Alfredo guardava Angelo Semeraro dritto negli occhi con una serietà ed una ferocia che poche volte gli veniva fuori. Ma era stufo dei giri di parole. Da giorni girava intorno a quella storia che non riusciva a ricostruire e finalmente mezz’ora prima Anita gli aveva chiarito tutto in merito al materiale dato agli artigiani raccomandati in quantità superiore a quello che effettivamente serviva, con sprechi elevati sulla linea di produzione artigianale, e in merito ai tentativi di utilizzare la stessa quantità di materiale per produrre il doppio dei giochi, portandosi in casa un grosso rischio di sicurezza.
Semeraro gli aveva confermato quanto Anita gli aveva raccontato e gli aveva portato tutte le evidenze. Era rimasto a leggere per mezz’ora quel report ed alla fine aveva urlato: - Claraaa, Clara per favore chiamami subito nel mio ufficio Galli, Riboldi, Cenci e Pasquini. Tutti qui subito, qualsiasi cosa stiano facendo! – poi si era avvicinato al dispenser dell’acqua, aveva preso un bicchiere e per due volte aveva riempito e bevuto l’acqua frizzante fresca nel bicchiere di plastica.
La prima a presentarsi fu Anita, che entrò molto intimorita nella stanza, salutando entrambi i suoi direttori e sedendosi sulla sedia timidamente con le mani sulle ginocchia e la schiena ritta. Poco dopo arrivarono insieme Galli e Pasquini, ridendo per qualche battuta che si erano scambiati nel corridoio e dopo circa dieci minuti arrivò Riboldi, che si bloccò sull’ingresso squadrando tutti i partecipanti, in particolare Anita, che era sicuramente fuori luogo rispetto ai direttori di prima linea. Storse il naso, ma si tirò dietro la porta e si andò a sedere.
- Io adesso voglio arrivare alla verità. Voglio scoprire cosa c’è dietro la morte di Ferrari. Mi sono spiegato? Anita la prego... mi racconti quello che ha appena scoperto e mi ha riferito.
- Certo dottore. Bene, abbiamo caricato dodici anni di storia della produzione artigianale...
- Come cazzo vi siete permessi di toccare i miei dati e chi ve li ha forniti? – si alzò in piedi visibilmente irritato Riboldi.
- Calmati Mario... ti dimentichi sempre che come capo anche dell’IT io ho accesso a tutte le basi dati... – disse serenamente Semeraro dal suo angolo.
- Mario, stai seduto ed ascolta composto come tutti gli altri – lo riprese Alfredo.
- No, non ci sto seduto... siete andati a mettere il naso nelle mie cose e non mi avete nemmeno avvisato... – ribattè Riboldi, sperando di riuscire così a spostare interesse verso l’accesso a dati che erano riservati.
- Se-du-to. Come te lo devo dire? Non sono dati tuoi... Sono dati dell’azienda, va bene? – intervenne Alfredo e di fronte a tale affermazione Riboldi non poté che sedersi di nuovo. – Prego Anita, vada avanti e lo scusi per l’interruzione – visibilmente irritato Riboldi si girò sulla sedia con le spalle all’interlocutrice.
- Bene. Abbiamo caricato questi dati ed abbiamo rilevato che da circa otto anni su cinquanta artigiani sotto contratto ce ne sono quindici che ricevono la stessa quantità di materiale ma producono prodotti per la metà degli altri. Poi ce ne sono altri dieci che ricevono la stessa quantità del materiale da quando hanno sottoscritto il contratto e sono arrivati a produrre il doppio dei prodotti, generando il doppio dei fatturati. Tenga presente che per gli altri venticinque nello stesso periodo, a causa anche delle variazioni nei disegni dei prodotti, i costi sono aumentati: c’è stata la necessità di incrementare leggermente il materiale di base affinchè la produzione risultasse in linea con i disegni e gli standard di sicurezza.
- E saranno bravi quelli che producono di più a metà prezzo, no? Agli altri magari è arrivato materiale scadente e l’hanno dovuto cambiare...
- Stai zitto porca miseria Riboldi, altrimenti ti caccio! – dissentì Alfredo – prego...
- Questi venticinque artigiani anomali hanno con noi un contratto che è stato redatto poco dopo l’assunzione a direttore di produzione del dottor Mario Riboldi...
- Piccoletta, cosa vuoi insinuare?
- Mario, smettila... giuro che ti licenzio immediatamente... Vada avanti Anita...
- Questi fornitori erano stati respinti dal direttore precedente perchè non rispettavano gli standard di sicurezza nella produzione o rubavano del materiale.
- Bene... Galli, vuole ripetermi ciò che Ferrari le era venuto a chiedere un po’ di tempo fa?
- Sì... mi aveva chiesto se si poteva usare la metà del materiale necessario a produrre un gioco per produrne due ed io glielo avevo sconsigliato.
- Semeraro... a lei la parola...
