La Setta
Parte Prima
Risate. Persone che ridono. Non con Jilien, ma di lei. La ragazza era circondata da persone conosciute e non che la indicavano e ridevano malignamente, ingiuriandola a volte. Lei piangeva, diceva di smettere ma le risate aumentavano sempre più, incessanti.
Allora provava a scappare, ma ovunque andasse sentiva sempre delle persone che la seguivano, che la appuntavano, che la deridevano. E lei era stanca.
Stanca di correre, di nascondere ciò che era, di evitare gli sguardi. Allora prendeva un bastone e iniziava a picchiare i suoi coetanei, senza distinzione: ragazzi, bambine… per lei erano tutti nemici. Anche se era in inferiorità numerica, appena poteva iniziava una rissa per dimostrare che lei poteva cavarsela anche da sola, senza l’aiuto di nessuno.
Poi, all’improvviso, apparve una ragazza dagli occhi glaciali con un coltello insanguinato in mano che sorrideva.
Jilien si svegliò di soprassalto da quell’incubo e si mise a sedere. Era su un letto, ma non riconosceva la stanza. Nel buio vide un piccolo armadio e due porte. Oltre a questo, non c’era nient’altro nella stanza. Cercò di alzarsi ma come provò a muoversi, una fitta proveniente dalla pancia la costrinse a fermarsi emettendo un gemito di dolore. Portandosi una mano sulla parte dolorante notò che era stata fasciata con cura e che le garze erano l’unico tipo di abbigliamento che aveva addosso. Sentendosi impotente, si sdraiò di nuovo e cercò di ricordare cosa fosse successo.
Era in città e si era svegliata, poi era corsa un po’, si era nascosta e una ragazza l’aveva minacciata. Lei aveva provato a combattere ma era stata ferita, poi… Non ricordava più niente.
Le venne in mente una frase che quel killer le aveva detto prima che cominciasse il combattimento più breve a cui aveva mai partecipato: “Potrei già averti ucciso, a non posso perché ci servi viva”. Chi erano queste persone? Perché era ancora viva? Ma soprattutto, cosa volevano da lei?
Sentì il rumore di passi che si avvicinavano e rimandò la questione a dopo. Rimanendo immobile, vide con la coda dell’occhio la porta che si apriva e qualcuno entrò nella stanza. Dopo aver acceso la fiaccola accanto alla porta, Jilien poté riconoscere chi era venuto a farle visita e non le piacque nemmeno un po’.
-Buongiorno! Dormito bene?- la voce, gli occhi glaciali… chi aveva provato a ucciderla era di fronte a lei, senza maschera e stava sorridendo! Jilien si sentì presa dallo sconforto e non rispose alla domanda che, ovviamente, era retorica. Non poteva essere sul serio interessata sulla sue condizioni fisiche dato che era stata proprio lei a ridurla in quello stato!
-Avanti… non mordo mica!- disse la ragazza avanzando verso il letto -Beh, perlomeno ora non posso farti niente…-
-Cosa vuoi da me?- chiese con un ringhio Jilien che ne aveva abbastanza di quella farsa
La ragazza si fermò a meno di un metro dal letto, incrociò le gambe e si sedette a terra -Io non voglio assolutamente nulla da te… Il problema è che cosa vuole la Setta- rispose con un sorriso.
-La Setta?- chiese confusa Jilien -Di cosa stai parlando?-
La ragazza rise prima di rispondere -Ora non posso ancora dirti nulla, mi dispiace… Ma se rimarrai a farmi… volevo dire a farci compagnia, ti spiegherò un paio di cose.-
Jilien si girò per vedere bene in faccia la ragazza: era piuttosto giovane, non doveva avere più di sedici - diciassette anni. I corti capelli biondi e gli occhi glaciali le davano un’ aria di ingenuità che, da quanto aveva constatato, era totalmente fasulla.
-Allora? Ti piace la mia stanza?- disse di punto in bianco la ragazza
-La… tua stanza?- chiese Jilien guardandosi attorno. Sebbene fosse spoglia, quella più che una stanza sembrava una piccola casa -Tu… vivi qui?-
-Sì! Ti piace? Nonostante sottoterra ci sia ben poca luce, si può…-
-Aspetta un secondo- la interruppe Jilien mettendosi a sedere -Hai appena detto… sottoterra?- si guardò incredula attorno. In effetti lì non c’era nemmeno una finestra e l’unica illuminazione veniva dalla torcia che la ragazza aveva acceso entrando lì dentro.
-Senti un po’… non ci siamo ancora presentate- disse Jilien vedendo che, nonostante l’apparenza, sembrava che la sua presenza fosse gradita -Io sono…-
-Jilien, la ragazza-gatto!- completò la ragazza seduta a terra. Jilien fu sconcertata: come sapeva chi era? -Scusa, ma tu come…-
-L’hai detto tu. Forse ho un po’ esagerato con la ferita e ti è venuta la febbre, è stato allora che mi hai detto che ti chiamavi Jilien. La parte del gatto, beh…- la ragazza indicò la coda di Jilien che spuntava da sotto le coperte
-Ah… Ma scusa, da quanto tempo sono qui?-
-Sono quattro giorni con oggi. Ma non ti ho ancora detto il mio nome- la ragazza si alzò in piedi e porse la mano -Mi chiamo Crystal, figlia del Gran Maestro della Setta del Loto Nero-
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