Cap.6
Mario Riboldi era il classico uomo che a Napoli soprannominavano “o’ sciupafemmine”: un bel quarantenne, affascinante, separato, con molti soldi da spendere e un lavoro da dirigente. Metà delle ragazze dell’azìenda morivano di invidia per Selene, la sua segretaria, che passava molto tempo con lui, più di quello che ci si poteva aspettare da un normale rapporto di lavoro. Del resto anche lei era nei canoni delle segretarie: bionda, magra, alta, molto carina, di famiglia bene, con poca propensione allo studio, approdata a quel posto per raccomandazione.
Alfredo lo teneva a distanza: non gli era simpatico, ma aveva a che fare molto con lui, essendo il secondo direttore di Produzione, quello che gestiva la parte di produzione artigianale.
- Alfredo, ti vedo un po’ sbattuto.. starai mica lavorando molto? – disse con fare arrogante Riboldi entrando nello studio dell’amministratore delegato.
- Siediti Mario... non ho molto tempo...
- Che c’è? Ti vedo preoccupato? Sarà mica la storia di Ferrari?
- Bravo, proprio quella...
- Ma scusa è un caso chiuso, giusto?
- Sì, il caso è chiuso, “quasi” chiuso... ma voglio andarci a fondo e voglio scoprire perchè si è suicidato.
- Cosa vuoi? Sarà stato per una donna, no?
- Non ne aveva...
- Allora sarà stato perchè non ne aveva...
- In che rapporti eri con lui?
- Cos’è un interrogatorio? – chiese preoccupato.
- Rispondimi... sto cercando di capire...
- Non eravamo in buoni rapporti... era questo che volevi sentirti dire? Non lo eravamo affatto!
- E perchè?
- Ultimamente stava facendo le pulci al mio settore...
- Cioè?
- Sì... insomma agli artigiani che collaborano con noi: materiale inviato, lavori fatti male, roba di questo tipo... pretendeva di dimostrare che sono dei raccomandati e lavorano male, ma è una balla! Sono nostri collaboratori da più di dieci anni. Alcuni li ho messi io sotto contratto ed è gente valida. E’ quello stupido modello di quella stupida ragazzina che non funziona e prende fischi per fiaschi...
- Mm.. lo hai visto? Me ne hanno parlato bene...
- Cosa vuoi che sia?! Una robina su excel... con tutti i bugs che ha excel chissà cosa tira fuori... io c’ho il fatturato dalla mia porca miseria! Quella ragazzina vuole venire a farmi le pulci? Prego.. scambiamoci i lavori e poi vediamo se riesce a portare quanto porto io!
- Non ti sta simpatica...
- Macchè... una sbarbatella presuntuosa che magari andava a letto proprio con Ferrari...
- Su che base fai questa affermazione...
- Massì... stavano sempre insieme quei due... sembravano flirtare dalla mattina alla sera invece di lavorare...
- Non ne hai evidenze?
- Ma dai Alfredo... su... sono cose che si dicono... ne ho piene le balle di questa storia di Ferrari. Io sono una persona seria, faccio il mio lavoro e non ho nulla da recriminare. Se non ti sta bene prendi e mandami via ma basta con queste sciocchezze... ora vado, devo vedere un fornitore...
- Vai pure, vai...
- Ciao Fred...
Odiava quando lo chiamava Fred. Forse perchè l’unico Fred che gli veniva in mente era Fred dei Flintstones e il paragone con un cavernicolo proprio non gli piaceva. Che strano atteggiamento che aveva Mario: sembrava il classico uomo con molte cose da nascondere che sparava sugli altri come difesa. Nonostante tutto l’idea che si era andata formando nella sua testa in merito a Ferrari era quella di una persona onesta, che amava il suo lavoro ed amava andarci in fondo. Per questo motivo stava preparando un modello che avrebbe portato alla luce delle inefficienze. Si stava facendo qualche nemico per questo, uno molto potente soprattutto, Mario Riboldi, ma alla fine, non riusciva ancora a capire quale fosse il passo che lo aveva portato a suicidarsi. Anita gli sembrava la soluzione...
Cap.7
- Dottore, mi ha fatto chiamare?
- Sì, mi scusi per l’orario, ma Clara mi ha detto che era ancora in ufficio...
- Non si preoccupi...
- Stava lavorando al suo modello?
- Sì...
- Mi hanno detto che deve caricare molti dati perchè il modello funzioni, corretto?
- Beh, il dottor Semeraro mi ha chiesto di caricarli, in effetti, ma di per sé il modello può essere portato in produzione anche senza dati storici: comincia a funzionare da oggi e tra un anno ci dà le prime evidenze. Se lo vuole rendere operativo adesso deve caricare i dati storici... tutto qui.
- Ah... e il dottor Semeraro vuole caricare lo storico da quando?
- Mi ha chiesto di caricare dieci anni di storia.
- Dieci? Cosa vuole ottenere?
- Non so. Non mi ha spiegato...
- Mm... e ce la fa?
- Beh, io mi sto concentrando sul modello. Il mio team sta caricando i dati, però due settimane fa sono andate via due persone...
- Sì sì lo so...
- Ah... e quindi abbiamo ancora un anno da caricare...
