domenica 21 novembre 2010

Verso l'isola che non c'è - Capitolo 5


Gabriele era seduto nella capanna e stava sfogliando le fotografie di Tuod.
Ripensò a suo padre. Cercò di ricordare la sua immagine, ma questa gli appariva sfocata nella memoria, il che gli fece nascere dentro un sentimento di rabbia contro se stesso, per averlo dimenticato. A nulla valevano le scuse che la sua ragione gli costruiva: eri un bambino, è passato tanto tempo, non avevi tante fotografie da portarti dietro. Si rimproverava di aver dimenticato i momenti dell’infanzia insieme, di aver tenuto forte dentro di sé soltanto il vuoto, di essersi trascinato solo quel senso di abbandono. E vide all’improvviso in sé suo figlio. Così iniziò a scrivere…


"Sei un uomo", ti diranno, "sii forte, non devi piangere".  Il tuo dolore sarà intenso. Ti sentirai impotente e non piangerai soltanto perchè avrai in corpo talmente tanta rabbia, che sono felice di non essere lí davanti a te a prendere tutti i pugni che mi merito e che vorresti darmi.

Proverai un grande vuoto che ti sarà impossibile riempire. Io non so dirti dove sarò in quei momenti. Non posso mentirti dicendoti che sarò accanto a te o che potrai pensare a me guardando il cielo. Non sono cristiano ma non escludo nulla. Nemmeno che magari Dio esiste ed io sarò all'inferno, se varrà come capo d'accusa tutta la sofferenza che chi amo ha provato a causa mia.

Ti farà impazzire il fatto di non avere una tomba sulla quale piangere, il fatto di non avermi visto freddo e composto in una bara, come nei film. Non riuscirai a pensarmi morto senza avermi visto, in un'età come la tua nella quale si è peggio di S.Tommaso e non si crede a nulla se non ci si schiaccia il naso contro.

Che beffa per me che ho vissuto l'esperienza di un padre che non c'era, senza che nessuno avesse la decenza di dirmi che era morto. Sono convinto che sia questo che mi rende ancora più difficile il vedermi qui a pensare a te, laggiù, che non sai cosa sono ora: se spirito libero, se carne lasciata ai vermi o anima dannata. So esattamente ogni pensiero che ti attraversa la mente. Immagino ogni istinto che nasce in te verso di me: lo sconcerto iniziale per il vuoto improvviso e l'incertezza sulla mia sorte, che si trasforma nella rabbia più sordida quando l'assenza continua e ti invade l'anima. L'indifferenza che segue, a difesa dal dolore. Il rimorso per le cose che hai fatto ed il rimpianto per quelle che non hai potuto o voluto fare. L'invidia e l'odio quando vedi un padre ed un figlio nelle situazioni che ti ricordano noi.

Crescerai con quel senso di vertigine, sperando di non farlo provare a tua volta a tuo figlio, come se questa fosse una maledizione da tramandarsi di padre in figlio perchè il dolore continui. Come se il dolore fosse l'unico modo per farsi ricordare e ricordare.

E non c'è nulla che io possa dirti, da vivo, pur lontano, per alleviare il dolore ed accarezzare il tuo cuore. Va' per la tua strada, sapendo che quelle sensazioni rimarranno con te per sempre, ti faranno avere paura di perdere qualunque cosa tu ami, per costringerti poi a non amare più o a negare a te stesso l'amore che provi per qualcuno, come fosse una piccola scaramanzia per non perderlo.

Ci sono cascato anche io. Mi sembra di vedere un film nel quale tu prendi il mio ruolo da protagonista ed io divento spettatore inerme del tuo rigido silenzio.

Perciò non posso dirti nulla. Conosco i miei errori, ma raccontarteli non cambierebbe mai il tuo cammino, nè la condivisione ti aiuterebbe a sopportarlo. Sarai solo, come lo sono stato io.

Una sola cosa ti lascio: il mio amore. Tutto l'amore che posso, quello forte ed eterno che sentirai nell'aria che respiro, l'unico amore che oramai non ho più paura di gridare, perchè non mi è rimasto nulla da perdere. Un amore cresciuto nel tempo, diventato da protettivo a complice e che avesse potuto evolvere sarebbe diventato stima, rispetto ed infine pietà, nella mia vecchiaia.

Una sola cosa ti dico: non avere paura di amare. Non avere paura di raccontare il tuo amore alle persone che contano davvero e quando contano davvero lo sai, perchè quando non ci sono ti senti mancare il fiato.

Papá


(continua)

Nessun commento:

Posta un commento