- Tempo fa Ferrari era venuto a dirmi che c’era qualcosa che non andava sul fatturato della produzione artigianale. I costi avevano degli strani incrementi, il fatturato non era regolare. Era il periodo in cui si era deciso di fare rientrare questi costi dalla capogruppo a noi e quindi volevamo vederci chiaro...
- Cosa cosa? Perchè ce li pagava capogruppo?
- Perchè prima erano su una società di servizi alla quale ci appoggiavamo, che è poi confluita in capogruppo. Con essa sono confluiti tutti i costi associati e ne abbiamo perso il controllo... Da poco abbiamo iniziato a fare pulizia... ti ricordi che te ne avevo parlato... sì ti avevo detto che avremmo dovuto rivedere insieme il budget...
- Sì.. ricordo... e quindi sono saltate fuori le magagne... – lo anticipò Alfredo.
- Ma che magagne! – urlò Riboldi – vi state inventando tutto!
- Taci Mario, per favore. Un’altra parola e ti sbatto anche fuori da questa riunione... – lo zittì Alfredo – continua...
- Sì... ecco fu allora che chiesi a Ferrari di mettere in piedi un modello per analizzare il fenomeno. Adesso è chiaro quello che succede. Bisogna soltanto capire come mai succede... ma noi ci fermiamo qui... tocca a te andare avanti e capire...
- Mario – lo fermò Alfredo – a te la parola...
Mario si alzò, prese un foglio di carta dalla stampante, scribacchiò qualcosa, la consegnò a Alfredo e si avviò verso la porta. Alfredo lo rincorse dopo aver letto sul foglio delle sue dimissioni, lo prese con una stretta per un braccio e lo riportò dentro. – Adesso ci spieghi...
- Va bene... ho portato dentro dei miei conoscenti. Alcuni sono bravi artigiani, altri sono amici e basta. Facevamo consegnare il materiale a quelli bravi che poi lo tagliavano e lo utilizzavano per costruire il doppio dei giochi. Il materiale non utilizzato lo rivendevamo ad un’altra fabbrica di giochi e ci intascavamo i soldi io e loro. Non tutti i giochi prodotti però venivano venduti... alcuni si rompevano appena prima di rientrare in fabbrica per il confezionamento o durante il confezionamento. Così a fronte di notevoli costi di produzione, non riuscivamo ad aumentare il fatturato. E’ solo per questi errori che Ferrari ci ha scoperto... ma Angelo è lì che fa il santerello ma sapeva... lui era stato sotto di me per due anni e mi dava una mano... poi ha cambiato idea...
- Sei un porco... – lo apostrofò Angelo.
- Eh sì... ti sei messo contro soltanto perchè mi sono scopato tua moglie... forza dillo a tutti... sei un cornuto, ecco cosa sei...
- Bastardo – Angelo si alzò e stava per colpirlo, quando Alfredo si intromise tra i due e portò Mario in un angolo.
- Perchè si è ucciso, Mario?
- Era venuto personalmente nel mio ufficio a chiedermi il perchè di quelle cifre... Me ne aveva parlato ed io gli avevo riso in faccia... l’ho minacciato di tirarlo dentro se non mi avesse retto il gioco... quando questi costi erano stati trasferiti alla società di servizi, lui aveva firmato tutti gli incartamenti interni che andavano all’amministratore delegato per la definizione del perimetro di cessione. Sarebbe stato facile e sufficientemente credibile... avreste creduto a me o a lui?
- Bene... credo che adesso possiate andare... – lo interruppe Alfredo - Anita, la prego si fermi un attimo. Anche lei Semeraro...
Pian piano tutti uscirono dalla stanza. Anita e Angelo rimasero seduti. Alfredo ruotò intorno alla scrivania e quando alzò gli occhi vide che Mario Riboldi era fermo sulla soglia. Lo guardò e gli disse:
- Certo, vada anche lei Mario. Le sue dimissioni sono state accettate. Il dottor Pasquini prenderà la direzione unica e sono sicuro che farà meglio di lei. Parlerò con capogruppo... è probabile che ci rivedremo in tribunale...
- Ma... –
- Vada... è meglio!
Mentre Mario chiudeva la porta, Alfredo guardò sorridente Anita e fece l’occhiolino a Semeraro.
- Anita, è stata splendida, posso dirglielo?
- Dottore...
- Senta, se la sente di prendere il posto del dottor Ferrari?
- Ma io...
- Il dottor Semeraro sembra avere un passato poco onorevole ma sembra anche che si sia ampiamente riscattato... Angelo ha tutta l’esperienza per guidarla i primi tempi... sono certo che saprà portare avanti il team con la stessa competenza del responsabile che l’ha preceduta... Se la sente?
Anita guardò Alfredo e poi Angelo, incrociò le mani sulle ginocchia, si strinse nelle spalle e sorrise: - Sì, sono sicura che ce la farò...
[Almeno nelle favole i brutti e cattivi fanno la fine che meritano :-) ]
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