Era una limpida giornata primaverile, il cielo era come punteggiato da soffici nuvole, dalle quali faceva capolino un raggio di sole che inspiegabilmente andava ad illuminare il cuore di ambra che appeso al mio collo evocava la nostalgia di te e della passione che ci travolse anni addietro.
Avevo deciso di concedermi un paio d’ore in un luogo dove fin da giovane amavo rifugiarmi a riflettere e a scavare nell’anima alla ricerca del mio io più profondo, sicuramente un luogo inusuale per molti, ma io seduta su quella panchina, sotto una quercia secolare, all’interno del cimitero, mi sentivo libera di mettere a nudo i miei pensieri.
Circondata dal silenzio rotto solo dal cinguettio dei passeri indaffarati a inseguire la vita, iniziai a ricordare.
Quando ti vidi per la prima volta eravamo a Kabul nel centro chirurgico dove ambedue prestavamo il nostro aiuto come chirurghi alla popolazione civile, rimasi colpita dal tuo carattere deciso, dal tuo animo nobile, dalle tue innegabili abilità professionali, dai tuoi grandi occhi scuri dai quali traspariva un dolore profondo e una forte rabbia per quello che eravamo costretti a vedere quotidianamente e sopra ogni cosa rimasi colpita da quanto fossi bravo con le parole e quanto amassi raccontare storie fantastiche che aiutavano tutti noi ad allontanare, anche se solo per brevi momenti, gli orrori di quell’assurda guerra.
Ricordo ancora quando stentasti a credere che i Russi tiravano sui villaggi bombe giocattolo, che i vecchi del luogo chiamavano “ Pappagalli Verdi “, studiate appositamente per mutilare i bambini, ma dovesti crederci quando passando i giorni, ti rendesti conto che le uniche vittime di quelle bombe erano proprio loro, i bambini.
Mi commossi immensamente nel vedere i tuoi occhi riempirsi di lacrime e in quel momento capii che la forte rabbia di un tempo ti stava abbandonando, lasciando dentro di te solo tristezza, si, la tristezza di quando capisci che la ragione e’ svanita lasciando spazio solo alla follia.
Mi ricordo quando prima di partire per il Perù per organizzare un nuovo reparto di chirurgia mi dicesti che a Milano avevi una moglie e una figlia, mi baciasti teneramente su una guancia e…...
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