- Senta, posso farle una domanda personale?
- Beh... non so...
- Ha mai avuto una relazione con il dottor Ferrari...
- Ma no! Cosa dice?
- Nemmeno un tentativo... magari il dottor Ferrari...
- No, no assolutamente no. Il dottor Ferrari era un gentiluomo! E poi io sono fidanzata, dottore, mi sposo tra poco... è per questo che sto lavorando così tanto. Voglio chiudere prima del matrimonio, non mi piace lasciare le cose a metà...
- Beh, mi scusi, ma era una domanda che dovevo farle...
- Mi spiace se ha pensato...
- Non ho pensato nulla, mi creda. Spiace a me... ma dovevo ...
- Se ha finito, posso andare?
- Certo... vada pure. Mi scusi ancora
- Buonasera, dottore...
Cap.8
Luca Galli viveva in un mondo irreale e fantastico: quello ideale come ricercatore di nuovi giochi per bambini. Era lui stesso un grosso bambino un po’ cresciuto, cicciottello, sempre con in bocca una cicca, una caramella o un lecca lecca. A volte, quando passava davanti alla sua stanza – che come tutte le stanze avevano una grossa finestra di separazione al posto dei muri – lo vedeva seduto alla scrivania con la testa per aria a cercare di raccogliere le idee che gli volavano intorno, oppure in piedi vicino alla lavagna a disegnare strani oggetti ed immaginarne il funzionamento. Sicuramente lui non gli sarebbe stato di alcun aiuto a scoprire qualcosa relativamente alla morte di Ferrari, ma si sentiva in dovere comunque di farci una chiacchierata.
- Luca... allora – disse entrando nel suo studio – cosa stai inventando oggi?
- Alfredooo, che bella sorpresa! Stavo per venire da te a parlarne... ecco qui... stavolta ho pensato alle mamme!
- Alle mamme?
- Sì... ieri stavo parlando con una mamma... ne ho intervistate un po’ per avere qualche idea sul nostro arredamento per camere di bebè... e sai qual è la lamentela ricorrente delle mamme di pupattoli sotto un anno?
- No, spara, qual è? – gli chiese Alfredo sorridendo
- Che addormentano i figli in braccio e appena si mettono davanti al lettino e si sporgono su di esso per metterli a dormire dentro, questi marmocchi si svegliano e urlano... e allora cosa ti ho trovato? Eh? Chiedimi cosa ti ho trovato?
- Sì... dai cosa mi hai trovato?
- Ti ho trovato la pedana mobile accompagna-sogni!
- Cosa è?
- Tu appoggi il pupattolo sulla pedana e schisci un bottone... dopodichè questa accompagna il pupo nel letto, così non ti pieghi, non fai falsi movimenti...
- Ma non ti devi piegare per appoggiarlo sulla pedana?
- Mm... forse hai ragione... devo studiarla meglio...
- Senti, hai due minuti, due, per me?
- Dimmi... come sei serio! Dovresti ridere un po’ di più...
- Ascolta... argomento: Ferrari!
- Oh mio Dio. Ecco perchè non ridi... poveretto...
- Tu cosa ne sai?
- Non ne so molto, mi spiace... Io sono lontano da problematiche economiche tanto quanto lui era lontano dalla creatività tipica di noi ricercatori. Ci incontravamo soltanto quando dovevamo fare l’analisi costi-benefici per le mie trovate e spesso vedevo solo i suoi riporti, a seconda dei casi la Cenci o la Bettini...
- Non lo conoscevi nemmeno personalmente?
- Io non conosco nessuno personalmente qui dentro Alfredo... sai come sono... sono un tipo un po’ introverso, creativo... insomma un po’ strano... perfino i due direttori quando hanno problemi con la produzione e necessitano di modifiche ai progetti non vengono da me ma vanno da Racali o Stefani, i miei due riporti... Tendo ad essere un asociale...
- Vabbè... non mi sei d’aiuto allora...
- Però aspetta...
- Sì?
- Qualche mese fa Ferrari era venuto da me a parlarmi...
- Per cosa?
- Mi aveva chiesto cosa sarebbe successo se un certo gioco prodotto sulla linea artigianale fosse stato costruito seguendo uno schema leggermente diverso che mi aveva portato lui...
- E tu cosa gli avevi risposto?
- Gli avevo detto che se mi trovava qualcuno in grado di farlo lo avrei baciato... certe cose si possono fare soltanto con macchinari ad alta precisione...
- Non capisco...
- Si trattava di produrre alcuni giochi con metà del materiale che noi avevamo certificato, tagliando, ad esempio i listelli di legno a metà e usandoli così più “deboli”...
- E si poteva?
- Certo, ma per mettere chiodi e quant’altro avevi bisogno poi di macchinari, perchè a mano avresti sfasciato il listello per quanto era sottile... e poi non ci stava! Diventavano pericolosi: erano dei giochi destinati al mercato 2-4 anni, quindi c’era il rischio che si rompessero e venissero deglutiti dai bambini. Gli dissi di non pensarci nemmeno di trasferire la catena di produzione dall’artigianale allo standard per risparmiare metà del materiale...
- E cosa ti disse?
- Che non ci aveva pensato lui...
(continua)
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