermi questo posto o volete legarmi ad una sedia in quella casa di matti? – disse facendo l’occhiolino verso il ragazzo che solo lei vedeva.
- Eh sia! Resti pure qui in giardino, ma sia chiaro! Ora vado da Garreth. Quando esco dal suo studio, passo a prenderla e lei viene con me. Senza fare storie!
- Vada Stuart, vada… - e guardando il suo albero, come se stesse parlando con qualcuno borbottò – che noioso!

Stuart rise un po’. Era davvero buffa quella ragazza. «E quanto è bella!» pensava, aggiungendo che era un peccato che dovesse essere chiusa tra quelle mura di matti. Se fosse stata “normale” l’avrebbe anche corteggiata, ma così?

Arrivato allo studio di Garreth, Stuart bussò ed attese.

- Stuart, Stuart… entra! Ti stavo aspettando, cosa bussi? Siediti siediti.. un goccetto?
- No grazie. Non bevo durante il lavoro…
- Ma intendevo un caffè, un cappuccio, qualcosa così…
- Oh, no, niente uguale, grazie! Sono incuriosito dalla tua storia, ma ho poco tempo: devo fare rientrare la Smith! E’ nel parco che parla con gli alberi…
- Non ti ruberò più di cinque minuti… vedi, mi ha un po’ stupito il tuo atteggiamento verso la signorina Smith… non ti ho mai visto fare certi commenti verso i pazienti e sì che è tanto tempo che lavori qui…
- Non so… quella donna è strana… sembra matta solo a metà…
- Perché dici questo?
- Massì, una parte è matta di quella pazzia allegra. E’ una pazza che fa cose buffe… come prima… strizzava l’occhiolino all’albero, parlava con l’albero, cose così, insomma, che ti fanno pensare che quasi ti stia prendendo in giro. L’altra metà è quella seria. Ma non è controllabile, non è previdibile ed è quella che mi fa paura Garreth. Parlavo seriamente quando ti dicevo che prima o poi s’impicca o si taglia le vene!
- In un certo senso hai ragione… Vedi la signorina Smith è ancora molto giovane. In fondo ha soltanto venticinque anni. Altre ragazze alla sua età si divertono per il mondo, non stanno rinchiuse tra i matti. Lei credo che percepisca ancora qualcosa del mondo che le gira intorno… sì, insomma è molto vigile, ragiona con il cervello… a volte, è vero!, sembra ti stia addirittura prendendo in giro con la sua pazzia e tu ti chiedi: «c’è o non c’è?». In realtà è così solo da qualche anno… potrei quasi dire che è migliorata! Quando l’ho portata qui era un caso disperato…
- Ma cosa le è capitato? Non me lo hai mai raccontato fino in fondo…
- Hai ragione! In realtà suo padre mi aveva chiesto di mantenere il riserbo… Ma vedo che ti sta a cuore… te la racconterò, se anche tu mi prometti che resterà tra le mura di questa stanza…
- D’accordo… Vai avanti…
- Era la sera del suo diciottesimo compleanno. I genitori avevano organizzato una serata bellissima. Lei stessa era splendida…
- Tu c’eri?
- Sì… io ero intimo amico di suo padre e lo sono ancora. Era bellissima, ti dico. Abbronzata, in un vestito rosa con uno scialle o una sciarpa bianca, non so, che l’avvolgeva. Era radiosa… Giovane, splendida eppure sempre così malinconica. Ad un certo punto sparì verso il bosco. Non ce ne accorgemmo subito della sua assenza, ma verso mezzanotte il padre mi fece chiamare e mi disse di essere preoccupato. Iniziammo a cercare. Cercammo a lungo: devi sapere che i genitori avevano una tenuta molto grande… Alla fine, quando la trovammo fu terribile. Era vicino al corpo di un ragazzo. Il ragazzo era sdraiato nel sangue e lei stessa aveva il vestito tutto macchiato. Non capivamo cosa fosse successo. Lei era ferma lì davanti a lui e cantava una nenia. Era assente. Completamente. Da allora ha sempre alternato, come dici tu, momenti in cui sembra che ragioni, a momenti nei quali la perdi completamente. Eppure, persino nei momenti più lucidi, lei non ha mai fatto parola di ciò che era avvenuto quella sera…
- Chi era il ragazzo e come lo aveva ucciso?
- Mi riesce persino difficile parlartene… E’ una storia…

In quel momento la porta dello studio di Garreth si spalancò e comparve una infermiera fuori di sé.

- Presto! Presto! La signorina Smith… presto!
- Cosa è successo? – urlò Garreth correndo dietro all’infermiera, seguito da Stuart, che borbottava «Glielo avevo detto di tenerla d’occhio!!!»
- Dottore, la prego venga presto… Oddio! Oddio!

Quando Garreth e Stuart uscirono in giardino, videro la Signorina Smith completamente sporca di sangue, ferma, davanti all’albero che cantava, la testa leggermente piegata sulle spalle:

Se tu vedessi che brutta ragazza
capelli ritti che sembra una pazza,
occhio di vetro, naso aquilino,
ogni passo lo fa con l' inchino.
Cosa faremo di questa ragazza?
Combineremo un bel matrimonio:
la daremo in sposa al demonio:
il demonio quando la vede,
è così brutta che non ci crede.

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