giovedì 18 novembre 2010

Alice [sliding doors] - Capitolo 7

- Ma dove sei?

- Sono al molo

- E’ successo qualche cosa?

- Si, mi spiace

- Stai bene?

- Non molto

- Rimani dove sei ti vengo a prendere, sei al molo Beverello?

- Credo di si, quello vicino al Latt e Liett

- Non ti muovere arrivo !

Alice dopo aver sentito la voce di Angelo si sentì ancora più turbata,

era come se un coltello le stesse trafiggendo il cuore,

non poteva credere di aver tradito in maniera così indegna la fiducia delle uniche due persone che nel momento del bisogno l’avevano aiutata senza nulla chiedere in cambio,

senza nulla pretendere se non onestà e rispetto.

Aspettando Angelo si sedette su di una panchina sul molo,

per un istante chiuse gli occhi

inspirò profondamente come a voler gustare fino in fondo il forte odore di salsedine che inondava le sue narici mentre il rimorso e la malinconia le attanagliavano il cuore.

Una lacrima non pote’ fare a meno di solcare il suo viso.

I suoi pensieri furono interrotti dallo stridere di un gabbiano che si fermò poco lontano da lei e pareva scrutarla.

- Ciao, e’ inutile che mi guardi così, so benissimo cosa mi vuoi dire, so quanto sia importante vivere pienamente le proprie passioni ed e’ proprio quello che stavo tentando di fare, ma ho rovinato tutto, non avevo calcolato che non lo si può fare a discapito degli altri.

Da dietro la panchina due braccia le cinsero le spalle

era Angelo che con un tenero bacio sulla guancia la salutò.

Alice lo guardò con i suoi grandi occhi scuri pieni di lacrime

- Scusa se ti ho fatto venire fino a qui, ma ho bisogno di parlarti

- Anche io ti devo dire alcune cose, ma non ora, ho una proposta da farti, ho preso due biglietti della metropolitana del mare.

Parte proprio da questo molo, tra pochi minuti,

destinazione sconosciuta, per il momento non voglio dirti altro ma non puoi dirmi di

no, me lo devi.

- Va bene, e’ vero non posso dirti di no

Alice si alzò dalla panchina, le loro mani si unirono, le loro dita si intrecciarono ed Angelo la guidò dolcemente verso la banchina da dove partiva la metropolitana del mare.

Si imbarcarono, nessuno dei due osò rovinare quei magici istanti con parole troppo difficili da pronunciare, troppo spinose da accettare.

La barca salpò dal molo e filando come il vento frangeva l’onda in mille spruzzi di luce colorata.

Il sole con i suoi raggi illuminava prepotentemente i loro visi mettendo a nudo quei sentimenti che pensavano essere celati in fondo al loro cuore.

Un gabbiano solitario appollaiato a poppa riposava

La barca percorse la Baia di Napoli poi il Golfo di Salerno fino ad arrivare in prossimità di Capri, era uno spettacolo vedere i suoi meravigliosi Faraglioni svettare nel cielo

- Guarda Alice! quello che vedi unito alla terra ferma e’ il Faraglione chiamato Stella il secondo separato dal primo e’ Il Faraglione di Mezzo dove si apre una cavità conosciuta in tutto il mondo, mentre il terzo e’ il faraglione di Fuori dove vive la lucertola Azzurra chiamata così perche’ le sue squame hanno preso la colorazione del mare e del cielo.

- Che spettacolo! Mi vuoi portare a Capri?

- No ci tenevo a farti vedere i Faraglioni ma ti stò portando a Maiori, non voglio rovinarti la sorpresa quindi non ti anticiperò nulla di più.

Dopo circa due ore di viaggio giunsero a Maiori, la barca attraccò e appena furono sbarcati prontamente Angelo fermò un taxi

- Ci puo’ portare al faro?

- Certamente, salite

Percorsero qualche chilometro di tortuosa salita ed arrivarono in cima ad un promontorio dove si ergeva maestoso un vecchio faro.

