Il fischio del capotreno segnò l’inizio del suo lungo viaggio verso l’ignoto.
Il treno lentamente iniziò la sua corsa ed Alice seduta accanto al finestrino guardava il paesaggio scorrere sotto i suoi occhi.
Alice non riusciva a credere di averlo fatto veramente,
di essere su quel treno , diretta a Napoli,
senza soldi, senza una meta precisa e senza essere minimamente preoccupata di cosa avrebbe fatto una volta arrivata in quella città sconosciuta,senza amici e senza mamma e papà.
Già, la mamma, non poteva fare a meno di pensare a lei, a tutto quello che le aveva fatto passare,
al dolore che le aveva procurato, aprendo ferite che mai si sarebbero rimarginate e che l’avrebbero accompagnata per il resto della vita influenzando anche le scelte che avrebbe fatto da grande.
Ancora si ricordava di quella mattina che uscendo da scuola,
come al solito stava per avviarsi da sola verso casa, quando la sua attenzione, senza sapere esattamente per quale motivo, si soffermò su di un taxi giallo parcheggiato non lontano.
Alice gli passò di fianco, il motore era acceso ma oltre al conducente non vi era alcun passeggero a bordo.
Lo sguardo si posò sul sedile posteriore sul quale vide appoggiato un beauty-case di pelle marrone con la parte superiore rivestita di velluto beige, dentro di lei pensò
- Anche la mamma ne ha uno uguale .
Lo riguardò attentamente e vide che nell’angolo superiore destro del beauty mancava un pezzetto di velluto e pensò:
- ma e’ proprio quello di mamma!
Alzò lo sguardo e si ritrovò a cercarla in mezzo allo schiamazzare dei ragazzini e al vociare delle mamme.
Non la vide,
- Mah forse mi sto sbagliando, per quale motivo avrebbe preso un taxi per venirmi a prendere a scuola?
E soprattutto, perche’ non farsi vedere?.
Ormai convinta di essersi sbagliata, si incamminò verso casa.
Si voltò ancora parecchie volte in direzione del taxi giallo ma l’ultima volta che si girò il taxi era sparito e con lui il misterioso passeggero.
Giunse a casa e diversamente dal solito c’era papà in cucina a prepararle il pranzo.
- Ciao papà, la mamma?
- La mamma e’ dovuta andare in montagna perche’ abbiamo avuto una perdita d’acqua in
casa, e dato che nel pomeriggio arriveranno gli operai a sistemarla, non ha potuto fare a
meno di partire in gran fretta .
Lui non riusciva a guardarla negli occhi, il suo sguardo basso tradì la sua bugia.
Alice non sapeva cosa pensare, in fondo aveva solo 10 anni e mille dubbi iniziarono a farsi spazio nella sua mente:
- Quindi era lei in quel taxi!
Perche’ e’ arrivata fino davanti a scuola?
Ma come ha potuto andarsene senza salutarmi?
Cosa le ho fatto di male?
Ma era veramente lei?
Alice seguendo i suoi pensieri estrasse il diario ed iniziò ad annotare i suoi ricordi, non voleva dimenticarli, voleva che rimanessero ben visibili, nero su bianco, voleva che fossero sempre lì a ricordarle che non doveva sentirsi in colpa per ciò che stava facendo.
- Quale ironia!
Anni fa era mia madre che fuggiva da una realtà scomoda, ed io oggi sto facendo
altrettanto.
Immersa nei suoi pensieri non si rese conto che lo scompartimento era ormai pieno ed una suora seduta proprio di fronte a lei la fissava sorridendo mentre con il rosario in mano continuava la sua lunga litania.
Per l’esattezza era una missionaria della carità, la riconobbe dalla veste che indossava, un sari bianco, il bianco per le donne indiane e’ inteso come il colore del lutto, con quattro strisce azzurre a rappresentare i quattro voti delle suore, povertà, castità, obbedienza ed un quarto voto speciale, vivere da povere con i poveri.
Alice sapeva molte cose sulle missionarie della carità, perche’ amava molto Madre Teresa di Calcutta
ed il suo sogno nel cassetto era un giorno di poter partire per l’India per dare il suo contributo aiutando i più bisognosi in una missione.
Alice rimase affascinata da questa esile figura avvolta nel suo sari bianco come la neve, il suo dolce viso sprigionava una sensazione di serenità e di pace interiore, esattamente quello che stava cercando, per un momento pensò di chiederle di portarla con se, ma subito desistette pensando che probabilmente il fatto che avesse solo 15 anni e fosse scappata da casa non sarebbe stato esattamente un buon inizio.
Alice guardò fuori dal finestrino, il treno stava rallentando per entrare in stazione,
erano a Roma, Suor Bianca Come la Neve si alzò, con fatica cercò di recuperare il bagaglio posto sopra di lei ma non riuscendoci Alice le diede una mano e data la sua altezza non ebbe alcun problema.
Si salutarono, i suoi occhi scuri e penetranti incrociarono quelli di Alice, lei li socchiuse per un istante e con un cenno del capo annuì come a volerle dire che sapeva che c’era del buono dentro di lei e avrebbe dovuto crederci, lei ci credeva.
Il treno riprese a muoversi mentre Alice dal finestrino vide pian piano scomparire l’esile figura di Suor Bianca come la Neve, già le mancava.
Alice si alzò per andare a sgranchirsi un po’ le gambe facendo una passeggiata nel corridoio e approfittò anche per fumarsi una sigaretta, estrasse dalla tasca posteriore dei suoi jeans il pacchetto delle ms morbide ormai sgualcite e la scatola di cerini, si collocò una sigaretta al lato della bocca inclinando leggermente il capo e acceso il cerino socchiuse istintivamente gli occhi per ripararsi dal fumo sprigionato da esso mentre un forte odore di zolfo penetrò le sue narici.
In quel momento si incrociò con un ragazzo,
lui vedendola fumare si soffermò un attimo e poi con una certa timidezza le chiese una sigaretta,
Alice annui , gliela diede e gli passò i cerini perche’ potesse accendersela da solo.
Lui la ringraziò educatamente, le restituì i cerini e proseguì nel suo incedere incerto lungo il corridoio.
Dopo una sosta al bagno Alice ritornò al suo scompartimento, aprì a fatica la porta scorrevole e mentre stava per sedersi si accorse che il posto di fronte a lei era nuovamente occupato, ma questa volta da un ragazzo dai lunghi capelli ricci e neri, era il ragazzo che le aveva chiesto poco fa una sigaretta, gli sorrise, si sedette di fronte a lui, si mise le cuffie, accese il mangiacassette e ascoltando Alice di De Gregori, mentre lui guardava fuori dal finestrino, cercò di intuire quante più cose possibili di questo ragazzo.
“ Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole mentre il mondo sta girando senza fretta”.
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