Alice era estasiata dal paesaggio che si offriva ai suoi occhi dall’alto di quell’altura, di fronte a lei si potevano scorgere Amalfi, Ravello e Capri con i suoi Faraglioni in tutta la loro bellezza.

- Bello qui, vero?

Questo faro e’ di un mio carissimo amico, Daniel,

il suo bisnonno dopo una lunga

migrazione negli Stati Uniti tornò qui a Maiori ed acquistò un pezzo di terreno con

un vecchio faro in disuso dal quale ricavò un ristorantino.

Ora viene gestito da Daniel e dalla sua famiglia ma

oggi e’ giorno di chiusura e sapendo quanto ci tenevo a rimanere solo con te mi ha

dato le chiavi e ci ha autorizzato a fermarci per la notte e a usufruire della sua cucina.

Alice era visibilmente felice,

Angelo le fece strada all’interno del faro, la portò su di un piccolo terrazzo dal quale si poteva godere un panorama incredibile,

la fece accomodare ad un tavolo apparecchiato per due e la pregò di attenderlo.

Quando tornò nelle sue mani portava due piatti, uno lo porse ad Alice e l’altro lo appoggiò al proprio posto, prese una bottiglia di bollicine rosate, la aprì, riempì due coppe con questo nettare divino e lo sorseggiarono guardandosi negli occhi.

Non lontano da loro, solo soletto un gabbiano sembrava si stesse allenando a nuove pratiche di volo.

Dopo lunghi attimi silenziosi Alice capì che era giunto il momento di raccontare tutto ad Angelo anche a costo di rovinare quello splendido momento.

- Ascolta Angelo ti devo raccontare una storia, la mia storia, la mia vera storia,

sai … in realtà non ho 18 anni ,

ne ho… solo 15 e per di più sono scappata da casa,

ti prego non arrabbiarti con me io non volevo….

- Ssssss zitta, non dire altro, l’avevo intuito,questa mattina ho parlato con zia Elvira..

- Anche io ti ho mentito…..

Dopo una lunga pausa di silenzio Angelo le raccontò la verità

- Devi sapere che …

sono fidanzato….

Angelo non sapeva come proseguire, chiuse un secondo gli occhi come a prender coraggio, alzò il suo sguardo fino ai grandi occhi scuri di Alice e cercando di trattenere le lacrime le disse

- Tra poco mi sposerò…sai… lei aspetta un bambino.

Alice rimase senza parole, non sapeva se doveva essere arrabbiata o sollevata dal fatto che anche lui le avesse mentito.

In un attimo tutto le fu chiaro, gli occhi le si bagnarono di lacrime il suo cuore ferito batteva all’impazzata, in quel momento capì che quella sarebbe stata l’ultima giornata che avrebbe passato con lui....... e così si avvicinò e con le sue calde mani gli cinse il viso e lo baciò dolcemente, lui la prese per mano e la portò all’interno del faro fino al primo piano dove una piccola alcova li stava attendendo.


Fu una notte di intense ed indimenticabili emozioni.


Il chiarore dell’aurora illuminò tenuamente la stanza,

nel grande letto si poteva intuire il corpo di Angelo rannicchiato su se stesso.

Era solo.

Il sole appena sorto luccicava sul mare calmo

Alice era sulla barca che la stava avvicinando a casa

il suo cuore era gonfio di dolore.

Un gabbiano si posò sul sedile di fianco al suo come a volerle stare vicino per consolarla.

D’un tratto Alice si accorse di poter percepire i suoi pensieri

“ Sai un gabbiano e’ un’infinita idea di libertà, senza limite alcuno, e il nostro corpo , da una punta dell’ala a quell’altra, altro non e’ che un grumo di pensiero “.

Nessun limite, eh , Jonathan? Pensò e sorrideva.

Alice in quel momento aveva cominciato ad imparare.

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